Economia
Fare politica significa non concedere spazio al pressapochismo, essere scomodi
“Capita spesso. Ci diciamo le bugie perché quello che implicherebbe riconoscere la realtà ci appare insopportabile”.
Onorare solitamente lo associo alla parola impegno, al dare la parola.
Onorare qualcuno che si è stimato, o che si stima, significa proseguire nel solco di quanto ci ha preceduto. Si estingue un debito, quello che non ho contratto mai se non nei confronti di chi ha rappresentato per me un esempio, e che rivive nelle azioni che coerentemente compio col mio operato quotidiano. Quello a cui la scuola mira è colmare quel divario culturale che le classi disagiate vivono poiché provengono da ambienti che non offrono loro occasioni di apprendimenti significativi. La scuola offre quegli strumenti necessari affinchè lo sfruttamento non sia il leit motiv che condanna chi non ha conoscenze, intese non come apprendimenti necessari da spendere sul mercato del lavoro, ma come relazioni con persone influenti, a una vita da subalterno, schiavo di un sistema che reitera ingiustizie e sperequazioni a danno dei più deboli. La scuola insegna a reclamare un propri diritto, a essere costruttori attivi del proprio sapere, a non declinare responsabilità, ad assumersele, a condividere un patto educativo che non vede nessuna figura subalterna, ma tutte ugualmente impegnate a essere protagonisti del successo scolastico.
La scuola è quel luogo in cui chi è più forte aiuta il più debole, dove la forza non significa mostrare solo la propria competenza, ma essere disposto a porla al servizio dell’altro. In tal senso, è un luogo in cui alla logica della competizione, si sostituisce la logica della competenza perché il competere significa avere acquisito quelle conoscenze che possono essere spese a beneficio della comunità scolastica.
Si estingue quello che non ha radici solide, si stinge un colore che ha subito un errore di lavaggio, resiste al tempo quello che si è seriamente coltivato. Non si può fare scuola seriamente se non s tocca un’anima, se non se conoscono motivazioni, sogni, ambizioni, desideri. Se dovessi conoscere i miei alunni solo attraverso i loro profili facebook, sarei indotta a giudizi poco veritieri, mi fermerei all’immagine che cercano di dare, non saprei nulla di quanto si cela dietra quanto cercano di mostrare o dimostrare. L’immagine è il nostro rivestimento esterno, quello che spesso assumiamo per non sentirci aggrediti, per risultare al passo coi tempi, mai fuori moda. Eppure entrando nella vita di molti ragazzi, soprattutto quelli che la vita devono guadagnarsela, scopri il loro essere contemporanei pur essendo di rottura rispetto a un mondo che fa della logica del consumo, del tutto e subito una regola inderogabile. Entrare nella vita di qualcuno ti consente di scoprire quanto poliedrico è l’essere umano, come sa brillare diversamente a seconda della luce a cui si espone.
A scuola si fa politica ogni qualvolta si prende posizione, si decide di non stare come guardoni a spiare l’operato altrui, si decide di rimboccarsi le maniche affinchè il benessere proprio corrisponda a quello dell’intera comunità, perché il benessere non può mai essere individuale, è situato, non prescinde dal contesto, ma si salda e trova fondamento in esso.
Smerciare notizie diffondendo dettagli della vita privata, manipolare, ricattare, diffondere odio, cercare notizie per poi vendere su un social biografie come se si stesse nel privato del proprio appartamento, significa erigere l’ipocrisia a sistema di vita.
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