Economia
DRAGHI: RICORDI CAFFÈ. PER NON DIMENTICARE GLI ULTIMI
Draghi vuole passare alla Storia e perché ciò avvenga, gramscianamente, deve ottenere un consenso popolare, capace dunque di dare prospettive concrete a riforme che comprendano anche i deboli e gli ultimi.
Se come ha affermato nel suo recente intervento al Meeting di Comunione e liberazione nella scorsa estate vale il debito buono che lo Stato dovrà sostenere, ciò implica una rivalutazione del pensiero di Keynes e perciò di un intervento dello Stato nell’economia da attuarsi con tutti i possibili effetti moltiplicatori, capaci di spingere la domanda ed i consumi per debellare la disoccupazione.
Questo era anche il mantra del pensiero dei suoi maestri, Caffè, Modigliani, Ciampi, che hanno combattuto le ideologie liberiste e la logica ferrea dell’economia di mercato: conta solo l’utile ed il profitto dell’imprenditore, non i salari ed i redditi dei più deboli.
Così non ragionava Caffè: non lasciare soli quelli che restano indietro. Era questo il fulcro, l’ubi consistam dei suoi insegnamenti.
Sull’eco di un precetto di Einaudi Federico Caffè sosteneva che l’intervento dello Stato nell’economia, sotto qualsiasi forma, veniva invocato per estirpare: “la miseria circostante intesa in termini di assoluta indigenza e di sostanziale emarginazione dalla vita civile.”
I suoi erano “messaggi inascoltati”, perché a volte “l’economia era intesa come scienza crudele”.
“Il fallimento del mercato” induce alla fondamentale elaborazione di una “teoria economia la cui chiave di lettura è quella di procedere ed individuare misure atte a rendere una civiltà possibile”, il cui vero programma di ispirazione è nella nostra Carta Costituzionale.
Era un “riformista” Caffè che, come lui stesso ebbe a dire, soffriva la “solitudine”, ben consapevole di intervenire in una realtà complessa ed articolata come quella italiana, di interessi forti e significativamente precostituiti in posizioni di potere.
Draghi deve essere il Presidente del Consiglio che ci deve salvare ma, ricordandosi di Federico Caffè, non deve dimenticare gli ultimi.
Così passerà alla Storia.
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