Economia
Cosa resta di Expo: idee per la Smart City di domani
Leggere il pianeta è un compito più umile di nutrire il pianeta, ma forse altrettanto indispensabile. Quando la lettura era ancora una pratica di decifrazione ad alta voce, nell’Alto Medioevo, i monaci riconoscevano nella loro Regola il primato dell’orazione sul lavoro manuale, della cultura interpretativa sull’agricoltura. Ed erano tempi duri, in cui la scarsità e l’indigenza erano all’ordine del giorno per tutti gli abitanti dell’Europa nascente dalle rovine dell’Impero.
Oggi viviamo nell’età dell’informazione, e la knowledge economy traccia il percorso che devono seguire le nazioni e le imprese per sopravvivere nella competizione globale. Più che mai, la capacità di leggere il pianeta diventa la condizione necessaria per nutrirlo. L’Esposizione Universale che sta per concludersi a Milano è stata una grande occasione per imparare a guardarlo; ma nell’area in cui si è sviluppato l’evento è stato possibile sperimentare anche una modalità di visita diversa dall’esplorazione ingenua dei padiglioni. I dispositivi digitali permettono di accedere ai contenuti offerti alla visione, al tatto e al fiuto, con un grado di intensità aumentato, esercitando un’abilità di lettura sulla spianata immensa dell’Expo, sulla colonia degli edifici che la popolano e sui loro contenuti.
La nozione di smart city allude ad una facoltà di intelligenza che si inietta nelle aree urbane e che anima gli oggetti che le compongono. Indica una crescita della realtà stessa, che raddoppia le dimensioni in cui è possibile abitare: oltre all’ambiente tridimensionale classico della città, si apre un secondo strato che permette la lettura del primo, ne agevola la comprensione, ne rende prevedibili il funzionamento, i percorsi, le modalità di interazione. Anche Expo è il primo modello di smart city: il salto nella quarta dimensione è stato attivato dalla partnership stipulata con TIM che ha assicurato anche i servizi di connettività e di copertura di Rete per tutta l’area dell’evento.
Dal punto di vista dell’infrastruttura, l’intervento di TIM per Expo 2015 mostra proporzioni imponenti: oltre 300 km di fibra ottica posata ad hoc, sei antenne 4G LTE macro e 12 micro. L’obiettivo è assicurare una connettività con tecnologie ultrabroadband sia ai visitatori, sia alle migliaia di operatori che sono attivi sul sito per i compiti di ricettività e di assistenza al pubblico. Ma la Rete ormai non può equivalere soltanto alla garanzia di accesso a Internet, perché il compito che le viene attribuito coinvolge molti servizi che un tempo erano assegnati a soggetti diversi, dal gestore del database aziendale allo sportello della banca fino al proprio computer domestico.
Tutte le operazioni di gestione dell’evento sono state coordinate tramite l’implementazione di tecnologie cloud, articolate su tre assi di valore. La prima è la forza hardware, distribuita sulla potenza di fuoco di 450 server; la seconda è la disponibilità di spazio, che ammonta a oltre 100 terabyte disponibili per l’archiviazione di dati; la terza, infine, è l’erogazione di servizi e di applicazioni per gli utenti. L’intervento software più complesso è stato realizzato nella «mente» dell’intero progetto smart city di Expo, la Centrale Comando e Controllo – per gli amici EC3. «Dagli ospedali all’organizzazione del traffico, dalla didattica digitale fino ai grandi eventi come sarà il Giubileo straordinario: la control room di TIM – TIM è il modello di “organizzazione smart” del futuro» sostiene Andrea Costa, Expo 2015 project manager di Telecom Italia. La struttura è organizzata come un sistema di analisi di Big Data, e la sua destinazione principale è il governo della logistica e il coordinamento della sicurezza per tutta l’area dell’evento. Il Sistema è organizzato in modo tale da amministrare gli eventi programmati, e da raccogliere con tempestività le segnalazioni di emergenza immediata: la struttura informatica è deputata ad eseguire il vaglio critico delle notifiche e delle priorità. Tutto viene verificato dalla struttura di gestione del database; gli avvisi che superano i controlli sono instradati nella rete di gestione, al fine di essere recapitati ai team responsabili delle attività necessarie. Infine, le operazioni vengono monitorate e tracciate, in modo che l’evoluzione dell’intervento possa essere registrata in tutte le sue fasi, fino alla risoluzione.
Ma qual è il beneficio dell’immenso apparato che replica la realtà fisica nel suo doppio digitale? Lo scopo dell’operazione infatti non è quello di costruire un ambiente schizofrenico, dalla doppia personalità – ma un luogo capace di interagire con gli utenti come un individuo intelligente. La struttura tecnologica accompagna i visitatori dall’entrata a qualunque destinazione, agevolando anche le operazioni di ingresso tramite di dispositivi NFC. Per i telefoni con SIM abilitate, è sufficiente avvicinare lo schermo ai tornelli per accedere all’area espositiva. Una volta varcata la soglia di Expo, oltre cento totem multimediali distribuiti dentro il perimetro della mostra attivano la loro conversazione elettronica con il cellulare che si porta in tasca. Nel solo mese di agosto sono stati registrati più di due milioni di interazioni con questi numi tutelari dello spazio espositivo. Il tessuto di scambi dialogici che si allaccia tra le macchine lascia circolare informazioni sugli eventi, sui contenuti dei diversi luoghi, sulla struttura geografica del territorio. La coscienza di Expo si risveglia in ciascuno dei telefoni che lo attraversa.
Tutto ciò che accade raddoppia nella dimensione dell’intelligenza. I visitatori sono non solo spettatori delle proposte distribuite nei padiglioni, ma anche attori della loro comprensione, lettori del loro senso, mappe ambulanti del territorio di Expo. Ogni percorso compiuto è una selezione di contenuti e una sintassi combinatoria: è una economy knowledge, un’economia di conoscenza emersa dall’interazione tra la scarsità di tempo, che fatalmente caratterizza ciascuna visita, e la molteplicità delle esplorazioni possibili. E’ un progetto di mondo, nutrito dalla lettura consapevole dell’offerta informativa presente nell’area.
Il 12 settembre è stato registrato il picco di traffico dell’intera manifestazione, con 1,2 terabyte di dati scambiati, il 70% dei quali è circolato su banda 4G/LTE. L’utente sprovvisto di mezzi digitali propri può noleggiare un tablet di nuova generazione e navigare in 4G. Tutti, automuniti e no, possono accedere al portale web e all’app del Padiglione Italia, la cui infrastruttura digitale è stata realizzata da TIM: il successo di questo canale digitale è scandito dalla somma di 260 milioni di visualizzazioni fino al mese di settembre. «L’app del padiglione Italia è una delle prime realizzate: a lavori in corso, puntando lo smartphone verso il plastico, era possibile vedere come sarebbe stato il padiglione a lavori completati – ricorda Andrea Costa – anticipare, prevedere, accelerare, queste le prerogative di TIM».
Oltre alla fase di consultazione, il sito e l’app invitano i visitatori a condividere la loro esperienza con una cartolina virtuale. È un modo per collocare nello spazio cloud il proprio ricordo della visita ad Expo e mostrarlo agli amici e agli altri utenti del Sistema. Oppure per accrescere l’intelligenza collettiva della Rete con la propria visita, con il proprio percorso – con la propria lettura dell’Esposizione Universale.
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