Economia civile
Sud: anatomia di un sorriso
Qualche giorno fa un amico mi chiedeva che vuol dire vivere a Sud.
“Al di là del brand: sole, mare e simpatia, alla fine dal Sud se ne vanno un sacco di persone. Dove sta il problema allora?”
Ho pensato a lungo ad una risposta plausibile e forse la risposta è in un aspetto che non avevo mai veramente considerato fino ad ora: è nel sorriso e di come, al Sud, sorridiamo e impareremo a sorridere.
Vivo in una Terra, la Basilicata, che deve fare i conti con un atavico senso di sconfitta, un genetico stato di rassegnazione e una sensazione di inferiorità priva di un reale fondamento. La mia Terra in sé avrebbe mille soluzioni ai suoi problemi, ma le cerca sempre altrove, è una Terra che conosce il sorriso ma ne sperimenta anche le sue differenze anatomiche.
Perché i sorrisi da noi non sono tutti uguali, credetemi e in questa disuguaglianza risiedono molte risposte.
C’è il sorriso tirato, di chi è proprio costretto a rispondere al tuo, ma che vive, disilluso, la consapevolezza che nulla cambierà.
C’è il sorriso di scherno, quello che ti guarda con sufficienza e pensa che tu sia pazzo, forse ridicolo, già solo per il fatto di sorridere.
C’è il sorriso provocatorio, di chi sta lì a guardare e aspetta che tu sbagli qualcosa per trasformarlo in risata.
C’è il sorriso lento, dimesso, di chi non crede più a niente e ti guarda come per dirti che la fine è roba di attimi, basta aspettare un po’ e vedrai…
Tutti questi sorrisi non hanno un’età anagrafica, purtroppo, mi piacerebbe ascriverli alla disillusione di chi con gli anni non ci crede più, e invece troppo spesso così non è e questo diventa il più grande pericolo per la crescita del Sud.
C’è ancora un sorriso, però, ed è quello che amo di più.
è il sorriso pieno, di quelli che ci credono, di quelli che hanno voglia di unirsi per cambiare davvero le cose, di quelli che protestano facendo, che non hanno tempo per demolire ogni cosa che viene fatta, perché già ne stanno costruendo una nuova.
Questo sorriso è già diventato un movimento, che non ha colore politico ma ha azione, ha energia, ha libertà, ed ha soprattutto bisogno, oggi, di trovare anche la sua rappresentatività, di entrare nelle Istituzioni, di fare le politiche, di essere messo nelle condizioni di costruire soluzioni nuove dall’interno e di rendere quelle soluzioni “incisive” per la collettività.
Il sorriso pieno è inclusivo e condiviso, se sorridi a qualcuno, il più delle volte, a modo suo ti risponderà, se lavori insieme a qualcuno con lo stesso sorriso, quasi sicuramente arriveranno altri che sorrideranno con voi nello stesso modo.
Ma la partita da giocare è quella di capire se c’è davvero chi vuole favorire quel sorriso.
Perché il sorriso pieno infastidisce, dà la sensazione a chi non ha voglia di cambiare, che qualcuno abbia il cambiamento a portata di mano e che sia solo questione di tempo, spariglia le carte di chi aveva già apparecchiato la tavola solo per sé e invece sembra che arrivi qualcun altro a cena e che tocchi condividere.
Il Sud con il sorriso, ogni giorno di più, mi sembra il più grande segno di protesta e cambiamento che possiamo costruire da queste parti. Ci hanno insegnato a lottare col sorriso persone ben più illustri di noi, ci hanno insegnato il potere del fare su quello della lamentela, la forza del sorriso pieno sul muso lungo o su quell’espressione scettica di tantissimi.
Mi piace riconoscere negli altri cittadini, che in questa visione ci credono, lo stesso sorriso, che poi corrisponde sempre alla stessa energia di cambiamento e alla stessa intensità creativa.
Oltre il brand che alcuni stanno cercando di vendere su questo Sud, vivere a Sud è vivere la conquista continua di una nuova visione di futuro uguale a nessun’altra, imperfetta per definizione e a misura di chi quel Sud lo vive, al netto dei ritardi, dei pregiudizi e degli ostacoli. Oltre il brand ci sono le soluzioni che devono essere progettate insieme e condivise, le sperimentazioni e soprattutto la creatività.
E la creatività ha sempre il sorriso in faccia.
Il Sud si salverà e rinascerà solo dalle sue comunità sorridenti; solo ritrovando la coesione e la solidarietà sociale il Sud potrà riconoscersi imbattibile. La forza dell’essere tanti e di camminare nella stessa direzione, con ben chiare le differenze del caso, sarà l’unica nostra forza per costruire un nuovo futuro.
Non è un caso che le persone con cui lavoro da alcuni anni sorridono, tutte.
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