Economia civile
Non c’è più tempo per l’industria dei matrimoni #Savetheweddingindustry
Una scena buia, lampadine spente per ricordare che “Non c’è più tempo”, “Ogni giorno si spengono aziende”, “Gli sposi meritano risposte” e “Siamo il business of joy”. Sono le immagini della campagna #savetheweddingindustry sostenuta da Confartigianato Imprese , per dare visibilità alla condizione dell’industria dei matrimoni, messa in ginocchio dalla pandemia. Un settore che in Italia vale 65miliardi di euro, solo in Toscana conta 5000 imprese e un fatturato di circa 170 milioni di euro, ma che è stato quasi azzerato nel 2020 e fatica a riprendersi anche quest’anno.
La campagna ideata dalle wedding planner Elisa Mocci, Manuela Speroni e Lucia Boriosi sarà condivisa sui social network da oggi a domenica, da sposi, aziende di catering, fioristi, organizzatori di eventi, service e tutti gli altri professionisti della filiera. Sarà un weekend completamente nero per lanciare un messaggio chiaro: “Servono subito risposte per questo settore – commenta Ivonia Apicella, vicepresidente Comparto Eventi di Confartigianato Imprese – Finora l’industria dei matrimoni è stata completamente dimenticata: il 2020 è andato perso, abbiamo avuto un calo del fatturato tra l’80 e il 95% e temiamo di perdere anche il 2021 perché molte coppie stanno rinviando le nozze, dall’estate all’autunno o addirittura al 2022. Rischiamo di perdere due anni di lavoro e gli aiuti arrivati finora sono insufficienti per farci sopravvivere”.
In Toscana in media negli scorsi anni sono stati organizzati 2700 matrimoni, la regione rappresenta il 30% del mercato internazionale: il luogo preferito (con il 15%) è Firenze, seguono Fiesole, Certaldo, Greve in Chianti, Cortona, il Senese.
“Al settore è vietata l’attività da mesi, ma nessuna nostra azienda ha ricevuto un supporto economico equo. Abbiamo provato a resistere, ma stiamo finendo tutte le risorse, qualcuno le ha già terminate”, è il grido di allarme delle imprese del comparto, che chiedono ristori adeguati, ma anche linee guida chiare e una programmazione realistica per poter organizzare gli eventi in sicurezza, come accade in altri Paesi.
Elisa Mocci lavora soprattutto con gli stranieri che dall’estero scelgono l’Italia per il loro giorno più bello. Basti pensare che su 15 matrimoni , 12 sono sposi che provengono da tutto il mondo. Un comparto economico che generava un volume di affari pari a 65,5 miliardi che incideva sul pil per 36,2 miliardi, per dare lavoro a 570 mila addetti. Si parla al passato perchè al momento la pandemia ha bloccato il settore con perdite oltre l’80%.
La Mocci, balzata agli onori della cronaca per aver organizzato il matrimonio dell’ex velina Elisabetta Canalis, ha avviato la sua attività nel periodo della crisi del 2008 e nonostante il periodo e una professione nuova e sconosciuta, in mesi pochi ha conquistato clienti importanti: divi dello spettacolo, capitani d’industria di levatura internazionale, politici eminenti, teste coronate e startupper milionari della Silicon Valley. La wedding planner ribadisce che se è riuscita a superare e ad imporsi sul mercato nonostante la crisi del 2008, adesso più che mai è intenzionata a superare la crisi da Covid19.
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