Economia civile

La Camorra aveva un sogno e lo ha realizzato

2 Maggio 2018

Anni fa, in uno sketch diventato poi celebre, nel quale interpretava il celebre businessman Flavio Briatore, il comico Maurizio Crozza parlava della vita da “s(c)ogno” del miliardario, che raccontava delle sue ville e dei suoi viaggi agli spettatori nel tentativo di motivarli a raggiungere il “(c)top”, per realizzare di conseguenza i loro “s(c)ogni”.

Allo stesso modo in Italia, nel 2018, l’accanimento di creditori e speculatori nei confronti di centinaia di migliaia di famiglie impoverite non solo distrugge il futuro di queste ultime, ma tramuta in realtà il s(c)ogno proibito della camorra: “pulire” i soldi provenienti dai traffici illeciti in modo legale, tramite la speculazione sulle case di famiglia degli impoveriti.

Ma andiamo con ordine: all’inizio degli anni 90 del secolo scorso la camorra fiutò il grosso affare delle aste immobiliari. In ampie zone della Campania iniziò ad impedire, con violenza ed intimidazioni, il decorso naturale delle aste e, dopo una serie di aste fatte andare deserte, si aggiudicava gli immobili ad un prezzo irrisorio (vile in linguaggio giuridico)

Gli stessi immobili venivano poi rivenduti attraverso una rete di società e di prestanome a 3-4 volte il prezzo di aggiudicazione. Contro questo lucrosissimo malaffare, utile anche per ripulire i proventi dell’attività criminale, intervenne prima la magistratura e poi il governo, con la legge n. 203/91 del 12 luglio 1991.

In questo modo lo Stato riuscì ad arginare il fenomeno, salvaguardando gli interessi di tutti ed impedendo l’impoverimento di famiglie. Questa legge, pensata e studiata per la lotta alla criminalità organizzata, è stata poi applicata nei tribunali per le esecuzioni immobiliari che non avevano più alcuna utilità.  Ogni qualvolta i giudici ritenevano che gli interessi economici del debitore e del creditore venissero frustrati dal prezzo troppo basso di aggiudicazione dell’immobile, potevano, a discrezione, “sospendere la vendita”.

Stiamo parlando di anni in cui, seppure in maniera parziale e insoddisfacente, il mondo politico prestava un minimo di attenzione all’equilibrio sociale, se non altro a fini elettorali.

Prevaleva, a livello giuridico, un concetto: il NECESSARIO processo esecutivo deve avere una sua utilità, ovverosia soddisfare il creditore e liberare il debitore dai suoi debiti.

Oggi, le Leggi 132/2015 e 119/2016 hanno sgretolato il buon lavoro fatto in quegli anni.

Le abitazioni in cui vivono centinaia di migliaia di famiglie rischiano di cadere tra le braccia di speculatori, fra cui molti camorristi che ringraziano. La malavita può arrivare ad ottenere gli stessi risultati del ‘91, questa volta addirittura senza bisogno di sporcarsi le mani con altre violenze.

La Leggi del 2015 e 2016 hanno infatti ha rivoluzionato la gestione dei tempi delle esecuzioni immobiliari. Hanno indotto i tecnici a  redigere  perizie  dell’immobile pignorato con  un  forte  ribasso  rispetto  al  valore  di  mercato, hanno obbligato all’abbattimento del 25% del valore ad ogni asta successiva alla prima. Hanno ?forse? velocizzato le esecuzioni immobiliari, non considerando però il conseguente ed eccessivo abbattimento di valore delle case di famiglia. Hanno demolito il concetto dell’utilità del necessario processo esecutivo di cui parlavamo sopra, rimpiazzandolo con un orientamento contrario all’indispensabile equilibrio fra creditori e debitori.

Si assiste sempre più spesso a situazioni in cui alle aste non vi è alcuna proposta di acquisto, almeno fino a quando il prezzo dell’immobile rimane congruo. Poi la casa viene venduta (quasi esclusivamente a speculatori che la rivenderanno moltiplicando per 3 o 4 volte quello che hanno pagato all’asta) ad un prezzo veramente irrisorio (in linguaggio giuridico: un prezzo vile). In un colpo solo la famiglia si ritrova senza casa e con ancora i debiti da saldare; si crea, soprattutto nei figli, un senso di sconfitta, un rancore, una violenza repressa che li seguirà per tutta la vita e sta permeando la nostra società.

Le famiglie debitrici, oltre aver perso la casa di abitazione, restano infatti indebitate per il 60 o il 70% del loro debito. Di conseguenza saranno perseguitate dal recupero crediti per tutta la vita, saranno oggettivamente spinte verso il lavoro nero e (se hanno bisogno di un prestito) verso il mercato parallelo del credito, già oggi popolato da 2 milioni di famiglie escluse dal mercato creditizio.

Il mercato parallelo del credito (conseguenza del credit crunch) è stato magistralmente descritto dal procuratore nazionale antimafia Roberti su Economy Mag del luglio 2017

I gruppi malavitosi hanno così ha un ulteriore e doppio vantaggio da questa vicenda.

LA CAMORRA REALIZZA NON UN SOLO S(C)OGNO MA DUE:

·        specula una prima volta sulla casa degli impoveriti lasciandoli, per la cecità di chi dovrebbe controllare, indebitati a vita

·        Specula una seconda volta gestendo il credito per le famiglie (ormai 2 milioni) espulse dal circuito creditizio

COME PUÒ ESSERE ORGANIZZATA LA DIFESA DELLE FAMIGLIE perseguitate dal recupero crediti, con la casa pignorata in esecuzione immobiliare e senza un futuro?

Si tratta di vicende che coinvolgono azioni in tribunale, l’esecuzione immobiliare è un’azione giudiziaria.

Abbiamo illustrato i due orientamenti della legge all’interno dei quali il giudice dell’esecuzione può, purtroppo a sua totale discrezione, operare nel corso del procedimento.

E’ fondamentale: SOLLECITARE, tramite il legale a cui è affidata la difesa della famiglia, IL MAGISTRATO A SCEGLIERE, FRA DUE OPZIONI UGUALMENTE POSSIBILI, QUELLA CHE GARANTISCE UN EQUILIBRIO FRA I DIRITTI DEL CREDITORE E LA DIGNITA’ DEL DEBITORE, interrompendo la spirale al ribasso che favorisce soltanto gli speculatori.

Immagino già le domande:

1° si può fare?

Sì, si può fare. Anzi, alcuni magistrati già lo fanno!

2° è compatibile con l’economia?

è talmente compatibile e importante bloccare l’azione delle Leggi 132/2015 e 119/2016 che Bankitalia nel “DOCUMENTO PER LA CONSULTAZIONE, DISPOSIZIONI DI VIGILANZA INVESTIMENTI IN IMMOBILI” sta chiedendo che, per gli immobili acquisiti dalle banche per cessazione del leasing o ritirati dalle aste per eccessivo ribasso del valore, siano concessi 4 anni prima di essere immessi nuovamente sul mercato, giudicando i 4 anni “un arco di tempo ragionevole e compatibile con l’esigenza di preservare il valore di realizzo degli immobili”

Ancora una volta in Italia le banche ricevono molto più attenzioni delle famiglie.

Segreteria.favordebitoris@gmail.com

Giovanni Pastore imprenditore

Libero Pastore storyteller

 

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