Acqua
Pubblico è brutto? Non sempre, anzi, e qualcuno a Milano vuole dimostrarlo
Quando c’è di mezzo lo Stato le imprese falliscono. Troppa burocrazia e troppa poca competenza, si dice. Ma è davvero così? Lo storytelling che ha accompagnato il dibattito in materia dagli anni novanta in poi ha preso questo piega: ai processi economici gestiti da aziende di proprietà pubblica si è attribuita spesso, a torto o a ragione, un’aura negativa e anti-economica, individuando nel libero mercato e nell’iniziativa dell’impresa privata vocata al profitto un carisma di dinamicità, efficienza, innovazione.
Qualcosa di vero c’è, ma è impossibile riconoscere soltanto all’iniziativa privata la capacità di gestione industriale dei processi economici. Sembra che in tanti si siano dimenticati che l’obiettivo dello Stato, e dei governi, è quello di migliorare la qualità dei servizi, grazie alle riforme. Inoltre, l’opinione pubblica, sembra non aver percepito positivamente il percorso di privatizzazioni che i Governi italiani hanno portato avanti nel corso degli ultimi decenni.
Degli esempi virtuosi, o meglio, efficienti, esistono.
Il Gruppo CAP, realtà industriale pubblica che gestisce il servizio idrico integrato in provincia di Milano, Monza e Brianza, Pavia, Varese, Como, secondo il modello in house providing, è uno di questi. Per house provinding si intende quel modello di organizzazione e gestione dei pubblici servizi (erogazione di servizi, forniture, lavori) che le pubbliche amministrazioni adottano attraverso propri organismi, cioè senza ricorrere al libero mercato. Guardano alla gestione del servizio idrico integrato a livello internazionale, peraltro, dal 2000 al 2015, vi sono stati 235 casi di ritorno alla gestione pubblica del servizio, motivati anche da una richiesta di cura di tematiche di sostenibilità ambientale. Imprese pubbliche operanti in Norvegia (Telenor), Svizzera (Swisscom) o Giappone (Ntt) presentano una performance economica e una capacità innovativa superiori dei rispettivi concorrenti privati. Ma gli esempi positivi non sono comunque stati sufficienti a scalfire il pregiudizio sul malfunzionamento del “pubblico”.
Per questi motivi, CAP ha avviato un progetto con l’obiettivo di costruire una prospettiva culturale che non escluda la presenza qualificata dello Stato nell’economia, stimolando il dibattito e promuovendo modelli di management pubblico virtuoso.
Come? Mettendo in piedi un network, a-partitico, che raccolga esperienze e profili multilaterali, dall’Università al professionismo, dal management al giornalismo, con la missione di promuovere obiettivi di efficientamento nella gestione pubblica dei processi industriali (dall’acqua alle infrastrutture, dal gas alla finanza).
Il Gruppo, così, ha messo insieme un Advisory Board, un incubatore della prima fase di definizione del network che che possa definire un’agenda tematica, selezioni e produrre contenuti di alto livello in vari ambiti (economia politica, scienza economica, storia economica, management pubblico, finanza pubblica, business ethic,…), organizzi momenti di confronto, dibattito e riflessione. Una volta maturato il network e consolidati i frutti del suo lavoro, si valuterà la possibilità di farlo diventare un vero e proprio “Think tank” magari immaginando di “sfidare” l’esperienza consolidata, e di matrice liberista, dell’Istituto Bruno Leoni. L’ambizione è di trovare alleati lungo il cammino tra quanti, partendo dall’investimento pubblico, possono sicuramente rivendicare storie di successo, di innovazione e anche di soddisfazione per gli azionisti: da Eni a Snam, da Cassa depositi e Prestiti a Terna, passando per Finmeccanica-Leonardo.
Dell’Advisory Board fanno parte lo storico dell’economia Giulio Sapelli, Stefano Clò, economista all’Università di Firenze e advisor del CIRIEC – International, Gustavo Piga, ordinario di economia politica a Tor Vergata, Giulio Citroni, professore associato al dipartimento di Scienze Politiche dell’Università della Calabria, Alberto Amaglio, partner di Crisci&Partner e Anna Maria Giorgi, Docente botanica ambientale applicata presso il Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali – Produzione, Territorio, Agroenergia dell’Università di Milano e dell’Università della Montagna, sede decentrata a Edolo (BS).
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