Economia civile
La verità sul bollo auto vivo e vegeto dal 1953 e mai abolito
Da anni e adesso più che mai in tempi di pandemia, si rincorrono le notizie sull’abolizione del bollo auto, una delle tasse più odiate dagli italiani. Titoli che peccano di eccessivo ottimismo perché allo stato delle cose deve essere pagato eccome, e sono pochi coloro che ne sono esonerati. Neppure in piena emergenza Covid il pagamento del bollo è stato sospeso. E’ stato rimandato il suo pagamento al 31 dicembre 2020 in 10 regioni italiane ma non si è mai parlato di abolizione. Unica eccezione la Sicilia che ha introdotto un’esenzione ma solo per coloro cioè che hanno un reddito annuale inferiore a 15mila euro, e un’auto con potenza inferiore ai 72 cavalli o immatricolate entro il 31.12.2010.
La sanatoria della Cassazione
Ad oggi come annullamenti, si annovera soltanto la sentenza della Corte di Cassazione che n.29653 del 14 novembre 2019, che si rifà al decreto legge 119 del 2018, secondo la quale sono illegittime tutte le cartelle esattoriali con importo minore ai 1.000 euro iscritte al ruolo dal 2000 al 2010.
I fortunati, si fa per dire, che possono rifiutarsi di pagare sono quindi tutti coloro che si sono visti recapitare una cartella esattoriale relativa a bollo auto, multe stradali e fermi amministrativi risalenti al primo decennio del 2000 purché la somma sia inferiore ai mille euro. Una sanatoria che riguarda un limitato arco temporale vincolata ad un preciso importo.
Pare dunque che le speranze degli italiani siano destinate ad essere deluse. Non si scappa dalle due tasse, non solo le più detestate ma anche le più storiche e stiamo parlando in primis del canone Rai risalente addirittura ai tempi di Mussolini quando con Regio decreto numero 246 del 2 febbraio 1938, si istituì una tassa di ben 8 lire, destinata a tutti i possessori di radio, allora i più facoltosi, per finanziare la propaganda del regime fascista. Una legge che non è mai stata abolita, e farà sorridere ma ancora oggi è previsto il pagamento del canone per chiunque abbia degli apparecchi per ricezione di radiotrasmissioni. Il regime fascista non durò ma la tassa rimase e si estese ai proprietari di televisioni. Nel 1954 arrivò a ben 15mila lire e anche in questo caso era una sorta di tassa sul lusso, che riguardava chi poteva permettersi uno dei primi apparecchi in Italia. Nel 1977 il canone si divise: quello per la Tv in bianco e nero e l’altro per la Tv a colori, per tornare a riunificarsi solo nel 1992 con un’imposta di circa 142mila lire. Oggi il canone Rai è stato spalmato sulla bolletta della luce per un totale di 90 euro.
Il bollo non ha conosciuto la dittatura ma è nato subito dopo la seconda guerra mondiale, il 5 febbraio del 1953 grazie al Decreto del Presidente della Repubblica si introduceva la “tassa di circolazione” perché destinata solo a chi circolava per le strade con il proprio mezzo a due o quattro ruote. Pochi sanno che il pagamento del bollo ha contribuito alla costruzione della rete autostradale italiana i cui proventi furono utilizzati per la costruzione di autostrade e strade là dove fino a quel momento vi erano sperdute strade provinciali. Nel 1982 scatta la decisione che ha innervosito non pochi cittadini: da tassa di circolazione si è trasformata in tassa di proprietà. Questo significa che il bollo viene pagato da chiunque possieda un mezzo, moto, auto, furgone anche se non ha la patente o la tiene ferma in garage. Al bollo si aggiunte il superbollo a carico dei proprietari di automobili con un motore che supera i 185 kw o 250 cavalli. Sono 20€ in più per ogni kw di eccedenza anche se la tassa calerà fino al 60% dopo cinque anni, del 30% dopo 10 anni e del 15% dopo 15 anni fino ad estinguersi del tutto dopo 20 anni. Inoltre dal 1° gennaio 1999, in base alla Legge numero 449 del 27 dicembre 1997 le competenze alla riscossione sono state delegate alle Regioni. Pagarlo è agevole, lo si può fare online, nelle tabaccherie e ricevitorie, sede ACI della propria città, alla posta e agli sportelli bancomat abilitati.
Le categorie esonerate
Come anticipato ci sono comunque alcune categorie di cittadini che sono esentate dal pagare bollo come tutte le categorie dei disabili: non vedenti, non udenti, disabili con handicap psichico o mentale titolari d’indennità di accompagnamento, disabili con grave limitazione della capacità motoria.
I proprietari di auto vecchie più di 30 anni, e quindi le auto storiche la cui valutazione varia da regione a regione. Qualora però viaggino su strada o aree pubbliche perché ancora in buono stato o per sfilate e manifestazioni si deve pagare una tassa di circolazione. Tra gli esenti anche i possessori di un’auto elettrica per i primi cinque anni. Anche chi ha acquistato un’auto con alimentazione a Gpl o metano può ottenere un’agevolazione da calcolare sull’imponibile, purché il dispositivo Gpl sia conforme alle norme europee per la circolazione degli automezzi.
Cosa succede a chi non paga
E cosa nota che chi non paga il bollo entro il mese successivo alla scadenza vede una maggiorazione della quota di una leggera sanzione ma se si supera l’anno non ci sarà più un ravvedimento operoso, ma una multa pari al 30% dell’importo dovuto, gravati dagli interessi di mora per ogni semestre di ritardo. Se non si paga il bollo auto per almeno tre anni consecutivi c’è il rischio di essere soggetti alla cancellazione d’ufficio del veicolo dagli archivi del P.r.a. della propria Regione, una cancellazione definita dopo la quale il veicolo non potrà più circolare senza una nuova immatricolazione e chi non rispetta il divieto di circolazione rischia il sequestro del veicolo e una multa da 419 a 1682 euro.
Per quanto riguarda la prescrizione è stata recentemente accorciata con una sentenza del 2020 della Commissione tributaria del Lazio dove si stabilisce che chi non ha pagato il bollo e si vede recapitare una cartella esattoriale dopo tre anni, può tranquillamente non pagare perché la cartella è nulla.
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