Economia civile
Il Governo tra Banche, Poveri e Impoveriti: due pesi e due misure
La campagna elettorale prosegue fra insulti e promesse mirabolanti.
È assente non soltanto la voce degli impoveriti, ma anche l’interesse di chi voce ce l’ha, verso gli impoveriti. Forse perché, nella loro profonda delusione, gli impoveriti non andranno a votare e, quindi, non interessano a nessuno? L’articolo che segue non è un riequilibrio (ci vorrebbe ben altro) ma un tentativo di far capire la quantità e la qualità dei problemi in gioco.
Per questa ragione chi scrive ha raccolto l’opinione di un esperto operatore del volontariato: l’avvocato Pasquale Riccio è stato un importante dirigente industriale, arrivato alla pensione ha deciso di dedicare le sue energie al volontariato, prima collaborando con la fondazione antiusura San Giuseppe Moscati, creata da padre Massimo Rastrelli e poi con padre Alex Zanotelli, missionario Comboniano impegnato in tutte le lotte in difesa dei poveri e degli ultimi.
Il suo parere, supportato da una ormai ventennale esperienza fra i poveri e gli impoveriti, dipinge con nettezza la realtà.
“La situazione che è emersa dalla Commissione d’inchiesta sulle Banche è che ci sono state delle truffe a danno dei cittadini ad opera di banchieri senza scrupoli, con scarso e/o insufficiente controllo da parte di Banca d’Italia e di Consob.
La Banca d’Italia, dopo la costituzione della Commissione ha avviato un giro d’Italia (a Napoli l’incontro si è tenuto nell’Aula Magna dell’Università Federico II, con la presenza del dr. Paolo Mieli) per pubblicizzare un progetto di informazione e formazione dei giovani e degli anziani sui rischi di certe operazioni bancarie con il motto “più l’operazione appare vantaggiosa e più è rischiosa”. Questa attività mi è parsa una chiara ammissione di responsabilità o, peggio, un tentativo di scaricare sui cittadini “sprovveduti o disattenti” chiare responsabilità determinate da carenze nei controlli. Se la Banca d’Italia nonostante tutti i controlli previsti non ha denunziato i banchieri truffatori, come potrebbe uno sprovveduto cittadino, anche attraverso una maggiore informazione, nel momento di necessità e di maggiore debolezza, rendersi conto che lo stanno truffando?
La Commissione, come si legge nella relazione finale della stessa, pur cercando di salvare tutti i rappresentanti dei poteri forti, conclude affermando che ci sono state certamente delle carenze di controllo da parte della Consob e della Banca d’Italia. E’ da sperare che il nuovo Parlamento voglia approfondire l’indagine ed arrivi ad individuare e colpire i responsabili di tutte queste situazioni.
Occorre immaginare, quindi, una soluzione drastica, chiara e trasparente per risolvere il problema alla radice ed evitare i massicci interventi per salvare le Banche dalla bancarotta (nel 2017 per le sei banche salvate il Governo ha stanziato decine di miliardi di euro), che pesano negativamente sul bilancio dello Stato e, di conseguenza, su tutti i cittadini. Questi salvataggi tolgono risorse alla crescita ed allo sviluppo del Paese, agli investimenti ed allo Stato sociale, aumentando la povertà (secondo gli ultimi rilievi statistici in Italia un cittadino su tre è povero o a rischio povertà).
Il Governo si preoccupa tanto di questo fenomeno che nella Legge di previsione del 2018 ha stanziato 300 milioni di euro per combattere la povertà ed ha incrementato il Fondo per i cittadini danneggiati dalle Banche da 50 a 100 milioni di euro, La disparità di trattamento, e la disponibilità dei mezzi messi a disposizione per salvare le Banche, con quelli stanziati per i poveri ed i truffati dalle Banche, è contro il dettato della Costituzione che impone ai governanti di avere sempre presente il bene di tutti i cittadini.
Il Parlamento non ha avuto il tempo di approvare il progetto di Legge sul “Giubileo Bancario” che attraverso la possibilità concessa ai debitori di offrire una transazione alla Banca sui debiti pregressi, al valore che la stessa li ha in bilancio, evitava che questi venissero svenduti in blocco ai Fondi Avvoltoio ad un valore di gran lunga inferiore, procurandosi ulteriori perdite.
In questa operazione sono coinvolte circa un milione di abitazioni di cui un terzo sono già sotto espropriazione forzata. Considerando i componenti delle famiglie, i garanti, qualche dipendente delle microaziende famigliari sono coinvolti circa 10 milioni di cittadini. Si tratta di milioni di persone che, ritornando in bonis, e recuperando la serenità, potrebbero riavviare le loro attività producendo ricchezza e contribuendo nuovamente alla crescita del PIL e del gettito fiscale.
Ancora una volta sottolineo i due pesi e le due misure: per le Banche si mobilita l’intero Governo ed approva, in riunioni di pochi minuti, decine di miliardi per salvarle.
Per contro, quando si tratta di povertà o del massacro sociale che provocherà la mancata approvazione del Giubileo Bancario, il governo non include e quindi non fa approvare (visto che era stata messa la fiducia) un emendamento in tal senso richiesto da moltissimi parlamentari in entrambi i rami del Parlamento. Infine, nella travagliata Legge di Bilancio inserisce la miseria, di cui sopra, che appare peggio di un’elemosina rispetto alla dimensione del problema.
Il sistema Banche va radicalmente cambiato, tornando indietro, e dividendo le Banche per il risparmio e lo sviluppo dell’economia da quelle finanziarie, Le prime dovrebbero essere pubbliche, sotto il controllo di Banca d’Italia, Consob e della democrazia ed a queste dovrebbe essere vietata la vendita di prodotti finanziari di ogni tipo, compreso le proprie obbligazioni. Le seconde dovrebbero essere private, con le sole garanzie di Banca d’Italia e Consob, ed abilitate alla produzione e commercializzazione di prodotti finanziari non “tossici”.
Con questa netta distinzione si farebbe definitivamente chiarezza e trasparenza evitando il conflitto di interessi attualmente in atto, con le Banche proprietarie della Banca d’Italia, ed evitando che i consumatori siano manipolati e/o truffati da banchieri senza scrupoli, o da bancari costretti ad operare in maniera truffaldina, sotto la minaccia della perdita del posto di lavoro.”
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