Economia civile

“I due Mondi”. UTS e NPL, gli acronimi della povertà

16 Maggio 2021

Benvenuti al primo episodio di questa nuova serie inedita ed esclusiva di GSG (Gli Stati Generali).

“I due Mondi”. Una produzione democratica che racconta la visione distopica delle mondo a valle del Covid19, l’economia vista dall’alto e dal basso.

Sono tempi duri e non è facile guardare dritto in faccia quello che accade; tantomeno assumersi le responsabilità delle scelte fatte, o non fatte. Anche le parole hanno un valore, dunque; anzi, forse mai come adesso ne hanno. E allora il mondo “di sopra” ci racconta la sua versione dei fatti con parola sue, tanto noi del mondo “di sotto”, preoccupati solo di non soccombere all’insufficienza respiratoria da Covid 19, crediamo a tutto, beoni e inerti. Ma la realtà, comunque la si racconti, fa abbastanza schifo (qui di sotto, of course) da richiedere uno sforzo lessicale adeguato, ricorrendo alle assonanze anglosassoni ed alle sigle tanto di moda. Dalla contrazione sanitaria della “Severe acute respiratory syndrome coronavirus 2”, in  “Sars-CoV-2”, fino al più confidenziale “C19” si passa alla sfida, ben più ardua, di classificare la malattia economica prodotta dal Virus (o no ?) e i suoi  frequenti e numerosissimi esiti infausti. In breve, contagio, sintomi e morte. Brutto da vivere per noi quaggiù, peggio ancora da definire e gestire, per loro lassù.

Ed ecco l’idea: la geniale suddivisione del fenomeno in due fasi e la traduzione extra-short del loro nome: UTP e NPL. In realtà non si tratta di una novità assoluta, il gergo delle banche ama da tempo classificare noi poveri debitori come fossimo parte dei rispettivi possedimenti, sezioni più o meno importanti del portafoglio di ognuna di loro, comparti a cui dedicare strategie di gestione più o meno speculative e redditizie. In tempi di NGEU e PNRR, cosa poteva essere meglio che suddividere la povertà diffusa e crescente ed infine darle un nome molto più tecnico e meno inquietante ? La prima fase della crisi si chiama “insolvenza probabile”, ma anche così non è un granchè, meglio “Unlikely To Pay”, o UTP. La seconda trasforma il debito, il suo titolare e magari anche la sua impresa e la sua famiglia in una “sofferenza” (per loro lassù, naturalmente, che noi mica soffriamo di nulla qua sotto). Ma la sofferenza per una Banca è una debolezza inaccettabile, molto più eufonico e sintetico “Non Performing Loan”, o NPL.

Dunque: ora che abbiamo difficoltà a pagare le rate del mutuo non ammesso alla moratoria, perché magari non lo abbiamo fatto per comprare la prima casa ma quella di nostro figlio; o per consolidare un debito precedente con quella stessa Banca che non ci ha dato un solo centesimo di quanto abbiamo garantito con l’ipoteca di primo grado sul lavoro di una vita, siamo in classe UTP. Quando poi dovremo restituire anche i quattro euro che ci avevano venduti come una soluzione al disastro prodotto dal “Lock-down” (tanto per cambiare) e invece erano solo un altro debito, se non ce la faremo, saremo promossi direttamente alla categoria massima, dei NPL.

Lassù, le banche organizzano work-shop, simposi e webinar su come gestire UTP e NPL, come venderli, come sfruttarli, come farci altri soldi.

Quaggiù, a noi non resta che trovare il solito modo per sopravvivere il più a lungo possibile e prendere atto ancora una volta che “S.C.N.” !

Segue l’episodio 2…

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