Economia civile

Decreti contro la Povertà: una svolta, ma solo a metà

22 Giugno 2017

Dopo che la relazione di Bankitalia ha confermano che la povertà ha colpito sopratutto i giovani e le famiglia con bambini, il governo ha approvato i decreti attuativi del Reddito di Inclusione, rispettando il memorandum d’intesa. Possiamo dire di aver raggiunto un risultato importante, tuttavia restano alcune criticità, e alcune promesse parzialmente disattese.

La Relazione Finale sul 2016 di Bankitalia, rielaborando i dati Eurostat noti da qualche tempo, ha evidenziato un dato esemplare: durante gli anni della crisi, la percentuale di persone che vivono in famiglie a rischio di povertà rispetto ad una soglia fissa (ossia con reddito al di sotto del 60% del reddito mediano del 2007) è aumentato drammaticamente per i minori e per le persone in età lavorativa (+8,7% e +8,4% rispettivamente), mentre è rimasto invariato (+0,1%) per gli over 65. Il risultato di tale andamento è che, secondo l’istituto di via Nazionale, circa un minore su dieci nel nostro paese si trova oggi in condizioni di povertà.

Arrivano i decreti contro la povertà?

L’approvazione avvenuta Venerdì pomeriggio dei decreti da parte del Governo è stato un sospiro di sollievo per le molte associazioni, tra cui il nostro think tank, che hanno seguito e promosso l’introduzione in Italia di uno strumento efficace di lotta alla povertà. Negli ultimi giorni si era infatti temuto che i decreti attuativi sarebbero caduti sotto il rullo compressore della chiamata alle urne anticipate. Bisogna riconoscere una volontà politica non scontata da parte dei governi Gentiloni e Renzi, oltre che un lavoro lodevole dei sottosegretari che se ne sono occupati, Marco Leonardi e Tommaso Nannicni. Tuttavia, il REI che sembra essere uscito da Palazzo Chigi ieri sera rappresenta solo un primo passo, sia perchè secondo le associazioni riunite nel Gruppo di Lavoro promosso dal Ministero il decreto copre meno della metà delle risorse necesarie per aiutare la totalità delle famiglie in povertà assoluta, sia perchè ora comincia la fase più critica: l’implementazione.

Per quanto riguarda la prima criticità, è utile ricapitolare le risorse disponibili. Dopo aver sperimentato il SIA con 650 milioni nel 2016, il governo ha già stanziato poco più di un miliardo l’anno per il 2017 e il 2018 nella scorsa legge di stabilità. Queste risorse hanno coperto fino ad oggi il SIA, che garantisce a 220mila famiglie con minori o disabili (1mln di persone stimate) una cifra da € 80 mensili a membro fino a un massimo di €400 a famiglia, vincolato a spese per alimentari, medicinali, utenze gas ed energia. Dall’approvazione dei decreti in poi, il governo ha promesso di garantire tramite il REI il 70% della differenza tra reddito disponibile e i € 3000 di ISR, circa 480€ mensili a famiglia, da coprire con le risorse stanziate ed eventuali altri risparmi. Ha promesso inoltre di allargare la platea dei destinatari a 400mila nuclei famigliari per circa 1,8 mln di persone. Secondo Alleanza contro la Povertà tuttavia, questo provvedimento non risolve il problema della povertà, poichè copre meno della metà dei 4,6 milioni persone in condizioni di povertà assoluta, er cui sarebbero necessari 7 mld di finanziamento.  In effetti, questo provvedimento finirebbe per soccorrere solamente persone in condizioni di esclusione sociale estrema e cronica, ed è imporbabile che possa funzionare da vero stabilizzatore, impedendo impennate del livello di povertà in periodi di crisi come quello che abbiamo appena vissuto. Un bicchiere mezzo vuoto importante, da cui è nata una contesa tra associazioni e governo che secondo lo stesso Leonardi ha rallentato il processo di approvazione.

Per quant riguarda invece la seconda criticità, secondo Leonardi “Le riforme camminano sulle gambe dei servizi che hai”. Il governo prevede quindi di stanziare una cifra ulteriore per sostenere l’implementzione del REI. Come evidenziato da Ugo Trivellato, alcune misure implementative sono di fondamentale importanza per la riuscita della misura: dall’accertamento della validità dei requisiti, al monitoraggio dell’efficacia.

In conclusione, dopo una lenta gestazione, il REI vede finalmente la luce, ma ne esce molto ridimensionato. Garantire un soccorso strutturale contro la povertà è una misura di civiltà presente in molti paesi europei (vedi, per esempio, l’RSA Francese). Le necessità di bilancio sono comprensibili, ma speriamo che il governo si renda conto che permettere al REI di coprire tutte le persone in condizioni di povertà assoluta non può essere visto come assistenzialismo. Ci piacerebbe infine che la maggioranza che sostiene il governo si impegnasse in questa direzione.

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