Economia civile
Chi ha paura del Giubileo Bancario?
Chi ha paura del Condono con le banche?
I giornali del 13 aprile spiegano con chiarezza che il governo, per mettere riparo al sostanziale fallimento della giustizia tributaria, ha : “…l’ intenzione è di abbonare sanzioni e interessi di mora a coloro che si sono opposti alle pretese dell’ Agenzia delle Entrate. Al 31 dicembre 2015 …. i ricorsi pendenti davanti alle commissioni tributarie provinciali e regionali erano 530 mila, alle quali vanno aggiunti i 50 mila ricorsi giacenti in Cassazione a fine 2016, tutti sopra il milione di euro. Secondo il primo presidente della Cassazione, Giovanni Canzio, le cause tributarie sono destinate a rappresentare in breve circa i due terzi delle cause civili incardinate di fronte alla suprema corte. Il valore totale del contenzioso supera sicuramente, secondo alcune stime, i 100 miliardi di euro (il dato ufficiale non c’ è). ….. Per andare a sentenza i ricorsi ci impiegano dai 2 ai 5 anni, il 9,22% anche di più. Solo il 44,52% delle sentenze emesse dai 3152 giudici delle commissioni tributarie è favorevole all’ Agenzia delle Entrate …..”
Il governo spera contemporaneamente di fare cassa e ripetere il successo della rottamazione delle cartelle, a cui hanno aderito centinaia di migliaia di aziende e famiglie, con un incasso (finora) di 8,3 miliardi
Della proposta, ne aveva parlato, il 6 e il 7 aprile a Napoli, al Congresso Nazionale dei Giovani Commercialisti, organizzato dal gruppo dell’associazione UNGDEC rappresentato dalle dottoresse Annalisa Cuccaro e Maria Caputo, il Viceministro all’Economia Casero, il quale proponeva di estendere la rottamazione, come quella di Equitalia, alle controversie tributarie pendenti, indipendentemente dal momento dell’accertamento “ L’idea sarebbe di riportare i contribuenti in lite con il Fisco all’atto di accertamento o alla cartella che ha originato il contenzioso: ad esempio se un contribuente è in causa per un accertamento da 30mila euro già da qualche anno potrebbe decidere di chiudere il conto senza versare sanzioni e interessi ma pagando solo quanto richiesto inizialmente dal Fisco” (cosi’ il Sole 24 ore dell’8 aprile 2017).
Questa manovra porterebbe inoltre ad un riequilibrio delle posizioni dei contribuenti, considerato che c’è disparità tra chi ha usufruito della rottamazione delle cartelle e chi ne è rimasto escluso.
Con questo condono, susseguente a quello della rottamazione delle cartelle, il governo ammette di fatto che circa il 50% del debito figurativo di famiglie ed aziende era costituito da interessi e penali che avevano portato ad un raddoppio del debito reale e prende atto che, nell’attuale situazione di crisi economica che perdura da 9 anni, le aziende e le famiglie non erano in grado di chiudere normalmente le posizioni.
SORGE SPONTANEA UNA DOMANDA: PERCHÉ NELLO STESSO GOVERNO NESSUNO SI PONE IL PROBLEMA DI CONDONARE IL DEBITO BANCARIO?
Perché, come se non fossimo da 9 anni in crisi economica, viene avvallato il pensiero debole dei poteri forti (i fondi speculativi internazionali) per cui i debitori vanno perseguitati fino all’ultimo respiro, centinaia di migliaia di micro, piccole, medie aziende vanno fatte fallire? 500.000 case di famiglia pignorate vanno vendute all’asta, senza peraltro liberare dai debiti chi ha perso la casa?
Perché l’unica soluzione fortemente sostenuta per liberare le banche dal peso degli NPL è quella di costringerle a sanguinose svendite degli NPL ai fondi speculativi, costringendole ad altrettanto sanguinosi aumenti di capitale, con cui gli stessi fondi speculativi diventano azionisti di maggioranza relativa delle banche che hanno svenduto gli NPL?
Una spiegazione ce la da un bellissimo articolo del Prof Marco Vitale sul Sole 24 Ore del 8 aprile: “….. Per fortuna la cappa di oscurità e manipolazione che hanno impedito un genuino dibattito nel corso della c.d. riforma si è in parte dissipata e si ricomincia a pensare. ……. È sempre un male quando il Parlamento firma cambiali in bianco alle Tecnocrazie, soprattutto quando queste non sono più competenti come una volta e sono ideologicamente succubi. Ci vorrà tempo e ricerca onesta per capire veramente cosa è successo ……” Vitale fa poi sulle Popolari Venete una proposta condivisibile, ne riparleremo, ma è interessante la conclusione dell’articolo: la mia proposta “……. non è certo uno schema apprezzato da JP Morgan e neanche dalla Banca d’ Italia che, anzi, lo aveva impedito sino a quando il Consiglio di Stato non ha sancito l’ illegalità di questo divieto. ……..Ma è anche uno schema che può essere applicato a tutte le altre 23 banche popolari non ancora trasformate, rendendo possibile la trasformazione delle stesse in società per azioni per il tramite delle cosiddette holding interamente cooperative, senza perdere la loro identità e diventare preda degli avvoltoi …….. oggi chi ha i capitali liquidi, mentre le famiglie si sono ritratte spaventate, sono soltanto i fondi avvoltoio”.
Vitale strappa la maschera dell’ipocrisia generale: la riforma muscolare del governo e di Bankitalia ha regalato la maggioranza relativa, all’interno delle Popolari trasformate, ai fondi speculativi.
Gli stessi fondi, ormai in grado di condizionare la governance delle ex Popolari, venderanno a se stessi gli NPL di quelle banche, realizzando così un duplice risultato:
· Un utile del 100% sul recupero dei crediti
· L’acquisto di banche importanti a prezzi di saldo.
L’andamento delle assemblee delle banche ex popolari dimostra ampiamente quanto sosteniamo: soltanto due articoli fra i molti:
“Milano Finanza” del 08-04-2017 “Oggi gli istituzionali detengono la maggioranza relativa e, in alcuni casi, perfino quella assoluta nelle ex popolari quotate. La mappatura di questi soggetti non è impresa semplice,…………….. Gran parte di questi soggetti erano già presenti nel capitale delle popolari, anche se adesso la diga del voto capitario non è più lì a contenere il loro attivismo.” Il giornalista spiega poi che (come sempre si è fatto in Italia a spese del parco buoi) si sta tentando di mettere insieme dei nocciolini duri, ma ……….. “ proprio il caso di Ubi però dovrebbe far riflettere: all’ assemblea dell’ aprile 2016 il nocciolo lombardo non è riuscito a contenere l’ avanzata dei fondi che, si dice grazie al voto di BlackRock e Silchester, si sono aggiudicati la maggioranza. La vittoria è stata più di forma che di sostanza, visto che gli equilibri di potere all’ interno di Ubi non sono cambiati, ma certamente ha lasciato il segno”
“Avvenire” del 08 04 realizza un’intervista a Fiordi (presidente CREVAL). In questa intervista si coglie con chiarezza il rapporto che si è venuto instaurando nelle popolari (e non solo): “D: Quali sono i cambiamenti principali che si sono verificati con la trasformazione dell’ istituto in Società per azioni? R: In realtà, sul piano del modello di business nulla è mutato, ……. Forse la principale novità dovuta a questo passaggio è il rapporto più profondo che si è venuto a creare con i fondi, i quali detengono circa il 30% del nostro capitale. È chiaro che adesso la relazione con questa fetta di azionariato venga maggiormente curata rispetto al passato. D. Perché avete agito proprio adesso sugli Npl? R. Crediamo sia un momento buono per fare questa operazione. Abbiamo coefficienti patrimoniali molto solidi e, considerato anche l’ interesse di mercato, siamo stati portati ad agire, mettendo in conto il fatto che con tale decisione il risultato 2016 sarebbe finito in negativo.” Tradotto in concreto dal linguaggio formale: non avevamo bisogno della cessione degli NPL, ma bisogna accontentare i nuovi padroni.
Sergio Luciano, sul Sussidiario del 13 aprile ci da infine una sintesi chiara: “Tutte le banche che si sono trasformate subito da cooperative in società per azioni – a causa del goffo e ansioso desiderio dei loro modestissimi vertici di assecondare il Principe subito dopo il varo della riforma e senza attendere i tempi (peraltro biblici) dei ricorsi che l’ hanno poi opportunamente bloccata – sono finite in mano a fondi stranieri. Fondi che sono spesso gli stessi, o i loro parenti, di quelli che stanno lucrando guadagni principeschi sulla gestione dei non performing loans, i crediti in sofferenza, di quelle stesse banche, ai quali li rilevano al 18% per poi rivenderseli sul mercato al 35-40, intascando il 100 per cento dell’ investimento. E siamo ridotti a un regime di tale, surreale allucinazione mediatico-propagandistica, da dover sopportare che tutto questo venga descritto da Padoan, dall’ ex premier e dalla Banca d’ Italia come un successo riformista. In fondo, a pensarci, non sarebbe male se il governo scendesse in campo. Resta solo da scegliere di quale coltivazione agricola”
Tutte queste vicende meriterebbero lo studio da parte di uno dei grandi giornalisti d’inchiesta del passato, solo per fare un nome, di Marco Borsa con il suo magistrale “Capitani di sventura”. Ma ormai il 99% dei giornali insegue l’avvenimento singolo, il caso, contribuendo alla confusione generale.
È ORMAI CHIARO CHE GLI AMICI DEI FONDI SPECULATIVI SONO OVUNQUE E CON LA LORO GRANDE FORZA ECONOMICA, CONDIZIONANO LE SCELTE DEI PARTITI E DEL GOVERNO. Proprio per far luce su questo nodo che rischia di portare la proprietà delle banche fuori dall’Italia e provocare un vero e proprio massacro sociale, abbiamo contribuito al Convegno indetto da ConfimpreseItalia: per Mercoledì 19 aprile 2017 ore 15.30 nella Sala degli Atti parlamentari, Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini”, Piazza della Minerva, 38 – Roma.
GIUBILEO BANCARIO Remissione del debito bancario a carico di famiglie e imprese senza penalizzare i conti delle banche
Nel Convegno, di cui sarà moderatrice la giurista Valeria Carella, porteranno un contributo di studio ed approfondimento Guido D’Amico, presidente nazionale Confimprese Italia, Paolo Cirino Pomicino, politico, Dino Crivellari, avvocato, Andrea Maestri, deputato e componente della Commissione Giustizia della Camera, Marcello Minenna docente alla London Graduate School of Mathematical Finance, Massimo Mucchetti, senatore e componente della Commissione Industria del Senato, Giovanni Paglia, deputato e componente della Commissione Finanze della Camera, Gaetano Quagliariello, senatore e componente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, Biagio Riccio, avvocato, Roberto Tieghi, avvocato e partner dello studio Fantozzi e Associati.Seguirà poi un ampio dibattito con testimonianze di imprenditori e famiglie.
Verrà ribadito che obiettivo dei promotori è di arrivare ad una legge che, grazie anche a meccanismi fiscali, incentivi un “GIUBILEO BANCARIO”: i singoli debitori possono far fronte al loro debito in misura ridotta, pagando ciascuno la propria quota di debito. I risultati sarebbero utili per tutta la comunità nazionale:
Le banche con questa remissione del debito, che ha precedenti storici positivi da 4.000 anni:
Registrerebbero perdite molto inferiori a quelle conseguenti alle vendite degli NPL ai fondi speculativi.
Si libererebbero delle sofferenze senza aumenti di capitale estremamente dolorosi per i loro attuali azionisti e senza cedere, per pochi spiccioli, ad investitori esteri la governance del nostro sistema bancario, che deve restare organico agli interessi del Paese.
Ridurrebbero fortemente il contenzioso e gli ingenti costi legali collegati.
Senza le perdite da cessione, non dovrebbero aumentare gli accantonamenti sui crediti in bonis, di conseguenza migliorerebbero i corsi azionari e, soprattutto, potrebbero tornare a far credito in modo efficiente al sistema produttivo;
Decine di migliaia di imprese riacquisterebbero merito creditizio, cancellando le segnalazioni in C.R., ritornerebbero a produrre inducendo gli imprenditori a capitalizzarle adeguatamente
Centinaia di migliaia di famiglie tornerebbero alla serenità avendo a disposizione, in prospettiva, nuovo reddito spendibile per sostenere la domanda interna.
Alcuni milioni di imprese e cittadini, alleviati dall’ossessione dei debiti bancari che non possono più pagare, potrebbero tornare a vedere il futuro con ottimismo, farebbero ripartire le loro aziende, aumenterebbero i loro consumi, a tutto beneficio del prodotto interno lordo e quindi della ripresa economica del Paese.
Il mercato delle aste giudiziarie tornerebbe a livelli fisiologici, troncando la vergognosa speculazione di pochi ai danni di 500.000 famiglie impoverite che stanno perdendo la loro casa, senza neppure uscire dalla spirale del debito.
Questo articolo è stato scritto con il contributo di:
Mandico Monica, avvocato, volontaria nella Fondazione San Giuseppe Moscati, Fondo di solidarietà antiusura, O.N.L.U.S.
Perrotta Vincenzo, Presidente Associazione Centro Commerciale Vomero Arenella e Presidente di ConfimpreseItalia Napoli e Area Metropolitana, membro di giunta nazionale ConfimpreseItalia con delega a Usura e Credito
Riccio Pasquale, avvocato.
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