Cooperazione
L’iniziativa #LaCoopSonoLoro è una bella sfida per le vere cooperative
Ieri sera mi sono imbattuto in un hashtag che, contenendo la parola “coop”, ha suscitato il mio interesse. Andato a recuperarne l’origine ho visto che nasce da un’iniziativa di Angelo Tofalo, Portavoce eletto alla Camera dei Deputati del M5S.
Ammetto che dapprima, visti alcuni commenti al tweet, mi sono sentito sconfortato:” vergogna”, “sistema” e altre parole simili tornavano con rabbia contro la cooperazione. Mi aspettavo, insomma, un’altra indistinta e generica tirata contro “le cooperative” nel loro insieme. Il momento, infatti, non aiuta: di persone che hanno dimostrato di fare spregio degli ideali e dei valori cooperativi sono piene le cronache. Giornalistiche e, purtroppo, giudiziarie.
Dalla lettura del post di Tofalo ho però capito che l’iniziativa era correlata alla presentazione di un’interrogazione parlamentare (a firma Tofalo, Petraroli, Sibilia e Colonnese), relativa specificatamente a cooperative di abitazione. Ho approfondito i contenuti dell’interrogazione e – arrivato in fondo – non ho potuto far altro che constatare che quello portato dal portavoce Tofalo alle cooperative non è un attacco, ma una bella sfida. Che va raccolta da chi crede alla necessità di modernizzare la cooperazione tra abitanti, guardando senza indugi alle radici del mutualismo.
Partendo dai quesiti che l’interrogazione pone, immaginando che la stessa nasca dalla conoscenza di episodi opachi, se non fraudolenti, da parte dei parlamentari, colgo qui l’occasione per specificare alcuni concetti relativi alle cooperative di abitazione.
Innanzitutto occorre specificare che queste cooperative, a differenza di quanto si tenda a immaginare, non fruiscono di particolari agevolazioni fiscali o economiche che le pongono in posizioni di forte vantaggio rispetto ad altri soggetti; se mai tali corposi vantaggi vi sono stati, oggi non v’è più traccia. Le cooperative, dunque, sono imprese. Non di capitale, bensì di persone. Non tese a fare profitto, bensì tese a rispondere ai bisogni dei propri soci costruendo la migliore casa al minor costo, facendo attenzione – come in ogni impresa – a far quadrare i conti. Quando sono autentiche, quindi, sono anch’esse “no profit”, come giustamente è stato scritto nell’interrogazione.
Ma quali sono i caratteri peculiari e le conseguenti modalità operative caratteristiche di una vera cooperativa?
Il punto di partenza ineludibile è un’affermazione chiara: non si dà una vera cooperativa se non ci sono i soci. Società di persone, appunto. E, nelle realtà più autentiche, le iniziative immobiliari cooperative vengono intraprese solo se i soci prenotatari sono presenti in maniera cospicua – se non totalitaria – nella cooperativa. Ciò corrisponde al principio dello scambio mutualistico in cui i soci versano risorse per comprarsi la casa, avviando una forte esperienza partecipativa.
I soci, infatti, spesso entrano in cooperativa anni prima di vedere realizzato il proprio alloggio, assumendosi l’onere – e qualche volta il rischio – di essere imprenditori di loro stessi. Nelle esperienze cooperative più autentiche e radicalmente mutualistiche – penso qui alle esperienze che meglio conosco di cooperative aderenti al Consorzio Cooperative Lavoratori di Milano – i soci prenotatari sono parte maggioritaria anche dei consigli di amministrazione delle cooperative. È chiaro che una presenza di alcuni soci “professionisti”, che guidino l’operazione, è necessaria, anche perché le responsabilità correlate alla realizzazione di alloggi sono molteplici e non tutti potrebbero essere propensi a farsene carico.
Ecco svelato il primo elemento sostanziale della competitività delle cooperative vere: i costi della partecipazione, elemento ontologico dell’autentica cooperazione, non vengono contabilizzati e capitalizzati. Sono la radice stessa di questo modello di impresa, e ne determinano la connotazione sociale.
È chiaro però che organizzare i soci, motivarli quando le iniziative hanno tempi di realizzazione lunghi, ascoltarne le ragioni, le richieste e le pretese, è mestiere sì stimolante, ma anche molto faticoso e dispendioso, richiedente energia, trasparenza, passione e motivazioni autenticamente “sociali”. Se a tali sforzi si attribuisse un costo, si annullerebbe il differenziale economico di vantaggio rispetto ad altri soggetti; se tali sforzi non si facessero – come talvolta accade – scimmiottando altri tipi di impresa, si sarebbe nell’ambito delle false cooperative, dette spurie, realtà da contrastare con vigore.
Una volta raccolta e organizzata la cosiddetta “compagine sociale”, l’iniziativa si avvia, nel dipanarsi di tutto l’iter urbanistico ed edilizio: la cooperativa, che spesso aderisce a un consorzio, segue tutti i complessi passaggi che devono portare alla concessione dei titoli necessari per realizzare l’alloggio. Contemporaneamente si definisce il progetto edilizio, procedendo poi ad appaltare i lavori a imprese di costruzione o a cooperative di produzione e lavoro (che sono cosa altra rispetto alle cooperative di abitanti), facendo attenzione sempre al mantenimento di alti standard qualitativi per i propri soci.
Qui si annida un altro fattore competitivo per una vera cooperativa: non dovendo mai avere alcuna commistione d’interesse tra cooperativa e impresa di costruzione, il socio ha la certezza che l’alloggio che si realizzerà avrà i requisiti qualitativi e prestazionali contenuti nella descrizione lavori condivisa e che il costo dell’appalto sarà – pro quota – frazionato tra tutti i soci.
Ecco dunque l’arrivo alla fine dell’iniziativa, con l’assegnazione dell’alloggio al socio, assegnazione che in un’iniziativa immobiliare classica non è altro che la vendita. La presenza della cooperativa o, meglio, del Consorzio, non si esaurisce però con il rogito dell’alloggio, ma continua anche dopo. I servizi erogati dalle nostre realtà, infatti, non sono solo servizi tecnici ma si possono caratterizzare anche come servizi alla persona e alla socialità.
Da quanto sommariamente descritto appare chiaro che l’ottenimento di un risultato ottimale in un’iniziativa cooperativa non è ascrivibile a fantomatici vantaggi, bensì a un insieme di condizioni connaturate al modello di impresa che vede al centro il coinvolgimento attivo dei soci e la pura ripartizione dei costi senza fine di lucro.
Quando si sviluppa un’iniziativa cooperativa – e in alcuni casi queste avventure possono durare anche sei, sette anni – si crea quindi una comunità o, meglio, un “consorzio civile” tra i soci che diviene – spesso con fatica – processo formativo. Ci si educa al confronto reciproco, alla ordinata esposizione di ragioni, bisogni e pretese, alla civile rivendicazione di diritti e al responsabile esercizio di doveri; si impara a capire, dall’interno, la complessità dei processi urbanistici e dell’armamentario tecnico/normativo connesso alla costruzione di una casa. Insomma, si imparano le regole della democrazia civile, facendo impresa.
Per questo è chiaro che per fare vera cooperazione è necessaria, oltre alla professionalità, una viva motivazione. Senza questi ingredienti si fa poca strada; anzi, si fanno disastri. Spesso, infatti, si assiste alla creazione di cooperative spurie, senza soci, magari strumento di una singola persona, sfruttando l’appeal che l’aura di socialità può portarsi appresso. Cooperative in cui pochi comandano, non forniscono informazioni, non consentono l’accesso al libro soci (cosa, di per sé, già contraria alla legge), cooperative – insomma – che vanno combattute ed espulse dal mercato. Come Federabitazione – Confcooperative stiamo approntando un “rating mutualistico” che, per le nostre associate, chiederà standard di qualità cooperativa molto alti, a pena di espulsione dell’associazione; a ciò si aggiunga che i nuovi verbali di revisione predisposti dal Ministero hanno posto – finalmente – l’attenzione su alcuni domande discriminanti per una prima individuazione di cooperative false.
Apprezzo, dunque, iniziative come quella del Portavoce Tofalo. Sono utili e servono a smuovere le acque paludose che danneggiano non solo i cittadini, ma anche le vere e sane cooperative. Per questo – e per un confronto schietto sulla cooperazione – siamo sempre disponibili a ragionare, non esitando a metterci in discussione quando serve. E, soprattutto, siamo pronti a raccogliere la sfida lanciata con l’hashtag #La CoopSonoLoro: è vero, la coop sono i soci e a loro ogni cooperatore deve rendere conto.
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