Commercio
Italiani analfabeti (per fortuna ci pensa Esselunga)
In una famiglia borghese sono nato e cresciuto. Gente mai troppo ricca o potente, ma gente a posto, gente a modo. Siamo diventati gente volgare, degli arricchiti, urlati sulla stampa. L’ultimo dei rifatti che popolano oggi il paese è meglio di noi (Bernardo Caprotti)
Al confronto le 17230 puntate di Dinasty sono una roba da dilettanti.
Dopo i tribunali, le denunce, i testamenti con vendetta, la guerra dei Caprotti, padroni di Esselunga, si combatte a colpi di libri.
Prima Giuseppe col suo LE OSSA DEI CAPROTTI (Feltrinelli), per cercare una riabilitazione dopo il licenziamento ad opera del padre Bernardo e la cacciata dall’azienda di famiglia.
Adesso la riedizione di FALCE E CARRELLO (Marsilio), il successo editoriale di Bernardo, però con l’aggiunta di una lettera della figlia Marina per riscattare la memoria del padre demolita dal libro del fratello.
Padre che, essendo morto nel 2016, come recita il sottotitolo, «non può più difendersi».
Anche quest’ultima fatica editoriale sarà un successone.
Nella settimana del lancio circa una dozzina di giornali nazionali e locali hanno dedicato colonne di inchiostro (si badi bene alcuni con strillo in prima pagina) per far sapere al mondo che l’imperdibile libro era in supermercato. Nello scaffale accanto alle focaccine e in grado di regalare punti fragola.
Chissà che cos’hanno letto i giornalisti, avendo suonato la fanfara con tanto vigore.
Perché tutta questa offensiva mediatica ha esiti che mi provo ora a riferire (non bastassero tutte le vicende giudiziarie che hanno costretto l’autore a fare uscire FALCE E CARRELLO con delle rettifiche nelle edizioni precedenti).
La lettera a papà della figlia Marina sono sette pagine di un elogio convinto e davvero (come no) rassicurante. Cosa potrebbe ancora mancare ditelo voi: grandissimo imprenditore, un grande, fuoriclasse, di pazienza immensa (un filo meno sarebbe stata più credibile), instancabile, di una dedizione assoluta (anche qui non poteva proprio che essere così), tenace, di alto senso di responsabilità, capace di sapere sempre tutto (persino i nomi di tutte le piante e le essenze che dico in italiano? Non basta, anche in inglese e persino in latino), capace di una conversazione brillante e intensa…va beh la finisco qui, ma sono solo alla pagina 4 delle 7 della lettera.
Poi interviene Stefano Lorenzetto, giornalista di vasta esperienza e fama.
Con l’affondo sul figlio ingrato Giuseppe: ha avuto dieci castelli, quattro anni di stipendio a sbafo, dieci quadriglie di cavalli, prati e pure una biblioteca e azioni di Esselunga come se piovesse e adesso scrive pure un libro contro il padre, come osa???
Però ancora non è tutto. Perché Marina ci fa sapere che il denaro, l’inarrivabile Bernardo «non l’ha mai usato per concedersi lussi e svaghi». A Lorenzetto però slitta la tastiera e per ben due volte ci racconta dell’adorazione di Bernardo per i macarons (i biscottini tondi, ebbene sì). Il padrone di Esselunga ne andava matto ma ahilui, a suo modesto parere, i biscottini tondi buoni in Italia non li fa nessuno. E lui così prodigo, come poteva condividerli allora con i suoi convitati al desco domiciliare? Pronti via, il frugale Bernardo mandava a Parigi e a Ginevra il suo autista con la macchina per comprarli ad un’esclusiva pasticceria che già solo il nome fa venire l’acquolina in bocca. Andata e ritorno in giornata per un bel vassoietto di biscottini, quelli migliori naturalmente.
La coppia Lorenzetto-Marina Caprotti però dà il meglio di sé nell’intervista al Corriere della sera con cui l’imprenditrice ci racconta dei suoi progetti, insieme alla pubblicità per dire che se il libro non l’avete, non potete conoscere la meravigliosa, stupefacente storia di una famiglia di grandi imprenditori che hanno fatto l’Italia, litigando quel giusto, si sa, ma i Caprotti son così…è una questione di temperamento, per carità, i dobloni non c’entrano…
In quell’intervista. potrebbe mancare la domanda sui bellissimi filmatini che ora nella sua nuova strategia di marketing, Esselunga rifila al mondo per far parlare di sé? Non poteva mancare.
Prima Marina ci spiega che lei e suo fratello non si parlano più da vent’anni (cosa saranno mai?) poi allarga lo zoom e sentenzia che c’è troppa litigiosità nelle famiglie italiane (ma no, davvero?). Tenetevi forte, ecco la soluzione: «Credo che l’Italia abbia bisogno di una campagna di alfabetizzazione civile e sentimentale. I nostri spot provano a promuoverla».
Occhio e croce quali esperienze l’abbiano indotta a dare degli analfabeti agli italiani, mi sa che ci sono un paio di libri a raccontarle…Li ha sicuramente letti.
P.S. (1): il libro di Marina ha al suo interno anche un intervento di Liliana Segre. Grande signora come sempre. L’unica con un lampo d’eleganza e di empatia ad accendere la luce. Però un po’ di tristezza si prova a vederla accompagnarsi a cotanta compagnia che non fa altro che eruttare rancore proprio accanto a lei, donna di pace e di riconciliazione.
P.S. (2): per le edizioni successive (che sicuramente ci saranno) un sommesso e discreto consiglio: lascerei perdere di paragonare Bernardo Caprotti ad un calvinista della Ginevra di Giovanni Calvino. C’è un equivoco: se calvinista significa, come suggerisce nel libro, ad un certo punto, Ferruccio De Bortoli, credente della religione del lavoro. Ecco: Giovanni Calvino era credente della religione di Dio in maniera pressoché esclusiva.
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