Commercio

Il commercio mondiale ha bisogno di una spinta, ma ne ha appena avuta una

18 Aprile 2017

Per i sostenitori della liberalizzazione del commercio come mezzo per stimolare la crescita, il 2017 ha avuto un inizio difficile. La cancellazione del Trans-Pacific Partnership (TPP) da parte degli USA ha sancito la fine di un accordo di libero scambio ambizioso che avrebbe avuto un potenziale impatto positivo da miliardi di dollari per le economie dei dodici paesi partner. Non solo, il TPP prevedeva anche migliori standard nel mondo del lavoro, controlli ambientali e trasparenza normativa, a beneficio di tutti i paesi aderenti.

Ma subito dopo la cancellazione del TPP, ha fatto passi avanti un nuovo accordo nell’ambito del WTO, che dovrebbe dare a imprese, lavoratori e consumatori di tutto il mondo nuove ragioni di ottimismo. Quando il Ciad, la Giordania, l’Oman e il Ruanda hanno ratificato il Trade Facilitation Agreement (TFA) il 22 febbraio scorso, l’accordo ha finalmente ricevuto il sostegno della maggioranza assoluta dei paesi partecipanti al WTO, entrando così in vigore per tutti i paesi membri.

È un passo importantissimo perché per la prima volta un accordo commerciale multilaterale viene implementato in seno al WTO. Il Trade Facilitation Agreement apre la strada ad un più semplice, sicuro ed economico commercio transfrontaliero, e quindi promette un miglioramento significativo per l’economia globale.

Il commercio globale deve affrontare molte sfide – da dazi doganali a standard normativi incoerenti – che scoraggiano comprensibilmente alcune piccole e medie imprese nell’aprirsi al commercio internazionale. Questo nuovo patto renderà più facile per le aziende di tutte le dimensioni – siano essi acquirenti o venditori – raccogliere i benefici del commercio globale, rendendolo più efficiente.

Leggendo il testo del TFA, è da sottolineare la natura pratica di molte delle disposizioni. E’ intuitivo, ad esempio, avviare consultazioni su nuove leggi e regolamenti doganali ovvero ridurre al minimo la documentazione necessaria in frontiera, oppure pubblicare procedure doganali in modo non discriminatorio, pubblicare informazioni su Internet e di accettare pagamenti elettronici per le tasse e dazi.

Il WTO stima che il TFA potrebbe ridurre il tempo necessario per importare beni di circa un giorno e mezzo, mentre il taglio del tempo necessario per esportare si ridurrà di quasi due giorni. Anche grazie a questi recuperi di efficienza, l’OCSE ritiene che il TFA potrebbe tagliare il costo del commercio transfrontaliero dal 12,5 al 17,5 per cento.

L’attuazione del TFA offre la prospettiva di risultati win-win. Prevenire perdite secche causate da ritardi e spese inutili in dogana è nell’interesse di tutte le parti di una transazione. Quindi non è sorprendente che l’accordo potrebbe incrementare ogni anno il commercio di più di 1 miliardo di dollari e aggiungere fino a 555 miliardi di dollari al PIL globale, secondo il WTO.

Certo, bisogna riconoscere che le statistiche raccontano solo parte di una storia. Molte persone temono che un’ulteriore liberalizzazione potrebbe avere implicazioni negative per alcuni tipi di lavori e salari, in particolare nei mercati sviluppati. Qui le imprese e i governi hanno un ruolo più importante da svolgere nel fornire sostegno sociale per coloro che perdono l’occupazione, per esempio attraverso la riqualificazione e aggiornamento delle competenze.

Spesso però il commercio internazionale è erroneamente accusato di essere la causa di cambiamenti originati da altre ragioni, come l’automazione. In realtà, il commercio può offrire benefici economici per il mercato del lavoro. Sappiamo da diversi studi che le imprese che operano a livello internazionale tendono ad essere più produttive, pagano retribuzioni più alte e offrono migliori condizioni di lavoro della media delle imprese non orientate al commercio internazionale.

Lungi dal danneggiare l’economia, input importati per la produzione possono effettivamente aiutare le imprese nazionali a diventare più competitive e quindi in grado di creare posti di lavoro. I consumatori possono beneficiare così di prodotti finiti importati, possono stimolare la concorrenza e avere accesso a prodotti con un migliore rapporto qualità-prezzo.

In termini economici, la ratifica del TFA dimostra come gli accordi commerciali multilaterali possono ancora essere parte della soluzione alla crescita globale debole. E c’è bisogno di altre iniziative di questo genere.

Un ampio gruppo di membri del WTO, per esempio, ha recentemente deciso di fornire le rispettive aziende con accesso duty-free per una vasta gamma di prodotti elettronici. Un altro gruppo sta perseguendo un accordo per eliminare le tariffe su una lunga lista di beni ambientali.

Queste iniziative non sono limitate a discussioni globali in ambito WTO. Sedici nazioni asiatiche stanno ancora negoziando un “partenariato economico regionale globale” che, anche se meno ambizioso rispetto al TPP, potrebbe ancora diventare un catalizzatore importante per il commercio e la crescita all’interno dei paesi asiatici.

Così, mentre il cammino verso la liberalizzazione del commercio potrà rimanere impervio, molte persone sono chiaramente ancora disposte a percorrerlo. Coloro che credono che il libero commercio basato su regole contribuisca ad aumentare la prosperità possono avere motivi per festeggiare le firme del Ciad, della Giordania, dell’Oman e del Ruanda, ma hanno ancora molto lavoro da fare per contribuire a realizzarne il potenziale.

Natalie Blyth,

Global Head of Trade and Receivables Finance, HSBC

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