Commercio
Il business milionario, nemmeno tanto segreto, di Hezbollah in Gambia
L’attività principale delle milizie che, in tutto il mondo, si battono per motivi apparentemente religiosi contro i governi nazionali o contro alcuni Paesi considerati nemici (come gli Stati uniti, Israele o l’Unione Europea), è quella di generare l’immane quantità di denaro necessaria per organizzare, reclutare, rifornire di armi, munizioni, benzina e parti di ricambio il loro Esercito, pagare i salari dei miliziani, corrompere i funzionari politici dei Paesi che li ospitano o li nascondono.
co-autore Paolo Fusi
La milizia considerata più efficiente, al mondo, è quella di Hezbollah in Libano, che tra contributi versati dall’Iran, rimesse di sostenitori che lavorano all’estero, società industriali e commerciali o donazioni, arriva a sfiorare il mezzo miliardo di dollari all’anno[1], anche se la propaganda anti-iraniana sostiene che, solo con gli aiuti di Teheran, gli Hezbollah possano già contare su oltre 700 milioni di dollari all’anno[2].
Solo successivamente, all’interno dei vertici di queste milizie, si ragiona su strategie militari, su attentati, o addirittura su campagne militari. Per questo, a partire dal 1939, gli Stati Uniti hanno creato un ufficio che si prefigge di combattere questi eserciti, prima che militarmente, tagliando loro le entrate economiche[3]. Le prime sanzioni contro singoli Paesi, o organizzazioni legate ad essi, sono state decise dall’alleanza tra Stati Uniti, Regno Unito, Unione Sovietica e Francia all’inizio della Seconda Guerra Mondiale, ed avevano come obiettivo di tagliare i rifornimenti di materie prime e di danaro per la Germania di Hitler[4]. Oggi, le sanzioni vengono generalmente stabilite dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ma vengono coordinate da un ufficio del Dipartimento Federale del Tesoro americano chiamato OFAC (Office of Foreign Assets Control)[5].
È difficile dire quali organizzazioni siano terroristiche, e quali siano movimenti di opposizione – la differenza risiede nell‘ideologia di chi osserva, ed è per questo che, fin dalla nascita delle Nazioni Unite, ci si divide sulla definizione di “terrorismo”. A partire dal 1994 si è trovato un accordo sulla seguente definizione: “Gli atti criminali intesi o calcolati per provocare uno stato di terrore nel pubblico in generale, o in un gruppo di persone, per scopi politici umanamente ingiustificabili, indipendentemente dalle considerazioni di carattere politico, filosofico, ideologico, razziale, etnico, religioso o altro”[6].
In questo senso, Hezbollah è difficilmente definibile come un’organizzazione terroristica, anche se l’OFAC ha inserito nella sua lista nera tutti coloro che hanno finanziato o hanno fatto parte del suo braccio armato[7], l’Islamic Jihad Organization (IJO)[8], ufficialmente dissolto, ma con al suo attivo numerosi attentati[9]. Quanto a Hezbollah, nato nel 1982 come esercito panarabo, posizionato a Beirut per impedirne l’invasione da parte di Israele[10], durante l’occupazione siriana del Libano (1976-2005) è divenuto un esercito indipendentista[11]; dopo la liberazione si è trasformato in un partito politico che influenza in modo determinante il paese: alle ultime elezioni la lista guidata da Hassan Nasrallah ha ottenuto il 16,83% dei voti ed è così il primo partito del Libano[12].
Specialmente dopo la rivolta pacifica che, nel 2005, ha messo fine alla guerra con la Siria ed ha obbligato gli eserciti in campo a ricostruire un sistema il più possibile democratico (la cosiddetta Révolution du Cèdre[13]), Hezbollah è stato costretto a diversificare ed a cercare l’appoggio dell’elettorato libanese per non restare schiacciato dalle nuove alleanze in seno al mondo arabo – che, recentemente, è diventato alleato di Israele ed ha deciso, nell’ambito della Guerra Fredda che oppone l’Arabia Saudita all’Iran, ad imporre severe sanzioni economiche contro Hezbollah ed accusarlo di terrorismo[14].
All’inizio c’è “solo” un centro commerciale
Uno degli effetti di questo cambiamento è stata la necessità di trovare nuove fonti di finanziamento – non più motivate politicamente, ma strettamente commerciali – e trovarle fuori dal Libano[15]. Se possibile, fonti pulite, per evitare la pubblicità negativa che proviene dalle organizzazioni criminali che, almeno nel passato, sono stati una delle costole del movimento Hezbollah[16]. La nostra storia racconta del come e perché, in quel momento storico di crisi, Hezbollah abbia scelto un piccolo paesino dell’Africa occidentale: il Gambia.
Una storia che inizia da un centro commerciale costruito nel cuore della capitale Banjul, e che ha il nome della strada su cui si affaccia, Kairaba, che in lingua mandinka significa “acquedotto” – perché la strada è stata costruita costeggiando il vecchio acquedotto, costruito nel 18° secolo dai colonizzatori inglesi, che portava l’acqua dal Fiume Gambia al quartiere di Serekunda, il più popoloso della capitale[17]. Il Kairaba Shopping Centre è unico nl suo genere, perché ospita, oltre a un ufficio postale, un posto Hawala (ora Western Union), un ipermercato su due piani, una caffetteria e, in un edificio contiguo a quello principale, degli uffici e dei piccoli appartamenti in affitto, il tutto aperto ogni giorno della settimana dalle 9 di mattina alle 10 di sera[18].
Lo shopping center appartiene alla Kairaba Shopping Centre Co. Ltd. Banjul, che a sua volta appartiene a tre azionisti: il primo è Hicham Nmer Khanafer (noto anche come Hisham Khanafer), rappresentante ufficiale di Hezbollah in Gambia[19], che opera soprattutto nella vicina moschea (reclutando Libanesi della Diaspora e raccogliendo fondi da inviare in patria), che porta lo stesso nome della strada[20]. Il secondo è il console generale del Libano in Gambia, Mohamed Bazzi, che gestisce soldi che probabilmente appartengono al presidente Jammeh, e con i quali ha comprato gli edifici vuoti che diventeranno lo Shopping center ed il Kairaba Beach Hotel[21]. La quota di maggioranza assoluta appartiene alla Tajco Sarl Tyre (Libano), che appartiene alla famiglia Tajideen, che abita alcuni degli appartamenti collegati allo shopping center[22].
Tajco è una società di importazione di articoli agroalimentari, di tabacco, di infusioni e spezie, di giocattoli, di gioielli, di parti di ricambio per veicoli ed articoli casalinghi, che dal Libano, attraverso l’enorme storage center posto ad un lato del Kairaba Shopping Centre, rifornisce i supermercati di altri libanesi della diaspora: Ali Ibrahim al-Watfa, ambasciatore di Hezbollah in Sierra Leone[23], anche lui collettore di fondi e reclutatore di volontari per le milizie in Libano[24]. Abbas Loutfe Fawaz, ambasciatore di Hezbollah in Senegal[25], che svolge gli stessi compiti a Dakar e possiede il più grande supermercato della capitale senegalese[26]. Ali Ahmad Chehade, ambasciatore di Hezbollah in Costa d’Avorio[27] ed è sospettato di aver protetto ed armato il jihadista Abd Al Munim Qubaysi”[28]. Tutti costoro, con gli anni, acquistano anche piccole quote di minoranza di Tajco e del Kairaba Shopping Centre attraverso la UCCM United Company for Central Market SAL Beirut, che vende in questi paesi prodotti, importati dal Libano, ma che sono stati prodotti da grandi gruppi agroalimentari di tutto il mondo[29].
Come detto, la famiglia Tajideen, partita dalla campagna libanese per la capitale della Sierra Leone, Freetown, all’inizio degli anni 50[31], dopo la morte del capostipite (Ali Muhammad[32]) ha vissuto per molti anni in Belgio[33], in Ghana[34], ed infine a Banjul: i fratelli Ali, Husayn e Kassim ci si sono trasferiti, come hanno fatto molti libanesi della diaspora, cercando un paese “vergine” in cui investire il loro denaro e far operare la loro rete di relazioni[35].
Quando la nostra storia è iniziata, nel 1993, l’unico a sapere tutto ciò era il Presidente Jammeh (cui Tajco ha versato 2,55 milioni di dollari di tangenti sui conti della Jammeh Foundation for Peace[36]), che verrà quindi chiamato in causa dalla magistratura americana come protettore e complice delle azioni illegali compiute da Hezbollah ed i suoi sostenitori durante i 23 anni della durata del regime[37]. Quanto a Kassim, che operava in Belgio, insieme alla moglie Huda Saad nella società di import/export Soafrimex NV Anversa, verrà arrestato ad Anversa nel 2003, e poi condannato a due anni di prigione (come sua moglie) per contrabbando di diamanti, finanziamento del terrorismo[38], truffa ed evasione fiscale[39]. Nel corso degli anni ci saranno tantissimi processi contro singoli membri della famiglia Tajideen in diverse parti del mondo (Congo DRC, Marocco, Stati Uniti, etc.) ma questo non intaccherà minimamente la crescita continua del gruppo, come contestato nella class action iniziata contro di loro dalle vittime del regime gambiano e degli attentati esteri di Hezbollah[40].
Hezbollah a Banjul: dalla Prime Bank alla Ecobank
La Prime Bank (Gambia) Limited Serrekunda viene fondata il 26 maggio del 2009[41], ma i suoi uffici aprono solo due mesi più tardi, in luglio[42], perché gli azionisti di maggioranza, la banca LCB Lebanese Canadian Bank di Beirut[43], ci tengono a fare le cose in grande – a quei tempi, contando anche Prime Bank, in Gambia c’erano solo dodici istituti bancari[44]. I suoi uffici si trovano nel complesso del Kairaba Shopping Center, il centro commerciale che vende in esclusiva i prodotti di uno dei più grandi importatori agroalimentari d’Africa: il gruppo Tajco[45]. Per l’inaugurazione della banca c’è poca gente, ma poco dopo il presidente della LCB, George E. Zard Abou Jaoudé si reca in visita dal presidente Yahya Jammeh[46]. I due fanno amicizia, tant’è vero che, uscendo dall’incontro, Jaoudé dichiara alla stampa. “President Jammeh is a magnet for investors. He has been a very important personality in the international level, and he encourages all investors to invest in Gambia”[47].
Come mai tanta simpatia? Perché Jammeh ha accettato il progetto di Jaoudé: LCB avrebbe controllato l’80% delle azioni, il 29% delle quali, però, solo a titolo fiduciario, perché i veri azionisti non possono apparire[48]. Il restante 20% viene sottoscritto dai manager di LCB, con l’intenzione di rivenderlo ad investitori gambiani[49]. La lista degli azionisti segreti è, ovviamente, quella più interessante: ne fa parte, con circa il 5%[50], un noto trafficante di droga e di uranio, un colombiano di origine libanese, Ayman Saied Joumaa, strettamente legato a Hezbollah[51], ed inserito da molti anni della lista nera dell’OFAC a causa delle sue attività criminali[52].
Non è l’unico nome importante della lista. Come abbiamo già descritto, cii sono nomi noti come quello di Hisham Khanafer (capo di Hezbollah in Gambia), quello di Hajj Hussein Tajal Din[53], la sua società Tradex Company SAL Beirut, Ali Ibrahim al-Watfa (capo di Hezbollah in Sierra Leone), Abbas Loutfe Fawaz (capo di Hezbollah in Senegal) ed Ali Ahmad Chehade (capo di Hezbollah in Costa d’Avorio)[54]. Sono tutti Libanesi della Diaspora: a partire dalla guerra contro l’Impero Ottomano del 1860, e poi in diverse ondate, dovute alla guerra o alla miseria, negli ultimi 160 anni oltre 8 milioni di libanesi hanno lasciato il Paese e, avendo messo radici nei paesi che li ospitano, oggi ci sono almeno 12 milioni di persone di origine libanese, sparsi per il mondo, mentre il Libano stenta ad arrivare a 4 milioni di abitanti[55].
I Libanesi della Diaspora sono commercianti, banchieri, scienziati, artisti (Shakira in Colombia, Selma Hayek, Omar Sharif e Paul Anka negli Stati Uniti, il chitarrista dei Deep Purple Tommy Bolin, e mille altri[57]) e, soprattutto in Africa, consiglieri politici[58] – in Ghana, nella Costa d’Avorio, in Senegal, in Gambia, in Nigeria, nella Sierra Leone[59]. Banjul, che dista 160 km in linea d’aria da Dakar e 660 da Freetown, è un luogo quieto, che ha raggiunto l’indipendenza nel 1964 ma è rimasto saldamente ancorato al Regno Unito, ed ha avuto oltre 20 anni di pace sotto la guida del Primo Ministro Dawda Kairaba Jawara[60]. Anni conclusi amaramente con l’ascesa al potere di Yahya Jammeh, un dittatore che porterà miseria, corruzione e violenza per 23 lunghi anni[61]. Quando Hezbollah decide di creare una banca al riparo da occhi indiscreti, ed in un luogo in cui ci sia un governo amico, sceglie il Gambia di Jammeh.
Prime Bank è subito un successo, perché ha un ufficio di Hawala[62] ed uno del gruppo Western Union[63]: il Gambia, anche se è un paese piccolo, di appena due milioni di abitanti, è estremamente composito, e l’etnia principale, i Mandinka, sono solo un terzo della popolazione. A causa della debolezza dello Stato, almeno un terzo dei residenti proviene da altri luoghi, si trova in fuga o è un immigrato clandestino in cerca di lavoro[64], e vaga tra Gambia e Senegal[65]. Quanto ai gambiani che vivono all’estero, questi, con le loro rimesse, mandano a casa circa 220 milioni di dollari all’anno[66] – in una nazione con un PIL che supera di poco i 5,5 miliardi di dollari[67].
Nel 2012, la CBG Central Bank of Gambia cambia il regolamento sulle banche, aumentando il capitale minimo necessario da depositare presso la CBG: 200 milioni di Dalasi – ovvero 3,8 milioni di dollari[68]. È una misura che permette alle banche di garantire la propria solvibilità, ma crea un’ondata di panico a Banjul[69]: Prime Bank e molte altre banche del Gambia non si ce la fanno, e chiudono[70]. La storia potrebbe finire qui… e invece no. Una settimana dopo che Prime Bank Gambia ha chiuso i battenti, al suo posto apre i suoi sportelli la Ecobank Gambia[71], i cui azionisti sono due “nuovi” libanesi: Mohammad Ibrahim Bazzi e suo figlio Wael – entrambi legati agli Hezbollah[72], e che apre i suoi gli uffici nel complesso del Kairaba Shopping Center, il supermercato che distribuisce in esclusiva i prodotti del più grande importatore agroalimentare del Gambia, il gruppo Tajco[73].
Mohammed Bazzi era a Banjul prima che aprisse Ecobank: era socio del Presidente Jammeh, che con gli Hezbollah si è guadagnato la presidenza prima, ed il lusso poi[74]: Bazzi e Jammeh hanno fondato insieme le aziende che importano auto, gas e benzina: la Global Trading Group NV, la Euro African Group Ltd[75], la Africa Middle East Investment Holding SAL, la Premier Investment Group SAL e la Car Escort Services SAL[76] – tutte società registrate a Beirut, ma con uffici anche a Banjul.
Euro African importa i prodotti della Total, ed ha l’esclusiva per i benzinai del paese[77]. Bazzi si trova a Banjul in veste di console generale del Libano, ma in realtà, oltre a lavorare con Jammeh, protegge i proventi illegali del presidente[78], ed in parte li usa per i propri traffici d’armi in favore degli Hezbollah[79]. Solo quando, nel 2017, l’ormai deposto presidente verrà giudicato colpevole per le sue ruberie e per le ripetute violazioni dei diritti umani compiute dal suo regime[80], il nome di Bazzi finirà nel ciclone[81], e verrà inserito nella lista nera dei terroristi internazionali dell’OFAC[82].
Ecobank Gambia esisteva già prima di Prime Bank: è stata fondata nel 2007, ma all’inizio era dolo una società finanziaria che ospitava uno sportello Hawala[83] e che solo due anni più tardi si candida ad avere una licenza bancaria dalla CBG[84]. Oggi, oltre un decennio più tardi, Ecobank Gambia può contare su 39’000 correntisti e sei filiali aperte in tutto il paese[85]. Hezbollah ha ufficialmente venduto alla Ecobank Transnational Inc. Lomé (97.4%), e solo una piccola percentuale è in mano a Group Investment Gambia Ltd. Banjul (2.6%), di cui non si sa nulla[86]. La holding, registrata nel Togo nel 1985, è la più grande banca panafricana (per numero di correntisti) ed ha un azionariato diffuso, proveniente da 33 diversi paesi del Continente Nero[87].
Hezbollah compra dal Canada: storia della LCB
George E. Zard Abou Jaoudé è nato nel 1952 (quindi negli anni del boom economico libanese[88]) ed ha studiato arte ed architettura all’American University di Beirut, che gli è valso, nel 1976, un impiego alla Modern Design Company Ltd. Riyadh[89], un’azienda francese, diretta dall’architetto fiorentino Giuseppe Banci, che tra il 1976 ed il 1988 ha restaurato ed abbellito l’intero Palazzo Reale saudita[90]. Grazie alla notorietà acquisita in questo progetto, diventa uno tra gli architetti più di moda in Arabia[91] e si lega a molti imprenditori legati alla famiglia Al Sa’ud, finché, nel 1988, su loro consiglio, compra la Banque d’Activités économiques di Beirut – un istituto fondato vent’anni prima dalle Royal Bank of Canada che ha la fama di proteggere i fondi stanziati per il finanziamento delle milizie cristiano maronite del Libano[92]. Jaoudé, ovviamente, cambia stile e clientela, e rinomina la banca in LCB Lebanese Canadian Bank of Beirut[93]. La banca, negli anni successivi, finanzia l’esplosione della carriera di Jaoudé nei media, nell’ecologia, ma soprattutto nell’edilizia[94].
L’ascesa di Jaoudé non è senza conseguenze. Dopo che, già nel 2001, erano arrivati primi pettegolezzi relativi a clienti legati al contrabbando ed al riciclaggio di denaro sporco (anche per le opache transazioni della succursale congolese, la Sofibanque Sprl Kinshasa[95]) – clienti che avevano portato alla LCB oltre 5 miliardi di dollari di fondi d’investimento (2009)[96] – nel 2011 arriva un primo procedimento penale negli Stati Uniti, con l’accusa formale di far parte di una rete finanziaria internazionale che sostiene e ricava dal contrabbando mondiale di droga e dal procacciamento di armi ad Hezbollah[97]: “Questa rete spostava droghe illegali dal Sud America all’Europa e al Medio Oriente attraverso l’Africa occidentale e riciclava centinaia di milioni di dollari mensilmente attraverso conti detenuti presso LCB, nonché attraverso il riciclaggio di denaro basato sul commercio che coinvolge beni di consumo in tutto il mondo, anche attraverso concessionarie di automobili negli Stati Uniti”[98].
Cosa è accaduto? È successo che la banca di Hezbollah, Bank Al-Madina SAL Beirut, è affogata in uno scandalo finanziario, criminale e politico, legata all’assassinio del Primo Ministro libanese Rafiq Hariri (2005)[99], e LCB acquista le sue filiali dalla massa fallimentare[100]. Ovviamente, la maggior parte dei nuovi clienti sono membri di Hezbollah[101], ed a loro LCB offre un nuovo, più moderno e più sicuro sistema per far circolare denaro dall’estero a Beirut, e dal Libano verso i partner commerciali, militari e criminali sparsi per il mondo[102].
Il contatto che cambia tutto è l’entrata in gioco di Munir Al-Kaloti, un gioielliere giordano che lavora ad Abu Dhabi, che nel 1988 ha fondato il Kaloti Jewellery Group[103] e, in meno di un decennio più tardi ha iniziato ad espandersi in tutto il mondo ed a commerciare in oro[104], per poi diventare uno dei più grandi trader d’oro del Medio Oriente[105]. La DEA americana, nel 2010, scopre che tra i clienti di Kaloti ci sono diversi trafficanti di armi, di droga e che, grazie alla LCB, trasformano le merci in denaro, o in oro, e Kaloti permette di garantire l’anonimato a tutte le parti in causa – finché la polizia americana non comincia a raccogliere prove[106]. La DEA scopre che le partite di droga vengono acquistate in contanti, depositati alla LCB su conti di due società di cui non si conoscono i proprietari, la Salor DMCC Dubai e la Trading Track Company Ltd. Cotonou (Benin)[107].
Nel 2014 l’inchiesta contro Kaloti si estende anche alla Procura Federale svizzera, poiché si scopre che, tra LCB, Kaloti Jewellery ed alcune banche e raffinerie svizzere[108], tra il 2007 ed il 2015 sono passati 9,3 miliardi di dollari di transazioni sospette e non giustificabili[109]. Nel 2015 si apre a New York un processo civile tra Jaoudé, il management della LCB ed un azionista di minoranza, il gruppo Nest Investments[110], che rimprovera a Jaoudé di aver rovinato la banca con i suoi traffici criminali e con la copertura dei patrimoni di Hezbollah[111].
Gli azionisti di Nest scoprono che uno dei capi di LCB, Ahmad Ibrahim Safa, è il genero di Amin Muhammad Cherri, un parlamentare libanese di Hezbollah, azionista della Lebanese Communications Group e il socio di Adham Tabaja – uno dei capi di Hezbollah[113]. Secondo gli avvocati di Nest, il governo del Libano ha peggiorato la situazione, coprendo le malefatte degli Jaoudé[114]. Il Dipartimento del Tesoro americano scoprono anche che attraverso LCB passano anche i soldi versati dall’Iran ad Hezbollah, attraverso l’ambasciatore di questo partito a Teheran, Abdallah Safieddine[115], che svolge il lavoro di dissimulazione delle transazioni con un contabile di Hezbollah, Mohammed Ibrahim Bazzi, che ha lavorato due anni alla Central Bank of Iran[116]. È Bazzi la persona che ha scelto, molti anni prima, il Gambia come luogo in cui investire il denaro, operare le transazioni al riparo dagli sguardi degli occidentali e dei mediorientali[117], e che per questo, prima che si arrivasse alla creazione di Prime Bank Gambia, ha fondato la Ecobank[118].
Hezbollah e la droga colombiana
Quando si legge questa sarabanda di nomi, di aziende, di accuse, si perde di vista il nucleo della questione. Oltre 20 anni fa, un banchiere della Shari’a (la legge coranica che, in campo economico, pretende di negare la natura del capitalismo, proibendo che ci si arricchisca con gli interessi bancari o con i contratti assicurativi) mi spiegò esattamente quale sia, la vera questione. Le forze dei Paesi in via di sviluppo sono meno della fionda di Davide di fronte a Golia. Non posseggono nemmeno le molliche della concentrazione di liquidità, risorse minerarie e naturali, capacità industriali e tecnologiche che sono necessari per crescere, progredire, dominare.
Per questo si comincia con il commercio agroalimentare ma, quando si cerca di costruire un partito ed un esercito, come Hezbollah, ci vuole il decuplo di tutto, e da qualche parte questi soldi bisogna essere capaci di farli saltar fuori. L’unico mezzo rapido ed efficiente, fino ad oggi, è usare i mezzi della criminalità organizzata, che è una sorta di metronomo regolatore del capitalismo positivista. Si usano i proventi, assolutamente legittimi, del commercio agroalimentare, per finanziare banche che, a loro volta, garantiscono, con quel capitale, le transazioni che danno più reddito: droga, armi, schiavitù. È per questo che un movimento come Hezbollah, a parte i proclami pseudo-religiosi, attecchisce là dove il senso di lealtà dei Libanesi della Diaspora li porta a collaborare con i propri connazionali, ad affidare loro i propri risparmi.
Purtroppo, ciò non basta e, da solo, non funziona. Tornando al sistema costruito da Bazzi, i Tajideen e la famiglia Jaoudé con Tajco, il Kairaba Shopping Centre e la LCB, col tempo i costi crescenti della struttura parallela (Hezbollah), specie quando inizia ad essere combattuta a livello internazionale, travolgono i correntisti originali, e pretendono l’aiuto di altri – primi fra tutti i baroni della droga. Come abbiamo già accennato, quasi subito la LCB si sente costretta a fare da intermediatrice di traffici del valore di circa 200 milioni di dollari al mese provenienti dal contrabbando di eroina organizzato in Sudamerica (e commercializzato in Libano) da Ayman Saied Joumaa[120].
Quest’ultimo, in Messico guida un cartello di trafficanti chiamato Los Zetas[121], ma viene scoperto quando, nel 2007, un suo luogotenente, Chekri Mahmoud Harb, racconta ad un poliziotto infiltrato[122] che una parte dei soldi che sono stati versati sulla LCB, e che provengono dal commercio della cocaina, servono a finanziare Hezbollah[123]. Per quasi cinque anni questa soffiata rimane senza prove, finché Joumaa non diviene più ingordo e compra il Caesars Park Hotel di Beirut con soldi che provengono da conti della LCB[124] che sono serviti anche a finanziare sia la resistenza armata palestinese, sia Hezbollah[125], sia i traffici di droga dei Los Zetas[126], sia l’acquisto di generi alimentari che poi, sempre tramite la LCB[127], Tajco e gli altri commercianti libanesi dell’Africa occidentale[128].
Quando i Paesi occidentali fanno scattare la trappola delle sanzioni, Hezbollah, nel tentativo di salvare LCB e di evitare che vengano congelati e poi sequestrati i conti correnti che si trovano in tutto il mondo, ordina a Jaoudé, Bazzi e gli altri di vendere la banca, e sceglie come acquirente un altro istituto amico, la SGBL Société Générale de Banque au Liban SAL Beirut (SGBL), che compra sia gli assets di Prime Bank Gambia, garantendo la continuità dei conti correnti dei piccoli clienti[129], sia la LCB[130]. La DEA americana protesta con le autorità libanesi, sostenendo che ci sono almeno 200 conti correnti di LCB che sono sospetti[131], ma più ancora gli americani sono preoccupati dal fatto che, in questo modo, tutti i manager ed i dipendenti di Prime Bank e LCB restano all’interno del sistema, e non vengono licenziati[132]. Non vengono nemmeno toccata I fondi della Martyrs Foundation, attiva sia in Libano che in Palestina, e considerata il braccio finanziario della jihad filoiraniana[133].
I dirigenti della SGBL riducono il personale da 720 a 370 unità, e lentamente chiudono i conti correnti già identificati dalle autorità americane[134]. Ma non basta. Oggi la SGBL sta combattendo per evitare una condanna che la costringa a chiudere, l’inserimento nelle liste nere dell’OFAC e, peggio ancora, condanne a risarcimenti miliardari nelle class actions americane[135]. La guerra ad Hezbollah, dichiarata formalmente nel 2010[136] dagli Stati Uniti, non conosce soste (come del resto la jihad all’interno dei territori libanesi[137]): oggi, il FPM (Free Patriotic Movement) è il partito con il maggior numero di parlamentari del Libano, ed Hezbollah dovrebbe porsi come obiettivo quello di divenire potere politico, alle elezioni del 2022, senza dover passare attraverso l’uso delle armi – cosa che i suoi capi sono restii a fare[138].
Washington reagisce asserendo che il terribile incidente di Beirut del 4 agosto del 2020 possa essere un attentato, e quando questa tesi si rivela indifendibile, sostenendo che l’industria dei fertilizzanti che sostiene le migliaia di aziende agroalimentari a guida libanese sparse per l’Africa costituiscano un pericolo per la sicurezza delle città – perché il fertilizzante, come è accaduto a Beirut, potrebbe esplodere da un momento all’altro[139]. L’amministrazione Trump ha via via inserito, l’uno dopo l’altro, molti dei dirigenti di FPM nella lista nera OFAC, a partire da colui che era considerato il candidato più credibile per il futuro posto di Primo Ministro, Gebran Bassil[140].
Ma questo non può cambiare la realtà della presenza dei libanesi della diaspora – e di Hezbollah – in Gambia. Il Kairaba Shopping Centre appartiene ancora a Tajco, è ancora il supermercato più grande dell’Africa occidentale, ed il numero dei libanesi che vivono a lavorano in Gambia continua a crescere[141], tanto che i social network sviluppano applicazioni che hanno lo scopo di far incontrare i libanesi di seconda e terza generazione tra loro[142]. La Ecobank è ancora là, dove prima c’erano gli uffici di Prime Bank, e gli appartamenti della Kairaba Avenue ospitano tuttora i parenti della famiglia Tajideen. Con il passare degli anni mi convinco sempre più che quel banchiere arabo, con cui parlai venti anni fa, dicesse il vero, quando affermava che un uomo che vive in pace con la sua famiglia, ha un buon lavoro, i cui figli hanno solide prospettive per la prossima generazione, non si fa saltare in aria di fronte ad un edificio, ma vive la sua vita alla ricerca della felicità – non importa se Hezbollah o meno.
[1] https://www.washingtoninstitute.org/policy-analysis/view/Hezbollah-finances-funding-the-party-of-god
[2] https://www.thenationalnews.com/world/the-americas/iran-pays-Hezbollah-700-million-a-year-us-official-says-1.737347
[3] https://www.linkedin.com/pulse/birth-ofac-rise-global-sanctions-paul-camacho/ ; https://www.acamstoday.org/birth-of-ofac-and-the-rise-of-global-sanctions/
[4] https://www.linkedin.com/pulse/birth-ofac-rise-global-sanctions-paul-camacho/
[5] https://home.treasury.gov/policy-issues/office-of-foreign-assets-control-sanctions-programs-and-information
[6] https://www.law.kuleuven.be/iir/nl/onderwijs/terrorisme/GAres51e210.htm ; https://www.juragentium.org/topics/wlgo/cortona/en/williams.htm
[7] https://english.aawsat.com//home/article/2151186/us-blacklists-lebanese-individuals-entities-over-Hezbollah-links
[8] Matthew Lewitt, “Hezbollah: The Global Footprint of Lebanon’s Party of God”, Hurst Publishers, London 2013
[9] Lawrence Wright, “Looming Tower: Al Qaeda and the Road to 9/11”, Knopf, New York 2006
[10] http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/4314423.stm
[11] Robin Wright, “Sacred rage”, Simon & Schuster, New York 2001, pages 15-16, 73, 85-86, 95-112; Fred H. Lawson, “Syria’s Intervention in the Lebanese Civil War, 1976: A Domestic Conflict Explanation”, in “International Organization”, volume 38, Cambridge University Press, Cambridge 1984, pages 451–480; https://www.aiswest.com/uploaded/2018_Summer_Work/History/Syrian_Intervention_in_Lebanon_1975-76_A_failure_of_strategy.pdf
[12] http://www.interior.gov.lb/AdsDetails.aspx?ida=281
[13] Pierre Blanc, “La Syrie au Liban : retour sur une fin d’occupation”, in “Confluences Méditerranée”, volume 3, L’Harmattan, Paris 2005, pages 201-215 – see https://www.cairn.info/article.php?ID_ARTICLE=COME_054_0201&DocId=32732&hits=4087+4078+4070+1131+1122+1008+1001+
[14] https://edition.cnn.com/2017/11/19/middleeast/saudi-arabia-iran-arab-league/index.html
[15] Matthew Lewitt, “Hezbollah Finances – Funding the Party of God”, The Washington Institute, Washington 2015
[16] https://www.jpost.com/International/US-Treasury-takes-new-action-against-Hezbollah-funders-310871 ; https://www.aljazeera.com/news/2008/10/25/nasrallah-decries-propaganda/ ; https://www.alarabiya.net/articles/2011/12/22/184043.html
[17] Pjilip Briggs, Simon Fenton, “The Gambia, 2nd: The Bradt Travel Guide”, Bradt Travel Guides, Chesham (UK) 2017 – see https://www.bradtguides.com/product/gambia/
[18] https://www.accessgambia.com/information/tajco.html
[19] https://www.nytimes.com/2013/06/12/world/middleeast/us-hits-Hezbollah-with-new-sanctions.html
[20] https://www.treasury.gov/press-center/press-releases/Pages/jl1980.aspx
[21] https://allafrica.com/stories/201811260290.html
[22] https://www.osenlaw.com/sites/default/files/BartlettAmended-2019-cv-00007.pdf, page 184-190; https://www.gfatf.org/archives/tajco/
[23] https://www.counterextremism.com/extremists/ali-ibrahim-al-watfa
[24] https://www.counterextremism.com/extremists/ali-ibrahim-al-watfa ; https://www.treasury.gov/press-center/press-releases/Pages/jl1980.aspx
[25] https://www.afrik.com/senegal-les-usa-denichent-un-chef-du-Hezbollah-a-dakar
[26] https://www.treasury.gov/press-center/press-releases/Pages/jl1980.aspx ; https://www.afrik.com/senegal-les-usa-denichent-un-chef-du-Hezbollah-a-dakar ; https://www.nytimes.com/2013/06/12/world/middleeast/us-hits-Hezbollah-with-new-sanctions.html ; https://www.treasury.gov/press-center/press-releases/Pages/jl1980.aspx
[27] https://www.reuters.com/article/us-usa-treasury-Hezbollah-idUSBRE95A15620130612
[28] https://www.treasury.gov/press-center/press-releases/Pages/jl1980.aspx
[29] https://www.linkedin.com/company/united-company-for-central-markets—uccm
[30] https://www.treasury.gov/press-center/press-releases/Pages/tg997.aspx
[31] https://www.africaportal.org/publications/war-and-peace-in-sierra-leone-diamonds-corruption-and-the-lebanese-connection/ ; https://media.africaportal.org/documents/6_War-Peace_sierraleone_Eng-Nov2002.pdf – see pages 10-12
[32] https://www.gfatf.org/archives/hassan-ali-tajideen/
[33] https://media.africaportal.org/documents/6_War-Peace_sierraleone_Eng-Nov2002.pdf
[34] https://www.gfatf.org/archives/hassan-ali-tajideen/
[35] https://www.reuters.com/article/us-hsbc-launder-sidebar-idUSBRE86C19I20120713 ; https://www.gfatf.org/archives/tajco/ ; https://www.gfatf.org/archives/hassan-ali-tajideen/
[36] https://www.osenlaw.com/sites/default/files/BartlettAmended-2019-cv-00007.pdf, page 203
[37] https://www.osenlaw.com/sites/default/files/BartlettAmended-2019-cv-00007.pdf, pages 201-205, 329
[38] http://www.idexonline.com/FullArticle?id=32413
[39] https://www.ajc.org/news/Hezbollahs-international-presence-and-operations#_ftn71 ; https://www.occrp.org/en/goldensands/profiles/mohamed-tajideen ; http://www.idexonline.com/FullArticle?id=32413
[40] The Tajideeen family controls the following assets: a) Kairaba Supermarket: Kairaba Supermarket is a subsidiary business of Tajco Ltd, with both companies naming Husayn Tajideen as the same point of contact and manager and using the same primary business address; b) Congo Futur, Kinshasa (AKA Group Congo Futur AKA Congo Futur Import): Congo Futur was expanded from commodities export to real estate, construction and logging. Illegal logging in DRC became a mechanism to expand into a lucrative field through Trans-M company (a subsidiary of Congo Futur), both owned by Ahmed Tajideen. Lately Trans-M changed its name into Cotrefor Ltd Kinshasa and Ahmed Tajideen was removed from its Shareholders, but the company was still operating as a subsidiary of Congo Futur. The company is one of the biggest logging trade companies in DRC (exporting rainforest timber mostly to the US). It has built a lot of modern luxury complexes in Kinshasa including Crown Towers and Futur Towers. Moreover, it controls the import of foodstuff in Congo, and is active in the manufacturing sector owning factories that produce plastic goods and processed foods. The company also stands accused of logging far beyond legal limits, dodging taxes and subjecting its workers to conditions akin to modern-day slavery; c) Ovlas Trading SA Tortola: In the 2000s, to facilitate the trade with Latin America and with the legal advice of Mossack Fonseca, the entity set up Ovlas Trading SA and the subsidiary, Ovlas Commodities SA Tortola (BVI), to disguise ownership. Ahmad Tajideen (AKA Tajiddin), Nadine Tajiddin and Nejmee Jaber-Tajiddin are the company’s Shareholders. Both companies have Lebanese ties and an address in Beirut; d) Golfrate Holdings (Angola) Lda Luanda: Kassim Tajideen acquired Luanda-based Golfrate Holdings (Angola) Lda in 2005 from a Malawian born British citizen. The company is believed to be Angola’s leading producer and distributor of essential consumer goods, employing more than 1,400 people and supplying a wide network of retail stores, supermarkets, etc. Nowadays Golfrate is a wholly owned subsidiary of Ovlas Trading, with part of its main operations located in Angola. Its subsidiaries: Golfrate Distribution Lda, Golfrate Food Industries Lda, Golfrate HPC Industries Lda, Golfrate Paints (Tintas de Dyrup) Lda; e) Afri Belg Commercio e Industria Lda Luanda, Angola: Afri Belg Commercio e Industria Lda, is a subsidiary of Ovlas Trading, and is presided over by Kassim Tajideen. The company has the following subsidiaries: Afri-Belg Supermercados, Cash&Carry retail Stores, Afri-Belg Construction and Afri-Belg Agriculture; f) Grupo Arosfran Empreendimentos e Participaçoes Sarl Luanda (Grupo Arosfran): Kassim Tajideen founded Grupo Arosfran in Luanda, Angola, in November 1991. He has been the primary decision maker and leader of Grupo Arosfran and a member of the Board of Directors. Grupo Arosfran is listed as either a branch or a subsidiary of Ovlas Trading on multiple international business websites; g) Afroliner NV Antwerpen – related to Kassim Tajideen; h) Epsilon Trading FZE Sharjah, UAE – Kassim Tajideen owned, controlled and benefited from this company. Thus, the United Arab Emirates (UAE) became a necessary location for transshipment and bank funding; i) ICTC International Cross Trade Company Ltd UAE – Kassim Tajideen owned, controlled and benefited from this company. Epsilon and ICTC are were front companies that helped redirect shipments and money flows; j) SICAM Lda Luanda, Angola controlled by Kassim Tajideen, used to procure and distribute goods throughout the world, including the United States; k) Angola became a logistical hub for acquiring and moving goods between Europe and Africa. However, the companies were likely front companies for the smuggling of conflict diamonds from troubled countries such as Angola, Democratic Republic of Congo (DRC), Liberia, the Republic of the Congo and Sierra Leone into Europe. Even after the Kimberley Process established restrictions on the sale of conflict diamonds in 2003, the diamond trade was likely what fueled the company’s profits and expansion – see https://www.treasury.gov/press-center/press-releases/Pages/tg997.aspx ; https://www.globalwitness.org/documents/18809/unsanctioned_trade_2017_lowres.pdf ; https://www.globalwitness.org/en/campaigns/forests/us-consumers-risk-funding-Hezbollah/ ; https://www.globalwitness.org/en/campaigns/democratic-republic-congo/exporting-impunity/ ; http://www.idexonline.com/FullArticle?id=32413 ; https://offshoreleaks.icij.org/nodes/10105384 ; https://www.treasury.gov/press-center/press-releases/Pages/tg997.aspx ; https://www.justice.gov/opa/press-release/file/952071/download ; https://sanctionsalert.com/indictment-of-lebanese-businessman-tajideen-points-to-bold-methods-of-sanctions-enforcement-by-doj-and-may-trigger-compliance-headaches-for-banks/ ; https://www.acamstoday.org/lessons-learned-from-kassim-tajideen-case/
[41] 04.08.2016 Prime Bank Gambia, Worldbox Gambia
[42] https://allafrica.com/stories/200905280397.html
[43] https://www.federalregister.gov/documents/2011/02/17/2011-3346/finding-that-the-lebanese-canadian-bank-sal-is-a-financial-institution-of-primary-money-laundering
[44] https://www.treasury.gov/press-center/press-releases/Pages/tg1057.aspx https://web.archive.org/web/20140719122332/http://observer.gm/africa/gambia/article/another-new-bank-inaugurated
[45] https://directory.africa-business.com/business/24933815f5/Kairaba-Shopping-Centre–Tajco-Ltd– ; https://www.accessgambia.com/information/tajco.html ; https://www.gfatf.org/archives/kairaba-shopping-center/
[46] https://allafrica.com/stories/200905280397.html
[47] https://allafrica.com/stories/200905280397.html
[48] 29.11.2013 Prime Bank Gambia Ltd; Securities Data Company Worldwide Mergers & Acquisitions – Complete Financials/Multiples Reports
[49] https://lb.linkedin.com/in/mona-choueifaty-5a888021 ; https://rocketreach.co/lebanese-canadian-bank-profile_b5c7d033f42e0d5d ; http://www.1stlebanon.net/liban/lebcanbank/managementfr.html
[50] Joumaa ed i suoi soci controllano il 5% attraverso le loro società: C&D Cargo SA Panama (liquidata nell’aprile del 2012, https://opencorporates.com/companies/pa/412442), Monte Grande Internacional SA Panama (che si è fusa con la prima nel gennaio del 2010, https://opencorporates.com/companies/pa/647375), Goldi Electronics SA Panama (attiva, https://opencorporates.com/companies/pa/642962), Zona Libre International Market SA Panama (fusa con C&D nel 2010, https://opencorporates.com/companies/pa/363386), ed infine una società commerciale degli Hezbollah, con uffici a Beirut, Cairo, Cotonou e Banjul, la Phenicia Shipping Offshore Sarl Beirut (https://sanctionlaw.com/ofac-kingpin-sdn-designations-come-pouring-in/#.X5vwSYhKjIU). Quando il clan Joumaa, nel 2011, verrà inserito nella black-list, le azioni di queste società verranno date in gestione, fiduciariamente, alla SGBL Société Génerale de Banque au Liban SAL Beirut, che, poco più tardi, acquisterà anche la LCB (https://libnanews.com/la-sgbl-rachete-la-lebanese-canadian-bank/)
[51] https://www.facebook.com/notes/daphne-de-bichonville/the-uranium-route-from-venezuela-to-iran/462333560488183
[52] https://www.federalregister.gov/documents/2016/04/07/2016-07980/unblocking-of-specially-designated-nationals-and-blocked-persons-pursuant-to-the-foreign-narcotics ; https://www.treasury.gov/press-center/press-releases/pages/jl0196.aspx ; https://www.treasury.gov/press-center/press-releases/Pages/tg1035.aspx
[53] https://www.treasury.gov/press-center/press-releases/pages/tg997.aspx
[54] https://www.longwarjournal.org/archives/2013/06/treasury_designates.php
[55] https://www.lstatic.org/PDF/demographenglish.pdf
[56] https://identitychef.wordpress.com/2009/09/06/lebanese-diaspora-worldwide-geographical-distribution/
[57] https://en.wikipedia.org/wiki/Lebanese_diaspora
[58] https://web.archive.org/web/20131224114050/http://english.al-akhbar.com/node/14884
[59] https://www.lstatic.org/PDF/demographenglish.pdf
[60] Ousainou Darboe, “Gambia’s Long Journey to Republicanism: A Study in the Development of the Constitution and Government of the Gambia”, University of Ottawa, Ottawa 1979
[61] David Perfect, “The Gambia under Yahya Jammeh: an Assessment”, in “The Round Table – The Commonwealth Journal of International Affairs”, volume 99, Taylor & Francis, London 2010, pages 53-63; https://www.freedomnewspaper.com/2015/09/04/the-gambian-dictator-who-kills-his-own-family-members-to-stay-in-power/ ; https://gainako.com/president-jammehs-threats-mandinkas-gambia-irresponsible-repugnant-national-leader/ ; https://www.hrw.org/news/2019/06/26/gambia-women-accuse-ex-president-sexual-violence ; https://gambianewstoday.com/govt-jet-used-for-arms-trafficking-report-2/
[62] https://www.infomigrants.net/en/post/15630/five-things-to-know-about-migrant-remittances ; https://www.treasury.gov/resource-center/terrorist-illicit-finance/documents/fincen-hawala-rpt.pdf
[63] https://location.westernunion.com/gm/-/banjul/34d27687e7c10df0b56ffbc46d7e9ce7
[64] https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/ga.html, topic People and Society
[65] https://deeply.thenewhumanitarian.org/refugees/community/2017/01/19/as-gambias-crisis-grows-refugees-face-struggle-for-asylum-in-senegal
[66] http://gambiandiaspora.net/wp-content/uploads/2019/08/DFTR2-Report-Jun-2019-1.pdf
[67] https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/ga.html, topic Economy
[68] CBG Annual Report 2012, page 63; FOROYAA Newspaper (Serrekunda) “12 Banks meets D200 million minimum capital requirement, Prime Bank (Gambia) ltd went into voluntary liquidation”, January 22, 2013. https://allafrica.com/stories/201301220903.html ; https://thepoint.gm/africa/gambia/article/depositors-told-to-withdraw-savings-from-prime-bank
[69] http://gambianewsonline.blogspot.com/2013/01/prime-banks-liquidation-creates-panic.html
[70] https://thepoint.gm/africa/gambia/article/depositors-told-to-withdraw-savings-from-prime-bank
[71] http://www2.cbg.gm/finance-system/thebanks.html
[72] https://now.mmedia.me/lb/en/nownews/Hezbollah_buying_iranian_arms_from_gambia_paper_reports1 ; https://www.gfatf.org/archives/wael-bazzi/
[73] https://directory.africa-business.com/business/24933815f5/Kairaba-Shopping-Centre–Tajco-Ltd– ; https://www.accessgambia.com/information/tajco.html ; https://www.gfatf.org/archives/kairaba-shopping-center/
[74] https://rewardsforjustice.net/english/lebanese_hizballah_financial_network.html
[75] https://www.occrp.org/en/greatgambiaheist/the-inner-circle-that-helped-jammeh-steal-a-billion-dollars
[76] https://rewardsforjustice.net/english/lebanese_hizballah_financial_network.html
[77] https://www.occrp.org/en/greatgambiaheist/the-inner-circle-that-helped-jammeh-steal-a-billion-dollars
[78] https://www.occrp.org/en/greatgambiaheist/the-inner-circle-that-helped-jammeh-steal-a-billion-dollars
[79] https://www.freedomnewspaper.com/ ; https://now.mmedia.me/lb/en/nownews/Hezbollah_buying_iranian_arms_from_gambia_paper_reports1
[80] https://www.counterextremism.com/extremists/yahya-jammeh
[81] 2019.03.29 Commission of Inquiry against Jammeh; https://www.occrp.org/documents/greatgambiaheist/Bazzi%20testimony.pdf
[82] http://sidisanneh.blogspot.com/2018/05/mohammad-ibrahim-bazzi-classified-as.html ; https://home.treasury.gov/news/press-releases/sm0388
[83] https://www.compliancejournal.it/metodi-di-riciclaggio-sistema-hawala/
[84] https://www.ecobank.com/gm/personal-banking/countries
[85] https://www.ecobank.com/gm/personal-banking/countries
[86] http://www.afrimoneyfinance.com/entreprise/746
[87] https://ecobank.com/group/about-us
[88] http://archive.wikiwix.com/cache/index2.php?url=https%3A%2F%2Flvsl.fr%2Flinsurrection-au-liban-revolution-unite-et-crise-economique%2F
[89] http://www.gzagroup.com/About.aspx
[90] 2008.01.01 Giuseppe Banci, page 11
[91] http://www.gzagroup.com/RealEstate.aspx?ref=all
[92] Nitsana Darshan-Leitner, Samuel M. Katz, “Harpoon: Inside the Covert War Against Terrorism’s Money Masters”, Hachette, London 2017, chapter 12
[93] https://www.investigativeproject.org/documents/case_docs/2191.pdf ; http://www.gzagroup.com/About.aspx
[94] https://www.thebusinessyear.com/lebanon-2017/developers/b2b ; https://www.thebusinessyear.com/lebanon-2018/quality-in-focus/b2b ; http://www.gzagroup.com/About.aspx ; http://www.gzagroup.com/Default.aspx ;
[95] https://www.osenlaw.com/sites/default/files/BartlettAmended-2019-cv-00007.pdf ; https://sofibanque.com/
[96] https://www.treasury.gov/press-center/press-releases/Pages/tg1057.aspx
[97] https://www.govinfo.gov/content/pkg/FR-2011-02-17/pdf/2011-3346.pdf , https://www.treasury.gov/press-center/press-releases/Pages/tg1057.aspx
[98] https://www.treasury.gov/press-center/press-releases/Pages/tg1057.aspx
[99] http://content.time.com/time/world/article/0,8599,1123483,00.html ; https://calert.info/details.php?id=59 ; http://www.levantnetworks.com/2019/12/29/alleged-hezbollah-financiers-link-to-al-madina-bank-fraud/
[100] https://www.osenlaw.com/sites/default/files/BartlettAmended-2019-cv-00007.pdf
[101] https://www.osenlaw.com/sites/default/files/BartlettAmended-2019-cv-00007.pdf
[102] https://www.dw.com/en/lebanese-canadian-bank-linked-to-Hezbollah/a-15612492
[103] http://www.kalotipm.com/About-Us
[104] https://www.thenationalnews.com/business/the-uae-alchemist-who-turned-fields-of-scrap-into-a-factory-of-gold-1.305887
[105] https://www.icij.org/investigations/fincen-files/us-treasury-department-abandoned-major-money-laundering-case-against-dubai-gold-company/ ; https://goldbarsworldwide.com/PDF/NBA_39_KalotiGoldBars.pdf
[106] https://www.icij.org/investigations/fincen-files/us-treasury-department-abandoned-major-money-laundering-case-against-dubai-gold-company/ ; https://arij.net/investigations/Kaloti-Story-en/
[107] https://www.icij.org/investigations/fincen-files/us-treasury-department-abandoned-major-money-laundering-case-against-dubai-gold-company/
[108] https://medium.com/@DubaiLive/kaloti-money-laundering-scandal-b50cc351b9cc
[109] https://www.icij.org/investigations/fincen-files/us-treasury-department-abandoned-major-money-laundering-case-against-dubai-gold-company/
[110] Nest Investments Holding Lebanon SAL Beirut è una consociata di Nest Investments Holding Ltd Limassol, un gruppo finanziario cipriota che opera in 23 paesi e vale circa 5 miliardi di dollari. L’azienda è stata fondata nel 1989 da Ghazi Abu Nahl ed i suoi figli – una famiglia di profughi palestinesi che, nel 2005, ha acquistato un pacchetto azionario in LCB. Nel 2002 Nest ha fondato la Trust Bank Algeria SA Algeri, e cercava un partner per far crescere la sua banca in altri paesi africani, e Jaoudé ha venduto alla famiglia Nahl il 24% di LCB per 57 milioni di dollari. Quando il processo tra Nest e LCB entra nell’analisi documentale, Jaoudé si accorge che non potrà cavarsela, e vende la sua quota di LCB alla SGBL Société Générale de Banque au Liban SAL Beirut – see https://www.nestco.org/en/groupcompanies ; https://www.crunchbase.com/organization/nest-investment-holdings-limited ; https://www.trustre.com/en/ ; https://www.leagle.com/decision/infdco20180615e61 ; https://www.crunchbase.com/person/ghazi-abu-nahl ; https://markets.businessinsider.com/news/stocks/don-t-keep-business-in-the-family-beyond-two-generations-insurance-magnate-ghazi-abu-nahl-founder-and-chairman-of-nest-investments-advises-1027492527# ; https://middleeasttransparent.com/en/investor-in-leb-canadian-bank-files-suit-against-former-managers-lebanese-regulatory-official-Hezbollah-operatives/ ; https://www.investigativeproject.org/documents/case_docs/2191.pdf ; https://www.wsj.com/articles/SB10001424052702303990604577368212835080388 ; https://www.dailystar.com.lb/GetArticleBody.aspx?id=459068&fromgoogle=1
[111] https://lebanonleaks801189695.wordpress.com/2018/10/05/george-zard-abou-Jaoudé/ ; https://www.osenlaw.com/sites/default/files/BartlettAmended-2019-cv-00007.pdf ; https://middleeasttransparent.com/en/investor-in-leb-canadian-bank-files-suit-against-former-managers-lebanese-regulatory-official-Hezbollah-operatives/
[112] https://arij.net/investigations/Kaloti-Story-en/
[113] https://www.osenlaw.com/sites/default/files/BartlettAmended-2019-cv-00007.pdf
[114] https://middleeasttransparent.com/en/investor-in-leb-canadian-bank-files-suit-against-former-managers-lebanese-regulatory-official-Hezbollah-operatives/
[115] https://www.counterextremism.com/extremists/abdallah-safi-al-din
[116] https://www.counterextremism.com/extremists/abdallah-safi-al-din ; https://home.treasury.gov/news/press-releases/sm0388
[117] https://www.counterextremism.com/extremists/abdallah-safi-al-din ; https://home.treasury.gov/news/press-releases/sm0388 ; https://www.treasury.gov/press-center/press-releases/Pages/tg1057.aspx
[118] http://www2.cbg.gm/finance-system/thebanks.html
[119] https://alchetron.com/Ayman-Joumaa
[120] https://www.treasury.gov/press-center/press-releases/Pages/tg1057.aspx ; https://www.longwarjournal.org/archives/2013/06/treasury_designates.php
[121] https://abcnews.go.com/blogs/politics/2011/12/lebanese-drug-lord-charged-in-us-links-to-zetas-and-Hezbollah
[122] https://www.dw.com/en/lebanese-canadian-bank-linked-to-Hezbollah/a-15612492
[123] https://www.thehindu.com/opinion/op-ed/new-insights-into-the-sources-of-Hezbollahs-money/article2715120.ece
[124] https://home.treasury.gov/system/files/246/LCB%20Section%20311%20Finding.pdf
[125] https://www.washingtoninstitute.org/policy-analysis/view/Hezbollahs-european-enablers
[126] https://www.dw.com/en/lebanese-canadian-bank-linked-to-Hezbollah/a-15612492
[127] https://home.treasury.gov/system/files/246/LCB%20Section%20311%20Finding.pdf
[128] https://www.dw.com/en/lebanese-canadian-bank-linked-to-Hezbollah/a-15612492
[129] 04.08.2016 Prime Bank Gambia, Worldbox Gambia
[130] http://www.businessnews.com.lb/cms/Story/StoryDetails/890/SGBL-buys-LCB-assets
[131] https://www.osenlaw.com/sites/default/files/BartlettAmended-2019-cv-00007.pdf
[132] https://www.wsj.com/articles/SB10001424052702303990604577368212835080388
[133] https://www.osenlaw.com/sites/default/files/BartlettAmended-2019-cv-00007.pdf
[134] https://www.wsj.com/articles/SB10001424052702303990604577368212835080388
[135] http://www.businessnews.com.lb/cms/Story/StoryDetails/6875/11-Lebanese-banks-sued-for-knowingly-aiding-Hezbollah ; https://www.fdd.org/analysis/2020/09/23/hezbollah-finance-in-lebanon/ ; https://www.osenlaw.com/sites/default/files/BartlettAmended-2019-cv-00007.pdf, pages 27-31; 279-301
[136] https://www.govinfo.gov/content/pkg/CHRG-111shrg62141/html/CHRG-111shrg62141.htm
[137] https://www.reuters.com/article/us-lebanon-conflict-idUSL0742599820080509 ; https://thearabweekly.com/violence-erupts-beirut-calls-disarming-hezbollah
[138] https://www.aljazeera.com/news/2020/11/6/us-sanctions-lebanons-gebran-bassil-citing-corruption
[139] https://www.theguardian.com/world/2020/sep/17/us-accuses-hezbollah-weapons-ammonium-nitrate-iran
[140] https://www.aljazeera.com/news/2020/11/6/us-sanctions-lebanons-gebran-bassil-citing-corruption
[141] https://www.aljazeera.com/program/al-jazeera-world/2015/10/28/from-lebanon-to-africa/
[142] https://www.internations.org/gambia-expats/lebanese
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