Commercio

Il baratto è una cagata pazzesca

10 Aprile 2015

Il baratto, lo scambio di una merce con un’altra merce, è considerato da molti la panacea ai mali dell’economia monetaria e del capitalismo che su di essa si fonda. Questo mito del baratto serpeggia anche in quest’articolo pubblicato proprio oggi su Gli Stati Generali.  Pochi giorni fa ho ricevuto l’ennesimo invito ad un festival del baratto: il tipo di mercatino frequentato da comunardi  e vintagisti.  Stavo per cestinarlo, come sempre, poi ho pensato che fosse la volta buona per dire che il baratto è una “cagata pazzesca”.

Lasciatemi spiegare. Il denaro – a dispetto del suo successo commerciale – non hai mai goduto di buona fama. Tutte le religioni tradizionali lo condannano. Una delle ragioni consiste nel fatto che le religioni prosperano sull’incertezza del futuro, quanto il denaro prospera prefigurando un futuro sempre migliore.

La sua reputazione non è migliorata con il declino delle religioni nelle società moderne. Il marxismo e la psicanalisi hanno criticato ferocemente le religioni tradizionali. Eppure, al momento di affrontare il tema del denaro, ripetono le medesime accuse con risultati talvolta più ridicoli delle religioni stesse.

Nella critica moderna del denaro, un ruolo da protagonista lo svolge il Saggio sul dono di Marcel Mauss, a partire da uno etnografico di Malinovski su una comunità di tribù delle isole Trobriand, un arcipelago della Polinesia, dedita ad un sistema di scambi rituali non reciproci. Questo saggio è diventato, al di là dei sui meriti scientifici e del fatto che non tutto il mondo si riduce ad un arcipelago di isolette polinesiane, la principale fonte, se non l’unica, di molta riflessione critica sull’economia monetaria.

Il Saggio sul dono di Mauss, insieme al principio di indeterminatezza di Heisenberg e l’Etica protestante e lo Spirito del capitalismo, è uno di quei titoli-concetti passepartout che potete citare a sostegno di qualunque cosa. Al punto che non troverete un sostenitore del baratto che ad un certo punto del suo discorso non citerà questo saggi a favore delle proprie tesi. Sebbene anche un idiota appena meno infervorato potrà notare che dono e baratto sono in totale contraddizione.

In sostanza, i paladini del baratto sostengono che esso permette la rinascita di relazioni autentiche, fondate sulla fiducia reciproca e non dettate dall’opportunismo e dal calcolo egoistico. I più colti si spingono ad affermare che il baratto costituisce una forma elementare e pre-civilizzazione di scambio, pertanto una modalità pura ed innocente di circolazione delle merci.

Il baratto però non ha nessuna delle virtù che i suoi paladini gli attribuiscono.

a. Non è vero che il baratto alimenta la fiducia reciproca. Il baratto prospera sulla sfiducia.

i. Se uno straniero vi proponesse di pagare la vostra merce con un pezzo di carta che vi dice essere una moneta, che però non conoscete, oppure con un oggetto che ha un valore analogo a quello richiesto e che magari vi serve. Cosa accettereste?

ii. I paladini del baratto rimuovono il fatto ovvio che la moneta tanto vituperata che usiamo tutti i giorni funziona nella misura gode della fiducia di una comunità.

b. Non è vero che il baratto promuove relazioni durature.

i. Una volta scambiata una merce che non vi è utile con altra utile non avete alcun motivo di continuare la relazione. Lo scambio monetario, invece, incentiva la specializzazione e la ricerca costante di relazioni.

c. Non sono mai esistite società fondate sul baratto. Non solo perché non abbiamo testimonianze in merito ma perché il baratto poggia su complesso di concetti nient’affatto banale. Presuppone qualche forma di proprietà individuale e un forma mentale orientata all’oggettivazione, concetti peculiari delle società moderne. Nelle società premoderne la distinzione soggetto-oggetto è molto meno marcata e tantomeno è presente il concetto di proprietà individuale. In molti casi la proprietà dei beni è dettagliatamente regolata ed è in capo a gruppi sociali.

Naturalmente certe forme di baratto sono diffuse in tutte le società, anche in quelle più avanzate. Basta frequentare i mercati collezionistici oppure quelli legati a certi hobby, per scoprire che il baratto è molto diffuso anche in settori dominati dal denaro. Ma si tratta di mercati ristretti, dove i prezzi di certi beni subiscono talmente poche oscillazioni che alcuni, come i Rolex e le Montblanc, sono utilizzate alla stregua di una moneta.

Se il baratto sembra capace di redimere il peccato del denaro  è perché l’immaginario collettivo proietta su di esso valori come onestà, equità e autenticità. Un’illusione alimentata dall’osservare che i bambini spesso barattano fra di loro. Ma questo non è un argomento sufficiente per pensare che, nell’infanzia della civiltà, l’uomo barattasse abitualmente. Posso dirvi però che piuttosto che partecipare al festival del baratto, la cui sola descrizione rende più attraente la riunione di un gruppo di sostegno di malati di cancro ai testicoli, me ne andrò in uno di quei rumorosi e disordinati mercatini delle pulci dove centinaia di persone di ogni età, religione e nazionalità comprano e vendono utilizzando il vil denaro.

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