Artigiani
La mutanda, e una mentalità che necessita di cambiamento
“ Should education be a chain you can buy
I would be a little guy
Should a human being bend to your will
he would be a slave you can kill”
La mutanda era originariamente, indumento maschile simile ai calzoni, ma più corto e meno ampio. Considerato dagli antichi Greci e Romani come indumento barbarico, fu in seguito adottato largamente; nel Medioevo, le brache, di lino o di lana, erano portate senza tunica, e furono usate in seguito sotto altri abiti diventando sempre più aderenti sino a trasformarsi in mutande.
Non ricordo, nell’intera educazione che ho avuto, di essermele mai calate dinanzi a nessuno. Ricordo invece la mia insegnante di chimica predicava spesso di fare le proprie scelte con decisione, senza indugi, senza attardarsi, con polso fermo. “Si Si, No No”. Un insegnamento che ho fatto mio, cercando come la formica, di lavorare duramente, approfondendo conoscenze.
Per me il verbo calarsi è associato al sostantivo situazioni. Più che le bacheche dei miei alunni, li guardo in volto, li chiamo se noto che hanno qualche problema. Per me il calarsi ha a che fare con la verticalità, nello scendere più che nel salire.
Il verbo francese per dare è “donner”. Non ricordo di aver regalato un voto che non fosse meritato. Ricordo, invece, un episodio che ha profondamente inciso sul mio carattere: la richiesta di un motorino fatta a mio padre perché avevo superato il primo anno delle superiori con un’ottima pagella. Mio padre mi rispose che lui già mi offriva uno strumento: la possibilità di una scuola qualificata in cui poter studiare. Cogliere quello strumento facendone un’opportunità faceva parte del mio dovere.
Anni dopo, quando ho iniziato a lavorare, ho acquistato un’auto. E ho notato che i conducenti più pericolosi sono quelli che stanno per immettersi in una strada e restano fermi. Gli indecisi provocano un alto numero di incidenti.
Mi piace il verbo dare nella sua forma riflessiva, il darsi, allo spendere, preferisco lo spendersi. Le forme riflessive sono quelle in cui ci troviamo a nostro agio, quelle fedeli alla nostra immagine.Quelle rifatte, rimaneggiate, sono lontano dal mio modo di essere.
La meccanicità riguarda i robot. Tempo fa in “Io e Caterina”, Alberto Sordi interagiva con una domestica, un robot, che provava sentimenti umani: amore, gelosia, rabbia.
L’anno scorso Kazuo Ishiguro, nel suo romanzo “klara e il sole”, l’autore ci descrive un androide ad alimentazione solare, Klara, costruito con l’intento di fare compagnia ai bambini. All’inizio del romanzo Klara è in esposizione nel negozio in cui è venduta. Facendo uso della sua qualità principale, uno spirito di osservazione superiore alla media, mappa l’unica porzione di mondo che conosce: le vetrine e le nicchie dove sono esposti gli androidi di vecchia e nuova generazione, il palazzo di fronte al negozio, la folla della città e i clienti, la terribile macchina Cootings, che durante i lavori stradali turba la quiete spargendo inquinamento nell’aria, e soprattutto il Sole.
In foto: Marcello Dudovich
L’aperitivo
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