Artigiani

Essere falegnami oggi: l’eccellenza dell’artigianato che incontra l’innovazione

12 Settembre 2023

Geppetto, il povero vecchio creatore e padre spirituale di Pinocchio, nel famoso romanzo di Collodi aveva un sogno: creare un burattino da un semplice pezzo di legno, fornitogli dall’amico falegname Mastro Ciliegia. Il burattino si è poi addirittura animato, ma questo è il seguito del racconto. La storia di oggi racconta una realtà che ha qualcosa in comune con l’intramontabile romanzo: l’attività di falegname e la realizzazione di un sogno. La prima è oramai diventata un mestiere raro, quasi in via di estinzione. Rifletteteci un attimo: chi di voi conosce un falegname? Sicuramente pochi.

Maurizio Maran, con la sua falegnameria a Milano, nata nel 1960, realizza in maniera artigianale mobili e arredi su misura. Certo, la piccola azienda si è dotata di nuovi macchinari, ma sempre mantenendo l’impronta della lavorazione artigianale. È per questo che alla domanda che riguarda la parte preferita del suo lavoro, Maurizio risponde: “creare da un pezzo di legno un oggetto, un mobile, un arredo”.  Non è Geppetto ma è uno dei pochi falegnami rimasti che lavora ancora con la passione di una volta, poi se ci mettiamo un po’ di fantasia anche un mobile realizzato per noi su misura ha un anima.

Di che lavori vi occupavate all’inizio della storia dell’azienda negli anni ’60? 

Mio padre si occupava prettamente di decorazione di interni, faceva negozi e appartamenti, quindi tutto arredo.

Parlami un po’ della storia di tuo papà.

Mio papà viene dalla campagna veneta e da giovane si è spostato a Milano, dove per un po’ di anni ha lavorato come dipendente e poi si è messo in proprio, iniziando l’attività da imprenditore in uno scantinato vicino a casa. Negli anni ’70, si è trasferito in questa location. Inizialmente aveva preso un lotto dove c’era una tettoia per il magazzino di legna e piano piano si è espanso.  

Come mai hai scelto di dedicarti alla falegnameria ed entrare in azienda? È stata una scelta per dovere o perché hai trovato una genuina passione per questo lavoro? 

Chiaramente sono stato pilotato da mio padre, ma mi è sempre piaciuto. La manualità, creare un mobile da un pezzo di legno, sono attività che mi hanno sempre affascinato. A maggior ragione in questi ultimi anni che da piccoli lavori siamo passati a lavori più importanti: hai proprio la sensazione di creare qualcosa dal nulla. Partire da un pezzo di legno e vedere le case arredate dà grande soddisfazione.  Ora mi occupo poco della produzione, ma sono partito come garzone, a raccogliere i trucioli per terra, mi sono occupato di realizzazione e verniciatura e adesso mi trovo a dover gestire la parte organizzativa della ditta. L’unica esperienza che mi è mancata è aver lavorato presso altre persone. Quella è stata una carenza che ho dovuto compensare negli anni. Imparare con il proprio padre non ti dà l’opportunità di conoscere diversi metodo di lavoro. Col tempo ho capito che esistevano altri approcci, magari migliori e più veloci. All’inizio si montavano i cassetti uno alla volta, poi ci siamo chiesti: “come mai le aziende fanno tutto con le macchine e noi continuiamo a montare i cassetti uno alla volta?” E allora impari con l’esperienza. 

Tuo papà era un accentratore? Teneva i segreti e i lavori delicati per sé e tu hai rubato il mestiere? 

No. Mio padre mi ha lasciato molto spazio, fortunatamente. Con noi c’era un vecchio dipendente, dello stesso paese di mio papà, che mi ha fatto da maestro, forse più di mio padre. A volte mio papà era fuori per le consegne, lui invece era sempre in azienda e mi ha insegnato le varie tecniche e i metodi di lavoro. Ho imparato da entrambi, ma cose diverse. 

Dagli anni ’60 secondo te quali sono i cambiamenti più evidenti del lavoro? 

Sicuramente le tecniche di lavoro sono cambiate. In pochissimi oggi fanno lavori artigianali, perché i sono costi assurdi. Esistono pannelli fatti molto bene, come i nobilitati. Tutti i materiali sono migliori e si ha una qualità di scelta superiore. Una volta bisognava fare tutti i passaggi, le laccature non erano come adesso. Oggi grazie all’innovazione si possono fare lavori qualitativi in meno tempo. Anche i macchinari stessi sono cambiati; una volta non c’erano macchine a controllo numerico. Dall’ultimo macchinario che ho comprato escono i pezzi già completi, non devi più toccarli, non hanno bisogno neanche di essere puliti. Sono macchine 4.0, tutto in rete e se ci sono problemi vengono risolti subito.

Lavorando sugli arredi da così tanti anni avrete visto i gusti e gli stili cambiare. Qual è la tendenza più diffusa in questi anni? Il vintage sta tornando di moda anche in casa? 

Cambiano le mode dei legni. Tendenzialmente negli anni ’70 andavano tantissimo frassino e ciliegio, mentre oggi il ciliegio non si vede praticamente più in giro. Oggi è tutto in rovere.  Noi lavoriamo su misura, quindi abbiamo sempre seguito i gusti dei nostri clienti. Lo stile moderno è quello più diffuso. Lavorando con gli architetti spesso ci vengono richieste le lavorazioni a mano. Vogliono ancora gli armadi con le maglierie di legno che tengono su i ripiani, l’esterno di legno, il bastone in legno.  

Il cliente conosce davvero tutte le differenze tra le essenze di legno o è il mercato a fare tendenza?

Dipende di più dal mercato.  A volte piloti il cliente, però tendenzialmente dipende dagli architetti, dalle riviste e dalle fiere, dove puoi vedere quali sono le tendenze del momento e cerchi di seguire questo tipo di input. Si cerca sempre di personalizzare l’ambiente, per staccarsi un po’ dalla routine.

Cosa ti piace di più del tuo lavoro? 

Seguire i clienti. Dalla prima visita del cliente, dove bisogna consigliarlo sul progetto e sulla scelta dei materiali, se non c’è l’architetto, fino all’organizzazione interna di produzione, consegna e cura del dettaglio.  La manualità mi piace perché mi rilassa mentalmente, purtroppo non ho molto tempo, ma ogni tanto mi piace ancora dedicarci del tempo. 

Questa è una falegnameria medio-piccola rivolta tendenzialmente a un cliente privato. Ovviamente con un po’ di modernizzazione che è necessaria. 

Sì esatto. Tendenzialmente lavoriamo con i privati, case su misura, uffici e anche qualche negozio. Avendo una certa dimensione, purtroppo, se viene un cliente che mi chiede il sotto lavello non riesco a farlo, a meno che non possa aspettare un po’ di mesi. Ormai i costi sono importanti, abbiamo dei dipendenti, tra cui l’ingegnere delle sicurezza e il medico della ditta, quindi abbiamo dei costi abbastanza alti. Non possiamo vivere con il lavoretto, ogni tanto lo facciamo, ma ci dedichiamo principalmente a lavori più complessi. Poi se ti chiamano i tuoi clienti storici fai tutto; magari gli abbiamo fatto la casa 20 anni fa e adesso ci chiamano i figli per fare una modifica e la facciamo. I clienti nuovi con progetti così piccoli cerchiamo di evitarli. 

Quanti siete in azienda? 

Adesso siamo in 7 più 2 artigiani esterni.

I giovani sono interessati al mestiere o preferiscono dedicarsi ad architettura e design?

È difficile trovare giovani che vengano a fare questo lavoro. La manovalanza è straniera, che per me non è un problema, ma devono saper parlare italiano, perché devo poterli mandare dai clienti a fare le pose.  Mi è capitato anche qualche giovane, che arriva con i programmi di stage delle scuole, ma sono ragazzi di 14 anni. La selezione del personale per me è molto importante, anche perché andiamo a casa delle persone. 

Esiste quindi una scuola per falegnami? 

Sì esistono delle scuole professionali che hanno laboratori, macchine a controllo numerico, dove insegnano i disegni e la lavorazione dei materiali. 

Quindi fai molta fatica a trovare personale. 

Sì anche perché è un lavoro di fatica, nonostante i macchinari che rendono la produzione più facile, ma è comunque un lavoro che richiede sacrifici, c’è polvere e si lavora anche con il caldo. Oggi i ragazzi tendono più a lavori social. Qui per imparare devi fare un investimento di anni, in cui vieni retribuito, ma non guadagni milioni di euro. Ho avuto dei ragazzi che avevano già esperienze, ma comunque bisogna farli crescere. In questo momento ho più persone che sanno fare il mestiere, quindi se c’è qualcuno che non è bravo nel tempo impara, con un po’ di buona volontà. Vogliono subito guadagnare 1.500/2.000 euro al mese, ma se non conoscono il lavoro, per me la spesa non è sostenibile.

L’artigianalità in Italia ha ancora quella rilevanza che l’ha resa un’eccellenza del Paese? 

Decisamente sì. Me lo dimostrano anche i lavori che stiamo facendo adesso, soprattutto per persone all’estero che rimangono a bocca aperta quando ti vedono lavorare. Anche quando vai nelle case vedi la differenza tra i prodotti fatti da persone che curano il minimo dettaglio e altri no. Le aziende non riescono assolutamente a produrre in modo artigianale, anche perché i costi sarebbero molto diversi. 

La tua azienda come si approccia ai temi di sostenibilità e riciclo? Sono temi che interessano ai vostri clienti? 

Sì sicuramente. Anche la verniciatura all’acqua è una cosa che ho inserito nella mia produzione 15/20 anni fa, quando i prodotti non erano ancora così evoluti. Ha avuto e ha ancora un grande successo a livello ecologico e anche perché, quando verniciamo con la verniciatura all’acqua non rimane odore di solvente in casa. 

Chi sono i principali competitor? 

Beh sono le aziende che producono in serie. Ogni tanto ti capita di fare un appartamento di un cliente in cui tu fai bagno, cucina, soggiorno e poi compra la cameretta presso i grandi retailer. Comunque c’è spazio per tutti. Gli artigiani sono sempre meno, quindi c’è maggiore richiesta.  Mi è capitato di fare un lavoro a Parigi per un cliente che voleva una cucina di un noto brand di design, ma la voleva di una certa altezza e gli costava un capogiro. Sono riuscito a capire la verniciatura e ho fatto la cucina. Oltre la cucina poi gli ho fatto gli arredi, la casa di Cannes e la casa in Bretagna. Da quel piccolo dettaglio sono riuscito a prendermi un cliente per cui ho fatto lavori importanti. Quindi i competitor sono le aziende in serie, ma loro fanno fatica dove c’è da produrre su misura. A me invece cambiare le dimensioni non costa nulla in più, mi basta schiacciare il bottone.  Mia figlia ha i programmi che servono a preparare il disegno per la macchina a controllo numerico e la macchina sa già tutto ciò che deve fare. Questa è stata l’innovazione. Oggi c’è l’ottimizzatore per le misure dei pannelli che ti indica già come tagliargli e quanti ordinarne. Quindi per noi fare i mobili alti 62cm o 72cm non cambia nulla, alle aziende che producono in serie farlo a 62 invece di 60 costa molto. 

I grandi retailer ovviamente non sono vostri concorrenti.

No è una fascia bassa. A me è capitato un cliente a cui ho fatto degli arredi 25 anni fa e qualche hanno fa mi ha chiamato per fargli due cucine per la casa di campagna. È venuto qui con un preventivo di 4.000 euro, il mio è uscito di 10.000, però quando gli ho consegnato le cucine a giugno è rimasto a bocca aperta. Sapeva già la qualità che gli avremmo consegnato.

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