Agroalimentare
Tagli alla spesa nel DEF: il conto lo pagano i celiaci
L’autonomia delle Regioni in tema di erogazione dell’offerta di salute subisce con il nuovo DEF 2019 lo smacco del taglio che, nel caso della salute, comporta una minore erogazione di servizi ai pazienti. Per accedere ai quali il malato diventa un cliente pagatore. Alla faccia dell’art.32 della Costituzione!
In questo scenario i LEA, Livelli Essenziali di Assistenza, diventano la foglia di fico dietro la quale ci sia ammanta di socialità che poi nella realtà viene negata.
Una delle patologie più ingravescenti, per le complicanze, e di maggiore aumento epidemiologico è oggi la celiachia, intolleranza al glutine contenuto nella pasta, biscotti e farinacei, che sono gli alimenti di maggior diffusione nel paese della Dieta Mediterranea e di minor costo per le famiglie indigenti, specie dal 2008 ad oggi. La patologia, che nei lustri scorsi coinvolgeva i bambini dallo svezzamento, oggi colpisce anche adulti su una base autoimmune, la cui genesi è ancora da acclarare. Le autoimmunità sono il male del secolo, assai più del cancro, perché coinvolgono soggetti ritenuti non a rischio, a differenza del tumore, e sono relazionabili a stili di vita, assai più del cancro, con accertate fonti causali quali ambiente e luoghi di lavoro.
Gli oltre duecento mila celiaci diagnosticati (400 mila sarebbero quelli sommersi nell’under-diagnosys) sono protetti dalla legislazione con DPCM del 12 gennaio 2017 che conferisce 800 milioni di euro per la malattia ma i Decreti precedenti in materia , tutti, sono privi, di un riferimento-quadro che conferisca alle Regioni uniformità di trattamento. Inoltre, il trasferimento nosografico della patologia celiaca da malattia rara a malattia cronica comporta, ad esempio, l’avulsione delle esenzioni per accertamenti (gastroscopia, colonscopia, epato-scan, accertamenti cioè complessi e costosi) e dunque la necessità di doversi assoggettare a pagamenti per prestazioni private o costosi ticket e lunghe attese per il SSN.
Non basta. Un celiaco laziale, per lavoro in altra Regione, non può vantare la prerogativa del paziente Lombardo di usufruire su tutta la nazione di esenzioni o sconti per prodotti. Infatti la Regione Lombardia permette con la Tessera Sanitaria e la Carta nazionale dei Servizi di usufruire dei rimborsi extra moenia. Notevole la rete anti-celiachia messa in atto dal Pirellone2; per i 34.234 assistiti sono 2800 le farmacie collegate e 196 i negozi per i prodotti specializzati. E 654 i punti vendita della Distribuzione Organizzata.
Ed ancora, dal 10 maggio la Conferenza Stato-Regione, mentre ha confermato la riduzione media del 19% dei rimborsi per alimenti, ha spostato la copertura sulla qualità dei prodotti erogati, mantenendo l’esenzione per i farinacei gluten-free ma riducendola per i prodotti proteici.
Vero è che per l’infanzia si mantiene attenzione con crescita del tetto di spesa del +24% ma è sull’anziano indigente che si colpisce con il taglio netto documentato dalla Tabella 1. Tra gli alimenti non erogabili si ravvisa una maggiore frenesia di scure su quelli proteici, più necessari per l’adulto spesso in perdita di proteine muscolari (prodotti di carne o ricchi di proteine) mentre il tetto di spesa è più basso per le donne che invece sono quelle epidemiologicamente più coinvolte, circa 150 mila su 200 mila, (Tab. 2).
Ora, Signora Ministra della Salute, Giulia Grillo due domande, oltre alla richiesta di conoscere la mente geniale che ha organizzato questi tagli:
1- Il problema coinvolge numerosi componenti del complesso network della ristorazione, specie al Sud che le è più caro ma lo è altrettanto per i malati celiaci indigenti. Abbiamo un Registro della Conf-Commercio sui punti ristoro attrezzati per avventori o turisti celiaci?
2- Le donne celiache, che contavano su di lei per un maggior supporto di Prevenzione delle epatopatie associate, dermatopatie erpetiformi fino alla psoriasi che spesso si associa alla celiachia, così deprivate di attenzione dalle nuove tabelle di esenzione, continueranno a darle consenso?
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