Agroalimentare

Spreco alimentare, nel 2020 abbiamo buttato 27 kg di cibo a testa

5 Febbraio 2021

Oggi, 5 febbraio, è la Giornata Nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, un fenomeno che negli ultimi anni ha assunto proporzioni tali per cui combatterlo è considerata oggi una priorità a livello mondiale. Il tema della giornata quest’anno è “Stop food waste. One health, one planet”.

Nel 2020 sono finiti nella spazzatura per fortuna “soltanto” 27 kg di cibo a testa (529 grammi a settimana), l’11,78% in meno rispetto al 2019. Questo significa oltre 222mila tonnellate di cibo salvato dallo spreco in Italia (per la precisione, 222.125 tonnellate) e un risparmio di 6 euro pro capite, ovvero 376 milioni euro a livello nazionale, in un anno intero. A dirlo è lo studio “Spreco, il caso Italia” di Waste Watcher International Observatory – Università di Bologna Last Minute Market su dati Ipsos.

Si spreca di più nelle regioni del Sud, dove si getta il 15% in più di cibo e avanzi (circa 600 grammi a settimana) mentre si spreca meno al Nord (circa 489 grammi a settimana) e nel centro Italia (circa 496 grammi settimanali). E sono le famiglie con figli a gettare più spesso il cibo: in media lo fanno il 15 percento in più dei single. A sorpresa, meno si guadagna e più si spreca: il 38 percento circa di italiani che si autodefiniscono di ceto basso o medio-basso getta circa il 10/15 percento in più rispetto agli altri intervistati.

Sette italiani su dieci affermano di fare la spesa una o due volte alla settimana (il 69 percento degli intervistati) e c’è una netta consapevolezza sull’importanza di investire qualche euro in più per la qualità. Solo il 5 percento degli intervistati dice di andare sistematicamente in cerca del ribasso, non badando o non potendo badare alla qualità.

Cosa sprechiamo di più? La frutta fresca, seguita da verdura fresca, cipolle aglio e tuberi, da insalata e dal pane fresco.

Fondazione Cariplo da tempo sostiene progetti sia per prevenire lo spreco del cibo che per recuperarlo, due azioni fondamentali che si collegano agli obiettivi dell’agenda Onu in tema di spreco alimentare e lotta al cambiamento climatico, ma che soprattutto mettono al centro l’utilizzo consapevole e sostenibile delle risorse a vantaggio di tutta la comunità.

Proprio per evitare lo spreco di frutta e verdura prima ancora che arrivi sugli scaffali dei supermercati è nata Bella Dentro, una start-up innovativa creata da due giovanissimi imprenditori, Luca e Camilla. In Italia gli agricoltori sono obbligati a lasciare nei campi circa il 4% della produzione ortofrutticola totale: a fronte di 8,7 milioni di tonnellate di prodotti, solo nel 2018, l’ammontare complessivo di tali eccedenze era pari a circa 1,4 milioni di tonnellate di alimenti scartati a causa di criteri puramente estetici, imposti dalla grande distribuzione. Bella Dentro si propone di restituire dignità ai prodotti classificati come “scarto” – poiché esteticamente imperfetti ma “belli dentro” – promuovendo una filiera distributiva alternativa a quella tradizionale, più etica e sostenibile. In concreto, acquista direttamente dagli agricoltori quei prodotti orto-frutticoli di ottima qualità, che solitamente non vengono accettati dalle cooperative e dalla grande distribuzione; successivamente ne promuove la vendita – presso privati, aziende e ristoranti – attraverso eventi e attività di comunicazione realizzati ad hoc per sensibilizzare i consumatori sulla naturalezza, la qualità, il gusto e le proprietà nutritive degli alimenti. Inoltre la start-up ha cominciato a creare una linea di prodotti trasformati sempre a marchio Bella Dentro realizzati partendo dai prodotti salvati.

Per aiutare in modo più diretto le famiglie a comprare meglio, invece, a Baranzate, è stata lanciata l’applicazione “VAI non spreco”. Il meccanismo è semplice e permette ai negozianti di postare le proprie offerte a fine giornata e alle persone di geolocalizzarle e visualizzarle sul proprio smartphone. Così si aiuta anche l’economia locale. Il progetto è stato realizzato nell’ambito di #Vai, iniziativa sostenuta dal bando “Welfare di comunità” di Fondazione Cariplo.

Di recuperare gli scarti dai mercati scoperti di Milano si occupa invece l’associazione RECUP che dal 2016 è riuscita a recuperare quasi 100 tonnellate di prodotti ortofrutticoli ancora edibili che diversamente sarebbero stati buttati via. L’attività principale di RECUP si svolge in 11 mercati milanesi (tra cui anche quello di Corsico) e a Verona, dove ogni settimana l’APS riceve dai commercianti decine di cassette con prodotti invenduti, che vengono selezionati e distribuiti gratuitamente. Uno dei principi cardine dell’associazione è che chiunque aiuta nel recupero e nella selezione ha diritto ad una parte di ciò che viene “salvato” nel rispetto degli altri.

A Milano Cariplo, insieme al Comune, ha peraltro lanciato la Call for Ideas “Foody Zero Sprechi” (scade il 10 febbraio, ndr) che intende contribuire all’attuazione della Food Policy della città in collaborazione con SO.GE.MI Spa. L’obiettivo della Call è quello di stimolare dinamiche virtuose che permettano di limitare lo spreco alimentare e raggiungere le persone più fragili. In particolare si cercano idee innovative per la raccolta e la redistribuzione delle eccedenze alimentari nell’ambito dei prodotti freschi. Il recupero del fresco rappresenta un punto di snodo importante per favorire lo sviluppo di diete sane e sostenibili per la città e i suoi cittadini.

Per dare un sostegno a chi è più in difficoltà, Welfare Lodigiano di Comunità ha attivato una rete di supporto e ideato un progetto, con le organizzazioni del territorio, che si sviluppa su quattro assi di intervento: cibo, casa, lavoro e sviluppo della comunità. Con i suoi duecento volontari, oltre al cibo fresco, il progetto organizza una raccolta di alimenti a lunga conservazione, che vengono distribuiti a circa duemila famiglie, grazie al supporto di 53 organizzazioni sul territorio, che sono prevalentemente le parrocchie della Diocesi di Lodi e i Centri di ascolto Caritas, spiega Don Andrea Tenca, Direttore della Caritas Lodigiana.

E poi c’è il corposo programma “QuBì-La ricetta contro la povertà infantile”, promosso da Fondazione Cariplo con il sostegno di Fondazione Peppino Vismara, Intesa Sanpaolo, Fondazione Romeo ed Enrica Invernizzi, Fondazione Fiera Milano e Fondazione Snam attivo sempre nella città di Milano dal 2017. L’obiettivo del Programma è il contrasto alla povertà minorile attraverso un’azione che comprende diverse iniziative. Ad esempio sono stati aperti gli Empori della Solidarietà con Caritas Ambrosiana per l’attivazione, la gestione e l’acquisto di derrate alimentari. Gli Empori si trovano nei quartieri di Barona, Lambrate e Niguarda. Nei quartieri Isola (via Borsieri), Ponte Lambro e Lambrate si trovano gli Hub di recupero e redistribuzione del cibo con Banco Alimentare della Lombardia.

Quanto ai rifiuti, infine, un’iniziativa interessante da segnalare è BIOSTAR-PACK, in piena ottica circolare. Solo considerando il Nord Italia, lo spreco alimentare rappresenta una frazione significativa (circa il 20%) dell’intera produzione di rifiuti e circa il 28% degli scarti alimentari indifferenziati è ancora commestibile e riutilizzabile. In questo scenario, BIOSTAR-PACK propone di valorizzare la frazione organica dei rifiuti alimentari (circa l’80% del totale) nello sviluppo di compositi biodegradabili per applicazioni in imballaggio alimentare. L’imballaggio è oggi una delle maggiori applicazioni delle plastiche a base fossile, prodotte e consumate principalmente in modo non sostenibile, con conseguente bioaccumulo nella catena alimentare (es. microplastiche in pesci e uccelli), inquinamento di acque ed emissioni di gas serra. La proposta innovativa ed eco-compatibile di BIOSTAR-PACK è di utilizzare come materiale per packaging materie prime a base di amido estratti da rifiuti organici e minerali argillosi naturali come biofiller.

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