Agroalimentare
Sicurezza alimentare: un labirinto pieno di insidie da cui tutelarsi
Quanto conosciamo di ciò che compriamo e mangiamo, dopo i recenti episodi di cronaca? Ne parliamo con Massimo Bomba, vicepresidente dell’Associazione Nazionale “Dalla Parte Del Consumatore”
Alla luce di un numero sempre crescente di scandali nel comparto agroalimentare, alcuni di essi particolarmente gravi ed allarmanti per la salute dei consumatori, diviene imprescindibile ed urgente focalizzare l’attenzione su un tema molto delicato ed importante che riguarda cosa acquistiamo e cosa mangiamo. Molte aziende leaders nel settore alimentare, con esportazioni significative all’estero, sono state e continuano ad esserlo, interessate da inchieste pesanti che hanno evidenziato carenze imperdonabili nei passaggi obbligati dei controlli di qualità prima di immettere vari prodotti sul mercato per la loro commercializzazione.
La lista delle aziende oggetto di richiamo da parte del Ministero della Salute italiano è assai corposa e ha previsto il ritiro di determinati prodotti o di lotti di alcuni di essi.
Dallo scandalo della salmonellosi annidata nelle uova di cioccolato, a quello dei wurstel, che ha causato la morte di tre persone, facendone ricoverare in ospedale oltre 70 per contaminazione da listeria, un batterio pericolosissimo, passando per l’utilizzo improprio di fipronil (antiparassitario velenoso per l’uomo) nelle uova e molto altro ancora, non sorprende più, ormai, in senso negativo che, imprese colosso dell’universo “cibo”, un tempo sinonimo di garanzia d’eccellenza per il nostro Paese, scendano a compromessi sulla trasparenza e rigore nei controlli dei prodotti che distribuiscono.
Negli scorsi giorni, per rimpinguare la cronaca spiacevole di queste notizie inquietanti, è stato lo stesso sistema di allerta rapido per alimenti e mangimi (RASFF – the Rapid Alert System for Food and Feed), facente capo alla Commissione europea, a segnalare un’allerta “seria”, a causa della presenza ancora della listeria in un tipo di burrata di bufala, di origine italiana, ma venduta anche in Austria.
A tenere banco in questo periodo, nell’ambito degli scandali alimentari, non vi sono solo contaminazioni da batterio killer, quanto pure l’impiego di metalli pesanti, come il mercurio, in contenuto superiore ai parametri disposti dalle normative europee vigenti, vedi il caso del ritiro di lotti di pesce spada congelato, di provenienza Sri Lanka e Spagna.
La specificità dell’argomento, concernente l’affidabilità microbiologica degli alimenti prodotti dalle varie aziende, palesa criticità molto ricorrenti negli apparati produttivi della grande distribuzione, che hanno causato e stanno causando rischi e danni anche estremamente gravi per la salute dei consumatori ignari di quanto comprato ed ingerito.
Da una ricerca condotta a firma dell’Efsa, Autorità Europea per la sicurezza alimentare, con sede a Parma, emergerebbe come i cittadini della Unione Europea si preoccuperebbero più del costo dei prodotti alimentari che della loro sicurezza. Una tendenza, questa, che risulta essere connessa indiscutibilmente con la gravissima crisi economica che imperversa a livello globale, ma particolarmente in Europa, a causa del caro matto delle materie prime e della crisi energetica ed ambientale.
Ecco perché appare fondamentale per il cittadino, acquisire una maggiore consapevolezza circa il tema della sicurezza alimentare e della tutela dei propri diritti, come quello alla salute, costituzionalmente garantito, che si declina in svariate forme. Accanto a questa esigenza, ve ne è un’altra di altrettanto rilievo che vede coinvolte le istituzioni competenti nazionali ed internazionali, che hanno il compito di imprimere un indirizzo normativo specifico da rispettare, attagliandolo alla complessità e delicatezza del diritto agroalimentare e commerciale che si traduce poi nella vera e propria sicurezza alimentare, quella che ci tocca tutti i giorni.
Un campo d’azione vastissimo che richiede costanza e meticolosità nei controlli e negli interventi a vario titolo, al fine di apportare miglioramenti in grado di rendere il consumatore sicuro nelle sue scelte.
Ma, noi consumatori, disponiamo di uno strumento assistenziale che ci viene riconosciuto dalla legge, ovvero quello di rivolgerci alle Associazioni di Categoria, specializzate proprio nella tutela dei nostri diritti.
A tal proposito, abbiamo intervistato Massimo Bomba, vicepresidente della Associazione Nazionale “Dalla Parte del Consumatore”, da diverso tempo schierata in soccorso dei cittadini nelle loro battaglie e che sta diventando una realtà sempre più solida nell’ambito della sicurezza alimentare.
La suddetta associazione, il cui presidente è l’avvocato brindisino Emilio Graziuso, con la dottoressa Irene Zapparata, nel ruolo di segretario nazionale, è impegnata su molteplici fronti per garantire sostegno ed assistenza legale, efficace, rapida e mirata su tutto quanto attiene al consumerismo, troppo poco attenzionato dall’opinione pubblica e dai vertici legislativi.
-Dottor Bomba, l’Associazione Nazionale “Dalla Parte del Consumatore” ha posto tra le proprie battaglie identitarie la sicurezza alimentare. Come mai questa scelta?
“Riteniamo che la sicurezza alimentare sia un diritto primario dei consumatori, in quanto intimamente connesso al diritto alla salute. Abbiamo, però, riscontrato che, sul tema, l’attenzione dei consumatori non è ancora elevata o meglio non è proporzionale all’importanza ed alle ricadute dello stesso. Da sempre l’uomo ha un bisogno comune: quello di alimentarsi: in modo sufficiente, senza rischi per la propria salute e nutrizionalmente con uno standard elevato. La soddisfazione dei bisogni primari rappresenta, oggi, una esigenza sempre più crescente. Troppo spesso i riflettori sono puntati sulla “sicurezza alimentare”, solo in occasioni di scandali e vicende di cronaca, quando occorrerebbe intraprendere percorsi di informazione e sensibilizzazione mirati per accompagnare i cittadini verso l’acquisizione degli strumenti di conoscenza minimi per tutelarsi”.
-Ma cosa si intende nello specifico per sicurezza alimentare?
“È il kit di misure di garanzia della sicurezza dei prodotti in ogni passaggio della catena alimentare. Tale sicurezza è estremamente necessaria affinché gli alimenti non abbiano un impatto negativo sulla salute del consumatore finale”.
– Reputa, dunque, che la trasparenza e la tracciabilità dei prodotti siano essenziali?
“Come in tutte le tematiche concernenti i diritti dei consumatori, un ruolo centrale è rivestito dall’informazione. Da qui la centralità delle etichette dei prodotti e della correttezza, veridicità e completezza delle informazioni ivi contenute. Ma ciò non è sufficiente”.
– Ci spieghi meglio.
“Se il consumatore non è abituato a leggere con attenzione le etichette prima di acquistare un prodotto alimentare, tutte le informazioni indicate risulteranno inutili. Occorre, pertanto, che il consumatore sia informato e, sotto certi aspetti, educato a tale prassi, direi salvifica“.
– Torniamo quindi, sull’importanza dell’informazione.
“Per la nostra associazione l’informazione è la prima forma di tutela del consumatore. Puntiamo, infatti, ad un passaggio epocale che si può realizzare solo attraverso l’informazione, da consumatore semplice a consumatore informato, ovvero consapevole, a consumatore militante”.
– Come si può avere un consumatore militante nell’ambito della sicurezza alimentare?
“Se un consumatore entra nel supermercato e, prima di mettere un alimento nel carrello, si sofferma a leggere l’etichetta, questo è già un atto di militanza. Ancora, il consumatore che, anche senza aver ricevuto un danno diretto, denunzia casi di sofisticazione alimentare, storture nella catena produttiva, cattive conservazioni degli alimenti prima della vendita, è un consumatore militante. Certo, non può divenire “militante” da solo, ed ecco il ruolo della nostra associazione: informare, educare, tutelare ed aggregare i consumatori che, spesso, allo stato attuale, si limitano alle proteste individuali e dunque isolate“.
– Quali sono i rischi più comuni legati alla sicurezza alimentare?
“L’inquinamento ambientale, i residui di pesticidi nel cibo, gli additivi chimici e l’uso sconsiderato degli antibiotici negli allevamenti. Questi sono i rischi più comuni, ricorrenti in circa 20 Paesi europei”.
– Ma quali sono le autorità alle quali il consumatore può rivolgersi per proteggere la sicurezza alimentare individuale e collettiva?
“Il Ministero della Salute, NAS, Regioni, ASL e Tribunale”.
– E cosa ci dice sul ruolo dell’Efsa?
“L’Efsa, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, che, in Italia, ha sede a Parma, provincia nella quale la nostra associazione è assai radicata e operativa, offre una consulenza specialistica per consentire alla Commissione Europea, al Parlamento Europeo e agli Stati Membri, di adottare le decisioni più opportune in materia di gestione dei rischi alimentari. Tali decisioni dovrebbero, quindi, proteggere i consumatori e la sicurezza del cibo e della catena alimentare. Sostanzialmente reputo il ruolo di tale autorità di controllo, molto importante, ma che necessita anche del supporto della collettività direttamente chiamata a vigilare attivamente sulla tutela dei suoi interessi primari, affinché si diffonda in modo sistematico una cultura della attenzione alimentare, essendo uno dei pilastri della nostra quotidianità per quanto riguarda la nostra salute e quella dell’ambiente in cui abitiamo”.
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