Agroalimentare

Moretti: “Le regole Ue sull’agricoltura sono contro l’Italia e i consumatori”

13 Gennaio 2021

«Quando, dati alla mano, riusciranno a dimostrare che la mozzarella di bufala campana o il prosciutto di Parma sono pericolosi per la salute mentre le patatine fritte industriali o le bibite gasate in lattina sono salutari, potremo ragionare delle etichette per alimenti. Ad oggi, il sistema voluto da Francia e Germania è chiaramente penalizzante per l’economia agricola dei paesi del Mediterraneo, in particolare l’Italia e la Grecia e un inganno ai danni dei consumatori».

La proposta della Commissione europea di etichettatura ‘a semaforo’ sta diventando il terreno di scontro tra paesi con produzioni agricole e alimentari caratteristiche e paesi maggiormente concentrati sul consumo. Alessandra Moretti, europarlamentare del gruppo S&D, ne sta facendo una battaglia politica e identitaria perché, racconta a Gli Stati Generali, «il settore alimentare è una delle principali identità italiane all’estero. I nostri prodotti sono ricercati, esportati e venduti in tutti i continenti: formaggi, affettati, olio di oliva italiani li ritroviamo oltre che sulle tavole italiane tutti i giorni, anche nei grocers di San Francisco o Sydney e, naturalmente in tutti i supermercati europei, da Helsinki a Lisbona. Sono un veicolo formidabile della cultura italiana, raccontano la sua storia e le sue tradizioni, per non dire del valore economico di un comparto che ha nelle esportazioni una delle sue leve principali».

Proviamo a fare ordine, come funziona l’etichettatura a semaforo
– È un sistema di etichettatura che tecnicamente si chiama ‘Nutriscore’ e classifica ogni alimento con un colore che va dal verde al rosso e con una lettera da A ad E in base al contenuto di elementi considerati benefici come le fibre e quelli considerati dannosi per alcune patologie – obesità, diabete, malattie cardio circolatorie – come zuccheri, grassi saturi e sale. Con la maggiore presenza dei primi, il punteggio starà sul verde, in caso contrario si avvicina verso il rosso. Si tratta di un sistema semplicistico e superficiale, non dimentichiamo che i colori scelti non sono casuali e hanno un condizionamento diretto sui consumatori: giallo vuol dire attenzione, mentre rosso è sempre associato all’allarme, al pericolo.

Chi ha promosso questo sistema di etichettatura?
– La Francia che ne è ideatrice lo ha adottato da diversi anni. La Germania lo ha fatto solo di recente, in tutta fretta, e durante il suo semestre di presidenza del Consiglio Europeo che fra l’altro si conclude nelle prossime settimane e vuole portare a termine l’estensione dell’etichettatura a semaforo per tutti i paesi membri. Penso che la scelta sia ricaduta sul Nutriscore per ragioni di mercato e non per ideali legati alla qualità del cibo. La Commissione Europea sta in realtà promuovendo una campagna importante di educazione alimentare e il Nutriscore non è a mio avviso in linea con questa giusta strategia.
Questo sistema è in realtà fortemente sostenuto dalle grandi multinazionali del cibo industriale e dalla grande distribuzione francese e tedesca che hanno interesse a promuovere questo tipo di etichettatura con vantaggi significativi per prodotti da loro stessi confezionati con marchio proprio. Ma una classificazione degli alimenti basata su cinque colori è come tentare di colorare un mandala col pennello da imbianchino, si perde qualsiasi dettaglio.
Ripeto: non ci sono cibi buoni o cattivi per definizione, ma è la combinazione tra loro, la quantità che se ne assume che conta e la dieta più in generale. L’etichettatura a semaforo è una semplificazione che, oltre a danneggiare la nostra economia, inganna i consumatori.

Quali sarebbero le conseguenze per l’agricoltura e il settore alimentare?
– Lo ha spiegato bene il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio, in alcune recenti interviste e la stessa Coldiretti, con il Nutri-score mettiamo a rischio il 50 per cento delle esportazioni di prodotti alimentari italiani.

Riguarda solo l’Italia o altri paesi?
– Il governo italiano e noi parlamentari stiamo facendo un asse trasversale con Repubblica Ceca, Cipro, Grecia, Ungheria, Lettonia e Romania. Stiamo coinvolgendo cittadini, associazioni di categoria e anche chi opera sulla cultura dell’alimentazione, perché il dibattito e la scelta definitiva dovranno basarsi sulle evidenze scientifiche e non sugli interessi di un singolo Paese, tanto meno sulle richieste di un comparto economico o delle grandi multinazionali. Il nostro lavoro oggi è far conoscere il problema e coinvolgere il più possibile i portatori di interesse e i cittadini.

C’è un’alternativa all’etichettatura a semaforo o nutri-score?
– L’Italia e gli altri paesi di cui abbiamo parlato prima sostengono l’adozione di un’etichettatura a batteria, chiamata nuntri-inform. Partiamo dal presupposto che non esistano cibi buoni o cattivi…

Oddio, ammetto di non avere le sue certezze
… e va bene, se paragoniamo il miele o il succo d’arancia con le barrette di cibo o quei prodotti da forno pieni di edulcoranti, conservanti con la lista di ingredienti lunga un paragrafo beh, forse ha ragione lei.

Torniamo alla proposta italiana
– L’etichettatura a batteria tende a fornire informazioni specifiche sugli alimenti, individuando tutti i valori nutrizionali relativi alla singola porzione: energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale. Il consumatore viene messo nelle condizioni di conoscere la quantità giornaliera raccomandata da assumere di quell’elemento. Il sistema Nutri-inform è stato pensato per informare sulla qualità del prodotto alimentare, creando le condizioni di scelte consapevoli. L’etichetta contiene una serie di valori nutrizionali, la quantità e la combinazione tra i diversi alimenti, secondo la nostra tradizione alimentare della dieta mediterranea. Nutrirsi in modo equilibrato non significa rinunciare o eliminare un prodotto, bensì consumare tutti gli alimenti secondo porzioni e frequenze temporali adeguate. L’etichettatura quindi deve basarsi su una serie di evidenze scientifiche molto più complesse e non riconducibili a un semaforo.

Alcuni ritengono sia poco chiara anche questa forma, poiché fa riferimento alla ‘porzione’ ed è chiaro che la mia porzione è differente dalla sua, visto che io sono alto un metro e novanta e peso 92 chili, mentre lei a occhio è 1 metro e 60…
– 1.62 per essere precisi.

 

Precisiamo anche le porzioni
Sì certo, è un dibattito che c’è stato anche in Italia. Infatti lei userà una quantità di olio per condire l’insalata maggiore di quella che uso io. Nulla vieta eventualmente di migliorare la leggibilità e la comprensibilità delle attuali etichette a batteria, ma qui stiamo perdendo di vista il punto centrale.

Ovvero?
– Considerare alcuni cibi come pericolosi e altri come sicuri è un errore fondamentale. La sfida è individuare un sistema di etichettatura uniforme per tutta Europa che non sia penalizzante ma che promuova uno stile di vita sano. Gli obiettivi della Farm to Fork Strategy riconoscono chiaramente che la nostra salute comincia dalla qualità del cibo che mangiamo. Promuovere un’alimentazione salutare significa anche fare prevenzione per sconfiggere alcune malattie come l’obesità, soprattutto infantile, il cancro, il diabete.

Fra quanto bisognerà adottare l’etichettatura uniforme?
– La Commissione europea ha recentemente dichiarato che la proposta sull’etichettatura fronte pacco non vedrà la luce prima della fine del 2022, proprio perché sarà necessario condurre uno studio di impatto e una consultazione pubblica aperta a tutti gli attori interessati. C’è tempo sufficiente per raccogliere gli elementi utili ad assumere la scelta finale, augurandoci che sia la più equilibrata e di buon senso possibile. È quello che faremo, coinvolgendo e informando l’opinione pubblica.

Pensate di spuntarla questa battaglia? Di solito quel che va bene a Francia e Germania va bene per l’Europa.
– Al Consiglio europeo del 15 dicembre il governo italiano ha preso una posizione netta. Sono convinta che terrà il punto.

Dipendesse solo dal governo italiano
– Certo che no, ma ci sono alcuni fattori che ci fanno essere ottimisti. Oltre al fronte di Paesi che si oppone apertamente all’adozione del semaforo e che stiamo lavorando per allargare, contiamo sul supporto delle organizzazioni dei produttori. In questa discussione le organizzazioni degli agricoltori e le cooperative europee come Copa, Cogeca, gli agricoltori europei, hanno preso le distanze dal sistema del Nutriscore. E poi c’è la questione culturale.

Davvero pensa di ribaltare gli interessi economici a cui mi accennava prima con argomentazioni identitarie?
– E davvero lei pensa che il cibo non abbia alcuna influenza sul comportamento e sul carattere dei popoli? Rispettare le diverse abitudini e tradizioni alimentari nei diversi paesi europei significa rispettarne l’identità e la cultura, favorire la biodiversità e scoraggiare l’omologazione. L’etichetta a semaforo stimola un unico sentimento: la paura. I profumi e i sapori del bacino del Mediterraneo ricordano la culla della nostra civiltà Occidentale e, non dimentichiamolo, questa è l’area dove l’aspettativa di vita è la più alta al mondo.

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