Agroalimentare

Buttarelli, Federdistribuzione: “Ecco quanto costerà il carrello della spesa”

22 Marzo 2022

Rischiamo davvero di rimanere senza olio di semi e senza pasta? La corsa alle scorte e le limitazioni negli acquisti da parte dei supermercati è un problema reale o un’eccessiva preoccupazione?

Abbiamo girato queste domande a Carlo Alberto Buttarelli, Direttore Relazioni di Filiera di Federdistribuzione e Consigliere Delegato di ADM – Associazione Distribuzione Moderna.

Buttarelli ha una solida esperienza nel mondo della Distribuzione Moderna e vanta un lungo percorso in diverse aziende, tra cui il Gruppo Lombardini, dove ha ricoperto diversi ruoli fino alla carica di Amministratore Delegato e Direttore Generale. Ha guidato la Direzione Commerciale del Gruppo Unicomm ed è stato Amministratore Delegato di Leader Price Italia.

In Federdistribuzione da gennaio 2020 ne dirige anche l’Ufficio Studi

Nel 2021 l’inflazione era in aumento per costi energetici e mancanza di materie prime, ma il carrello spesa era rimasto basso. Oggi con la guerra in Ucraina, sembra non essere così. Cosa è cambiato? C’è una via di uscita e se c’è qual è?

Nel 2021 si sono registrati i primi segnali di crescita dell’inflazione subito dopo l’estate. La ripresa dell’economia mondiale, in una fase di regressione della pandemia, ha generato una forte domanda di beni energetici e di molte materie prime di base industriale. Anche su alcune produzioni agricole si è avuta una crescita della domanda e, in particolare sui cereali, complici gli scarsi raccolti in alcuni paesi produttori, si è iniziata a registrare una consistente crescita dei prezzi.  Questi aumenti hanno innestato conseguenze anche su molte filiere produttive, ad esempio sul comparto lattiero caseario ma non solo. Si è avviata quindi una spirale inflattiva che, nel largo consumo, non si registrava da moltissimi anni. Le dinamiche della filiera, partendo dalle produzioni primarie agricole, comprendono l’industria di trasformazione e la distribuzione che, ad eccezione di alcuni comparti, quali ortofrutta e pesce, ha rapporti diretti prevalentemente solo con l’industria di trasformazione. Già nei mesi finali del 2021, la Distribuzione Moderna ha avviato un confronto con l’industria di trasformazione sugli aumenti dei prezzi.  Questo confronto, non sempre facile, ha consentito comunque di contenere questi aumenti, che sono stati riconosciuti solo laddove si sono riscontrate oggettive situazioni di mercato, mentre sono stati bloccati nel caso di aumenti ingiustificati. Inoltre, la Distribuzione si fatta carico in parte di questi aumenti, rallentandone il trasferimento ai consumatori e consentendo pertanto all’inflazione del “carrello della spesa” di restare a livelli molto più bassi rispetto al dato generale, influenzato dall’aumento dei beni energetici. Gli eventi della guerra in Ucraina hanno spinto ulteriormente verso l’alto i costi energetici e, a causa dell’interruzione delle forniture dalle aree coinvolte nel conflitto, di alcune importanti produzioni agricole, quali ad esempio girasole, mais e frumento tenero. Questa situazione sta pesando significativamente su tutto il sistema economico; i costi dell’energia, soprattutto per comparti “energivori” quali quello della Distribuzione e di molti settori industriali, sono diventati quasi insostenibili. In questo scenario, anche nei primi mesi del 2022 la Distribuzione è comunque riuscita a contenere l’aumento dei prezzi sul “carrello della spesa”, l’Istat registra a febbraio un’inflazione generale del +5,7% mentre per il carrello della spesa, a totale mercato, sale al +4,1%. Analizzando il solo settore della Distribuzione Moderna il “carrello della spesa” è al +3,2%.   Il livello dei prezzi non corrisponde ancora agli aumenti in fase di acquisto, e la Distribuzione non ha margini per poter sostenere a lungo questa situazione senza scaricare al consumo gli aumenti.

La GDO è uno dei settori che non è andato in crisi con la pandemia, sarà così anche ora con la guerra?

Il settore ha tenuto bene nel periodo della pandemia, ha offerto un servizio ai cittadini, garantendo continuità di forniture e tranquillizzando le persone in un momento molto difficile per tutti. Le restrizioni che in quel momento hanno colpito sia il movimento delle persone e in particolare il settore della ristorazione, hanno alimentato i fatturati della Distribuzione Moderna e di tutto il commercio alimentare di prossimità. Molto differente la situazione nel caso della Distribuzione non alimentare, che ha invece registrato pesanti flessioni. In questo periodo le problematiche sono molto diverse, la guerra, oltre all’inflazione, che rischia di rallentare in modo significativo i consumi, mettendo in difficoltà tutte le filiere, dalla produzione alla distribuzione, con effetti pesanti sull’economia del Paese, sta generando anche grande preoccupazione nelle persone, sulla possibilità di disponibilità dei beni alimentari essenziali. Si sono avuti isolati casi di accaparramento di alcuni prodotti, in particolare olio di semi e farine. In realtà la situazione non giustifica reazioni di questo tipo, non ci sono attualmente problemi di fornitura di beni alimentari, che verranno garantiti con continuità a tutti i consumatori.   Per le imprese della Distribuzione Moderna che sta già subendo una forte compressione dei margini, per le ragioni già esposte, la fase attuale presenta difficoltà inedite. Il forte aumento dei costi energetici nella distribuzione, considerando che, dovendo garantire catene del freddo e alimentazione di banchi e celle frigorifere, è tra i settori a maggior consumo di energia, oltretutto in una situazione di rallentamento dei consumi, che nei primi mesi del 2022 sono negativi, pone a rischio la tenuta dei conti economici di molte imprese.

Come intendete fronteggiare l’aumento dei costi per i piccoli produttori, senza far ricadere un aumento dei prezzi sui consumatori? Sopravviveranno i piccoli produttori e le eccellenze dei territori?

Per la Distribuzione Moderna la collaborazione con le produzioni locali è un elemento di grande importanza e il rapporto con le PMI è spesso un rapporto privilegiato. Ad esempio, molte produzioni a Marca del Distributore sono realizzate da imprese che al 92% sono PMI. La collaborazione in questi casi si traduce in una vera partnership con progettualità molto integrate e di lungo periodo. Il rischio che piccoli produttori non riescano a sostenere la criticità di questa fase è comunque concreto. Le produzioni di eccellenze dei territori sono un valore riconosciuto in tutto il mondo, vanno tutelate. Faremo di tutto per sostenere questi valori, che qualificano anche la nostra offerta, ma per le piccole imprese ci dovrà essere una particolare attenzione anche da parte della politica che deve e dovrà fare la sua parte per sostenerle.

Quali sono i rischi che si corrono per i prossimi mesi? Rimarremo davvero senza grano e senza olio di semi? L’isteria che si sta generando è giustificata? Dobbiamo davvero iniziare a fare le scorte?

Bisogna essere molto chiari, oggi questo rischio non c’è. Il problema è il livello dei prezzi, non la reperibilità dei prodotti. Si parla molto dell’olio di girasole, che avendo una produzione che per l’80% arriva dall’Ucraina, potrebbe venire a mancare. Questo è vero, tra l’altro è un prodotto molto usato anche per produzioni industriali, soprattutto nei prodotti da forno. È comunque facilmente sostituibile con altri ingredienti, soia e palma ad esempio. Per altri prodotti quali grano e mais, si stanno già orientando gli acquisti da fonti produttive differenti in grado di compensare le eventuali carenze. Il problema, quindi, rimane il prezzo molto elevato, derivante certamente anche da comportamenti speculativi sui mercati internazionali. È importante che non si diffonda una psicosi da rischio di mancanza di prodotti, che possa portare le persone a comportamenti irrazionali, totalmente ingiustificati e inutili. In ogni caso la distribuzione è in grado di reagire rapidamente anche a eventuali pressioni sui consumi, garantendo in pochissimo tempo il ripristino delle disponibilità. Riamane aperto il tema dell’autotrasporto, settore chiave per l’economia nazionale e in particolare per il nostro settore. Siamo confidenti che gli interventi del governo siano in grado di scongiurare possibili iniziative di blocco dei trasporti.

Non crede che qualche consumatore possa comprare più prodotti del necessario per mettersi al riparo da aumenti futuri?

In generale la spesa alimentare per la famiglia non è un elemento speculativo. Anzi a fronte di un aumento dei prezzi normalmente gli acquisti diminuiscono. Può esserci qualche caso isolato che spinge l’acquisto di quantità di prodotto maggiori rispetto al proprio fabbisogno, ma in generale nessuno compra grandi quantità con il rischio che poi i prodotti arrivino a scadenza. Anche i casi segnalati di alcuni supermercati dove si è limitata la quantità di acquisto in particolare su olio di girasole, è stata un’iniziativa per tutelare proprio gli acquisti delle famiglie. Quando i prezzi aumentano in modo così rilevante, il rischio è che operatori commerciali o piccoli artigiani, trovino prezzi più convenienti nei supermercati rispetto alle loro fonti di approvvigionamento. Quindi per evitare che questi possano svuotare gli scaffali, si sono limitate le quantità acquistabili per garantire il fabbisogno familiare.

Sostenibilità, innovazione sono i driver del futuro in tutti i settori. Come si sta muovendo la Gdo e cosa ancora manca?

La sostenibilità è una sfida centrale per il nostro settore. La Distribuzione ha un ruolo molto importante in particolare per stimolare il mondo produttivo a adottare comportamenti sostenibili, sia sul fronte degli impatti ambientali, sulle emissioni in atmosfera delle produzioni, sia sulla corretta tutela dei diritti dei lavoratori. Sempre più la selezione di fonti di approvvigionamento si basa su parametri certificati che garantiscono il rispetto dei comportamenti dichiarati dai produttori. Si realizza in questo modo una vera economia circolare, dove il coinvolgimento dei consumatori è fondamentale per garantire un corretto smaltimento dei rifiuti o del fine vita dei prodotti. Federdistribuzione su questo aspetto è molto attiva, stipulando diversi protocolli con consorzi specializzati per il recupero e il riciclo dei rifiuti. Ultimo in ordine di tempo, il protocollo con Coripet, consorzio che gestisce il recupero e il riciclo del PET, nei punti vendita della Distribuzione Moderna. Ci sono poi tante iniziative in particolare per ottimizzare i consumi energetici, con impianti frigoriferi di nuova generazione, impianti luminosi a LED. Altro importante progetto per la Distribuzione è la riduzione e il recupero dello spreco alimentare. È attiva da molti anni, la collaborazione con Banco Alimentare e con altre Associazioni del terzo settore, per poter ridistribuire le eccedenze alimentari, ancora perfettamente edibili, in circuiti di assistenza a persone bisognose. Si lavora anche a monte con i fornitori per limitare il rischio di sprechi lungo la catena logistica. La certezza è che oggi la strada verso una maggior sostenibilità sia irreversibile. Le imprese devono confrontarsi con una nuova generazione di consumatori che faranno le loro scelta, sia di prodotto che di insegna, anche in relazione al comportamento e all’impegno che le aziende avranno su questi aspetti.

Lei parla spesso di sviluppo della filiera come snodo per il futuro della distribuzione. Cosa intende nello specifico?

Il consumatore richiede sempre di più prodotti made in Italy. Il periodo della pandemia ha ulteriormente rafforzato questo orientamento dei nostri clienti. Le ragioni sono riconducibili certamente al riconosciuto livello qualitativo e di salubrità delle produzioni nazionali, ma anche alla riconosciuta importanza dell’impatto sociale che le filiere produttive hanno sui territori. Il consumatore vuole avere sempre maggiori informazioni sull’origine dei prodotti, sulle caratteristiche delle produzioni, anche attraverso la lettura di etichette sempre più complete ed esaustive. In ambito di GS1, l’Associazione che gestisce il “codice a barre”, Distribuzione e Industria stanno collaborando per dare risposte tecnologiche a questa esigenza di informazioni. Le etichette dei prodotti, anche per ragioni dimensionali, non sempre sono in grado di contenere tutte le informazioni. Oggi la tecnologia può consentire con la semplice lettura di un QRcode di soddisfare tutte le necessità anche dei consumatori più esigenti. Al nostro Paese serve comunque un cambio di passo per garantire che molte piccole aziende agricole possano restare sul mercato e continuare a garantire eccellenti produzioni di qualità. Forse è il momento di dire che “piccolo è bello” non è più sufficiente. Vale forse ancora nel caso di piccole produzioni locali, dove la tipicità e l’unicità del prodotto è una protezione, ma laddove si parla di mercati più grandi, dobbiamo garantire che le imprese siano in grado di competere con una concorrenza sempre più forte. Le produzioni di Spagna, Francia e di molti paesi mediterranei, dove le aziende agricole sono mediamente più grandi e strutturate delle nostre, stanno insidiando il nostro mercato. Stiamo sostenendo da tempo la necessità che le imprese agricole italiane siano nella condizione di fare massa critica, possano fare investimenti in nuove tecnologie produttive e rafforzarsi anche dal punto di vista finanziario. Bisogna mantenere la qualità delle produzioni, ma immaginare anche di poterle ottenere a condizioni più competitive. La qualità costa ma illudersi che il consumatore sia disposto sempre a pagare un prezzo molto più elevato per le nostre produzioni è un errore. La Distribuzione vuole sostenere le eccellenze italiane, con imprese competitive in grado di dare continuità alle produzioni, sia in termini quantitativi che qualitativi. Il PNRR ha previsto importanti stanziamenti a favore del comparto agricolo, questo è un fatto positivo e noi lo sosteniamo  Per concludere voglio esprimere una nostra grande preoccupazione, gli aumenti che fino ad ora siamo riusciti a contenere, arriveranno gradualmente al consumo. Il nostro rapporto con i consumatori è quotidiano, e siamo consapevoli dell’impatto che questi aumenti avranno sulle famiglie, molte delle quali sono in difficoltà economica. Raccogliamo giornalmente questi segnali e, in questa fase difficile, vogliamo dare voce alle sue esigenze. Nessun altro lo fa. Non cerchiamo nessun tipo di riconoscimento, ma questa è la realtà dei fatti.

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