Agricoltura

Coldiretti: “In Puglia perso il 30% delle aziende agricole”. Settore a rischio

31 Gennaio 2023
Quasi 100 mila aziende agricole italiane a rischio chiusura a causa dei costi di produzione insostenibili. Solo in Puglia il 30% è andato perduto

 

 

La  Coldiretti avverte che l’agricoltura italiana sta attraversando una crisi di settore profonda, ancora più di quanto si voglia far credere. Sono quasi 100 mila le aziende che corrono il rischio molto concreto di chiudere i battenti, a causa di costi di produzione insostenibili, sproporzionati rispetto a quanto incassato da agricoltori e allevatori, riguardo a beni di prima necessità, come latte,  carne, frutta e verdura. Una crisi che non fa altro che acuire la carenza di approvvigionamento alimentare a livello nazionale, gravata anche delle costanti tensioni sullo scenario internazionale.

Solo in Puglia, nell’ultimo decennio, il 30% delle aziende agricole è andato perduto, proprio per via dei costi di produzione esorbitanti, dell’instabilità climatica, foriera di eventi avversi, e di tutte quelle pratiche riconducibili alla concorrenza sleale che, sommandosi ai rincari energetici, conseguenti al conflitto in Ucraina, hanno generato, nel 2022, un rialzo del volume di spesa sopportato dagli imprenditori agricoli, del 23,1%. Tutto ciò, ovviamente, ha comportato ripercussioni pesanti per i consumatori.

La fotografia consegnataci dal settimo Censimento dell’agricoltura (comprensivo di una analisi preliminare dei costi, condotta dall‘Istat) diffusa dalla Coldiretti Puglia sostanzialmente ritrae una situazione fortemente a rischio.

Dal 2010 al 2020 le aziende agricole sono passate da 271.754 a 191.430 in Puglia, che resta la regione più agricola d’Italia con 1,3 milioni di ettari coltivati e ha resistito alla crisi nel 2022 con un saldo positivo tra aperture e chiusure di 546 imprese agricole (+0,7%), nonostante l’aumento sensibile dei prezzi dei prodotti acquistati (+23,6%) con balzi che riguardano i fertilizzanti (+63,4%), i prodotti energetici (+49,7%) e gli alimenti per animali (+25,1%) secondo l’Istat. L’incremento dei costi si è ampliato e consolidato nel corso del 2022 in buona parte per le conseguenze del conflitto in atto in Ucraina che ha prodotto una forte instabilità dei mercati internazionali delle materie prime agricole e dei prodotti energetici, tiene a precisare la stessa Coldiretti.

Le aziende del settore agricolo, infatti, hanno dovuto fare i conti con l’impatto devastante sulle spese per acquistare i fertilizzanti, gli imballaggi, ma anche le attrezzature e rifornimenti per il funzionamento dei macchinari.

Basti pensare che in Puglia, la produzione della filiera agroalimentare, richiede l’impiego di almeno il 10,3% delle oltre 5 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio annui, rispetto al fabbisogno complessivo (dati Enea).

“Il risultato è un mix micidiale causato dall’ aumento dei costi e dal cambiamento climatico che ha decimato i raccolti delle imprese agricole costrette ad assorbire gran parte dell’aumento dei costi, come dimostra il fatto che l’inflazione media per i prodotti alimentari e le bevande analcoliche è salita del 9,1% nel 2022. La pandemia prima e la guerra poi, hanno dimostrato che la globalizzazione spinta, ha fallito e servono rimedi immediati e un rilancio degli strumenti europei e nazionali che assicurino la sovranità alimentare, riducano la dipendenza dall’estero e garantiscono un giusto prezzo degli alimenti per produttori e consumatori, vi è l’esigenza di raddoppiare da 5 a 10 miliardi le risorse destinate all’agroalimentare nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, spostando fondi da altri comparti per evitare di perdere i finanziamenti dell’Europa. Nell’ambito del Pnrr Coldiretti ha presentato, tra l’altro, progetti di filiera per investimenti dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura con più di 50 proposte e migliaia di agricoltori, allevatori, imprese di trasformazione, università e centri di ricerca coinvolti. Un impegno che ha l’obiettivo di combattere la speculazione sui prezzi con una più equa distribuzione del valore lungo la filiera, per tutelare i consumatori ed il reddito degli agricoltori dalle pratiche sleali”, rende noto Coldiretti Puglia.

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