Economia circolare
L’Italia è una superpotenza nell’economia circolare, ripartiamo da qui
L’Italia è il Paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti. Non solo, il nostro paese se la cava bene anche con le rinnovabili e le imprese che investono in prodotti e tecnologie green, innovano, esportano e producono posti di lavoro.
A fotografare lo stato dell’economia circolare nostrana è “L’Italia dei 10 selfie 2021“, dossier realizzato da Fondazione Symbola in collaborazione con Unioncamere ed Assocamerestero, con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e il Ministero della Transizione Ecologica. Tradotto in molte lingue, il rapporto è stato presentato questa mattina da Ermete Realacci, presidente Fondazione Symbola, Marteen Van Aalderen, presidente stampa estera, Marina Sereni, viceministro Esteri e Cooperazione Internazionale e da Roberto Cingolani, ministro della Transizione Ecologica.
«Abbiamo bisogno di trovare una missione comune, per far ripartire l’economia. Affrontare con coraggio la crisi prodotta dalla pandemia da COVID19 e la crisi climatica – dichiara Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola – non è solo necessario ma rappresenta, come affermiamo nel Manifesto di Assisi, una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro. È una sfida di enorme portata che richiede il contributo delle migliori energie tecnologiche, istituzionali, politiche, sociali, culturali. Va portata avanti senza lasciare indietro nessuno, senza lasciare solo nessuno».
Secondo Realacci alla sfida di azzerare le emissioni nette di CO2 entro il 2050 «l’Italia può dare un contributo importante in tanti settori in cui è già protagonista. Un’economia più forte e insieme più sostenibile: a partire dall’economia circolare che ci vede raggiungere risultati doppi rispetto alla media europea e molto superiori a quelli di tutti i grandi Paesi».
L’Italia è infatti il paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti. Con il 79,3 percento di rifiuti avviati a riciclo presenta un’incidenza quasi doppia rispetto alla media UE che si attesta al 39,2 percento e superiore agli altri grandi Paesi europei: Francia (55,8%), Regno Unito (50,5%), Spagna (43,5%), Germania al (42,7%). La sostituzione di materia seconda nell’economia italiana determina un risparmio annuale pari a 23 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e a 63 milioni di tonnellate di CO2. Siamo quindi primi tra i grandi paesi europei anche per riduzione di rifiuti: 43,2 tonnellate per milione di euro prodotto, la Spagna ne produce 48,7, la Gran Bretagna 60,8, la Germania 59,5, la Francia 74,7 (la media europea è del 78,8).
Abbiamo inoltre, il più grande operatore privato al mondo nel settore delle rinnovabili: Enel, con la controllata Green Power ha 47 GW di capacità gestita al terzo trimestre del 2020 (49 GW stimati a fine 2020) proveniente da impianti eolici, solari, geotermici e idroelettrici localizzati in Europa, Americhe, Africa, Asia e Oceania. Enel è leader mondiale nel rating ESG di Refinitiv nel settore “Electric Utilities and Independent Power Producers” ed è leader mondiale in tutti i settori secondo Vigeo-Eiris, tra quasi cinquemila imprese valutate sulla base delle performance di sostenibilità, mentre a novembre 2020 è risultata leader nel Dow Jones Sustainability World Index nel settore Electric Utilities.
Il made in Italy è sempre più green. Si può sempre fare meglio ma sono comunque oltre 432 mila le imprese italiane dell’industria e dei servizi con dipendenti (31,2 percento del totale) che hanno investito nel periodo 2015-2019 in prodotti e tecnologie green. In pratica quasi una su tre. Il dato cresce nelle imprese guidate da imprenditori under 35 dove la quota delle investitrici è stata pari al 47 percento. Dal 2015 il numero di investimenti è quasi triplicato: passando da una quota del 7,9 parcento delle imprese al 21,5 percento del 2019 (pari a 300 mila imprese). Guidano gli investimenti sull’efficienza energetica e le fonti rinnovabili insieme al taglio dei consumi di acqua e rifiuti, seguono la riduzione delle sostanze inquinanti e l’aumento dell’utilizzo delle materie prime seconde. Le imprese che investono nel green esportano e innovano di più e generano più lavoro. Sono oggi 3,1 milioni i greenjobs.
Il nostro paese peraltro può giocare un ruolo chiave, sia in termini di crescita che di competitività economica, nella sfida della transizione verde. Secondo uno studio dell’università di Oxford, l’Italia grazie al numero di brevetti ambientali depositati, basse emissioni di CO2 e rigorose politiche ambientali risulta al secondo posto nel mondo nel Green Complexity Index, dopo la Germania e seguita da USA, Austria, Danimarca e Cina. L’indice che misura la capacità di esportare prodotti green tecnologicamente avanzati, stima una prima posizione per il nostro Paese in termini di potenziale di sviluppo dell’indice davanti a Cina, Spagna, Germania e Francia.
Guardando ai settori industriali che aiutano il made in Italy, il design è sicuramente ai primi posti. Infatti, abbiamo il maggior numero di imprese di design con il 15,5 percento sul totale europeo. Le 34 mila imprese italiane di design offrono occupazione a 64.551 lavoratori e generano un valore aggiunto superiore a 3 miliardi di euro. Contribuiscono al 14,8 percento del giro d’affari a livello europeo, dietro a Regno Unito e Germania. Milano si conferma capitale del design: la città assorbe il 18,3 percento del valore aggiunto nazionale e il 14 percento degli addetti. Siamo leader però anche nella nautica che ha un fatturato globale di 4,78 miliardi di euro, di cui 1,64 miliardi nel mercato interno, e 23.510 addetti diretti.
Nell’economia circolare un ruolo decisivo lo gioca però l’industria italiana del legno arredo che è prima in Europa: il 93 percento dei pannelli truciolari prodotti in Italia è fatto di legno riciclato. Seguono il Belgio con l’84%, Danimarca 60%, Germania 59%, Francia 50%. Inoltre, il legno arredo italiano produce meno emissioni climalteranti degli altri grandi paesi europei: 26 kg di CO2 equivalenti ogni mille euro di produzione, a fronte dei 43 della Germania, dei 49 francesi, degli 79 britannici e degli oltre 200 spagnoli. Con quasi 10 miliardi di dollari l’Italia è terza al mondo per saldo della bilancia commerciale nell’arredo.
Anche l’agricoltura sta facendo dei grandi passi avanti. Quella italiana è tra le più sostenibili in Europa, con una quantità di emissioni pari a 30 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti, nettamente inferiori a quelle di Francia (76 milioni), Germania (66 milioni), Regno Unito (41milioni) e Spagna (39 milioni). Il settore ha ridotto del 20 percento l’uso di pesticidi, a fronte di un aumento negli altri paesi europei ha aumentato l’utilizzo e la produzione di energie rinnovabili e ha ridotto i consumi di acqua. L’Italia vanta ben 305 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 524 vini Dop/Igp, 5155 prodotti tradizionali regionali, il maggior numero di aziende agricole biologiche. Nel 2020, poi, il settore agroalimentare ha segnato un record storico nelle esportazioni con un valore di 46,1 miliardi (+1,8% rispetto 2019). L’Italia ha infine il primato comunitario di giovani e donne in agricoltura. Gli under 35 alla guida di un’impresa agricola sono oltre 56 mila e un’azienda agricola su quattro, il 28 percento, è guidata da donne, quindi sono quasi 210mila le imprenditrici.
Abbiamo un ruolo di leadership in Europa anche per la produzione farmaceutica, con 32,2 miliardi di euro (2018), registrando nel 2019 un valore in crescita pari a 34 miliardi di euro. Anche grazie alla crescita dell’export, che nel periodo 2009 – 2019 è del 168 percento. Negli ultimi dieci anni il settore per fortuna è riuscito a ridurre del 50 percento sia i consumi energetici sia le emissioni di gas climalteranti.
E infine esportiamo biciclette per un valore complessivo di 609 milioni di euro, posizionandoci al primo posto in Europa. La crescita di esportazioni è aumenta del 15,2 percento rispetto all’anno precedente: ne vendiamo all’estero 1.776.300 (2019), più di Portogallo (1.537.046), Paesi Bassi (1.276.834), Germania (945.450), Romania (903.591). È italiano il 16,6 percento del totale dell’export europeo. Siamo primi per quota di esportazioni di selle, pari al 53,9 percento del totale a livello mondiale. La filiera della bicicletta conta 3.128 imprese e genera un fatturato di 1,03 miliardo di euro. Un contributo importante alla mobilità sostenibile.
«L’Italia può essere un avamposto di quell’economia più forte e insieme più sostenibile e a misura d’uomo. Il nostro paese è spesso in grado di vedere i propri mali, senza affrontarli, ma è incapace di leggere i propri punti di forza, come ha ricordato il presidente Draghi. Eppure non c’è niente di sbagliato in Italia che non possa essere corretto con quanto di giusto c’è. Questi dieci selfie dimostrano alcuni dei talenti che possiamo mettere in campo», conclude, commentando il dossier, Ermete Realacci.
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