Diritti
Non è un paese gay friendly
Non è un paese gay_friendly.
L’Italia che nega il patrocinio ai gay pride non può dirsi un paese tollerante.
In molti credono che le feste pride, o parate gay, siano semplici atti di esibizionismo.
In altri paesi, le politiche sono sempre più spinte verso azioni che aiutano chi si sente emarginato.
Molte amministrazioni invece dicono no alle manifestazioni etichettandole come folcloristiche, alcuni evitano di partecipare per paura anche di ritorsioni, come perdere il posto di lavoro, eppure queste manifestazioni devono essere fatte soprattutto per loro.
Attilio Fontana, ha detto “no” quando era sindaco di Varese, e lo ha ribadito ora che è presidente della Lombardia. Nella geografia d’Italia sono sempre di più le realtà dove i Gay pride – le manifestazioni dell’orgoglio omosessuale – non ottengono il patrocinio delle istituzioni: succede nel profondo Nord, a Novara, Genova, Trento e Varese. Il tutto mentre in Italia oltre 50 persone sono vittime di omofobia ogni giorno.
Anche la Provincia di Trento ha negato il patrocinio con il suo presidente, Ugo Rossi, espressione di una coalizione di centrosinistra, la stessa città che ha ospitato l’Adunata degli alpini. Ma i gay pride sono davvero solo esibizionismo? “No di certo” risponde Claudio Tosi, presidente di Arcigay a Genova. Nella sua città ci sono stati quattro ragazzi che sono rimasti senza casa, cacciati dalle loro famiglie solo perché hanno fatto coming out e, ammesso la loro omosessualità; i Gay pride sono manifestazioni che aiutano chi si sente solo e sanno così che ci sono associazioni pronte ad aiutarli.
L’Italia è alla posizione 32, su 42, nella classifica che valuta le politiche e le leggi a favore degli omosessuali. La graduatoria, diffusa è compilata da Ilga-Europe, l’organizzazione che riunisce le associazioni pro gay di tutta Europa. Il nostro Paese ha un punteggio del 27%. Nella classifica generale arriva dopo Albania, Kosovo, Bosnia ed Erzegovina, Serbia, Repubblica Ceca, Cipro e Slovacchia. I primi sono Malta, Belgio e Norvegia. C’è chi vive una doppia vita nella nostra società, nasconde l’omosessualità nella sua città per viverla dove c’è più libertà. Forse l’omofobia istituzionale può essere, o è, un calcolo politico ma Il Pride non è esibizionismo, le associazioni chiedono solo più libertà, i cittadini lo stanno capendo.
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