Diritti

Ngorongoro: il capitalismo annienta i Maasai

26 Aprile 2023

Nel giugno del 2022 gli agenti di polizia e le autorità della Tanzania picchiano e sparano contro gli abitanti di un villaggio Maasai. Colpiscono indiscriminatamente anche vecchi e bambini. Povera gente che protesta in difesa delle proprie terre, destinate a riserve di caccia per ricchi stranieri[1]. Sono giorni bui: ufficialmente, 31 persone rimangono gravemente ferite, un Maasai ed un poliziotto perdono la vita[2], ma i numeri reali, come la verità su quanto avvenuto, emergono a fatica, a causa delle intimidazioni del governo della Tanzania nei confronti di giornalisti, avvocati e organizzazioni della società civile[3]. Le violenze e gli abusi subiti non sono una novità, ma uno tra i tanti episodi che si ripetono ormai da lungo tempo[4].

Per i Maasai è come un destino cui non si può sfuggire, persecuzioni millenarie raccontate di generazione in generazione[5]. Nel XV secolo[6] il popolo, originario della bassa valle del Nilo, a nord del lago Turkana, migra ed occupa una grande porzione della fascia di terra compresa tra il Kenya settentrionale e il centro della Tanzania, conosciuta come Great Rift Valley[7]. Nel XIX secolo, quando gli inglesi conquistano la Tanzania e la trasformano in una colonia della Corona, i Maasai sono al massimo della loro estensione, ed occupano l’intera nazione[8]. Dal 1904 in poi Londra li costringe a dare spazio ai ranch coloniali britannici[9] ed alla creazione di parchi nazionali[10], come l’Area di conservazione di Ngorngoro[11] (Patrimonio Mondiale dell’UNESCO dal 1959[12]), la Riserva Nazionale di Masai Mara[13], del Samburu[14], il Parco Nazionale di Amboseli[15], di Nairobi[16], del Tarangire[17], del Lago Nukuruku[18] e del Sergenti[19].

Attraverso violenze e trasferimenti imposti, i colonizzatori britannici hanno portato, negli anni ’40 alla riduzione del 60%[20] dei terreni, distruggendo le case e gli allevamenti Maasai. L’opera viene poi proseguita dal governo di Dar-es-Salaam anche dopo l’indipendenza. Sono aree tra le più belle del mondo, con una varietà di flora e fauna meravigliosi, spettacoli stagionali come la grande migrazione degli gnu e delle zebre, unica nel suo genere, che garantisce il posto della Great Rift Valley tra le sette meraviglie del mondo[21].

La nuova Tanzania non vuole i Maasai, ma vuole le loro terre: l’ACHPR (African Commission on Human and People’s Rights[22]), a conclusione della missione di promozione della Commissione Africana per i diritti umani (23-28 gennaio 2022), esprime grandi preoccupazioni in merito alla violazione dei diritti fondamentali, in particolare nei siti dell’Area di Conservazione di Ngorongoro, nella regione Arusha[23]. L’avvocato Joseph Moses Oleshangayi, attivista a fianco dei Maasai[24], punta il dito sugli interessi economici nascosti dietro un progetto di conservazione della natura che consistere in realtà nel riservare alcuni territori delle aree protette alla costruzione di hotel e riserve esclusive di caccia[25].

La definizione di queste aree è iniziata il 7 giugno del 2022, quando non meglio specificate “forze militari e paramilitari”[26], nell’Area di Ngorongoro, sequestrano un’area di 1500 Km2 della tribù Maasai, senza alcun preavviso o consenso della popolazione[27]. Montano delle barriere ed erigono posti di blocco, per cui i membri della tribù dei villaggi di Ololosokwan, Oloirien, Kirtalo e Arash, situati tutti in Loliondo, il 9 giugno 2022 si riuniscono per protestare e rimuovere il filo spinato: la polizia tanzaniana reagisce con 27 arresti, senza contatto con avvocati, e li accusa formalmente di omicidio[28].

2017: Villaggi incendiati dalle forze di polizia nei villaggi Maasai a Loliondo, in Tanzania[29]
Il loro avvocato, Paul Kisabo, spiega che gli arresti sono un tentativo di intimidire la comunità, in quanto più della metà sono avvenuti prima dell’omicidio dell’agente di polizia Mwita Garlus[30] annunciato l’11 giugno 2022 dal commissario della regione John Mongella[31]. Negli scontri le forze di polizia usano fucili e gas lacrimogeni contro la folla, provocando una fuga di massa verso lo stato del Kenya: in Tanzania non si possono ricevere cure mediche, a seguito di una ferita di arma da fuoco, senza prima ottenere l’autorizzazione della polizia. E se sei stato ferito dalla polizia, c’è il rischio che, invece di trovare un posto in ospedale, te ne venga imposto uno in prigione o direttamente all’obitorio[32].

Da sempre in lotta

Donna Maasai al pascolo[33]
Il gruppo etnico Maasai è di origine seminomade, ha le sue radici nello spostamento lungo le terre della Great Rift Valley (una estesa valle dall’ecosistema unico che si estende per 6000 km ed attraversa lo stato del Kenya e della Tanzania[34]) e la loro cultura si basa, molto prima di aver iniziato ad avere insediamenti agricoli,  sull’allevamento del bestiame, sulla caccia e sull’utilizzo di case circolari (Boma) che vengono smontate e rimontate in poche ore, seguendo la transumanza della tribù[35]. I bovini sono compagni di vita e sono alla base dell’organizzazione sociale: gli uomini si occupano della difesa del bestiame, le donne della mungitura, oltre che della casa e dei bambini[36].

Il bestiame è una moneta di scambio, è il mezzo per nutrirsi, per creare utensili, vestiario e coperte[37]. Un capo di bestiame viene donato ad un giovane guerriero che, secondo la comunità, dimostra sufficiente coraggio in situazioni di pericolo comunitario e costituisce la base delle relazioni tra clan: più bovini possiede un uomo, più è ricco e stimato, ed avrà maggiori possibilità di avere una moglie[38]. La sottrazione delle terre è un incubo che mette in pericolo il nucleo della socializzazione e del sistema economico Maasai, anche perché le terre espropriate sono quelle con le sorgenti d’acqua, e ciò che resta non basta più per l’intero bestiame[39].

L’espansione dell’economia di mercato e della proprietà privata cambiano la savana: al comando ci sono proprietari che praticano uno sfruttamento eccessivo dei terreni e ottengono la riduzione delle mandrie[40]. Lilian Looloitai[41], la rappresentante indigena che si batte per i finanziamenti della comunità internazionale[42] e per la creazione di un’organizzazione no profit che promuove i diritti dei pastori Maasai[43], spiega: “Dobbiamo parlare apertamente della questione della terra. Il governo non ha preso le misure adeguate a educare e comunicare quali sono le sue intenzioni”. Agli sfrattati “viene detto: Non puoi attraversare questa terra, appartiene al governo, non puoi attraversare quella terra, appartiene agli investitori”. Nient’altro. Nessuna indicazione su dove andare[44].

Queste dichiarazioni, risalenti al 2017, si riferiscono alle dispute[45] culminate con la distruzione, a seguito di incendi, di 185 case Maasai nel giro di soli due giorni (il 13 e il 14 agosto 2017); a ciò si aggiunge la sottrazione del bestiame, abusi, minacce fisiche e multe assurde[46]. Per diversi giorni la popolazione Maasai di quel villaggio, comprese donne, bambini ed anziani, è costretta a dormire senza un riparo, senza cibo e senza acqua; molte famiglie subiscono una separazione forzosa e molti dei loro componenti riportano gravi disagi psicologici. Si stima che, a causa dello sgombero violento durato mesi, almeno 6800 persone rimangano senza casa[47].

All’inizio degli anni ’90, il giornalista Stan Katabalo cerca di coinvolgere la pubblica opinione internazionale sull’assegnazione dei territori di caccia di Loliondo, e per questo motivo viene assassinato, il 26 settembre 1993[48]. Uno dei collaboratori del giornalista, il deputato di Ngorongoro Moringe Parkipuny, prima di abbandonare per sempre il paese sopravvive fortunosamente a un tentativo di omicidio[49]. Lo scandalo esplode ugualmente attorno agli espropri illegali, alle procedure per l’assegnazione dei blocchi, alle pratiche di caccia esercitate fuori da ogni regolamento, ma soprattutto per la licenza speciale concessa al miliardario Mohammed Abdul Rahim Al-Ali, Viceministro della Difesa degli Emirati Arabi Uniti e proprietario della società OBC (Otterlo Business Corporation)[50], oltre alla licenza mineraria assegnata a Barrick Gold e che è una vergogna di cui abbiamo già parlato[51].

L’inferno Otterlo

Cacciatori emiratini violentano la fauna di territori acquisiti indebitamente[52]
Nonostante da decenni le costanti violazioni dei diritti umani perpetrate nell’Area di Conservazione del Ngorongoro siano nel mirino dell’interesse internazionale, i Ministri della Tanzania continuano indisturbati a prendere accordi illegali con la società OBC e i loro rappresentanti emiratini[53], sicché gli abusi non si fermano[54]. Al contrario: durante gli ultimi decenni, un poco alla volta, il governo della Tanzania ha barattato la vita degli animali in via di estinzione e quella del popolo Masaai con nuove armi di alta tecnologia prodotte dall’industria degli Emirati[55]. Un articolo del New York Times del 13 novembre del 1993[56] raccoglie le testimonianze sull’accordo tra la TAWICO (Tanzania Wildlife Coorporation) e Mohamed Abdul Rahim Al Ali, allora Viceministro della Difesa degli Emirati Arabi Uniti[57].

L’occupazione da parte della OBC ha inizio nel 1992, quando Rahim Al Ali – che già si avventura in battute di caccia in questi luoghi sin dal 1985[58] – ottiene dal governo della Tanzania una concessione di caccia nella riserva Loliondo Game Controlled Area, ai margini del Parco Nazionale del Serengeti, senza il consenso degli abitanti Maasai. Si tratta di un’area di 30’000 chilometri quadrati (grande quindi quanto il Belgio) che è la più vasta area di protezione e sopravvivenza delle specie animali originarie dell’Africa subsahariana[59]. Nel Serengeti, come in ogni parco nazionale, sono proibiti insediamenti umani ed attività commerciali – l’alibi che usa il governo per sfrattare i Maasai: la caccia e il turismo sono evidentemente troppo redditizi per garantire l’esclusione di una certa élite.

La concessione originale di Loliondo al confine con il Serengeti limita i safari a tre mesi all’anno, ovvero luglio, agosto e settembre, limite che non viene rispettato da Rahim Al Ali, ma non è l’unico abuso[60]. Oltre a scavalcare il consenso degli abitanti dei villaggi, lo sfruttamento della riserva di caccia viene concessa per un periodo di 10 anni invece dei 5 anni come il regolamento prevede, e tutto ciò avviene dopo averlo prima concesso a TAWICO, che gestisce i blocchi di caccia in Tanzania fino all’istituzione della Wildlife Division, nel 1988[61]. Lo scandalo emerge nel 1993, quando Mohamed Abdul Rahim inizia ad uccidere e trasportare animali protetti[62]. Nei fatti, l’accordo glielo permette in cambio della promessa di investire parte del ricavato nella fondazione di scuole primarie e ospedali[63]. Mohamed Abdul Rahim non si nasconde, lui va a caccia nel Serengeti perché vuole “i grandi felini come leoni, leopardi, ghepardi e altri grandi carnivori”[64].

Questi cacciatori pagano una tassa (secondo alcune fonti del 25% sul valore delle prede[65]) alle autorità locali: “I costi per i funzionari della fauna selvatica e il loro mantenimento saranno sostenuti da sua eccellenza attraverso l’autorità centrale per la fauna selvatica”[66]. Mohamed Abdul Rahim ottiene quindi lo sfollamento di interi villaggi Maasai con l’obbiettivo di incrementare il turismo a danno dell’ecosistema: per esempio, dal 1993 in poi si registra una diminuzione della popolazione dei rinoceronti neri del 90%[67]. Parallelamente, nel corso dei decenni, diminuiscono i diritti umani di coloro che abitano le zone adiacenti al Cratere del Ngorongoro[68].

Peter Poole, consulente di FPW (First Peoples Worldwide[69]), denuncia “dalla corruzione delle guide di caccia locali, al superamento delle quote di cattura, alla caccia all’interno del Serengeti, all’uso di armi automatiche durante la caccia, alla corruzione dei funzionari che danno le concessioni e dei politici per impedire loro di annullare le concessioni” e conclude: “È questo arabo che ha finanziato tutta l’operazione” riferendosi a Mohamed Abdul Rahim Al Ali[70]. Man mano che la selvaggina si estingue in un’area, l’esercito tanzaniano sfolla i Masaai da quella adiacente e costringe le mandrie in aree colpite dalla siccità, uccidendole[71]. Nelle aree liberate arriva la caccia ai grandi felini dei safari di lusso[72] e, subito dopo, gli hotel esclusivi[73].

Pietra che delimita i confini, pattugliati dalla polizia, delle aree strappate ai Maasai e consegnate alla OBC[74]
Il vicino Stato del Kenya ha bandito la caccia grossa già dal 1978, ma la Tanzania non riesce a prendere esempio da ciò: al contrario, le leggi tanzaniane a favore dei safari datano esattamente dalla promulgazione del divieto kenyota[75]; nel corso degli anni vengono stabilite delle regole di caccia per “preservare” la fauna locale, ma nella Game Control Area di Loliondo non sono mai state rispettate[76]. Le attività di caccia che mettono in pericolo i parchi più importanti dell’Africa Orientale, dagli anni del colonialismo in poi, non sono mai cessate[77]. La OBC opera la caccia con pratiche vietatissime: crea canali di transito incendiando le aree dove stanziano gli animali per farli spostare, mentre pompa acqua in altre aree per attirarli e catturarli[78], ed i burocrati del governo tanzaniano negano ciò anche di fronte all’evidenza[79]. Juma Akida Zodikheri, CEO di OBC, sostiene che le attività di caccia rispettino le leggi tanzaniane[80].

Negli anni la presenza di OBC cresce, e costruisce sul suolo tanzaniano campeggi, piste di atterraggio per aerei, infrastrutture di telecomunicazioni mobili[81], ma non è più sola: sul territorio compaiono aziende come la Thomson Safaris[82] degli statunitensi, che raccoglie già nel 2010 denunce dei pastori contro la propria filiale, la Tanzania Conservation: la accusano di praticare sfratti illegali[83]. Ma la società sembra godere di amicizie particolari, come quella del Primo ministro Kassim Majaliwa[84]. Le aziende straniere ottengono permessi in cambio di donazioni ai funzionari[85] ed ai politici[86]. Nonostante gli sforzi del defunto presidente Magufuli, che ha creato un Ufficio di Polizia del turismo, per promuovere un “turismo sicuro”[87], il volere delle aziende sovrasta quello del governo[88].

Oggi c’è un cartello piantato nel nord della Tanzania che delimita il confine del parco del Serengeti e proibisce ai Maasai di oltrepassarlo; oltre quella linea c’è la terra che, secondo la legge, appartiene alle tribù locali, e che invece viene difesa militarmente contro di loro[89]. Secondo il giornalista Todd Miller, la speranza del governo è che i Maasai oltrepassino le barriere e si lascino massacrare[90]. I due Maasai che accompagnano il giornalista nel reportage gli mostrano i pattugliamenti dei militari per difendere quello che viene comunemente chiamato “Confine di Otterlo”[91].

Sulla pelle dei Maasai

Durante gli sgombri forzati i Maasai subiscono atroci violenze[92]
Lo sfruttamento commerciale del Serengeti ha ovviamente un ruolo determinante per la nazione intera: secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo, in Tanzania il turismo è un’attività economica pari al 10,7% del PIL[93]; nel luglio del 2022 il Vice Commissario del territorio protetto del Ngorongoro sostiene di prevedere l’arrivo di circa 1,2 milioni di turisti all’anno, con un ricavo pari a 112 milioni di dollari[94]. Ed in questo caso si parla di turismo d’élite, visto che il mondo dei safari attira cacciatori disposti a spendere dai 15’000 ai 60’000 dollari per una battuta di caccia di due o tre settimane e la OBC è in grado di attirarne diverse centinaia l’anno[95].

Ma tutto ciò non basta per giustificare le pesanti violazioni dei diritti umani e la distruzione dell’ecosistema. Dietro c’è molto di più. C’è il traffico di animali vivi, perpetrato sul suolo tanzaniano già dal marzo 1993[96], quando il governo autorizza i partners degli Emirati a catturare vivi 10 generuk, una splendida specie di antilope dal collo lungo[97]. Ma gli arabi non si limitano a questo, e catturano zebre, gazzelle ed altre specie protette, in violazione della sezione 11 del Wildlife Act n. 12 del 1974 – e lo fanno sotto la scorta degli ufficiali di polizia[98]. I “migliori” clienti, però, sono i Cinesi: in Tanzania opera un fiorente mercato di contrabbando oltre che di droga anche di avorio: Tra il 2009 e il 2014 si denuncia una diminuzione di circa il 40% degli elefanti, poiché il popolo cinese apprezza le zanne di avorio per preziosi ornamenti e trofei[99]; si stima che da ogni elefante adulto si possono ricavare almeno 250 libbre di avorio, per poi rivenderle a 1500 dollari a libbra[100]. Un commercio autorizzato anch’esso da una licenza del governo tanzaniano[101].

Nel marzo del 2013 il presidente cinese Xi Jinping, nel suo viaggio inaugurale per il mondo, visita la Tanzania, portando con sé una numerosa delegazione politica ed imprenditoriale: mentre parla di unità e cooperazione, il suo entourage acquista migliaia di chilogrammi di avorio illegale, usando la copertura offerta dal loro status ufficiale per farlo[102]. Il giornalista investigativo Aidan Hartley e la sua troupe televisiva, nel 2012, sono riusciti ad ottenere il consenso per riprendere quello che è considerato il deposito più grande di avorio al mondo: tonnellate di zanne che aspettano di oltrepassare i confini del paese e raggiungere i paesi in cui verranno raffinate[103].

Quest’inferno è noto da tempo, come testimonia la campagna mediatica lanciata da Avaaz.org nel 2012 con una lettera aperta al presidente della Tanzania[104]: “Come cittadini di tutto il mondo, vi chiediamo di opporvi a qualsiasi tentativo di sfrattare i Maasai dalla loro terra tradizionale o di richiedere loro di trasferirsi per far posto ai cacciatori stranieri. Contiamo su di voi per essere un campione per il vostro popolo e fermare qualsiasi tentativo di cambiare i loro diritti sulla terra contro la loro volontà”[105]. La petizione raggiunge, in solo 4 giorni, il 13 agosto 2012, più di 400’000 adesioni, sino ad arrivare a 2 milioni di firme[106]. Invano, ovviamente[107].

Malgrado ciò i Maasai, nel 2018, vincono un’importante causa: la Corte di Giustizia dell’Africa orientale emette una sentenza con la quale intima al governo della Tanzania di impedire a chiunque lo sfruttamento dei 1500 Km2 dall’area in cui sono residenti i Maasai[108]. La sentenza vieta espressamente all’ufficio dell’Ispettore Generale di polizia di operare gli sfratti, di usare molestie, intimidazioni e violenze nei confronti dei residenti, proibisce la confisca del loro bestiame o la distruzione delle loro fattorie – ed è quindi un importante riconoscimento dei fatti fino ad allora negati dal Governo[109].

2012: Aidan Hartley nel deposito di oltre 90 tonnellate d’avorio, per un valore di 50 milioni di dollari[110]
La sentenza rimane lettera morta. L’11 gennaio 2022 il Governo comunica l’intenzione di designare lo stesso l’area di 1500 km quadrati del distretto di Ngorongoro come corridoio della fauna selvatica: se realizzata, la creazione di un corridoio faunistico porterebbe i Maasai a perdere definitivamente le loro terre, poiché il piano prevede l’allontanamento di oltre 70’000 persone, insediate forzosamente nei siti di Msomera, nel distretto di Handeni, ed a Kitwai, nel distretto di Simanjiro, entrambi a diverse centinaia di miglia di distanza[111]. Secondo le Nazioni Unite, i Maasai coinvolti dalle minacce di sfollamento da Loliondo e Ngorongoro sono addirittura 150’000, e l’esecuzione dei piani del Governo “potrebbe mettere a repentaglio la sopravvivenza fisica e culturale dei Maasai”[112].

Ciò che stupisce è l’indifferenza della Comunità Internazionale: il direttore esecutivo dell’Oakland Institute accusa l’UNESCO di essere addirittura complice, perché non usa la sua influenza per garantire il rispetto dei diritti degli indigeni[113] . Secondo il direttore dell’Oakland Institute, l’UNESCO “non è altro che un’agenzia dalla mentalità coloniale occidentale, dall’alto verso il basso, che parla di preservare i luoghi senza le persone, e invece di preservare la cultura, sostiene il cimitero della cultura, estinguendo il modo di vita e mezzi di sussistenza”[114]. Vero. Le violenze non si fermano. Queste aree sono zone di guerra: sono sospese le sovvenzioni e i servizi nelle aree di Ngongoro e Misigiyo per l’acqua e la scuola, viene ordinato di ridurre il personale negli ospedali per rendere sempre più difficoltose le cure ai cittadini[115].

La Ngorongoro Conservation Area Authority continua ad inviare avvisi di sfratto con la scusa di combattere l’immigrazione illegale. Chiede la distruzione di case, chiese, scuole, dispensari medici e uffici amministrativi, inclusa una stazione di polizia, perché secondo l’agenzia sono costruiti senza permessi – disposizioni per fortuna ora fermate dalle proteste[116]. Le autorità stanno facendo “terra bruciata”, cercando di rendere la regione invivibile. Il Governo si difende asserendo che, in realtà, sia vero il contrario: i Maasai e le loro mandrie si starebbero espandendo a macchia d’olio e ora rappresenterebbero una minaccia per la conservazione del Ngorongoro e del Serengeti, mettendo a rischio l’ecosistema[117].

Ma è evidente si tratti di una colossale bugia. I Maasai sono un popolo che vive da sempre in totale armonia con la natura, come asseriscono ben oltre 250 scienziati ed esperti di conservazione in una lettera aperta che chiede la sospensione definitiva degli sfratti[118]. Così facendo, tra qualche anno la fauna della Tanzania sarà cancellata dalla storia, oppure resterà un lusso esclusivo solo di chi sia estremamente ricco e possa permettersi di passare le vacanze in una delle terre più belle del mondo, difeso da un esercito di aguzzini che hanno massacrato chiunque avesse avuto l’ardire di nascere in quelle terre – non importa se uomo o bestia.

 

 

 

[1] https://news.mongabay.com/2022/06/maasai-protesters-shot-beaten-as-tanzania-moves-forward-with-wildlife-game-reserve/
[2] https://www.culturalsurvival.org/news/maasai-tanzania-are-being-forcefully-evicted-their-ancestral-lands
[3] https://www.culturalsurvival.org/news/maasai-tanzania-are-being-forcefully-evicted-their-ancestral-lands
[4] https://www.theguardian.com/global-development/2022/jun/14/maasai-leaders-arrested-in-protests-over-tanzanian-game-reserve, https://www.survivalinternational.org/news/13051

La Tanzania sta cercando di cacciare i Maasai dalle terre ancestrali


[5] https://basecampfoundationusa.org/the-maasai/maasai-history-and-culture/
[6] https://basecampfoundationusa.org/the-maasai/maasai-history-and-culture/
[7] https://basecampfoundationusa.org/the-maasai/maasai-history-and-culture/
[8] https://www.familysearch.org/en/wiki/Tanzania_Colonial_Records#:~:text=British%20Colonization%20(1919%2D1961),part%20of%20the%20territory%20Tanganyika.
[9] https://basecampfoundationusa.org/the-maasai/maasai-history-and-culture/
[10] https://basecampfoundationusa.org/the-maasai/maasai-history-and-culture/
[11] https://whc.unesco.org/en/list/39/
[12] https://whc.unesco.org/en/list/39/
[13] https://www.masaimara.com/
[14] https://www.samburureserve.com/
[15] http://www.kws.go.ke/amboseli-national-park
[16] https://www.nairobinationalparkkenya.com/
[17] https://www.tarangirenationalparks.com/
[18] https://www.lakenakurukenya.com/
[19] https://www.serengeti.com/
[20] https://basecampfoundationusa.org/the-maasai/maasai-history-and-culture/
[21] https://whc.unesco.org/en/tentativelists/5512/
[22] https://achpr.au.int/en
[23] https://achpr.au.int/en/news/press-releases/2023-02-24/press-statement-promotion-mission-united-republic-tanzania
[24] https://www.youtube.com/watch?v=0R3kG0YJ5_s&t=627s
[25] https://lens.civicus.org/tanzania-maasai-people-resist-forced-evictions/
[26] https://www.theguardian.com/global-development/2022/jun/23/tanzania-charges-20-maasai-with-after-police-officer-dies-during-protests
[27] https://www.amnesty.org/en/latest/news/2022/11/tanzania-masaai-evictions/#:~:text=On%2010%20June%2C%20security%20forces,Maasai%20also%20suffered%20gunshot%20wounds.
[28] https://www.amnesty.org/en/latest/news/2022/11/tanzania-masaai-evictions/#:~:text=On%2010%20June%2C%20security%20forces,Maasai%20also%20suffered%20gunshot%20wounds.
[29] https://www.ipsnews.net/2017/08/forced-evictions-rights-abuses-maasai-people-tanzania/
[30] https://www.amnesty.org/en/latest/news/2022/11/tanzania-masaai-evictions/#:~:text=On%2010%20June%2C%20security%20forces,Maasai%20also%20suffered%20gunshot%20wounds.
[31] https://www.theguardian.com/global-development/2022/jun/23/tanzania-charges-20-maasai-with-after-police-officer-dies-during-protests
[32] https://www.amnesty.org/en/latest/news/2022/11/tanzania-masaai-evictions/#:~:text=On%2010%20June%2C%20security%20forces,Maasai%20also%20suffered%20gunshot%20wounds.
[33] https://www.nature.org/en-us/magazine/magazine-articles/survival-in-the-great-rift/
[34] https://sites.google.com/site/benvenutiinkenya/great-rift-valley
[35] https://www.siyabona.com/maasai-tribe-east-africa.html
[36] https://education.nationalgeographic.org/resource/cattle-economy-maasai/
[37] https://education.nationalgeographic.org/resource/cattle-economy-maasai/
[38] https://education.nationalgeographic.org/resource/cattle-economy-maasai/
[39] https://education.nationalgeographic.org/resource/cattle-economy-maasai/
[40] https://education.nationalgeographic.org/resource/cattle-economy-maasai/
[41] https://www.theguardian.com/global-development/2017/oct/16/land-means-life-tanzania-maasai-fear-existence-under-threat
[42] https://forestdeclaration.org/wp-content/uploads/2021/10/NYDF-Endorser-Perspectives-Report_EN.pdf P. 49
[43] https://talks.ox.ac.uk/talks/id/7cad4ba9-733c-427b-b8e1-e3794bd63c9c/
[44] https://www.theguardian.com/global-development/2017/oct/16/land-means-life-tanzania-maasai-fear-existence-under-threat
[45] https://www.iwgia.org/en/
[46]https://www.iwgia.org/en/tanzania/2502-tanzania-forced-evictions-of-maasai-people-in-loliondo
[47] https://www.iwgia.org/en/tanzania/2502-tanzania-forced-evictions-of-maasai-people-in-loliondo
[48] https://justconservation.org/the-corridor-loliondo
[49] https://justconservation.org/the-corridor-loliondo
[50] https://termitemoundview.blogspot.com/2015/12/obc-hunters-from-dubai-and-threat.html
[51] https://ibiworld.eu/2020/09/04/oro-cianuro-e-sangue-nellinferno-della-barrick-gold/
[52] https://termitemoundview.blogspot.com/2015/12/obc-hunters-from-dubai-and-threat.html
[53] https://justconservation.org/the-corridor-loliondo
[54] https://termitemoundview.blogspot.com/
[55] https://www.zawya.com/en/press-release/companies-news/edge-signs-cooperation-agreement-with-the-tanzania-peoples-defence-force-jkca1731
[56] https://www.nytimes.com/1993/11/13/opinion/the-brigadier-s-shooting-party.html
[57] https://justconservation.org/the-corridor-loliondo
[58] https://termitemoundview.blogspot.com/2015/12/obc-hunters-from-dubai-and-threat.html
[59] https://www.serengeti.com/
[60] https://termitemoundview.blogspot.com/2015/12/obc-hunters-from-dubai-and-threat.html
[61] https://www.maliasili.go.tz/sectors/category/wildlife
[62] https://www.nytimes.com/1993/11/13/opinion/the-brigadier-s-shooting-party.html
[63] https://www.nytimes.com/1993/11/13/opinion/the-brigadier-s-shooting-party.html
[64] https://www.nytimes.com/1993/11/13/opinion/the-brigadier-s-shooting-party.html
[65] https://termitemoundview.blogspot.com/2015/12/obc-hunters-from-dubai-and-threat.html
[66] https://www.nytimes.com/1993/11/13/opinion/the-brigadier-s-shooting-party.html
[67] https://www.nytimes.com/1993/11/13/opinion/the-brigadier-s-shooting-party.html
[68] https://termitemoundview.blogspot.com/2023/02/the-tanzanian-government-commandeers.html
[69] https://www.colorado.edu/program/fpw/
[70] https://ictnews.org/archive/conservations-new-breed-of-refugee-is-all-too-familiar-to-indian-country
[71] https://www.theguardian.com/world/2013/mar/30/maasai-game-hunting-tanzania
[72] https://termitemoundview.blogspot.com/
[73] https://secure.avaaz.org/page/en/
[74] https://www.counterpunch.org/2023/02/10/the-crisis-nobody-knows-about-on-the-kenya-tanzania-border/
[75] https://ntz.info/gen/n01526.html
[76] https://ntz.info/gen/n01526.html
[77] https://ntz.info/gen/n01526.html
[78] https://www.kristeligt-dagblad.dk/den-tredje-verden/masaier-presses-af-luksusj%C3%A6gere
[79] https://www.kristeligt-dagblad.dk/den-tredje-verden/masaier-presses-af-luksusj%C3%A6gere
[80] https://www.kristeligt-dagblad.dk/den-tredje-verden/masaier-presses-af-luksusj%C3%A6gere
[81] https://www.thecitizen.co.tz/tanzania/oped/why-the-loliondo-controversy-refuses-to-go-away-3857240
[82] https://thomsonsafaris.com/
[83] https://www.business-humanrights.org/en/latest-news/thomson-safaris-lawsuit-re-maasai-in-tanzania/
[84] https://termitemoundview.blogspot.com/2022/03/ndumbaro-tells-dangerous-lies-about.html
[85] https://termitemoundview.blogspot.com/2018/04/loliondo-between-silence-confusion-fear.html
[86] https://josephatlukaza.blogspot.com/2018/04/obc-yatoa-magari-15-kwa-wizara-ya.html
[87] https://www.thecitizen.co.tz/tanzania/news/national/magufuli-opens-police-station-to-promote-secure-tourism-2630006
[88] https://josephatlukaza.blogspot.com/2018/04/obc-yatoa-magari-15-kwa-wizara-ya.html
[89] https://www.counterpunch.org/2023/02/10/the-crisis-nobody-knows-about-on-the-kenya-tanzania-border/
[90] https://www.counterpunch.org/2023/02/10/the-crisis-nobody-knows-about-on-the-kenya-tanzania-border/ ; https://news.mongabay.com/by/john-c-cannon/
[91] https://www.counterpunch.org/2023/02/10/the-crisis-nobody-knows-about-on-the-kenya-tanzania-border/
[92] https://www.facebook.com/photo/?fbid=1394407531052113&set=pcb.1394399351052931
[93] https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2022-11/tanzania-maasai-sfratto-cratere-ngorong-nigrizia-intervista.html
[94] https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2022-11/tanzania-maasai-sfratto-cratere-ngorong-nigrizia-intervista.html
[95] https://www.thecitizen.co.tz/tanzania/oped/why-the-loliondo-controversy-refuses-to-go-away-3857240
[96] https://termitemoundview.blogspot.com/2018/04/loliondo-between-silence-confusion-fear.html
[97] https://termitemoundview.blogspot.com/2018/04/loliondo-between-silence-confusion-fear.html
[98] https://termitemoundview.blogspot.com/2018/04/loliondo-between-silence-confusion-fear.html
[99] https://www.cbp.gov/frontline/fighting-ivory-trade
[100] https://www.cbp.gov/frontline/fighting-ivory-trade
[101] https://unitedrepublicoftanzania.com/economy-of-tanzania/investment-in-tanzania/chinese-investment-in-tanzania-trade-economic-relations-direct-investments-more/
[102] https://www.washingtonpost.com/world/asia_pacific/chinese-officials-accused-of-smuggling-ivory-during-state-visit-to-tanzania/2014/11/06/ecea6ef7-f68d-4344-9865-0095b1531c5f_story.html
[103]  https://education.nationalgeographic.org/resource/tanzanias-ivory-stockpile/
[104] https://secure.avaaz.org/page/en/
[105] https://secure.avaaz.org/campaign/en/save_the_maasai/?slideshow
[106] https://secure.avaaz.org/campaign/en/save_the_maasai/?slideshow
[107] https://secure.avaaz.org/campaign/en/save_the_maasai/?slideshow
[108] https://www.oaklandinstitute.org/sites/oaklandinstitute.org/files/ruling-on-application-tuesday-180925.pdf
[109] https://www.oaklandinstitute.org/maasai-victory-east-african-court-justice-tanzanian-government
[110] https://education.nationalgeographic.org/resource/tanzanias-ivory-stockpile/
[111] https://www.theguardian.com/global-development/2023/jan/16/tanzania-maasai-speak-out-on-forced-removals
[112] https://www.ohchr.org/en/press-releases/2022/06/tanzania-un-experts-warn-escalating-violence-amidst-plans-forcibly-evict
[113] https://foreignpolicy.com/2022/07/27/tanzania-conservation-colonialism-eviction-indigenous-rights/
[114] https://foreignpolicy.com/2022/07/27/tanzania-conservation-colonialism-eviction-indigenous-rights/
[115] https://www.theguardian.com/global-development/2023/jan/16/tanzania-maasai-speak-out-on-forced-removals
[116] https://www.theguardian.com/global-development/2023/jan/16/tanzania-maasai-speak-out-on-forced-removals
[117] https://www.theguardian.com/global-development/2023/jan/16/tanzania-maasai-speak-out-on-forced-removals
[118] https://docs.google.com/document/d/12ZoN4Gl8Ifn6vgKExC1xgjSyX_RyadFekpVKcW-wvs0/edit

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi diventare un brain?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.