Lavoro

Sicurezza sul lavoro, ai nuovi ispettori non è richiesta una laurea tecnica

15 Febbraio 2022

Le nuove regole approvate dal Governo a dicembre conferiscono all’Ispettorato Nazionale del Lavoro compiti sovrapponibili a quelli svolti dai tecnici delle ASL, ma il bando per l’assunzione di 1.200 nuovi “ispettori tecnici”, a differenza del precedente, prevede l’ammissione con una generica laurea, anche triennale, e consisterà in una semplice prova con 32 quesiti a risposta multipla.

Mentre lo stillicidio delle morti sul lavoro prosegue inesorabile – sono oltre 1.400 quelle registrate nel 2021 – e ieri ha fatto registrare anche la scomparsa del secondo studente in alternanza scuola-lavoro in poche settimane, un sedicenne di Fermo morto in un incidente mentre si recava sul luogo di lavoro, il Governo bandisce l’atteso concorso che dovrebbe rimediare all’annosa carenza di ispettori del lavoro.  A marzo i giornali annunciavano che le assunzioni in arrivo grazie ai fondi del PNRR sarebbero state 2.000  e che con l’integrazione degli attuali 4.500 ispettori sarebbe stato possibile aumentare del 20% le ispezioni entro il 2024. In realtà le assunzioni complessive previste dal bando pubblicato venerdì sula Gazzetta Ufficiale saranno 1.249: 1.174 “ispettori tecnici”, più 25 funzionari di area informatica e 50 di area socio-statistica economica.

Il problema però non si limita al dimezzamento delle assunzioni effettive rispetto a quelle annunciate. “Ti aspetteresti che la selezione avvenga tra ingegneri, architetti, chimici.” – ci racconta una fonte sindacale interna all’INL, l’Ispettorato Nazionale del Lavoro, istituito nel 2015 dal Jobs Act facendo confluire in un unico calderone gli ispettori alle dipendenze del Ministero del Lavoro, dell’INPS e dell’INAIL, ciascuno con le proprie competenze. “Invece ai futuri ‘ispettori tecnici’ è richiesto semplicemente il possesso di una laurea e di sbarrare correttamente le crocette di un test a risposta multipla come quelli della patente. Il bando non prevede alcun punteggio attribuito in base al possesso di una laurea scientifica o tecnica, tanto meno all’iscrizione ad albi od ordini professionali.”

Siamo andati a verificare. In effetti per partecipare al concorso è sufficiente possedere titoli di studio generici: laurea;  diploma  di laurea; laurea specialistica; laurea magistrale e raggiungere un punteggio minimo di 21/30 accumulato rispondendo a 25 quesiti su

macchine e impianti; scienze delle costruzioni; disciplina in  materia  di  tutela  della  salute  e  della sicurezza nei luoghi di lavoro (decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81); direttiva 2006/42/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 maggio 2006 relativa alle macchine e che modifica la direttiva 95/16/CE; regolamento (UE) 2016/425  del  Parlamento  europeo  e  del Consiglio del 9 marzo 2016 sui dispositivi di protezione  individuale e che abroga la Direttiva 89/686/CEE del Consiglio; normativa sugli ascensori e i generatori di vapore; normativa in materia di radiazioni ionizzanti; elementi di chimica; elementi di diritto del lavoro; lingua inglese; utilizzo delle applicazioni  informatiche  e  dei  software più diffusi.

e a “sette quesiti  situazionali  relativi  a problematiche organizzative e gestionali ricadenti nell’ambito  degli studi  sul  comportamento  organizzativo”.  “I quesiti – precisa il bando – descriveranno situazioni concrete di lavoro, rispetto alle quali si intende valutare la capacità di giudizio dei candidati,  chiedendo  loro  di decidere, tra alternative predefinite di  possibili  corsi  d’azione, quale ritengano più adeguata.”

In sostanza un laureato con diploma triennale in lettere antiche nei pochi mesi tra la pubblicazione di un bando e la prova scritta dovrebbe apprendere i “rudimenti” di materie come chimica, scienza delle costruzioni, elettromeccanica, diritto del lavoro, nonché conoscere e saper interpretare correttamente leggi nazionali e direttive europee. Una scelta quanto meno insolita. Nel 2019, ad esempio, quando fu bandito un analogo concorso per 1.514 posti, di cui 691 ispettori del lavoro da arruolare negli organici dell’INL, per partecipare erano richieste specifiche lauree specialistiche, in particolare nell’area giuridica, e il bando prevedeva una preselezione per l’ammissione allo scritto (60 quesiti a risposta multipla, di cui 40 attitudinali), una prova scritta, non limitata a verificare la conoscenza di alcune leggi, ma su materie come diritto costituzionale, amministrativo, civile, del lavoro, processuale penale e civile e, infine, una prova orale.

Questo cambio di attitudine è tanto meno comprensibile dal momento che la recente legge 215/2021, che a dicembre ha convertito in legge il decreto 146/2021, sembrerebbe parificare le competenze degli ispettori dell’INL e dei loro omologhi delle ASL, stabilendo che la vigilanza sull’applicazione della legislazione in materia  di salute e sicurezza nei luoghi  di  lavoro d’ora in poi non sarà più solo competenza “dell’azienda sanitaria  locale  competente   per   territorio”, come stabiliva l’articolo 13 del decreto 81/2008, ma anche dell’Ispettorato nazionale del lavoro, e abrogando il comma 2 dello stesso articolo, che consentiva agli ispettori del Ministero del lavoro di effettuare attività di vigilanza in materia di sicurezza sul lavoro solao in alcuni ambiti e previa comunicazione alla ASL competente. Un operatore ci racconta che nel Lazio le UOPSAL (Unità operative di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro) e gli ispettorati del lavoro già oggi si sono già accordati per dividersi le giornate in cui intervenire in caso di incidenti sul lavoro, le prime due settimane le UOPSAL e le seconde due gli ispettorati. Insomma in un quadro in cui di fatto si parificano gli ispettori dell’INL ai tecnici della ASL, ampliandone il raggio d’azione, per essere assunti dall’INL saranno richieste minori competenze.

A denunciarlo è l’ANIV (Associazione Nazionale Ispettori di Vigilanza) in una lettera del 25 gennaio indirizzata a INL, INPS e INAIL, in cui si sottolinea “che i controlli in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro possono essere esercitati solamente da personale tecnico con preparazione specifica a livello universitario” e “chiedendo l’esclusione, quindi, da tale nuova incombenza, sia del personale ispettivo ordinario dell’Inl sia del personale ispettivo Inail e Inps.” Nella lettera si precisa anche che “nessun ispettore non tecnico può garantire, anche a seguito di un percorso formativo (ammesso che tale si possa definire quello programmato e attualmente in corso) un’attività ispettiva di prevenzione (anche il ‘semplice’ controllo del DVR, in alcuni settori, presuppone delle conoscenze tecniche che non si acquisiscono con poche ore di formazione). Né si può chiedere all’ispettore di controllare solo l’esistenza del documento senza entrare nel merito del contenuto per due semplici motivi: Il primo è che tali controlli che si concludono con un verbale di accertamento, comportano responsabilità civili e penali per chi li effettua (gli ispettori); la seconda è che non viene garantita la vera sicurezza dei lavoratori e delle aziende se chi controlla non ha le competenze per rilevare eventuali omissioni.”

La scelta del governo si scarica su una situazione già precaria, perché nei ranghi dell’INL il personale dotato di adeguate competenze tecniche è sempre più ridotto e ciò rende più fragile l’intero sistema ispettivo. “Qui a Genova in alcuni casi abbiamo cercato di ovviare al problema dividendoci i compiti.” – racconta Vincenzo Cenzuales, tecnico della prevenzione della ASL genovese. “Per quanto riguarda i cantieri edili di solito gli ispettori del lavoro vanno in quelli piccoli – ristrutturazioni e manutenzioni – dove è più alto il rischio di lavoro nero, mentre noi tendiamo ad andare dove si costruiscono interi fabbricati e il rischio maggiore è che avvengano incidenti gravi”. E in una città dove tra gli ispettori del lavoro è rimasto un solo tecnico della prevenzione prossimo alla pensione – ci raccontano – cosa succederà se a rimpinguare gli organici arriverà un manipolo di neoassunti privi di una specializzazione tecnica? È un problema che potrebbe influire soprattutto sull’aspetto più delicato dell’attività di vigilanza, sottolinea ancora Cenzuales: “Nel nostro lavoro non basta fare multe, che anzi a volte è addirittura controproducente: la cosa più importante è la prevenzione, cioè intervenire sui processi in modo tale da evitare che si verifichino incidenti, ma per riuscirci bisogna entrare in relazione con tutti i soggetti – lavoratori, preposti, dirigenti, datori di lavoro – e allo stesso tempo conoscere i processi produttivi e il funzionamento delle macchine che trovi quando vai a ispezionare un ambiente di lavoro”.  Se non ci sono le competenze necessarie, dunque, è tutto più complicato, dal momento che anche sul versante ASL i problemi non mancano: “La ASL genovese vent’anni fa aveva una sessantina di operatori. Ora sono meno della metà e delle 10 assunzioni promesse dalla Regione Liguria si sono perse le tracce”.

Del resto è abbastanza naturale chiedersi perché nel bando per l’INL si richiede una laurea generica mentre in altri concorsi la Pubblica Amministrazione richiede competenze specifiche per andare a ricoprire dei ruoli al suo interno. Nell’imminente concorsone da 5.410 posti per il ministero della giustizia, ad esempio, si sa che ai 180 aspiranti tecnici IT verrà richiesta una laurea in ingegneria, fisica, informatica o matematica o titolo equipollente (e così via per le restanti figure professionali).

Insomma il bando partorito dalla Commissione Ripam, un organo interministeriale formato dai rappresentanti di tre ministeri – economia, funzione pubblica, interni – ma nominata con decreto dal ministro della pubblica amministrazione Brunetta, nella migliore delle ipotesi appare uno di quegli atti con cui la politica, più che puntare a risolvere il problema, si limita a ostentare di aver fatto qualcosa. Nella peggiore, ci dice la nostra fonte, “puzza di sabotaggio”, altri ci parlano di pressapochismo e persino di rivalità tra organismi. In ogni caso viene il dubbio che i fondi investiti in questo modo per alleviare la piaga delle morti bianche non siano spesi nel migliore dei modi. L’ufficio comunicazione dell’INL, a cui abbiamo chiesto se la procedura applicata sia normale e se ai neoassunti verrà impartita una formazione successiva per compensare la carenza di titoli ci ha risposto confermandoci di avere correttamente inteso che “La partecipazione è aperta a tutte le classi di laurea, come prevede – in caso di svolgimento in modalità decentrata e telematica delle procedure concorsuali della Commissione RIPAM – l’art. 247 del Decreto Legge 34/2020. L’unica discrezionalità in capo all’amministrazione interessata al bando è relativa alla individuazione delle materie oggetto delle prove concorsuali.”, aggiungendo che “E’ prevista la formazione dei neo-assunti.” e rendendosi disponibile a eventuali approfondimenti.

Nel frattempo è arrivata la notizia dell’esclusione del personale INL da un provvedimento di armonizzazione delle indennità di Amministrazione per il personale appartenente alle aree professionali dei ministeri, che comporta una penalizzazione economica per i dipendenti e ha spinto i sette sindacati interni, dalla CISL a USB, a proclamare lo stato di agitazione e a minacciare lo sciopero. E venerdì, quando il direttore dell’INL, il magistrato Bruno Giordano, ha pubblicato la notizia del bando, la reazione non ha tardato a venire: “Il bando aperto a tutte le lauree?! È una barzelletta vero?! Per un profilo così delicato poi… Cosa vi siete fumati?!” commenta un utente. “Per il concorso di ispettori ordinari c’era giustamente il requisito specifico della laurea magistrale in materie giuridiche e se si richiede almeno la stessa preparazione anche qui i requisiti si sperava fossero ugualmente specifici” osserva un altro. A intervenire sono anche gli idonei non assunti, rimasti fuori dall’organico pur avendo superato quel precedente concorso, in cui invece erano richiesti titoli specifici, e che ora minacciano azioni sindacali e probabilmente anche un ricorso al TAR per chiedere di attingere a scorrimento dalla loro graduatoria. Insomma oltre a privare gli ispettorati del lavoro delle risorse necessarie a svolgere nel migliore dei modi il loro compito si colpisce economicamente chi in questi anni è rimasto in trincea. È così che il Governo si propone di garantire la sicurezza dei luoghi di lavoro e, oggi, anche di scuola-lavoro?

L’inchiesta è tratta dalla newsletter di PuntoCritico.info. Immagine: Flickr (licenza creative commons)

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