Teatro

Voli pandemici. Teatri Off sospesi… Re-Inventarsi per non cascare!

6 Gennaio 2021

«Se poi, se anche fosse la fine del mondo,
sarebbe davvero la fine del mondo?»
(da Cascando! – Compagnia DoveComeQuando)

 

In attesa dell’assegnazione imminente del premio al Miglior Spettacolo, vincitore del Festival Inventaria 2020, cerchiamo di conoscere da vicino gli ‘inventori’ di uno tra i festival di teatro indipendente più rinomati, giunto alla sua decima edizione e organizzato dalla compagnia DoveComeQuando che, nonostante le condizioni avverse per la pandemia, ha re-inventato la formula e proposto dal vivo – non in streaming! – i sei spettacoli finalisti in concorso, che abbiamo visto – nel rispetto delle norme anti-Covid, giusto in tempo, prima della ri-chiusura dei teatri – dal 9 al 18 ottobre 2020 a Roma, presso il Teatro Trastevere e Carrozzerie n.o.t.

 

INTERVISTA***

Compagnia DoveComeQuando
Pietro Dattola, direttore artistico, regista e drammaturgo
Flavia Germana de Lipsis, attrice

 

Com’è nata la vostra compagnia DoveComeQuando?

  • Pietro Dattola: DoveComeQuando nasce nel 2005, e come ogni compagine artistica ha attraversato varie fasi, fino a cristallizzarsi intorno al 2011 – data importante perché è l’anno di esordio del Festival Inventaria – in una formazione molto compatta, che è composta, dal punto di vista artistico, da me [Pietro Dattola, n.d.r.] e dall’attrice Flavia Germana de Lipsis; dal punto di vista organizzativo, da Alessandro Marrone e Alfonso Germanò.
    Il nostro non è un teatro di immagine, ma è un teatro di azione, nel senso che cerchiamo di far accadere le cose in scena. Non cerchiamo di lanciare messaggi o stupire in modo estetico. Come suggerisce il nome della compagnia, per noi sono centrali gli elementi costitutivi dell’azione.
“Follower” (2017), Compagnia DoveComeQuando – Foto © Archivio DCQ

Il Festival Inventaria è un festival che si occupa di teatro off, di teatro indipendente. Perché l’interesse a queste realtà marginali?

  • Flavia Germana de Lipsis: Ci interessa il teatro off, perché noi siamo teatro off. Noi non nasciamo – né per formazione, né per lavoro successivo – all’interno di una struttura on, ovvero nei circuiti ufficiali, in mezzo ai teatri stabili. Noi, no!

Cos’è il teatro off? Cerchiamo di dare una definizione.

  • Flavia Germana de Lipsis: Il teatro off è innanzitutto un teatro determinato sulla base di principi economici. Noi non abbiamo finanziamenti pubblici; abbiamo finanziamenti privati, sponsor. Per questo motivo, le nostre dinamiche di produzione – auto produzioni/indipendenti – sono completamente differenti da quelli che afferiscono al circuito stabile, dei teatri on. Diciamo, che l’economia è la parte principalmente discriminante tra le due realtà; non così, per quel che riguarda le caratteristiche artistiche, drammaturgiche, contenutistiche dell’opera che viene messa in scena.

Al di là di quello che succede “fuori”, all’esterno, da dove arriva, per voi, questa urgenza di pensare in maniera off, indipendente?

  • Flavia Germana de Lipsis: Per quel che mi riguarda – io parlo per la mia esperienza di attrice… Per me, non c’è mai abbastanza tempo, spazio, e le persone [che hanno il potere decisionale, n.d.r.] non stanno ad ascoltarti per assumerti, per farti lavorare e farti fare il tuo mestiere d’attore. Siccome per me è fondamentale che l’attore lavori, cioè salga sul palco e faccia quello che deve fare – e se io do retta solamente ai circuiti istituzionali, e se vengo da fuori, non dico che ho tutte le porte chiuse, ma praticamente è così! –, se non c’è lo spazio per lavorare e io voglio fare l’attore, io lo spazio me lo trovo, me lo costruisco.
    Questo festival serve anche a questo. Serve a trovare uno spazio in cui persone valide, con contenuti validi – che abbiano, non dico, il sacro fuoco, ma la necessità di parlare al pubblico – trovino un luogo fisico e un tempo per farlo, e da questo poi proseguire ognuno per la propria strada.
“Paternoster” di Collettivo Est – Foto © Davide Peluso

Torniamo all’origine del Festival Inventaria. Perché avete scelto “Inventaria”? Qual è il suo significato?

  • Pietro Dattola: Festival “Inventaria” trae il nome dal latino invenio, cioè “trovare”. Il Festival si occupa di trovare cosa offrire al pubblico di nuovo, di fresco e di valido. Poi, un altro significato è “inventario”, perché una delle nostre ‘stelle polari’ nella compilazione del programma è quella di coprire quanti più linguaggi possibili sulla scena, in ciascuna sera. Noi vogliamo che ciascuna sera sia diversa dalle altre. Essendo una festa del teatro off, noi vogliamo che tutte le voci siano rappresentate.
“Monologo di donna con salsiccia” di Giulia Cerruti/Crack24 – Foto © Davide Peluso

Qual è la differenza con gli altri festival concorrenti di teatro indipendente, come il Fringe Festival o inBox? Come vi identificate rispetto a quest’altre rassegne?

  • Pietro Dattola: Innanzitutto, non c’è concorrenza tra festival. La nostra principale preoccupazione è quella di presentare qualcosa che valga la pena di vedere; la seconda è quella di far sì che tutto quello che si vede sia diverso e componga una tavolozza veramente molto ampia e variegata. Per fare questo ci prendiamo anche dei rischi, perché siamo tra i pochi festival che non richiede obbligatoriamente un video dello spettacolo per la candidatura, affidandoci a volte ai meri progetti scritti sulla carta.
  • Flavia Germana de Lipsis: Poi noi abbiamo anche da tempo – quest’anno è la prima volta che la saltiamo, a causa della pandemia – la sezione di Demo, ossia una sezione di lavori di quindici minuti massimo, in cui vediamo un work in progress, un teatro che ancora non c’è ma che ci sarà. Non credo che gli altri festival, come il Fringe, contemplino questa categoria.
“Filo d’erba” di Villari/Profita – Foto © Davide Peluso

Entrando nello specifico quali sono le sezioni, le categorie del Festival Inventaria?

  • Flavia Germana de Lipsis: Originariamente c’erano: Fuori Concorso, Concorso, Concorso Spettacoli, Concorso Monologhi/Performance, Concorso di Corti. Dopodiché, la sezione Fuori Concorso è sempre rimasta e comprende ospiti di un certo livello, a cui chiediamo di partecipare [Quest’anno l’ospite d’onore è stato Ivan Talarico con il suo spettacolo PöesiëKanzønī, n.d.r]. Poi la sezione del Concorso Spettacoli ha inglobato quella dei Monologhi/Performance; mentre quella dei corti teatrali, affiancata inizialmente dalle demo [di cui si accennava prima], è confluita, in definitiva, nella sezione Demo – vista la tendenza effettiva del teatro di creare dei lavori non compiuti, per svilupparli poi in spettacoli conclusi, rispetto a un corto iniziato e pensato per breve durata.
“Come sto” di Gruppo Batisfera – Foto © Davide Peluso

Altra caratteristica fondamentale del vostro festival è quella di cercare di individuare, oltre alle compagnie indipendenti, le nuove tendenze della drammaturgia contemporanea. Rispetto alle drammaturgie ‘postdrammatiche’, come vi ponete?

  • Pietro Dattola: Come abbiamo già detto, noi aspiriamo ad ospitare nel Festival tanti linguaggi diversi, privilegiando non solo quelli che hanno a che fare soltanto con il testo scritto, ma cerchiamo di ‘valorizzare’ ogni forma di drammaturgia performativa (tradizionale, sperimentale, teatro-danza, teatro fisico ecc.).
“Oggi sposo” di e con Matteo Cirillo – Foto © Davide Peluso

Altra novità di quest’anno è che non c’è stata la giuria di qualità [avrebbe dovuta esserci solo per la sezione Demo che, come già riferito prima, è stata soppressa per la pandemia, n.d.r.]. Il premio finale, solo per la sezione Concorso Spettacoli, verrà assegnato – stiamo ancora aspettando! – in base alle scelte dei direttori dei teatri partner, che inseriranno almeno uno tra i sei finalisti nei loro cartelloni della prossima stagione (pandemia permettendo!). La vittoria finale, quale Miglior Spettacolo, sarà decretata in favore dello spettacolo più ‘inserito’ nelle programmazioni e che riceverà anche una somma di denaro. Come mai questa variazione?

  • Pietro Dattola: In questa edizione abbiamo scelto questa nuova formula – per quest’anno, ma penso che la replicheremo, almeno per qualche anno… Anziché assegnare tutta la circuitazione che possiamo garantire grazie ai nostri partner a una sola compagnia finalista, lasciamo aperta la possibilità di far scegliere agli stessi teatri ospitanti… E vediamo se sia possibile distribuire la circuitazione, e anche perché ogni teatro partner ha visioni diverse o un suo particolare pubblico di riferimento…

    “Ostinata passione” di Associazione Malalingua – Foto © Davide Peluso

Quali sono i teatri partner di quest’anno?

  • Pietro Dattola: A Roma abbiamo il Teatro Trastevere, il Teatro Studio Uno, Teatrosophia, l’APAC e il Teatro Argot Studio. Poi ci sono il Teatro TRAM di Napoli, il Teatro dei Naviganti di Messina, il Sipario Strappato di Arenzano (GE), il Teatro a l’Avogaria di Venezia, lo Spazio teatrale Allincontro di Prato e il Festival Innesti Contemporanei di Catanzaro. Copriamo tutto lo stivale… un appello solo alla Lombardia!

Tra gli spettacoli/artisti presentati quest’anno [finalisti: Collettivo Est, Associazione Malalingua, Giulia Cerruti/Crack24, Matteo Cirillo, Batisfera Teatro, Villari-Profita] avete qualche vostra preferenza?

Non possiamo ancora esprimerci… [momento di imbarazzo!, n.d.r.]. Siamo in attesa del responso…

“Cascando” Compagnia DoveComeQuando, Flavia Germana de Lipsis – Foto © Davide Peluso

Ci dite qualcosa, brevemente, sul vostro spettacolo Cascando! presentato fuori concorso?

  • Flavia Germana de Lipsis: Questo spettacolo non ha un messaggio, non ha una storia. È partito dal verbo ‘finire’, dalla fine… Ai pensieri, che ci accompagnano da molto prima della pandemia, ci abbiamo unito una sensazione fisica, che è quella del cadere. Abbiamo cercato di creare uno spettacolo che fosse più una sensazione o un’emozione, non un qualcosa di lineare… per cui colpisce, diciamo, non a livello di cervello ma cervelletto.

Se ad un certo punto (alla sperata riapertura dei teatri!), vi chiama l’attuale consulente artistico del Teatro Argentina di Roma, Giorgio Barberio Corsetti, per proporvi, in un teatro on, di presentare il vostro spettacolo Cascando! per due settimane… Andate?

  • Pietro Dattola/Flavia Germana de Lipsis: Sì! Sì! Sì, ci andiamo!
  • Flavia Germana de Lipsis: Sì, ci andiamo! Certo! Noi lavoriamo in questo campo da almeno dieci anni. Per cui, se ci dovesse chiamare Giorgio Barberio Corsetti, per presentare per due settimane, in prima serata, il nostro spettacolo, anche in streaming (di cui Monica Guerritore ha molto parlato, per la famosa Netflix della Cultura) – cosa che non accadrà mai, perché noi non siamo nel circuito ufficiale! –, ma se dovesse mai accadere, noi andiamo. Magari, proponiamo un tipo di linguaggio/spettacolo che può rimanere più impresso nella memoria di qualcuno, e quindi dare più luce a tutta un’enorme e prevalente fetta di teatro che molte volte viene ampiamente giudicata trascurabile o semplicemente ignorata.

© Giuseppe Tumminello


*** Questa intervista, della quale è possibile vedere anche la videointervista allegata, è stata rilasciata il 18 ottobre 2020, dopo la serata conclusiva del Festival Inventaria, al Teatro Trastevere di Roma, prima dell’uscita del DPCM del 3 novembre 2020, che ha decretato di nuovo l’immediata chiusura dei teatri, a causa della seconda ondata della pandemia da coronavirus.

FESTIVAL INVENTARIA 2020
La festa del Teatro Off – X Edizione

Roma, 9-18 ottobre 2020
Carrozzerie n.o.t, Teatro Trastevere

Spettacoli In Concorso finalisti:
– Paternoster di Collettivo Est, scritto e diretto da Beatrice Mitruccio, con Ludovico Cicali, Paolo Vittorio Perrone
– Ostinata Passione di Associazione Malalingua, di e con Marianna de Pinto, supervisione di Marco Grossi
– Monologo di donna con salsiccia di Giulia Cerruti/Crack24, di e con Giulia Cerruti
– Oggi sposo di e con Matteo Cirillo, regia Duilio Paciello
– Come sto di Gruppo Batisfera, scritto e diretto da Angelo Trofa, con Valentina Fadda, Angelo Trofa
– Filo d’erba di e con Cinzia Villari, Lorenzo Profita

Fuori Concorso:
– Cascando! di Compagnia DoveComeQuando, scritto e diretto da Pietro Dattola, con Flavia Germana de Lipsis
– PöesiëKanzønī di e con Ivan Talarico

 

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