Teatro
Venezia, l’omaggio della Biennale a Luca Ronconi
Luca Ronconi, il ritorno alla Biennale. Il Fondo intitolato al grande regista e direttore della sezione Teatro della Biennale dal 1974 al 1976 (nonchè Leone alla carriera consegnato nel 2012) arriva a Venezia approdando all’Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia. L’importante lascito culturale arriva in Laguna in virtù dell’accordo siglato con la destinataria del lascito stesso, Roberta Carlotto. L’intento è naturalmente quello di preservare e valorizzare l’eredità artistica del grande teatrante. L’occasione è di straordinaria importanza e per questo l’Istituzione veneziana ha voluto dedicare per il 6 e 13 marzo due giornate dedicate all’opera e all’eredità culturale lasciata da Ronconi. La prima giornata , lunedì 6 marzo si aprirà alle ore 10 nella Sala Auditorium della Biblioteca della Biennale in Calle Paludo S.Antonio e sarà una occasione di studi e riflessioni organizzata in collaborazione con il Centro Teatrale Santacristina. Il Fondo Luca Ronconi, che consegna la biografia artistica del grande regista attraverso appunti, copioni (anche inediti), carteggi, fotografie, tutto quanto testimonia la sua produzione, verrà così presentato al pubblico. Interverranno il Presidente della Biennale, Roberto Cicutto, Debora Rossi, responsabile dell’Archivio Storico della Biennale, Roberta Carlotto presidente del Centro Teatrale Santacristina, centro di formazione fondato assieme a Ronconi nel 2001, Giovanna Giubbini, direttrice della Sovrintendenza Archivistica e Bibliografica dell’Umbria che ha curato fino a quetsi giorni i materiali ronconiani e infine Annalisa Rossi, Sovrintendente Archivistica del Veneto e del Trentino Alto Adige. Giovanni Agosti, curatore del manoscritto del Maestro, “Prove di autobiografia” pubblicato da Feltrinelli nel 2019, nato da conversazioni tra Luca Ronconi e la critica teatrale Maria Grazia De Gregori, proporrà un originale itinerario alla scoperta dell’opera del teatrante.
Nel pomeriggio, alle ore 15, nello stesso spazio Oliviero Ponte di Pino di Ateatro condurrà gli incontri alla ricerca di “Tracce e indizi” , percorsi di ricerca con personaggi e artisti che hanno condiviso la loro esperienza artistica con Ronconi. Si va dall’architetto Stefano Boeri, lo sceneggiatore Peter Exacoustos, la scenografa Margherita Palli, Manuela Mandracchia e Massimo Popolizio protagonisti di tanti allestimenti ronconioani attorno al tema “Percorsi d’attore con o senza Luca Ronconi”. Infine il regista e scenografo Pier Luigi Pizzi sulla trasposizione televisiva da lui stesso curata del celebre “Orlando Furioso”.
La seconda giornata, quella del 13 marzo offrirà al cinema Rossini la proiezione film documentario “75 Biennale Ronconi Venezia” realizzato da Jacopo Quadri e prodotto da Palomar in collaborazione con il Centro Teatrale Santacristina. Il documentario, verrà presentato dalla critica di teatro Anna Bandettini con il regista Jacopo Quadri e racconta la Biennale Teatro diretta da Luca Ronconi nel 1975, in anni di radicali cambiamenti che “fecero del festival laboratorio un evento memorabile, attirando centinaia di giovani, alcuni dei quali destinati a lunghe carriere teatrali, come Roberto Bacci, Giorgio Barberio Corsetti, Sandro Lombardi, Federico Tiezzi, Alessandra Vanzi”.
L’iniziativa dedicata a Ronconi è la prima di una serie di appuntamenti periodici c allestiti dall’Archivio Storico della Biennale. Il prossimo incontro si terrà il 30 e 31 marzo e sarà dedicato alla Biennale di Carlo Ripa di Meana in occasione dell’acquisizione dell’archivio del fotografo Lorenzo Capellini.
Ancora a proposito di Biennale. Proprio in questi giorni sono stati resi noti i vincitori del bando Biennale College Teatro, dedicato alla performance “Site Specific 2023”. Sono Morana Novosel e Gaetano Palermo con le rispettive performance “Fluid Horizons” e “Swan” saranno parte integrante del Festival di teatro dal 15 giugno al 1 luglio, dopo un percorso di elaborazione e definizione in tutti gli aspetti del loro progetto con il tutoraggio dei Direttori Stefano Ricci e Gianni Forte c(ricci/forte) e la produzione della Biennale di Venezia. Immagina una Venezia inabitabile la croata Morana Novosel , classe 1987, ispirandosi al pessimismo ambientale di “Dark Mountain Manifesto”. Stefano Ricci e Gianni Forte così hanno motivato la loro scelta. “… La Novosel utilizza la città di Venezia per piangere la perdita di umanità; cambiamenti climatici, innalzamenti delle maree, gas serra e riscaldamento globale trascinano questa umanità serenissima nella propria sordità verso un rinnovato concetto di Atlantide.
Forse l’accampamento di congegni di comunicazione della Novosel assurge a una landa di tesori sommersi, a raccontarci cosa eravamo diventati, a testimonianza del futuro dell’uomo: la fine della civiltà non è la fine del mondo; la perdita del nostro habitat di comunicazione ci ha resi molluschi diffidenti. La performance di Morana Novosel ci restituisce le capacità residue da rimettere in gioco per una rivoluzione umana”.
Liberamente ispirata invece all’assolo “La morte del cigno” che Michel Fokine coreografò per Anna Pavlova, prima ballerina del Balletto Mariinskij nel 1901 è la performance “Swan” del catanese Gaetano Palermo, classe 1998. Così tra l’altro hanno motivato la loro scelta i due Direttori: “Gaetano Palermo mette in evidenza il lato oscuro dell’individuo attraverso la paura dell’altro che non conosciamo e la sua solitudine, disgiungendo lo sguardo dello spettatore nel duplice ruolo di co-protagonista e di voyeur. Conducendolo altrove, in mondi onirici di desideri e di angosce, scatena in lui un’identificazione (quella che, allertandoci, Karl Popper chiama lo spirito della tribù) – che si sposta dal piano personale della performer a quello universale della nostra comunità – permettendoci così d’intravedere in controluce la sindone di un intero Pianeta, in rotazione sul perno del Sé come un derviscio ebbro, ostentando una furia ribollente e una brutalità paralizzante in tutte le sue forme politico-ideologiche, sociali, religiose, sessuali, economiche, ambientali, sempre più stratificate come sedimenti rocciosi inscalfibili”.
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