Teatro
Biennale a Venezia, ecco il teatro da non perdere
“Trentacinque anni fa ho chiesto di entrare nel carcere di Volterra e la cosa sorprendente è stata che dopo venti giorni sono entrato per mettere alla prova il teatro… Con la mia compagnia ho dimostrato che è possibile creare arte in un luogo destinato ad annichilire l’uomo, da un lato la massima chiusura del carcere e dall’altro la libertà del teatro. Se siamo qui vuol dire che è possibile fare altro, non dobbiamo guardare solo le pieghe buie, c’è possibilità di luce e di speranza”. Così ha detto il regista Armando Punzo, fondatore della Compagnia del Teatro della Fortezza di Volterra nel ricevere sabato nella sala delle Colonne, sede della Biennale, il premio del Leone d’oro alla carriera dalle mani del Presidente della Biennale Roberto Cicutto. Punzo ha voluto poi ringraziare “i primissimi attori di trentacinque anni fa, ma sono stati tanti” e poi il Comune di Volterra e la Regione Toscana perché “per reggere e sostenere un progetto del genere, un progetto politico, ci vuole coraggio”. Due sono i nuovi progetti per il futuro: la costruzione del primo teatro stabile all’interno di un carcere, “uno spazio più ampio per lavorare di più” e una tournée europea. All’atto della premiazione ha voluto richiamare accanto e attorno a sé la sua compagnia teatrale e tutti i collaboratori per una grande foto di gruppo. Armando Punzo alla cinquantunesima edizione della Biennale Teatro ha portato in scena con la sua Compagnia della Fortezza nei primi giorni della rassegna veneziana lo spettacolo “Naturae”.
Così i due direttori artistici Stefano Ricci e Gianni Forte (Ricci/Forte) hanno scritto nella motivazione del premio che “La ricerca del senso del teatro inizia quando ci si avventura in territori umani spinti dalla necessità di una propria, originale, identità culturale. Dove il palco si nutre della stessa vita concreta. Nel tentativo di comunicare attraverso l’isolamento, artistico e geografico; il carcere e le sue barriere. Forzare un limite, l’assenza di libertà che frantuma gli assiomi attraverso il Teatro per diventare rigogliosa mietitura. Ricominciare a sognare un nuovo uomo e imporlo alla realtà. Una forma visionaria di comunicazione distillando un linguaggio ricostruito all’ombra di un pregiudizio: lo spirito e la fantasia non hanno sbarre che contengano ma, soprattutto, siamo certi che siano gli Altri i prigionieri condannati ad un perimetro? I nostri limiti, le paure, il bisogno di affermazione sociale, la cecità verso il prossimo; rendere visibile il non palpabile, l’inconsapevole: un’utopia culturale di cui Armando Punzo e la Compagnia della Fortezza sono le fulgide incarnazioni”.
Grande felicità hanno espresso anche i giovani componenti del collettivo fiammingo FC Bergman, autori dello spettacolo “La terra di Nod” -rappresentato sabato sera in un hangar della periferia di Marghera- titolari del premio del Leone d’argento della Biennale Teatro di Venezia. Stef Aerts, Joé Agemans, Thomas Verstraeten e Marie Vinck hanno dichiarato: “Nel libro di Italo Calvino “Le città invisibili”, Marco Polo narra al grande Kublai Kahn dei suoi numerosi viaggi nei posti più belli del mondo che finiscono per rivelarsi versioni oniriche della sua amata città: Venezia. In una di queste storie, Marco Polo racconta di una città che è eternamente in costruzione. È sommersa da impalcature, ponteggi, armature metalliche, travi che sostengono altre travi. Quando chiede ai costruttori, agli abitanti della città che significato ha la loro costruzione e che progetto stanno seguendo, loro rispondono: “Te lo mostreremo non appena sarà finita la giornata di lavoro”. Il lavoro termina al tramonto. Il buio cade sul cantiere. Il cielo è coperto di stelle. “Ecco la planimetria”, dicono. Oggi vorremmo ringraziare tutti coloro che ci hanno aiutato a costruire le nostre città negli ultimi quindici anni. Visibili e invisibili…”.
E veniamo a “Emerald City” cioè al programma di questa Biennale Teatro edizione 51 che intende ricollegare “la nostra memoria collettiva alla storia attuale di una Umanità in frantumi, divisa tra ansia e cecità intenzionale, e alla necessità di costruire un futuro sopportabile, eco-sostenibile, aprendo così la strada a una prospettiva globale più radiosa”. Teatro “hic et nunc” dunque: cioè l’arte per eccellenza del presente.
E allora via. Dopo le premiazione si riparte martedì 20 alle 20 al Piccolo Arsenale con Giacomo Garaffoni e Federica Rosellini in “Veronica”. Performers: Federica Rosellini, Serena Dibiase, Nico Guerzoni, Nunzia Picciallo, Elena Rivoltini. Sound direction Nicola Ratti, scenografia Paola Villani (replica mercoledì 21).
Mercoledì 21 alle 20 al Teatro Alle Tese dell’Arsenale Mattias Anderson si interroga nel suo lavoro “Vi som Fick Leva Om Vara Liv” (Noi che abbiamo vissuto le nostre vite di nuovo) su cosa fare se “avessi una seconda opportunità”? Con Adel Darwish, Ylva Gallon, Rasmus Lindgren, Marie Richardson, Magnus Roosmann, Nemanja Stojanović, Kjell Wilhelmsen, Nina Zanjani. Scenografia e costumi di Maja Kall, coreografia di Cecilia Milocco, luci di Charlie Akesson, Irena Kraus (replica anche giovedì).
Giovedì 22 alle 21,30 alle Tese dei Soppalchi Paolo Gisbert e Tanya Beyeler/El Conde de Torrefiel (Catalogna) mostrano “La Plaza” (in replica anche l’indomani) uno “Spettacolo-paesaggio”, una risposta all’urgenza di misurarsi con il proprio tempo, portando lo sguardo fuori dal teatro, nella piazza dove accade la vita”.
Venerdì 23 giugno alle 21,30 Noémie Goudal e Maelle Poésy (Francia) “alla ricerca della pietra filosofale” mettono in scena al Parco Albanese di Bissuola (Mestre) “Anima” basato sull’opera “Post Atlantica” di Noémie Goudal. Coreografia di Chloé, Moglia e Mathilde Van Volsem musiche originali composte e eseguite da Chloé Thévenin, scene Hélène Jourdan, luci Mathilde Chamoux, costumi Camille Vallat, stage manager Julien Poupon, operatore suono Samuel Babouillard, operatore video e luci Pierre Mallaisé (si replica l’indomani alla stessa ora).
Sabato 24 giugno. La giornata è dedicata ai vincitori della Biennale College. Si parte alle 18 in Campo Agnese (e qui resterà in replica fino al 1 luglio) con Morana Novosel che, ispirata al pessimismo ambientale di “Dark Mountain Manifesto” in “Fluid Horizons” immagina una Venezia inabitabile. Collaborazione per il disegno di suono e luci Bojan Gagić, architetto e scenografo Ana Dana Beroš . Ricci/Forte nella motivazione con cui hanno selezionato il progetto hanno scritto che “La Novosel utilizza la città di Venezia per piangere la perdita di umanità. Cambiamenti climatici, innalzamenti delle maree, gas serra e riscaldamento globale trascinano questa umanità serenissima nella propria sordità verso un rinnovato concetto di Atlantide”.
Alla stessa ore (18) Gaetano Palermo invece presenta in via Garibaldi “Swan” (anch’egli fino al 1 luglio). Ideazione, regia, costumi di Gaetano Palermo con Rita di Leo, sound design Luca Gallio, “performance site-specific che si ispira all’assolo “La morte del cigno” che Michel Fokine coreografò per Anna Pavlova, prima ballerina del Balletto Mariinskij, nel 1901. Da questa suggestione prende le mosse un lavoro che oltrepassa le tradizionali definizioni di danza e di teatro e che utilizza la pratica sportiva mettendola a tema sul piano formale e concettuale”.
All’Arsenale, Teatro alle Tese, ore 20, è di scena Bashar Murkus and Khashabi Ensemble (Palestina) in “Milk” مِلْك 80’) . Ideazione e regia Bashar Murkus con Salwa Nakkara, Reem Talhami, Shaden Kanboura, Samaa Wakim, Firielle Al Jubeh, Samera Kadry, Eddie Dow scenografia, Majdala Khoury, Raymond Haddad, drammaturgia, Khulood Basel disegno luci, direzione tecnica Muaz Al Jubeh design oggetti scenici speciali Khaled Muhtaseb (si replica l’indomani alle 18). “Milk” è un’opera di teatro visivo che mette al centro la figura della madre- … “una poesia visiva che fa di sei donne, sei manichini, un uomo nato adulto e un mare di latte, gli elementi con cui si dipana una riflessione sul dolore cercando l’universale nell’esperienza individuale”.
Domenica 25 giugno. Continuano le repliche di Palermo, Bashar Murkus e Khashabi Ensemble. A loro si aggiunge Boris Nitkitin (Svizzera) alla Sala d’Armi A in “Versuch über das Sterben” (Sul morire) regia, testo, performance Boris Nikitin, sguardo esterno Annett Hardegen, Matthias Meppelink, Kathrin Veser. Produzione It’s The Real Thing Studios, coproduzione Kaserne Basel. L’atto teatrale “è un monologo scarno, autobiografico. E una scommessa. Boris Nikitin, autore, regista e interprete, lo propone al pubblico quasi come una provocazione, chiedendogli e chiedendosi se uno spettacolo così può reggere, se salire sul palco in jeans e maglietta, armato solo di qualche foglio può essere sufficiente: “Volevo scommettere che l’omissione di ogni elemento teatrale potesse generare grande teatro” scrive l’autore e regista nelle note”
Lunedì 26 giugno. riposo (restano in cartellone le repliche id Novosel e Palermo) e martedì 27 giugno prima di “Hamlet” a cura di Boris Nikitin al Teatro alle Tese, ore 20. Ideazione, testo, regia, Boris Nikitin, performance Julia*n Meding, musiche Uzrukki Schmidt, ensemble barocco Der musikalische Garten sound design Adolfina Fuck video Georg Lendorff, Kai Mayer, scenografie, costumi Nadia Fistarol, disegno luci Benjamin Hauser, direttore tecnico, Anahi Perez (replica l’indomani sempre alle ore 20). Scrive Nikitin: “Facciamo riferimento all’originale, ma questa è un’opera completamente nuova… Ricorriamo ad “Hamlet” per mettere in gioco l’idea di realtà, illusione, salute, malattia”. Accompagnato dal pluripremiato quartetto d’archi Der Musikalische Garten in una performance che incrocia teatro musicale punk-queer a documentarismo, il protagonista si impegna in un tour de force in cui mette a nudo sé stesso, il proprio corpo, la sua biografia agli occhi del pubblico. È Amleto? O è anche Meding? O è tutto soltanto un gioco?”
Mercoledì 28 giugno, si riprende con i vincitori della Biennale teatro under 40. Alle 16, Arsenale, Sala d’Armi “E”, appuntamento con “Cenere” di Simone Fortin. Testo Simone Fortin, mise en lecture a cura di Giorgina Pi con Valentino Mannias, Giulia Weber, Giampiero Judica, Sylvia De Fanti, Alessandro Riceci. Suono Valerio Vigliar.
Allo spettacolo seguirà una conversazione con Stefano Fortin, Giorgina Pi e Davide Carnevali moderata da Andrea Porcheddu., Ispirato dall’eruzione di un vulcano islandese nel 2010 “Cenere” diventa metafora della natura esplosiva e logorante della rabbia.
Alle 18 alla Scuola Grande della Misericordia Romeo Castellucci mette in scena “Domani” Concezione e direzione, Romeo Castellucci, musica Scott Gibbons con la performer Ana Lucia Barbosa, direzione tecnica, Eugenio Resta, progetto sonoro Claudio Tortorici, oggetti di scena Andrei Benchea, coreografia Gloria Dorliguzzo. “Domani” è un’azione performativa, protagonista la performer brasiliana Ana Lucia Barbosa. Romeo Castellucci “la veste di bianco, le affida un lungo ramo d’albero alla cui estremità è infilata una scarpa e le chiede di muoversi ripetitivamente seguendo azioni cicliche attorno a una stanza. Barbosa spinge il bastone sul pavimento, spostandosi alla cieca nello spazio, da lei plasmato all’unisono con le musiche di Scott Gibbons, l’artista americano che da sempre riveste con le sue inquietudini sonore i lavori di Castellucci. Ne risulta quello che il regista, presentando il lavoro, definisce un emblema: “Gli emblemi sono ‘tacite note’, come i geroglifici, che appaiono ‘muti’ a chi li guarda senza che si sappia il loro significato. Sono immagini dipinte che non hanno bisogno di essere dette, bensì ‘viste’. “Domani” questo produce: segni che, attraverso un gioco di rimandi, esprimono attivamente dei contenuti, ovvero significano altro da sé”.
Carolina Balucani (Italia) è un’altra vincitrice del Biennale College di scena alle ore 18 all’Arsenale Sala d’Armi “E” con lo spettacolo “Addormentate”. Come la più antica fiaba riecheggiata nel titolo, siamo in un bosco, al termine di una festa consumata in un campo d’erba, fra le luci di un affievolirsi vitale nostalgico.Testo Carolina Balucani mise en lecture Fabrizio Arcuri con Vincenzo Crea, Federica Fresco, Andrea Palma, Maria Roveran. Seguirà una conversazione moderata da Andrea Porcheddu con Carolina Balucani, Fabrizio Arcuri, Davide Carnevali. (replica anche l’indomani).
Giovedì 29 giugno sono programmate le repliche di Balucani, Castellucci e Fortin. All’Arsenale, Tese dei Soppalchi, ore 20, Tolja Djokovic e Fabiana Iacozilli presentano “En Abyme”, prima assoluta. Di Tolja Djokovic, regia di Fabiana Iacozzilli con Simone Barraco, Oscar De Summa, Francesca Farcomeni, Evelina Rosselli e con Aurora Occhiuzzi, spazio scenico Giuseppe Stellato, costumi Chiara Aversano, disegno luci Omar Scala, musica e disegno sonoro Tommy Grieco, regia video Raffaele Rossi, Nicolas Spatarella, Fabiana Iacozzilli. Regista assistente Cesare Del Beato, assistente costumi Fabiana Amato.
“Parte dalle esplorazioni negli abissi oceanici del regista James Cameron Tolja Djoković per il suo “En Abyme”. E come Cameron raggiunse il punto più profondo della Fossa delle Marianne, così la Djoković si immerge negli abissi delle dinamiche intime dell’essere umano. “En Abyme” interseca e sovrappone quattro differenti livelli di narrazione come “un canto continuo – scrive l’autrice – in cui immagini, azioni, ambienti, suoni e parole dialogano, costruendo sensi inediti”.
Venerdì 30 giugno. repliche di Castellucci e Djokovic con Iacozilli e presentazione di “Catarina e a beleza de matar fascistas” di Tiago Rodrigues (Portogallo) al Teatro Piccolo Arsenale alle ore 20. Il testo e la regia sono di Tiago Rodrigues con Isabel Abreu, António Afonso Parra, Romeu Costa, António Fonseca, Beatriz Maia, Marco Mendonça, Carolina Passos-Sousa, Rui M. Silva collaborazione artistica Magda Bizarro, scene Fernando Ribeiro, luci Nuno Meira, costumi José António Tenente, sound design, musiche originali Pedro Costa, musiche nello spettacolo di Hania Rani (Biesy e Now, Run), Joanna Brouk (The Nymph Rising, Calling the Sailor), Laurel Halo (Rome Theme III e Hyphae), Rosalía (De Plata) direzione coro, arrangiamenti vocali João Henriques voci fuori campo, Cláudio de Castro, Nadezhda Bocharova, Paula Mora, Pedro Moldão coreografia Sofia Dias, Vítor Roriz coordinatore armi, David Chan Cordeiro.
S’ispira a una vicenda storica, divenuta simbolo del movimento di resistenza contro il regime di Salazar, “Catarina e a beleza de matar fascistas”, premio UBU 2022 per il miglior spettacolo straniero, firmato da uno dei maggiori registi e autori degli ultimi anni, il portoghese Tiago Rodrigues, da quest’anno alla testa del Festival di Avignone. “19 maggio 1954. Beleizão, una piccola cittadina nel sud del Portogallo durante la dittatura di Salazar. Catarina Eufémia, bracciante analfabeta alla guida della rivolta per l’aumento salariale, viene uccisa dalla Guarda Nacional Republicana. Catarina ha 26 anni e lascia tre figli”. Sabato 1 luglio, ultima giornata alla Biennale Teatro con le repliche di Morana Novosel. Gaetano Palermo e Romeo Castellucci alle ore 18 e infine Tiago Rodrigues alle ore 20.
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