Teatro
Venezia, Biennale Teatro tra Leoni alla carriera e giovani debuttanti
VENEZIA _ Biennale Teatro, giù il sipario. Sabato 15 giugno è il via all’ultima edizione firmata Stefano Ricci e Gianni Forte (Ricci/Forte) che chiudono il loro triennio di curatela con un titolo, “Niger et Albus”, come è loro abitudine, sempre intrigante e denso di significati da scoprire dentro il palinsesto di una programmazione che si chiuderà il 30 giugno e che tra la città lagunare e Forte Marghera schiera centotrenta artisti per 55 appuntamenti, sedici prime nazionali delle quali sette sono prodotte o co-prodotte dalla Biennale. Niger et Albus, cioè Nero e Bianco. Il buio e la luce. Ricci e Forte citano Wim Wenders (“il mondo è a colori, ma la realtà è in bianco e nero) per raccontare come il principio fosse così in opposizione: contrapposizione tra bene e male, in quell’eterna azione di miglioramento auspicabile per qualunque genere umano. “ La dicotomia ci governa” affermano Ricci e Forte che indicano il bisogno di scegliere tra Medioevo e Futuro. “Trascendere e dominare, sviluppare la spiritualità governando le tendenze materiali è il solo sentiero percorribile” così affermarono a fine marzo i due curatori il giorno della presentazione del progetto di questa edizione. Niger et Albus quindi, diventa “la promessa di una nuova luce che si fa strada: ricca di performance e spettacoli magnetici, proseguirà ad appartenere a tutti noi interfacciandosi con le nostre essenze, la curiosità, le nostre aspirazioni, le contraddizioni, le nostre vulnerabilità per stupirci raccontando la metamorfosi di un mondo in perpetuo movimento”.
Spazio così alle nuove forme di creatività teatrale a partire dai Leoni alla carriera assegnati questo anno. A cominciare da Back to Back Theatre, al quale andrà il Leone d’oro, formazione australiana la cui ricerca si concentra sul tema della disabilità, La compagnia, per la prima volta in Italia presenterà “Food Court” (28 e 29 giugno al Piccolo Arsenale, il 30 giugno cerimonia di consegna del Leone a Ca Giustinian). Un percorso simile fatto di ribaltamento dei luoghi comuni pur con grammatiche divergenti è quello del collettivo tedesco Gob Squad a cui va il Leone d’argento e che presenterà in prima assoluta il 15 e il 16 all’Arsenale “Creation (Picture for Dorian)” che riflette “con ironia sulla relazione tra artista, opera e spettatore” ed “Elephant in Rooms” installazione schermi multipli , che “illumina quattordici finestre dei nostri interni sicuri da cui guardare il mondo” (dal 15 al 30 giugno a Forte Marghera).
Dieci cassiere allineate in un supermercato sono il simbolo dei riti del consumismo dentro l’allestimento di “Have a Good Day!” dell’ensemble lituano formato dalla scrittrice Vaiva Grainytè, la musicista Lina Lapelytè, la regista Rugile Barzdžiukaitė (già premiato con il Leone d’oro per il padiglione alla Biennale Arte 2019) al Teatro alle Tese (il 18 e il 19 giugno). Stessa location (20 e 21 alle 21 e alle 19) per uno spettacolo che è già considerato di culto è “Blind Runner” del drammaturgo iraniano Amir Reza Koohestani messo in scena dalla iraniana Mehr Theatre Group: un “corpo a corpo ad alta tensione psicologica tra un uomo e una donna si intreccia alla Storia”. Due giorni prima al Tese dei Soppalchi (19 e 20 giugno alle 21 e alle 19) l’artista multisciplinare Miet Warlop in “After All Springvill” presenta “ il suo magico mondo dove tutto, persone e oggetti, è pronto ad animarsi e trasformarsi nelle più strane creature”.
Stesso spazio teatrale (il 22 e il 23 alle 21 e alle 19) per Muta Imago, formata da Alice Rohrwacher, la regista Claudia Socrace, il sound artisti Riccardo Fazi con Federica Dordei, Monica Piseddu e Adriana Pozzoli in un classico di Cechov: “Le Tre Sorelle”.
Luanda Casella, regista, attrice e performer brasiliana residente a Gent riscrive l’”Orestea” concentrandosi su Elettra la giovane donna che nella tragedia greca, “senza mai agire, prende spazio con la sua sola voce”: “Elektra Unbound” (23 e 24, ore 21 e 20 al Piccolo Arsenale). Il 25 e 26 giugno al Teatro alle Tese (ore 20 e 18) l’artista e regista svedese Markus Öhrn, intreccia il suo stile eccessivo, “nitido e quasi fumettistico a quello modellato sull’indagine documentaristica del fotografo e artista polacco Karol Radziszewski per denunciare la violenza e gli stereotipi che ancora oggi fioriscono attorno alle minoranze di genere con il loro “Phobia”.
Tim Crouch, attore, autore e regista sarà in scena con “Truth’s a Dog Must to Kennel” nella parte del Fool di “Re Lear”, dando corpo e voce “all’ultimo tassello di un ciclo di monologhi, spin-off di commedie e tragedie del Bardo che affrontano Shakespeare dalle retrovie, ricorrendo allo sguardo dei personaggi minori” (Sala d’Armi A, 26 e 27 giugno alle ore 21 e 19). Milo Rau porta in scena il suo teatro tra spettacolo e indagine sociale con la sua nuova creazione “Medea’s Children” che “che prende spunto, ancora una volta, da un vero e proprio caso criminale, per intrecciare tragedia moderna e tragedia classica”. (29 e 30 giugno, ore 20 al Teatro alle Tese). La direzione artistica di Stefano Ricci e Gianni Forte ha dato un impulso deciso alla promozione e alla scoperta di nuovi talenti aprendo lo spazio del festival a drammaturghi, registi e attori. Ecco quindi gli artisti selezionati per le diverse sezioni del Biennale College, un “progetto sviluppato nell’arco di un’annualità o di un biennio e che si prolunga in un programma di produzioni e co-produzioni”.
Ecco quindi che gli autori vincitori del bando di drammaturgia 2022 Carolina Balucani e Stefano Fortin i cui testi sono stati messi in lettura la scorsa edizione diventano questo anno delle vere e proprie produzioni del festival. Così Giorgina Pi metterà in scena “Cenere” di Fortin (Arsenale, Sala d’Armi A, il 21 e il 22 alle 21 e alle 18), mentre Fabrizio Arcuri (il 29 e il 30 alle 22 e alle 18) si occuperà dell’allestimento di “Addormentate” di Balucani. Ancora sul fronte della drammaturgia quest’anno sarà la volta di Rosalinda Conti, autrice selezionata al termine del laboratorio di scrittura con Davide Carnevali lo scorso anno, con “Così erano le cose appena nata la luce”, di cui si vedrà la lettura scenica curata da Martina Badiluzzi (27 e 28 giugno alle ore 17 e ore 20 alla Sala d’Armi E). La seconda vincitrice del bando drammaturghi, Eliana Rotella e il suo “Livido” verrà visto sempre sotto forma di lettura scenica per mano di Fabio Condemi (Sala d’Armi E, 27 e 28 giugno alle ore 21 e 17). Ciro Gallerano vincitore del College registi presenta il suo “Crisalidi” (Tese dei Soppalchi il 15 alle 18 e il 16 alle 21) come “un’indagine intima attorno alle grandi domande evocative nelle opere di Virginia Woolf e Francesca Woodman, in risonanza con le inquietudini dell’oggi”.
Elia Pangaro è invece fresco di nomina per la performance site specific con il progetto “Bolide/deus ex machina” presentato come “un lavoro sulla velocità che caratterizza il nostro tempo annullandone il senso”, di cui si vedrà l’esito finale nel corso del Festival” (23 e 24 alle ore 18).
Ancora per quanto riguarda il College che per i curatori questa edizione è “l’anello di congiunzione tra generazioni, territori e culture, casa rifugio per annodare presente e passato, scrutare l’avvenire, interpretare il mondo e la sua evoluzione” consta di ben sette masterclass guidate da un corpus di maestri d’eccellenza. Sono: Gob Squad, Vaiva Graintè, Lina Lapeyltè, Rugile Barzdžiukaitė, Davide Carnevali, Tim Crounch, Muta Imago, Andrea Porcheddu e Gianni Staropoli.
Biglietti e abbonamenti sono già acquistabili in prevendita online all’indirizzo www.labiennale.org. Saranno poi acquistabili nel corso del Festival anche a Ca’ Giustinian (10.00 -17.00), presso gli infopoint della Biennale Architettura ai Giardini e all’Arsenale (orari della Mostra di Architettura) e a partire da un’ora prima dell’inizio degli spettacoli nella biglietteria dedicata all’Arsenale.
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