Benessere

Un vita fra étoile della danza e mondo digitale: intervista a Serena Rainò

21 Aprile 2023

Figlia d’arte ma con una sua forte e precisa personalità che la rende unica, Serena Rainò ha raccolto la preziosa eredità paterna, quale la danza classica, attualizzandola e diventando una seguitissima content creator. In questa intervista, la giovane e intraprendente ballerina-influencer si racconta, partendo dal rapporto con l’ex primo ballerino dell’Opera di Roman, Alfredo Rainò, suo primo maestro di danza e di vita.

 

Hai iniziato a respirare aria di danza e musica dalla tua nascita in quanto figlia d’arte: Qual è il tuo primo ricordo legato a tuo padre nel mondo della danza? Ricordi la prima volta che lo hai visto in vesti da ballerino? Quanti anni avevi?

Ero neonata quando papà insegnava tenendomi nel marsupio, i miei primi ricordi tuttavia risalgono alle serate al Teatro dell’Opera di Roma o alle rappresentazioni della compagnia che lui dirigeva all’epoca: la “PROMETHEVS”. Non saprei dire quale sia il ricordo più vecchio: è un ventaglio di immagini, musiche, odori. Ma è tutto molto vivido nel mio cuore.

Quando hai capito che in certo senso avresti seguito le sue orme?

Tardissimo (rido). Ho sempre studiato danza ma da adolescente (il periodo decisivo per scegliere questa carriera) non volevo fare la ballerina, perciò ho proseguito con studi umanistici e Psicologia all’università. Nel 2013 ho attraversato uno dei periodi più difficili della mia vita e l’unica cosa che mi ha dato un pò di gioia (e quindi di forza) è stata la danza. È stato in quel momento che ho deciso di investire professionalmente in questo mondo.

Ph. Clarissa Lapolla

Ricordi il tuo primo giorno in sala danza a lezione? O, se non il primo, qual è il primo ricordo che hai dei tuoi inizi?

Il primo no, ma ricordo che non ero un’allieva modello (rido di nuovo). I primi anni davo fastidio alle compagne, mi distraevo e volevo solo giocare in sala. Però quando qualcosa mi piaceva (adoravo i salti) mi impegnavo e facevo tutto molto bene. Una volta papà (che è sempre stato il mio maestro) mi ha detto che ero una “paraventa” (furbacchiona), avevo sette anni e me lo ricordo ancora come uno dei più bei complimenti ricevuti a lezione!

Qual è stato il primo insegnamento che tuo padre ti ha trasmesso nell’ambito della danza?

Il primo è stato sicuramente l’importanza dell’espressività. A pari tecnica è quella che distingue un primo ballerino da un ballerino di fila.

Oggi insegnate insieme nella vostra scuola di danza: com’è essere una ‘collega’ del tuo papà, lavorare con lui, confrontarvi?

Inizialmente è stato tremendo. Lui è molto severo, il tipico maestro della vecchia scuola. Pochissimi complimenti, tante smorfie (rido di nuovo). Siamo simili su tanti aspetti, pretendiamo rigore, disciplina ma anche passione e dedizione sul lavoro. Entrambi ci siamo studiati a vicenda per anni e spesso ci siamo scontrati perchè lui è un puro “Cecchetti” (con molte influenze Balanchiniane tipiche del suo periodo come danzatore) e io ho studiato il metodo Scala (molta Vaganova ma anche metodo francese grazie alla direzione attuale). Negli ultimi anni tuttavia facciamo un tifo incredibile l’uno per l’altra, abbiamo capito che insieme siamo una squadra fortissima.

Hai studiato presso l’Accademia Teatro alla Scala, un’istituzione per il mondo della danza: qual è il ricordo più bello che conservi di quel periodo? C’è un insegnamento appreso lì che ancora porti con te nella vita di tutti i giorni?

Mi basta pensare a quel periodo per emozionarmi tantissimo. Non saprei da dove cominciare: forse dal giorno in cui sono stata ammessa o dalle lunghe lezioni di repertorio, o quando per la prima volta ho insegnato da sola ad una classe maschile di IV corso dell’Accademia. Di sicuro in Accademia ho imparato ad avere un pò più di coraggio. Sono sempre stata timida, non mi lanciavo mai nei progetti se non mi sentivo pronta al 100%. Lì ho dovuto superare molte paure, spogliarmi dell’orgoglio e della paura di fallire. Sono caduta tante volte, non sono stata sempre all’altezza, ma mi sono rialzata e ci ho riprovato.

Ph. Clarissa Lapolla

Oggi, oltre ad essere una ballerina sei diventata un’influencer, proprio grazie alla danza. Qual era il tuo rapporto con il mondo dei social prima della pandemia e coma oggi hanno cambiato la tua vita?

Prima della pandemia usavo i social come la maggior parte delle persone: un gioco o un passatempo. Negli ultimi tempi avevo persino il profilo privato perchè qualcuno aveva usato le mie foto per costruirsi una falsa identità. Oggi la mia vita è sempre la stessa in realtà, continuo a fare il mio primo lavoro che è quello di insegnare danza classica nella mia scuola. Però in più si sono aggiunti altri due lavori: il corso online e l’attività di content creato sia su Instagram che su TikTok. Forse l’unica cosa che è cambiata è che sono più stanca (rido).

Credi che si possa essere influencer anche portando i propri follower dietro le quinte di un balletto?

Questo lo faccio già da anni, ma chiaramente oggi la mia community è più grande. Perciò si, anzi, direi che tra le tante cose che si possono vedere sui social il balletto è una delle più belle! E la danza è molto più seguita di quanto si pensi.

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