Teatro
Un nuovo progetto internazionale per il Piccolo: UNLOCK THE CITY!
Il Piccolo Teatro ha presentato questa mattina un nuovo ambizioso progetto, vincitore di Creative Europe, programma dell’Unione Europea per il settore culturale e creativo. “UNLOCK THE CITY!” è il nome del programma che vede lo stabile milanese come project leader di sette partner provenienti da ben sei paesi europei, a cominciare dal Politecnico di Milano. Le altre istituzioni coinvolte sono il Teatre Lliure di Barcellona, il Teatrul Tineretului di Piatra-Neamț, il Toneelhuis di Anversa, la Østfold University College & Norwegian Theater Academy e l’Academy of Performing Arts di Praga.
La parola “unlock” nel titolo rimanda al lockdown del 2020, momento traumatico che ha cambiato il nostro modo di percepire le città e lo spazio pubblico in generale. Claudio Longhi, direttore del Piccolo, insiste sul fatto che “da allora il nostro immaginario è cambiato: quei mesi hanno problematizzato alcuni aspetti e ce li hanno consegnati come riflessioni che vale la pena affrontare ancora oggi”. Tra le diverse questioni antropologiche, sociologiche, psicologiche che si potevano considerare, il tema conduttore scelto è il concetto di “limite”, inteso nella dimensione urbana. La declinazione di questo tema avrà ovviamente a che fare con il teatro, struttura politica per eccellenza anche dal punto di vista architettonico, come Longhi sottolinea citando un testo classico come Il teatro e la città di Ludovico Zorzi, in cui si ricordano modelli urbanistici tra Quattrocento e Settecento, in cui il teatro era centrale.
All’interno di quattro città campione (oltre a Milano, anche Anversa, Barcellona e Piatra-Neamt), verranno individuati luoghi che abbiano ricoperto un ruolo chiave per i cittadini durante la pandemia. Nel caso di Milano si è pensato ai parchi, dove durante il lockdown erano impediti persino gli accessi. “Il parco permette inoltre di riflettere sulla città usando il paesaggio come lente per studiare questi fenomeni, ponendosi in una prospettiva organica che colga un approccio umanistico alla realtà” spiega Longhi. Non a caso uno dei partner è il Politecnico, rappresentato in conferenza stampa dal professor Antonio Longo, del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani. Perché questo progetto ha l’ambizione di sviluppare dialoghi multidisciplinari che tengano conto anche del discorso scientifico, con la speranza che possa influenzare la pratica teatrale, e che a sua volta se ne faccia influenzare.
Ma in pratica cosa vedremo? Lo spirito con cui il Piccolo ha interpretato queste linee guida comuni seguirà tre prospettive differenti: la prima legata al soggetto, vale a dire la comunità, la seconda all’oggetto, quindi alla struttura dell’edificio, al luogo architettonico, la terza alla relazione tra soggetto e oggetto. Per queste tre fasi, per così dire dialettiche, gli artisti coinvolti sono Marta Cuscunà, Davide Carnevali e il collettivo Sotterraneo, rispettivamente incaricati di ragionare su comunità, oggetto e relazione. I primi lavori si vedranno nella prossima stagione: Cuscunà in autunno, Carnevali nel 2024.
L’auspicio di Longhi è che da queste contaminazioni tra linguaggi non solo si animi un percorso capace di legare ancora di più il teatro al territorio, ma che si possano anche raccogliere dei frutti concreti, spunti operativi che magari influenzino chi la città la amministra ogni giorno.
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