Teatro
Un appello per il Teatro: per non diventare una terra di zombie
Un appello per il teatro.
Abbiamo scritto questo appello con Massimo Marino e Attilio Scarpellini. Nostra intenzione è rivolgerlo al Ministro competente e alla Direzione generale dello spettacolo.
Contiamo sulla Vostra adesione e sul vostro contributo per farlo circolare. Per cominciare a pensare, assieme, al futuro del teatro italiano
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Per non diventare una terra di zombie
Appello
Siamo alla sospensione totale delle attività di cinema, teatri, concerti in tutta Italia, almeno fino al 3 aprile. Decine sono ormai gli spettacoli annullati, e cresceranno nell’ordine delle centinaia nelle prossime settimane. I teatri, grandi e piccoli, fanno il conto dei danni, spesso quantificabili nell’ordine delle migliaia o centinaia di migliaia di euro. Artisti, tecnici, organizzatori, amministrativi sono bloccati, a casa o su posti di lavoro dove non si può lavorare.
Vogliamo dunque esprimere subito una chiara solidarietà al settore, a tutti coloro che operano nello spettacolo dal vivo, agli operatori chiamati a un difficile compito di risistemazione delle stagioni, agli attori e alle attrici che sono stati bloccati nelle loro attività o costretti a scegliere tra gli impegni presi e la paura del contagio, prospettiva che rischia di creare contrapposizioni e spaccature anche drammatiche all’interno delle Compagnie.
Non discutiamo che i provvedimenti siano stati presi dalle autorità politiche, in accordo con quelle scientifiche, con motivate ragioni. La conseguenza, però, è la desertificazione delle città, l’annullamento delle occasioni di socialità e di cultura, il chiudere nell’isolamento le persone, accentuando la paura e la paranoia sociale, fino a propagare, oltre a quella del Covid-19, una vera e propria “infezione psichica”.
Se credessimo nell’esistenza di una «Spectre», di un complotto, potremmo vedere realizzato un progetto che abbiamo visto montare per anni: chiudere gli individui nel particulare, smantellare la società, il senso critico, la cultura dell’analisi, del distinguo, della creatività, della relazione, a favore di un’omologazione in nome della paura.
Che cosa si può fare?
Nell’attuale stato di cose, preso atto dell’emergenza e delle decisioni governative, si tratta, però, di pensare al futuro. A quando questa emergenza passerà.
Chiediamo innanzitutto urgenti misure economiche di sostegno ai settori, agli enti e agli individui che operano nella cultura teatrale, in particolare nei comparti più “deboli”, quelli della prosa, della danza, del teatro di figura, del teatro ragazzi e giovani (particolarmente colpito).
Chiediamo un rinforzamento strutturale del Fus, Fondo Unico dello Spettacolo, al fine di garantire non solo l’ammortamento dell’emergenza ma la serenità di poter immaginare le prossime stagioni e le prossime produzioni per il triennio. Inoltre chiediamo un adeguato, concreto, intervento economico, che sia extra-Fus, immediato e straordinario, al fine di sostenere quanti, enti o singoli artisti e lavoratori, operano nel settore spettacolo dal vivo in tutto il territorio nazionale e non solo nelle aree cosiddette di “zona rossa”, fortemente danneggiati dalla chiusura delle sale e dalla interruzione delle attività. Il Fus, infatti, già estremamente contenuto, non può essere il bacino economico da cui attingere economie per contenere l’emergenza attuale.
In tale ottica non possiamo dimenticare la quantità di scene ibride, ovvero tutte quelle iniziative marginali, a metà fra spettacolo, laboratori, pedagogie, letteratura, saggistica, editoria, ivi compresa quella enorme massa di lavoro intellettuale e creativo svolto in pubblico, da autori e autrici, che sono fra i meno tutelati, ma garantiscono con la loro attività una parte cospicua e nevralgica della vita culturale collettiva, e che da questo stop forzato subiranno anch’essi gravi danni.
Un paese senza teatri, senza cinema, senza incontri, senza dibattiti, senza istruzione, o con tutte le attività culturali bloccate o penalizzate, è un luogo che si avvia a una infezione più pericolosa di quella del Covid-19: quella delle menti e delle anime.
Massimo Marino, Andrea Porcheddu, Attilio Scarpellini
Al momento hanno aderito (in ordine alfabetico)
Giulio Baffi
Marco Belpoliti
Letizia Bernazza
Laura Bevione
Alessandra Bernocco
Mario Bianchi
Giovanni Boccia Altieri
Matteo Brighenti
Elena Bucci
Claudia Cannella
Monica Centanni
Gaia Clotilde Chernetich
Alessandra Corsini
Francesca De Sanctis
Goffredo Fofi
Renzo Francabandera
Roberto Giambrone
Graziano Graziani
Gerardo Guccini
IGORT, (Igor Tuveri)
Sergio Lo gatto
Marco Martinelli
Rossella Menna
Lucia Medri
Ermanna Montanari
Laura Palmieri
Enrico Piergiacomi
Andrea Pocosgnich
Viviana Raciti
Ira Rubini
Alessandra Sarchi
Renata Savo
Tiziano Scarpa
Giulio Sonno
Piero Sorrentino
Emanuele Trevi
Vitaliano Trevisan
Jacopo Tondelli
Grazia Verasani
Laura Zangarini
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