Costume
Uccio De Santis, non solo barzellette
Non sono solo barzellette le sue, sarebbe una diminutio che Uccio De Santis non merita.
Sa, chi ama il teatro, che dietro ogni esibizione dell’attore c’è una cura profonda del personaggio, del contesto nel quale si cala, delle movenze, del gioco di sguardi, dei toni e modulazioni della voce, della mimica facciale, della recitazione passiva a contrappunto.
L’attore deve fingere, immedesimarsi nel ruolo, apparire diverso da quello che è nel reale e comunicare, con la sua recitazione, uno stato d’animo che sia calzante e confacente a quella situazione scenica.
Questo lo insegnava Pirandello: nella scena teatrale gli attori, pur sapendo che il dramma o la commedia siano una finzione che si dà in quel momento, devono conferire al pubblico, trasmettere, di converso, la sensazione che quella rappresentazione sia vera.
Uccio tutto questo lo rende con i suoi personaggi e le sue barzellette, come dice lui raccolte per strada.In questo obiettivamente è originalissimo, perchè le sue barzellette hanno il carattere primigenio della novità e non sono mai state ascoltate. Ma è un cabarettista.
Si prenda il ruolo del prete: Don Dino.
Non cammina, saltella, la sua è una voce con terminazione gutturale, alla quale si accompagna vellutatamente anche un aspetto trasognato. È sempre basito per quello che gli raccontano i suoi parrocchiani, ai quali – ironicamente e fintamente disperato nell’immedesimazione della prostrazione del peccato commesso- ,non dà soluzioni, aiuto, semmai sminuisce la portata della colpa che gli viene confessata.
Per esempio all’esordio della confessione dice il peccatore: ”padre ho dentro di me questo peccato di cui mi devo liberare“. Don Dino candidamente risponde: “ hai provato con le prugne?”.
La confessione avviene con una modalità volante, anche in mezzo alla strada: Don Dino o cammina saltellando oppure è in bicicletta, ma mai incollato alla sedia, semmai compiendo peripezie nel suo percorso.
Appena un parrocchiano lo ferma, lui tira fuori questo “ confessionale volante”(una grata appoggiata perpendicolarmente ad un sostegno di legno) ed inizia il racconto delle colpe.
E qui Don Dino non è come il classico prete che rimprovera il peccatore o lo ammansisce, blandisce con mitezza imponendo la solita penitenza delle Ave Maria o Paternostro, semmai lo canzona e lo prende in giro. Ed allora la comicità diventa irresistibile.
Anche il contesto dei luoghi è molto bello: si prediligono centri storici con viuzze strette e lampioni antichi.
Ha reso proverbiale battute sui carabinieri: anche qui, con grazia, senza dileggio sperticato, semmai con la malcelata consapevolezza che quello che si sta dicendo sia vero effettivamente;per esempio, quando si chiede al carabiniere: “ qual è il fiume che passa per Roma”?
Il carabiniere convinto e risoluto risponde: “Fiumicino!”.
Uccio è stato intelligente anche nel cercarsi ottimi attori che, come lui, recitano con consumata esperienza: Umberto Sbardella che diventa una sua preziosa spalla, ma capace anche di prendere il ruolo di primo attore.
La compianta Mariolina De Fano con la quale Uccio si è superato in sketch di raffinata ilarità: ricordo quello dell’ufficio di collocamento o quello della paziente che intende risparmiare sull’ esosa parcella richiesta dal medico( Uccio).Si sbellica dal ridere.
Ma anche Franco Paltera che svolge il ruolo dell’eterno esaurito o depresso cronico: come prete non può badare ai parrocchiani,perché deve procurarsi il mangime per i gatti, andare a giocare a burraco o non può ascoltare la povera donna che ha un vuoto nella sua anima che lui non potrà mai riempire: il prete depresso ed esaurito dirà sconsolato: “ma può mai chiamarmi la signora alle sei del mattino e dirà a me che ha un vuoto? Ed io lo devo colmare sto vuoto?”
Anche Antonella Genga che è bravissima in ogni ruolo che le si chiede di svolgere: quella della moglie alla Santippe che manda il marito (Uccio) al supermercato chiedendogli l’impossibile nelle compere dei prodotti sino a provocarne lo sfinimento, o dell’adescante prostituta, o della fidanzata delusa. Dirà: “sei il mio ieri, il mio oggi, il mio domani” ed Uccio, cinico,cattivo risponde: “che giornate di m…”
O Luigia Caringella, Annabella Giordano, Barbara Biasi. Con queste ultime ogni scenetta comica è curata nei minimi particolari.
Ma vi sono anche altri attori ed attrici della buona scuola pugliese che mantengono la scena con autorevolezza anche in apparenti ruoli secondari con battute sferzanti e mordaci: Lella Mastropasqua, Emanuele Tartanone, Anna Gallo, Donato Francone, Pino Fusco, Max Diele, Dana Ceci, Giacinto Lucariellola stessa Bianca Guaccero.Alcuni bravissimi non ci sono più: Gaetano Porcelli,Gianni Petrone.
Per oltre 20 anni ha raccontato il suo Mudù, la sitcom televisiva in onda su Telenorba in cui si dispiega con barzellette in piccoli cortometraggi,anche con una buona produzione musicale.
Si possono rivedere su YouTube e su Facebook. Le visualizzazioni sono migliaia.
Ora sta girando forsennatamente tutta l’Italia (ha rischiato la vita in un incidente stradale il 31/12/2020) riscuotendo nei teatri e nelle piazze uno strepitoso successo. Lo confermano oltre 2 milioni di follower su Facebook e recenti partecipazioni a programmi della Rai, primo fra tutto Made in Sud.
È partito come barzellettiere da “ La sai l’ultima” di Canale 5 oltre 30 anni fa; ma Uccio De Santis è un attore di teatro comico di raffinato livello. Penso che abbia studiato molto la tenuta da cabaret di Gino Bramieri ed anche la comicità di Peppino De Filippo, quanto alla mimica facciale.
Con la sua compagnia e si affermerà sul piano nazionale.
La critica lo rispetterà: e lui ed il suo Mudu’ lo meritano.
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