Teatro

“Testimonianze”, alle radici del teatro: da Mascareddas a Bianchi e Kaseki

2 Novembre 2023

La danza rigorosa e di forte segno politico di Paola Bianchi, eccellenza della coreografia nazionale, le ultime ricerche del butoh e le magie avvincenti del teatro di figura. Lo studio e la riflessione sul teatro a partire dai Maestri del passato come Jerzy Grotowski a quelli del presente come Marco Martinelli del Teatro delle Albe. In Italia c’è da quattordici anni un luogo dove si tiene insieme la scena delle origini alle ultime espressioni dell’avanguardia. Un luogo prezioso per il confronto e la conoscenza. E’ a Genova nel teatro decentrato quasi una moderna rocca, il Teatro Akropolis di Sesti Ponente che per dodici giorni ospiterà dall’8 al 19 novembre “Testimonianze, ricerca azioni” con la direzione artistica di Clemente Tafuri e David Beronio. Sarà un festival tra Arte e Cultura con la presenza nutrita di teatranti e danzatori, studiosi e intellettuali che, dopo le due prime puntate d’anteprima, il 24 e 25 ottobre. Il primo era dedicato al mondo delle marionette con un intervento di Alfonso Cipolla e Maria Dolores Pesce e il film di Mario Bianchi sull’arte di Gigio Brunello e il secondo era un seminario “Su Grotowski, il superamento della rappresentazione” condotto da Marco De Marinis che è anche l’autore dell’omonimo libro pubblicato da Editoria &Spettacolo. Per il resto in programma due anteprime, sei prime nazionali, una nazionale e 8 regionali, cinque proiezioni, tre incontri e un workshop. Oltre al Teatro di via Boeddu a Sestri Ponente, eventi anche a Palazzo Ducale, Villa Durazzo Bombrini, Università di Genova, Museo e Biblioteca dell’Attore, Celso Istituto di Studi Orientale, e per la prima volta, le strade e le piazze di Sestri Ponente. Protagonisti del festival artisti di e intellettuali di livello come Marco Martinelli, Paola Bianchi, Gigio Brunello, Is Mascareddas, Alfonso Cipolla, Mario Bianchi, Masque teatro, Carlo Sini, Yuko Kaseki, Vincent Giampino, Maria Dolores Pesce, Alessandra Cristiani, Nicola Galli, Marco De Marinis etc… Fedele alla sua vocazione transdisciplianre, “Testimonianze” cerca il dialogo tra diverse espressioni artistiche mettendo in campo incursioni nella musica come nel circo e tutte “le suggestioni del contemporaneo”.

Paola Bianchi in “Fabrica” nuova coreografia della danzatrice al debutto assoluto al festival di Akropolis teatro (Foto di Margherita Masa)

Arte e cultura. Tafuri e Beronio, i due direttori artistici hanno voluto mettere in pista questa contrapposizione “per svelare il senso più profondo della Rappresentazione: essere significante di per sè e innescare un rapporto dialettico con lo spettatore invece di collocarsi dentro un sistema preordinato di generi, di temi e di categorie che, oggi più che mai, fanno prevalere il facile sul complesso, lo standard sul peculiare”.

Il festival apre ufficialmente l’8 novembre con “Il Cammino di Ercole” performance collettiva che coinvolgerà gli alunni e gli studenti del territorio . Due differenti cortei nelle vie del centro per un totale di 800 ragazzi un’azione performativa corale per le vie del quartiere: due cortei, per un totale di 800 tra bambini e ragazzi che, “usciti dalle scuole, “invadono” la città per celebrare la cultura e la bellezza. Una vera e propria “festa” in cui l’azione educativa rilancia la sua dimensione politica, mostrando alla cittadinanza che, in un’epoca di isolamento, conflitto e dispersione, una comunità in cui l’arte e la cultura diventano strumenti di relazione, inclusione e incontro con l’altro, senza distinzioni di provenienza, età, estrazione sociale è possibile”. Nella setessa giornata due appuntamenti con la danza -da sempre un po’ la reginetta di questo festival- con due appuntamenti da non perdere. Il primo è alle 20,30 (Teatro Akropolis) con “Il mondo altrove: una storia notturna” coreografia di Nicola Galli dove “una figura sciamanica si muove in un disco di luce, dando vita a un rituale in un percorso ideale tra Occidente e Oriente”.

Una scena dallo spettacolo “Il mondo altrove” del coreografo Nicola Galli, un ideale percorso tra Occidente e Oriente

Un’ora dopo Masque Teatro, in “Vodoo” trae ispirazione “dalla religione ufficiale del Benin, esplora lo stato di grazia che l’attore vive nell’affrontare la temibile lotta con quanto vi è di sconosciuto in sé e fuori di sé”. Doppia replica il 9 (ore 14,30 e 20,30 al teatro Akropolis) di “The Red Thing” una danza a due che è un pastiche di tempi e spazi, in cui i corpi di Vincent Giampino e Riccardo Guratti (in arte DasDing) smontano e rimontano i propri codici e le proprie posture”.

Ancora Giampino l’indomani, 10 novembre, è l’autore di “Gisellǝ-Umlaut”, coreografia ispirata da “Giselle” mito romantico della danza”. Sempre il 9 alle 17 al teatro Akropolis, Città di Ebla presenta “Spazio Presenza Azione: Città di Genova”. Dialoghi spontanei sullo spazio pubblico: un dialogo interattivo tra spettatori e artisti relativo alla forma e alla sostanza dello spazio pubblico della città di Genova; a seguire la presentazione del volume “Logosomia. Kafka Joyce Céline. Il teatro di Città di Ebla” (AkropolisLibri 2023) con Claudio Angelini, Clemente Tafuri e David Beronio.

Grande attesa, il 10 novembre per la nuova coreografia di Paola Bianchi che debutta in prima assoluta alle 21,15 con “Fabrica 1600”, una creazione che “affonda il proprio sguardo nella storia operaia di Luciana che per dieci anni ha lavorato alla catena di montaggio al Tubettificio Ligure. La sua storia personale si intreccia con le storie delle altre operaie, dando vita a una drammaturgia del corpo frammentata, interrotta e connessa da spostamenti nello spazio, un passaggio da una memoria all’altra”.

Un’altra scena tratta da “Fabrica” coreografia sui luoghi di lavoro della danzatrice Paola Bianchi (Foto di Luca Donatiello)

La coreografa Giovanna Velardi è di scena l’11 novembre è di scena con Federico Brugnone in “I Broke the Ice and Saw the Eclipse” racconta “L’incontro tra un uomo e una donna, che come due corpi celesti gravitano l’uno nell’orbita dell’altro, fino a scontrarsi per generare la più grande esplosione di luce, l’apocalisse. Come cambiare il punto di vista? Come arrivare a un vis-à-vis senza occhiali?”. A seguire prima assoluta di “Proton-Il mondo di Proton”, concerto di musica elettronica e ombre.

Domenica 12 novembre arriva il Circo contemporaneo. Di scena alle 15 e alle 17 al teatro Akropolis circo contemporaneo con la compagnia ArteMakìa in “Klinke” spettacolo tra circo e teatro che vede in scena Milo Scotton che vanta numerose collaborazioni internazionali come quella con il mitico Cirque du Soleil. Torna di scena la danza, stavolta a Villa Dureazzo Bombrini (ore 16,30) con Parini Secondo in “Speed”, progetto coreografico e musicale ispirato al “fenomeno della Para Para e dell’Eurobeat, diffusosi negli anni ‘90 nei club di Tokyo: uno stile di danza con un’estetica coloratissima, in cui complesse combinazioni gestuali descrivono la sovraeccitazione caffeinica della musica. Sullo sfondo, automobili da tuning suonano a volume altissimo.”. Seguirà alle 17 la coreografia di Giovanna Velardi, in prima assoluta “Autobiografia. Ceci n’est pas une/mon autobiographie”. Tra performance e auto-documentario la danzatrice si chiede: “Che cos’è un’autobiografia? Quali sono le traiettorie che consentono di attraversare una produzione artistica ventennale? Quali i dati reali, quali le finzioni, cosa c’è di vero e cosa viene falsato dalla memoria e dalla condizione performative”. Alla fine, l’unico dato reale rimane il corpo dell’artista, ostinatamente in scena, unico generatore di un proprio vocabolario, di ogni immaginario”. Questa coreografia è parte del progetto “Oscillazioni”, a cura di Roberta Nicolai, direttrice artistica del festival Teatri di Vetro di Roma.

“I Broke The Ice and Saw The Eclipse” coreografia di Giovanna Velardi in scena con Federico Brugnone (Foto Antonio Ficai)

«Qual è il segreto del coro? Mi trovo in mezzo a un gruppo di persone, adolescenti o cittadini di tutte le età. Attenzione: non sono attori o musicisti o danzatori. Sono persone che non hanno alcuna esperienza scenica: qual è il segreto per cui quel gruppo indifferenziato si trasforma in coro, portatore di armonia, di vitalità, di energia?». Dopo “Farsi luogo. Varco al teatro in 101 movimenti”, Marco Martinelli torna a riflettere sulla sua trentennale esperienza, consegnandoci una vera e propria “mappa” del suo lavoro con i molti. Tutto questo è al centro del suo ultimo lavoro “Coro” (edizioni AkropolisLibri) di cui si parlerà nell’incontro previsto per le 19,30 con la critica teatrale Maria Dolores Pesce.

Tre giorni di pausa e si riprende il 15 novembre alle 19,30 con la compagnia Tanmis che propone uno spettacolo di circo contemporaneo “Hic”. Acrobazie, circo da strada, e “il suono del contrabbasso, tre artisti creano uno spazio di gioco e di nuove possibilità per infiniti incontri e relazioni, entrando in risonanza tra loro e facendo emergere il proprio spazio interiore”.

Una grande attenzione è stata riservata questa edizione al teatro di figura, una forma artistica ormai entrata a pieno diritto a far parte della “poetica innovativa del Festival”. E infatti il grande finale del festival con due artisti di scena domenica 19 novembre a Villa Durazzo Il primo è Claudio Montagna con il suo teatro da tavolo che presenterà alle 15,30 e 20 “Modaferri” e alle 17,45 “Tarzan”.

Un’immagine del regista del Teatro delle Albe Marco Martinelli tra gli ospiti di “Testimonianze” (Foto di Lidia Bagnara)

Il 16 novembre alle 20,30 al teatro Akropolis è invece di scena per la prima volta in Liguria la compagnia internazionale de Is Mascareddas con il loro spettacolo “Venti contrari”, regia di Karin Koller. Lo spettacolo è un omaggio alle sorelle Giuseppina e Albina Coroneo creatrici di pupazzi dal secondo dopoguerra fino agli anni settanta. “Dieci pupazzi, dieci personaggi vivono in una scena spoglia: sono cinque donne e cinque uomini che hanno vissuto la tragedia della guerra, e cercano di riprendersi la loro vita, di ritrovare la loro storia e di far vivere ancora una volta i rapporti e le relazioni tra di loro”. Sulla scena Donatella Pau, ideatrice dello spettacolo e Claudia Dettori. E sarà ancora il teatro di figura a chiudere con uno dei massimi rappresentanti del settore: Gigio Brunello, alle ore 17: appuntamento imperdibile per i bambini di tutte le età con “Beati i perseguitati a causa della giustizia perchè di essi è il regno dei cieli” dialogo tra Gesù Nazareno e Pinocchio incarcerati. “Due burattini in uno spazio ristretto, separati e vicinissimi ad un tempo, in un dialogo serrato, dalle loro parole il pubblico capisce che sono nientemeno che Gesù e Pinocchio che, senza mai riconoscersi, si parlano attraverso i muri”.

Una scena dallo spettacolo “Venti contrari” de Is Mascareddas. Manovrano i pupazzi Donatella Pau e Claudia Dettori

Tornando alla danza, il 16 novembre alle 21,30, dopo lo spettacolo de Is Mascareddas, Carlo Massari e C&C company presentano “Metamorphosis-Sapiens. Atti di metamorfosi contemporanea”. Si tratta di “un delicato progetto sul sottile confine tra uomo e bestia; un’indagine sulle trasformazioni, cambiamenti, l’alterazione fisica e spirituale dell’essere alla ricerca della propria natura, identità, forma. Nel torpore della stasi contemporanea, nelle piccolezze e debolezze umane, la bestia nel cuore è forse l’esplosione di cui abbiamo davvero bisogno per sentirci ancora vivi”.

Giornata intensa quella del 17 che alle 10, a villa Durazzo Bombrini vedrà Yuko Kaseki alle prese con un workshop di “IntensiveButoh Improvisation” intitolato “Root and Stem-Perpetual Momentum”. Alle 17 (teatro Akropolis), Incontro su “Foglio-mondo. Dialoghi Transdisciplinari”, in collegamento con Carlo Sini, Florinda Cambria e altri. Mezz’ora dopo incontro con Kaseki moderato da Alberto De Simone ed Emanuela Patella direttori del Celso.

Alle 19 Akropolis Teatro mette in scena “Apocatastasi”, regia di Clemente Tafuri e David Beronio con Roberta Campi e Giulia Franzone. Musiche di Pietro Borgonovo. “Due figure abitano uno spazio sospeso, il tempo che attraversano si dilegua e diventa possibile per loro essere al contempo madri e figlie, amanti ed estranee, origine e fine dello stesso luogo in cui si incontrano. Una “danza dell’Ade” che è espressione di un’azione impossibile. Che può accadere solo laddove ciò che resta del tempo impedisce a ogni gesto di trovare un suo senso e una sua fine”.

Un’immagine del danzatore butoh giapponese Yuko Kaseki che al festival di  Genova presenterà “9 Steps to must”

Alle 20,30 “Dissolvenza in nero”. Cinema Video Arti performative con diversi film di Akropolis, Vincenzo Schino, Davide Palella. Il 18 novembre Palazzo Ducale ospita l’omaggio alla danza butoh, appuntamento ormai canonico del festival. “La danza butoh dai maestri alle nuove generazioni dei performer” è il titolo delle proposte della giornata. Si comincia con la riflessione sulla relazione fra arte e corpo nella performance, in prima assoluta, di Alessandra Cristiani in “Lingua” da Claude Cahun (Sala del Maggior Consiglio, ore 15:30), è poi la volta dell’incontro/proiezione “A Summer Family” (Sala Liguria, ore 17:30, evento conclusivo della rassegna Dissolvenza in nero) il secondo lungometraggio di Masaki Iwana, uno dei più importanti danzatori butoh al mondo, oltre che autore e regista cinematografico. Infine “9 Steps to dust” (Sala del Maggior Consiglio, ore 19:30) di Yuko Kaseki ispirato al Kusōzu forma d’arte giapponese in cui vengono raffigurati i nove stadi di decomposizione di un cadavere come metafora provocatoria per contemplare la fugacità dell’esistenza. Insomma un festival ricco di novità e proposte di alta ricerca. Come sempre accade a “Testimonianze”. E a proposito di Arte e cultura così riflettono Tafuri e Beronio: “Un teatro non dovrebbe essere un luogo di cultura, – scrivono i direttori artistici nella presentazione del festival – un teatro è uno dei luoghi possibili dove l’arte può lanciare la sua sfida alla cultura, può combattere la sua lotta contro di essa. Dove i termini siano finalmente ribaltati, e la conoscenza può avere il sopravvento sulla “competenza”. E allora diventa possibile rintracciare, sotto le spoglie dello spettacolo, quanto di vitale e politico anima l’ispirazione e la responsabilità di un artista, la coerenza a una visione del mondo, qualsiasi essa sia, che non si esaurisce nell’opera. In questo senso il teatro è un’esperienza più prossima di altre alla vita autentica, non perché accade qui e ora qualcosa di vero, ma perché qui e ora accade qualcosa che riconosciamo come rappresentazione, qualcosa che è falso in modo innegabile, qualcosa cioè a cui è possibile veramente credere”.

Le attrici Roberta Camp e Giulia Franzone in “Apocatastasi” , regia di Tafuri e Beronio. (Foto di Clemente Tafuri)
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