Teatro
Rimini, “Vampyr” di Manuela Infante apre il festival dei Motus
RIMINI _ Manuela Infante, la rivoluzionaria drammaturga e regista cilena, ad ogni nuovo allestimento sposta l’asticella della ricerca teatrale più in alto. Indaga sul nostro tempo, le relazioni degli uomini con le piante, le pietre e gli animali. Ricostruendo i gangli di un sistema nervoso obliterato e dimenticato, percorre strade inedite, per certi versi eccezionali e visionarie. Lo è stato in quell’incredibile e straordinario “Estado Vegetal” portato in scena alla Biennale di Venezia del 2019, sotto la direzione illuminata di Antonio Latella, lo è stata negli anni successivi con i suoi folgoranti “Còmo convertirse en Piedras” e quella poetica e affascinante lettura delle “Metamorfosi” di Ovidio, come mai sono state interpretate e messe in scena prima di allora, nella cornice verde del parco Baden Powell di Santarcangelo nella edizione (2021) del festival diretta dai due outsider della sperimentazione italiana Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande, alias Motus. Sono ancora a loro a volere a Rimini per il loro festival “Supernova”– dal 30 aprile al 4 maggio- la stella di Infante per la prima europea del suo nuovo spettacolo: “Vampyr”.
Lo spettacolo debutterà il 30 aprile in prima serata al Teatro Galli. In questo nuovo allestimento della drammaturga cilena che è andato in scena per la prima volta a gennaio, in Cile, il vampiro è letto come fosse “un’allegoria dell’idea di un mondo del lavoro votato allo sfruttamento”. In questo sistema “succhia” energia e tempo per sopravvivere. Un’opera che “risuona fin troppo con l’avvento della nuova e oscena “era trumpiana”, che pare materializzare le visioni apocalittiche del cinema horror e della letteratura distopica”. “Vampyr”, infatti, si appropria del mito del vampiro per proporre una mitologia immaginata: quella di un vampiro sudamericano, “una creatura testarda che cambia forma e che si rifiuta di obbedire al mandato della divisione natura/cultura”.
Ecco così che l’opera teatrale stabilisce un dialogo critico e ironico tra l’immaginario del vampiro europeo e la realtà del pipistrello ematofago cileno, una specie che muore in gran numero a causa delle turbine eoliche, ponendosi anche in una prospettiva critica sul neocolonialismo verde. Lo spettacolo sarà seguito da un dialogo fra la studiosa Nina Ferrante e la regista Manuela Infante.
“Vampyr” è inserito nello spirito creativo di questa “Supernova”, un’edizione – la terza – che si focalizza sul nostro presente socio politico evidenziando la fragilità che, dicono i Motus “ci sommerge e da cui osserviamo panorami strani e inquietanti”: cioè un’era oscura tra guerre e fascismi di nuovo conio da cui emergono “panorami strani e inquietanti”.
“Se l’indefinibile, il “weird”, è l’esperienza del cambiamento – affermano Nicolò e Casagrande – dobbiamo documentare il cambiamento mentre si dipana e farlo brillare nelle tenebre, renderlo così abbagliante e fastidioso da ricacciare gli oligarchi guerrafondai al potere nei propri nascondigli anecoici e lì guardarli smaterializzare, sparire. Rovesciare la visione e mettersi dal punto di vista del pipistrello”
Questa edizione si fa così portavoce delle intuizioni del filosofo Mark Fischer (“The weird and the eerie”. Lo strano e l’inquietante nel mondo contemporaneo”, minimum fax, 2017) per “intessere le linee drammaturgiche che tengono insieme tutte le opere, in maniera fluida e cercando una continua commistione fra i linguaggi”.
Ad inaugurare il festival, il 30 aprile (ore 18 e 20) all‘Arena Francesca da Rimini, con una rilettura de “Le Troiane” dal titolo “È stato ieri. Questo è ciò che chiamate vincere la guerra?”, in scena studentesse e studenti del Liceo Classico Giulio Cesare di Rimini, guidate da Francesco Montanari e Francesca Morello | R.Y.F. Nell’area archeologica del Teatro Galli spazio alla performance (una persona alla volta) “A’ la Recherche du temps perdu” di Est Roman Coulon (alle 16 e alle 19,40 in replica anche il primo maggio), Una riflessione sul tempo ispirata dal celebre romanzo di Marcel Proust. Il duo composto da Paola Stella Minni e Konstantinos Rizos portano per la prima volta in Italia nella Sala Ressi (19,30) il lavoro site specific “Mords Toujours” performance satellite di una più ampia ricerca sulla figura del veggente nella tragedia greca, nel loro stile coreografico che fonde linguaggi e segni, e mette in discussione i confini della danza,
Silvia Calderoni, il 1 Maggio con una sua performance introdurrà alla mostra “Future in the past” sui 35 anni dell’Archivio Motus (ore 17). L’artista che collabora dal 2006 con i Motus abiterà lo spazio espositivo inscenando “un reading “dadaista e furioso”, dalla drammaturgia caleidoscopica: un viaggio nel tempo e nello spazio, tramite il reenactment di frammenti dai tanti copioni e quaderni di regia esposti, come se scivolasse sui suoi pattini a rotelle o fosse alla guida dell’auto di Pasolini, esposta nel giardino del museo”.
Il primo Maggio ha altre frecce nell’arco. La performance “Tarocchi degli Algoritmi” di Mara Oscar Cassiani (ore 18), lo spettacolo di danza “Down to Under” di Despina Sanida Crezia (ore 209 e “Revelations of Divine love” del collettivo italo giapponese dal nome impossibile VVXXII/Meukomeuko!/Cityofbrokendolls. A chiudere la serata (ore 22) la performance “Multitud” di _2alaska di Klaus Miser e Samantha Cavicchi, al confine tra reading e performance musicale.
Il 2 maggio al Teatro degli Atti (ore 18) prima nazionale di “Tirannosauro”, performance di Filippo Quezel, un racconto familiare di legami con la tossicodipendenza. Altra performance, quella di Giulia Scotti “Quello che non c’è”, di scena al teatro Galli (ore 20) focalizzata anche questa sulla famiglia. Chiude la serata la piattaforma svizzero/franco/italiana per la ricerca teatrale Schoß Company con “Personne ne ramasse ma langue”. I performers Chloé Bieri e Lisa Tatin, muovendosi tra il pubblico costruiscono uno spettacolo-concerto a due voci attraverso testi di autrici quali Lisette Lombé, Laura Vazquez, Stéphanie Vovor, Cécile Coulon e Kae Tempest.
Il 3 maggio all’ex Cinema Astoria, alle ore 15 si tiene il talk “Scream, Dream, Perform: prospettive horror, spettri e mutamenti per uno sguardo sul teatro e sul cinema contemporaneo”. In dialogo: Fulvio Baglivi (autore di “Fuori Orario” di Rai3), Lucrezia Ercolani (giornalista de “Il Manifesto”), Matteo Marelli (critico cinematografico e teatrale), Daniela Persico (direttrice artistica Bellaria Film festival).
La giornata continua poi con Teodora Grano, autrice, performer, ricercatrice, che presenta una performance di lettura, “Grindhouse “ (ore 20,30, Cinema Astoria) che attraversa il cinema horror contemporaneo in una prospettiva di genere. Nello stesso spazio, tre ore prima, il collettivo Dom presenta la performance “Darkness Pic-nic” nata dalla collaborazione tra Leonardo Delogu e Valerio Sirna che hanno intrecciato la ricerca intorno al gesto del camminare e del nomadismo con il tema dell’abitare leggero dello spazio pubblico.
Marie Losier, regista dallo stile inconfondibile, presenta il film “Peaches goes bananas” un “ritratto intimo e rivoluzionario” dell’artista canadese Peaches. Già presentato alle Giornate degli Autori di Venezia e Filmmaker di Milano, il documentario rappresenta un’occasione unica per il pubblico di supernova di immergersi nel mondo queer e punk di Peaches, esplorando la sua arte attraverso lo sguardo ironico e affettuoso di Losier, che l’ha seguita per ben 17 anni. La giornata è anche occasione per la presentazione di “Shoot & Smile”, film girato durante la presenza della regista a Santarcangelo nell’edizione 2021 “Futuro Fantastico”.
Torna Mara Oscar Cassiani con “Creepy pasta e internet legends della buonanotte” (ore 23) , performance collettiva come esito di un workshop con un gruppo di figure femminili: matriarche romagnole che narrano storie della buonanotte.
4 Maggio. Ultima giornata del festival. Si apre alle 18 al Teatro Galli con i padroni di casa, i Motus, che presentano la loro ultima creazione “Daemon”, un evento site-specific, con Mary Shelley/Alexia Sarantopoulou e la Creatura/Enrico Casagrande, – preludio al secondo movimento (filmico) “Frankenstein (a history of hate)” che debutterà nell’autunno 2025 a RomaEuropa Festival e che racconta “di quel terribile click che fa convertire l’amore in odio, la benevolenza in violenza; di quell’inceppo del meccanismo amoroso che provoca un ribaltamento dalle conseguenze irreversibili”.
Negli spazi di Casa Madiba (ore 20,30) dove il danzatore di breakdance palestinese Ahmed Kulla presenterà “The Bridge”, una performance che intreccia danza e teatro per raccontare le difficoltà quotidiane vissute da un cittadino palestinese nel tentativo di oltrepassare le aree di ispezione controllate dalle autorità israeliane. Nello stesso spazio addio al festival con un “Supernova night party”.
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