Teatro
Teatro, “Madre Courage” di Brecht a Genova e focus sui Balcani a Ravenna
Il ritorno di Bertolt Brecht. Sono i tempi bui e pericolosi che stiamo vivendo, la guerra come condizione permanente, ad evocare i drammi e la lucida poesia del grande drammaturgo tedesco. In questo caso il racconto straordinario e coinvolgente di “Mother Courage” di “Madre Coraggio e i suoi figli” scritta da Brecht proprio alla vigilia della seconda guerra mondiale, nel 1939, anche se il drammaturgo l’ambienta nel tempo del terribile conflitto dei Trenta anni che opponeva nella Europa centrale cattolici e protestanti -a cavallo tra il 1618 e 1648- in uno scontro terribile durato diverse fasi e conclusosi nel 1648 con la pace di Westfalia che riconsegnò un continente profondamente trasformato, dove le motivazioni religiose spesso si fondono e intrecciano con quelle di politica e di potere militare. Brecht ripesca la storia di una vivandiera, raccontata in un romanzo dell’epoca “Biografia mirabile dell’arcitruffatrice e rivoluzionaria Courasche” cioè Anna Fierling ribattezzata Madre Coraggio che vaga negli accampamenti delle genti in arme con un carro, per vendere le sue merci, assieme ai tre figli avuti ognuno da un padre diverso. “Madre Courage e i suoi figli” è l’opera brechtiana – attesa dal 9 al 21 maggio in prima nazionale al Teatro Gustavo Modena di Genova– che torna in scena a ottantadue anni dalla sua prima con un tema di stringente attualità. L’opera si avvale della produzione del Teatro Nazionale di Genova, lo stesso che nel 1969 produsse la celebre edizione con la grande Lina Volonghi e la regia di Luigi Squarzina e nel 2002 con la regia di Marco Sciaccaluga e l’interpretazione di Mariangela Melato e oggi diretto da Davide Livermore vuole da una parte tenere viva la tradizione ma al tempo stesso “investire nel futuro con un nuovo allestimento”. Ecco così l’affidamento della regia alla giovane Elena Gigliotti, attrice e regista formatasi proprio a Genova che ha molte collaborazioni sia con teatri indipendenti che stabili. A interpretare la vivandiera brechtiana sarà Simonetta Guarino. Con lei sul palco un cast eterogeneo: Sebastiano Bronzato, Didì Garbaccio Bogin, Aleksandros Memetaj, Andrea Nicolini, Aldo Ottobrino, Matteo Palazzo, Sarah Pesca, Alfonso Postiglione, Esela Pysqyli, Ivan Zerbinati che balleranno e canteranno su musiche di Paul Dessau arrangiate in modo elettronico da Matteo Domenichelli.
«Madre Courage e i suoi figli – spiega la regista- è un’opera invasa di gaiezza e serietà, che ci costringe a stare dalla parte di nessuno e dalla parte di tutti, a confrontarci con la guerra come evento fuori e dentro di noi. La consapevolezza che ogni altro da noi vive anche in noi, e che da un giorno all’altro i ruoli si rovesciano e tutto può cambiare». Gigliotti ha ambientato l’opera in un luogo e un tempo indefiniti “con gli orrori della guerra scanditi da notizie di tg in tutte le lingue”. Dice Gigliotti: “Lo straniamento voluto da Brecht si rispecchia nella nostra vita quotidiana, dove le immagini di guerra si alternano agli show televisivi e alle fiction della sera»: Madre Courage sopravvive alla guerra servendosi della guerra stessa. “Ma cosa determina le scelte – si chiede la regista – che la portano a perdere i suoi stessi figli? L’istinto di sopravvivenza? L’ossessione per il denaro? La rassegnazione a un mondo che così va e non va bene”? Tutti gli spettacoli alle 20,30. Giovedì e sabato alle ore 19,30 e domenica alle ore 16.
Teatro di maggio ci offre un’altra prima assoluta nazionale: è prevista dal 2 al 14 maggio negli spazi trasformati della sala del Teatro Gobetti di Torino dove si potrà assistere allo spettacolo “Come nei giorni migliori” del giovane drammaturgo Diego Pleuteri, regia di Leonardo Lidi. Questa nuova produzione del Teatro Stabile di Torino vedrà in scena gli attori Alessandro Bandini e Alfonso De Vreese. Scene e luci sono di Nicolas Bovey, i costumi di Aurora Damanti. Lo spettacolo sarà replicato fino a domenica 14 maggio .
Così racconta l’autore, Diego Pleuteri : “Che cosa significa amare? Di cosa si compone un amore? Davanti a un mistero a cui le parole non possono che soccombere o correre il rischio di riempirsi di retorica, “Come nei giorni migliori” parte per una ricerca. Una ricerca nelle piccole cose, nei gesti, nei momenti, nella quotidianità, nel segreto, nell’inesprimibile, in tutto quello che costruisce la vita di una coppia, dall’inizio alla fine”. E ancora: “Cos’è l’amore? è una domanda che deve rimanere senza risposta perché ogni risposta è mancante, perché potremmo correre il rischio di credere di trovarci di fronte a un vuoto, piuttosto che a un’immensità. Bisogna rimanere sul filo, sulla soglia, sul bordo della vita” .
Il regista Lidi che ha avuto Pleuteri come collaboratore nella riscrittura del “Misantropo” nel difendere la scelta di aver messo in scena un autore giovane afferma che “«Il teatro non può avere paura. La creatività, e quindi la scrittura, non cresce se il terreno è arido. Necessita coraggio, visione e fiducia – ecco una regola che mi sono imposto in questo cammino: avere fiducia nell’altro e nel suo potenziale, anche e soprattutto se ancora inespresso”. E ancora a questo proposito Leonardo Lidi insiste che bisogna affidarsi alle doti di Pleuteri e “al suo sentire per ricordarci e ricordare a me stesso che essere giovani non può e non deve essere un difetto. Per una cattiva abitudine solitamente dovremmo aspettare un decennio per vederlo rappresentato. Il Teatro Stabile di Torino ha deciso di non aspettare. Ha deciso di avere fiducia. Una scelta politica.”
Dal 3 al 7 maggio al teatro Storchi di Modena c’è invece un classico shakespiriano come il “Riccardo III”, uno dei testi di culto del Bardo inglese che affascina per la figura del duca di Gloucester. Per Kriszta Székely, la giovane artista ungherese associata al Teatro Stabile di Torino che ne cura la regia, questo dramma, “attraverso le azioni estreme e radicali del protagonista, racconta l’ascesa inarrestabile di un uomo, ma anche la sua rapida discesa verso quel profondo e buio abisso che si spalanca oltre il potere stesso”. Ad interpretare Riccardo III è Paolo Pierobon “con le sue contraddizioni, la sua intelligenza pericolosa, le sue capacità attoriali, la sua sofferenza esposta e usata come forma di coercizione per confondere gli altri, è la metafora perfetta della necessità del potere di blandire le coscienze per ottenere risultati spesso effimeri”.
Lo spettacolo è prodotto dallo Stabile di Torino, Teatro Nazionale Teatro Stabile di Bolzano, Emilia Romagna ERT Teatro Nazionale. In scena con Matteo Alì, Stefano Guerrieri, Manuela Kustermann, Lisa Lendaro, Nicola Lorusso, Alberto Boubakar Malanchino, Elisabetta Mazzullo, Nicola Pannelli, Marta Pizzigallo, Francesco Bolo Rossini, Jacopo Venturiero e con, in video, Alessandro Bonardo, Tommaso Labis. Scene Botond Devich, costumi Dóra Pattantyus, luci Pasquale Mari.
Rimanendo in Emilia Romagna da non perdere, dal 2 al 7 maggio a Ravenna, gli eventi del Polis Teatro Festival curati per la sesta edizione dalla direzione artistica di Davide Sacco e Agata Tomsic/ErosAntiEros che si mostra punto di riferimento forte di festival contemporaneo europeo con un focus internazionale sui Balcani e un epilogo in collaborazione con Ravenna Festival per 10 e 11 giugno. Sono 25 eventi distribuiti tra il Teatro Rasi, Artificerie Almagià, il MAR, Teatro Sociale e Teatro Alighieri. In questa edizione dedicata ai Balcani lo spettacolo simbolo è “Dannato sia il traditore della patria sua!” del regista bosniaco-croato Oliver Frljić, uno degli artisti più provocatori del panorama teatrale europeo (sabato 6 maggio al Teatro Rasi, 21,30). Ancora, tra le ospitalità di primo piano, il drammaturgo kosovaro Jeton Neziraj, che, con lo spettacolo, in prima nazionale, “Vergine giurata”, affronta la tradizione albanese delle donne che decidono di vivere come uomini, mettendola in relazione con le questioni di genere e lo show business contemporanei (5 maggio alle 21,30 Artificerie Almagià) e Branko Šimić, artista poliedrico originario di Tuzla (Bosnia), città gemellata con la Provincia di Ravenna, che con l’installazione performativa “Il minatore di Husino” (Il 6 maggio alle 20,45 al Ridotto del Rasi e in replica l’indomani alle 18) rievoca, in chiave disco, la rivolta dei minatori di Husino (1920) per riflettere sulla transizione dal socialismo al post-capitalismo ( Tutti gli spettacoli sono in lingua originale e sottotitolati).
Altri appuntamenti. Le prime italiane del progetto transdisciplinare dell’artista italo-svedese Gemma Hansson Carbone (tratto dal poema “Muoio come un paese” di Dimitris Dimitriadis) il 2 maggio al Teatro Ras alle 18,30 e in replica il 3 e il 4 per venti persone alla volta). Sempre il 2 alle 20 al Teatro Rasi la Compagnia Lumen presenta “Come la roccia l’acqua e la neve”. Il collettivo francese ZONE –Poème-, è coprodotto e ospitato da Polis ( il 5 maggio alle 17 e in replica domenica alle 15) con una tappa del progetto internazionale “Ennemi”, incentrato sul concetto di nemico, allestito nelle sale del MAR. Venerdì 5 maggio alle 19,30 alle Artificerie Almagià va in scena “Gejm” (il Gioco), spettacolo sulla rotta migratoria balcanica, della nuova promessa del teatro documentario sloveno Žiga Divjak.
Da non perdere (3 maggio alle 21 al Ridotto del Rasi) lo spettacolo teatrale “A come Sebrenica” interpretato da Roberta Biagiarelli. A chiudere il 7 maggio il focus sui Balcani alle 12 presso il Teatro Sociale di Piangipane il racconto “PPP ti presento l’Albania” dell’italo albanese Klaus Martini, miscellanea di storie autobiografiche ed estratti da opere di Pasolini.
Il secondo tempo di Polis prosegue con un epilogo straordinario in collaborazione con Ravenna Festival il 10 e 11 giugno, al Teatro Alighieri, dove debutta in prima nazionale “Gaia”, la nuova produzione di ErosAntEros sul tema fondamentale del cambiamento climatico, che vede in scena anche non-professionisti (cittadini, studenti, attivisti) del territorio. Il progetto Gaia è vincitore di Effea – European Festivals Fund for Emerging Artists (iniziativa dell’European Festivals Association, con il contributo dell’Unione Europea), grazie al quale lo spettacolo verrà portato all’attenzione europea all’interno di due importanti festival internazionali: FIAT – Festival of International Alternative Theatre di Podgorica, Montenegro, e MOT – International Theater Festival di Skopje, Macedonia.
Ancora in Romagna. Dal 2 al 6 si tiene al Teatro Bonci , al Teatro Verdi e al Palazzo del Ridotto di Cesena il Festival nazionale del teatro scolastico “Elisabetta Turoni”. In pratica 4 migliori spettacoli prodotti dalle Scuole Superiori italiane durante gli ultimi due anni scolastici arrivano a Cesena per sfidarsi sul palcoscenico del Teatro Bonci. Di fronte al pubblico delle Scuole di Cesena e dintorni vanno in scena quattro titoli scelti tra le 29 domande di partecipazione: la nuova Giuria è composta da Lusiana Battistini, Franco Bazzocchi, Michele Di Giacomo (solo in fase di selezione), Valentina Falorni, Cosetta Nicolini, Franco Pollini, Simone Toni, Samantha Turci. Un gruppo interclasse del Liceo Classico “Vincenzo Monti”, la 3Acs dell’Istituto Tecnico Versari Macrelli (nell’ambito del PCTO – Come si organizza un Festival di Teatro) e quattro classi della Scuola Media Pascoli assistono a tutti gli spettacoli in concorso e votano, insieme a piccoli gruppi di giovani spettatori delle singole giornate, assegnando il Premio del Pubblico.
Il programma si apre il 3 maggio con l’I.T.C.S. “Gaetano Salvemini” di Casalecchio di Reno (Bo) che presenta “Bluebird. Una lezione sulla bellezza” scritto da Massimiliano Briarava (che cura anche la regia) con l’aiuto di studentesse e studenti a partire da “L’oiseau bleu” del drammaturgo belga premio Nobel Maurice Maeterlinck e dal film muto statunitense del 1918 “The Blue Bird”, di Maurice Tourner: giovedì 4 maggio, alle ore 10.30 è in scena il Liceo Statale “Galileo Galilei” di Verona con “Cenereide da Dodici Cenerentole in cerca d’autore” della critica e drammaturga Rita Cirio e testi di altri autori, per la regia di Renato Baldi ed Ermanno Regattieri: lo spettacolo ripercorre in modo giocoso un catalogo degli autori della letteratura drammatica più tipici e più facilmente riducibili a cliché, con un esercizio di stile in cui la fiaba, raccontata oggi da 22 giovani interpreti con tecniche diverse, si trasforma per il pubblico in una divertente lezione di storia del teatro.
Venerdì 5 maggio alle ore 11 arriva il Liceo Classico “Pellegrino Rossi” di Massa Carrara con lo spettacolo “Troiane” adattamento e regia di Gennaro Di Leo da Euripide e Seneca, che collegandosi a un precedente percorso didattico sul “Diario di Anne Frank” ambienta negli anni ’40 la tragedia delle prigioniere che lasciano Troia in fiamme nella sua ultima notte, destinate a seguire come schiave i vincitori. Sabato 6 maggio alle ore 10.00 è in programma “In prima pagina”dell’I.I.S. “Ettore Bolisani” di Villafranca di Verona (Vr), adattato e diretto da Ermanno Regattieri e Roberta Ceriani da testi di autori vari (Samuele Bersani, Stefano Benni, Massimiliano Bruno, Paolo Rossi, Luca Mercalli), integrati con quelli prodotti da 23 partecipanti del laboratorio dell’Istituto: insieme hanno immaginato di “riscrivere” le prime pagine dei giornali dando spazio ai temi che stanno loro a cuore, che li hanno coinvolti o incuriositi.
Pioggia di debutti nella Capitale. Al teatro Belli , dal 3 al 7 maggio in prima assoluta “Virginia. La contessa di Castiglione”, scritto e diretto da Luca Gaeta con Patrizia Bellucci e le musiche di Fabio Lombardi. Al teatro Lo Spazio dal 5 al 7 maggio va in scena “Due Segreti” di Alessio Ingravalle diretto da Gabriele Colferai, musical off con due attori in scena (Gea Andreotti e Alessio Ingravalle), musica dal vivo al pianoforte. Dal 2 a14 maggio al Teatro De Servi Agricantus presenta “Se mi ricordo ti sposo” di I pezzi di Nerd, regia di Marco Simeoli con Mirko Cannella, Giulia Gallone, Michele Jovane, Nicolò Innocenzi/Emiliano Morana, Jey Libertino. La commedia si svolge per lo più all’interno di un ospedale, dove Andrea, dopo essere stato investito nel parcheggio di uno strano night club dove si trovava per festeggiare il suo addio al celibato, viene ricoverato. Gli amici, Alfonso e Guglielmo, notano subito che c’è qualcosa di strano in lui, infatti con il trauma subito, crede di avere ancora 18 anni…
Arriva al Teatro Hamlet sempre a Roma dal 4 al 7 maggio “L’Undicesimo Giorno della Falena” il racconto scritto da Eva Forte e adattato e diretto da Tina Agrippino. In scena, dal giovedì al sabato alle ore 21.00 e domenica alle ore 18.00, Hillias Granata, Julietta Sirbu, Alberto Papalia, Giorgia Cecchini, Caterina Morganti, Ludovica Cherchi, Rita Vigliotta, Cristina Galli, Maria Stefania Pederzani, Rosa Maria Marcucci, Sergio Mandato, Alessandro Papi Sbaraglia, Giorgio Agrippino, Eunice Naso, Giulia Piselli, Emanuele Perrone, Andrea De Sanctis. Negli anni Novanta Anni ’90. Un gruppo di adolescenti, legate da una forte amicizia, condividono la gioia della prima vacanza fuori casa, le emozioni del primo amore, pronte a proteggersi dai brutti incontri. Presto dovranno però confrontarsi con il dolore. Insieme raggiungeranno la consapevolezza che “la vita è un dono prezioso che non può essere buttato via”, e che le persone care resteranno dentro di noi per sempre.
Diversi appuntamenti anche al Teatro di Tor Bella Monaca. Da giovedì 4 a sabato 6 maggio va in scena“Ettore e Achille” -Il duello malinconico del viver breve” produzione Associazione Culturale Il Salto. L’adattamento dall’Iliade è di Esper Russo che cura anche la regia e guida Archita Giuseppe Russo e Leonardo Silla. Ettore e Achille. Il duello malinconico del viver breve, , si muove sul crinale tra l’epico e il poetico, tra il poema e il lirico, tra il classico e il romantico esistenzialista. Là dove finisce Omero comincia Holderlin, Leopardi, Nietzsche; dalla voce naturale alla voce microfonata del “non io”.
Sabato 6 e domenica 7 maggio sul palco del TBM andrà in scena “Viva la guerra”, Readarto e Centro Teatrale Artigiano produzioni. Scritto e diretto da Andrea Bizzarri, la rappresentazione vede in scena Alida Sacoor, Roberto Bagagli, Guido Goitre, Andrea Bizzarri e Matteo Montapert, i quali racconteranno il dramma della resistenza. 1944. Quattro giovani salgono sulle montagne laziali per iniziare la loro resistenza. Dall’alto di una vecchia stalla in cui sono rifugiati, attendono l’arrivo di un treno tedesco carico di armi e munizioni che, raggiunta Roma, rifornirà gli occupanti, già da mesi impegnati in un’aspra guerriglia contro gli attivisti partigiani.
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