Teatro
Teatro, il vento di Palermo e le trame di Milano
Aria nuova dalla Sicilia. Da Palermo spira un vento portatore di un buon messaggio per la scena nazionale. A spingerlo è un festival, solo alla sua terza edizione ma con l’ambizione di farsi conoscere e stimare grazie ad un format che può scombussolare incrostate abitudini aprendo nei fatti una via interessante e alternativa nel fare arte e spettacolo. Più vicino ai produttori e più vicino agli utilizzatori finali, cioè gli spettatori. Ha il nome del messaggero degli dei, Mercurio, egli stesso dio protettore di viaggi e spostamenti. Un bell’augurio per smuovere le acque stagnanti di tanta cultura. Ma cosa ha di particolare questo evento _ dal 24 settembre al 2 ottobre, programmato nei Cantieri Culturali della Zisa e diretto da un teatrante, Giuseppe Provinzano, ideatore e curatore dell’associazione Babel? E’ intanto un festival aperto a trecentosessanta gradi sul mondo dell’arte spettacolare, senza ostacoli e diaframmi di sorta, il primo in Italia ad essere un evento multidisciplinare di artisti deciso e programmato nelle scelte dagli artisti stessi. Sono loro infatti che, edizione dopo edizione, indicano i protagonisti di quella successiva: può essere uno spettacolo particolarmente amato, una compagnia o un singolo autore. Idee e scelte che vanno a intrecciarsi trovando la giusta sintesi con le scelte dei curatori che pianificano così ogni volta percorsi inediti e imprevedibili. Provinzano afferma che è molto dello spirito della città questo modo di pensare che anche nei luoghi prescelti della Zisa “coincide con l’immagine stessa di Palermo che ha una grande capacità di accoglienza”. In questo caso caso laica e disponibile al confronto come ad una salutare mescolanza e condivisione e contaminazione tra linguaggi espressivi differenti. “Mercurio _ dice ancora il curatore e teatrante _ è un esperimento artistico e social, il suo meccanismo stimola il riconoscimento tra gli artisti, traccia direzioni sempre nuove e ci permette di scoprire artisti fuori dalla nostra sfera di conoscenza”.
Cioè è l’imprevedibilità la sua dote principale e a questa si uniscono la scoperta e la curiosità. Che non dà niente per scontato. Ma anzi osa. Un concetto quasi eversivo per il vasto e placido mare silente di tanta programmazione culturale nazionale da tempo incapace di rinnovare se stessa, fedele come è a vecchie liturgie di cui a fare le spese sono ovviamente pubblico e artisti. Primo fra tutti il ricatto sotteso verso compagnie e artisti costretti ogni stagione a montare spettacoli inediti che magari dopo un insufficiente pugno di repliche vengono consegnati all’oblìo. Uno spreco di talenti e tempo ad esempio per teatranti che già sacrificano molte ore del loro tempo, inseguendo scartoffie tra regioni e ministero con l’intento di strappare risorse utili alla professione. Già questo si segnala come un elemento di forte novità. Gli spettacoli inseriti in programmazione cioè possono essere pure di qualche anno, quello che conta è la loro qualità, il livello di interesse per la ricerca che c’è dietro. Ecco così che a “Mercurio” saranno presenti diciotto realtà (più due invitate direttamente dai curatori). Questo modo di procedere nella costruzione della rassegna assicura quindi una imprevedibile ricchezza e varietà di contenuti, apre a nuovi linguaggi e permette di scoprire nuove e spesso poco conosciute realtà nazionali e internazionali. E questo è l’altro punto di forza di “Mercurio”. Lo scorso anno, per dare un esempio la compagnia catalana Konic protagonisti di una dirompente creazione multimediale intitolata “Bruma. Net” (erano due musicisti, due danzatori e due artisti visivi, quattro da Palermo e due da Barcellona, collegati con auricolare si muovevano all’unisono per una performance di arte totale che è rimasta nel cuore del pubblico siciliano) comunicarono alla direzione del festival la loro personale scelta per la compagnia di danza francese K-Danse che in anteprima nazionale, il prossimo 26 settembre presenteranno “Myselves” progetto fortemente tecnologico del coreografo Jean-Marc Matos con la danzatrice Marianne Masson e il sound design di Antoine Schmitt. Una conturbante coreografia interattiva che utilizzando anche vari sensori sul corpo della danzatrice vuole indagare sulle origini del movimento. E fin qui ecco la staffetta. Quello che colpisce è che le due compagnie non si conoscono personalmente, ma il nome è stato indicato sulla base della stima e della conoscenza del lavoro. Chiaro?
E ora veniamo al programma. L’edizione si apre con un’anteprima nello spazio delle Tre Navate il 23 settembre alle 21,15. Lo spettacolo, una anteprima nazionale si intitola “5 Discorsi per distruggere me” ideazione e drammaturgia di Margherita Ortolani che cura anche la regia con la stessa Ortolani, Roberto Cammarata, chitarra elettrica, Simona Norato, voce e piano loop station e drum machine). La prima giornata del festival ha subito il segno forte di uno spettacolo come “Amleto Take away” del duo formato da Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari. Un lavoro importante, specchio della nostra realtà contemporanea, che purtroppo non ha circuitato abbastanza a causa della pandemia e che invece merita di essere visto . Una indagine puntuale sul nostro temo utilizzando la lente shakespiriana.
“Questo è un Paese schiacciato – affermano quelli della Compagnia Berardi Casolari – tra il dolore della gente e la temperatura dell’ambiente. Fra i barbari del nord ed i nomadi del sud. Il paese sottiletta, Kraft! Schiacciato e liquefatto mentre beviamo degli spritz stando dietro allo spreed e viaggiando con Booking. La mia generazione è schiacciata tra lo studio che non serve e il lavoro che non c’è. Tra gli under 35 e gli over 63. Tra avanguardie incomprensibili e tradizioni insopportabili. Siamo schiacciati, smarriti, abbagliati come falene, vaghiamo di vetrina in vetrina alla ricerca di qualcosa che ci appaghi, che ci dia un po’ di calore, di serenità, in questo mondo luccicante, pieno di meraviglie accattivanti, sulle quale prima o poi kraft! Saremo schiacciati. Da un commesso part time, palestrato e tatuato, sicuro di aver fatto il suo dovere mentre parla al cellulare». Critica feroce ma puntuale capace di lasciare il segno in chi assisterà (alle 21,15 alle Tre Navate). Ad aprire nell’ingresso dei Cantieri culturali (ore 18,30) è la performance di Alessandra Tudisco in “Oggi è il giorno più bello“. Il progetto è “un divenire che culmina nella video installazione documentaria della processione festiva partecipata che sarà visibile mercoledì 29 settembre”. A seguire in piazza Bausch (19,30) “Home Sweet Home” ironico titolo della installazione fotografica en plein air dello spagnolo Adrián Castañeda impegnato in una analisi dei meccanismi del potere occidentale. In esposizione oltre 400 immagini recuperate da Google Street View dai centri di detenzione per stranieri allestiti in tutta Europa. Mezz’ora dopo nello spazio Marceau si inaugura l’installazione video “Fantasmagoria” realizzato dal cineasta Virgilio Villoresi segnalato al festivcal da Omar Rashid ed Elio Germano per la sua qualità visionaria di matrice fortemente analogica. Sarà visibile sino al 2 ottobre (chiusura il 27 e il 28). Nello Spazio Franco alle 22,30 in anteprima nazionale “Perpetuum mobile”, performance del sound artist Enrico Ascoli.
Nello stesso spazio, sabato 25 alle 19,30 spettacolo teatrale. Di scena Daria Paoletta in “Amore e Psiche” vincitore del premio Eolo Awards, prodotto dalla compagnia Burambò e consigliato a un pubblico il più amplio possibile.
Ancora una artista al femminile in scena (Tre Navate alle 21,15). E’ l’attrice turca, naturalizzata italiana Deniz Özdoğan presenta il suo testo “Istanbulbeat”, un canto alla sua città d’origine , “un atto di riscrittura magica della propria storia in questa fase violenta che sta attraversando la Turchia”. In scena con Tommaso Rolando, produzione Teatro della Tosse. Ancora una anteprima nazionale alle 22,30 presso Zisa Arti Contemporanee (ore 22,30) è il live set suoni e video di Lorem in “Compression of Time”.
La domenica 26 settembre si apre nello Spazio Franco alle 20,45 con la performance della spagnola Blanca Matias in “Come spiegare il femminismo a un merluzzo morto” che cita il celebre “Come spiegare i dipinti a una lepre morte” di Joseph Beuys trasformando così il pesce in un improbabile interlocutore. A seguire alle 21,5 (Tre Navate) la compagnia francese K-Danse in “Myselves”.
Due giorni di pausa e si riprende mercoledì 29 settembre con la video installazioni della Tudisco. Alle Tre Navate (ore 21,15) va in scena lo spettacolo teatrale “Talita Kum” di Riserva Canini con Valeria Sacco, regia di Marco Ferro. Giovedì spazio a “Canto XXIX “Di palesarvi a me non vi spaventi” della Company Blu di e con Charlotte Zerbey e Alessandro Certini, spettacolo di danza indicato da Roberto Castello e ispirato all’omonimo canto dell’Inferno della “Divina Commedia” di Dante Alighieri.
A chiudere ancora danza, stessa location con “Scritture viziose sull’inarrestabilità del tempo”, azione e creazione della coreografa e danzatrice Francesca Pennini e la grafica dal vivo di Andrea Amaducci. Si tratta di una “performance modulare che riflette sul contenuto dinamico dell’istante formale, sulla complessità coerente della percezione lampante, sulla struttura filtrante del feedback in linguaggi differenti”.
Venerdì 1 ottobre è ancora al centro della scena la danza alle Tre Navate (ore 22) con “Trespass-Processing an emerging choreography”, concept di Marta Olivieri (segnalata da Chiara Bersani) con le coreografie di Loredana Canditone e la stessa Olivieri autrice anche dei suoni, mentre il progetto sonoro è di Filippo Lilli. Al Cinema De Seta alle 23 concerto dell’Orelle quartet con Elisabetta Pasquale, voce e contrabbasso (sue anche le composizioni e gli arrangiamenti), Alessandro Presti, tromba, Gianluca Massetti, pianoforte e tastiere, Evita Polidoro, batteria e percussioni.
Sabato 2 alle Tre Navate (21,15) spazio a uno spettacolo di forte risonanza come “Concerto Fisico” del Balletto Civile, ideato da Michela Lucenti interprete in scena di una partitura fisica e vocale che riepiloga e ridisegna la storia di questa compagnia nata all’interno dell’ex Ospedale Psichiatrico di Udine. Al Cinema De Seta alle 22,30 live set audio e video di Alessandro Baris feateuring Lee Ranaldo, Emma Nolde, Lisa Papineau. Un’ora dopo passaggio di consegne per il live di Otolab. Sound: Massimiliano Viel, Guglielmo Bevilacqua e Daniele Mancini. Visual: Gugliemo Bevilacqua, Daniele e Silvio Mancini. Sipario domenica 3 con il closing concert di Paolo Benvegnù, eccellenza del cantautorato italiano nel repertorio di “Dell’Odio dell’innocenza Tour”.
Dalla Sicilia a Milano per seguire il ventunesimo appuntamento della rassegna “Tramedautore” sino al 19 settembre tra il Piccolo teatro, Studio Melato, Teatro Strehler, Teatro Grassi e il Chiostro Nina Vinchi. L’iniziativa realizzata dall’Outis, Centro nazionale di drammaturgia contemporanea, fondato da Angela Lucrezio Calicchio in collaborazione con il Piccolo e con Mare Culturale Urbano, nuova direzione artistica a cura di Andrea Capaldi, consulenza artistica di Michele Panella.
L’edizione 2021 di Tramedautore mette in scena drammaturgie ricche di linguaggi performativi contaminati tra passato (come Shakespeare, Monteverdi, Stravinsky) e futuro. Il programma è attraversato così da un unico minimo comune denominatore, “quello del ritrovarsi di nuovo insieme, in assemblea, per imparare a riconoscere i propri fantasmi ed esorcizzare le paure del nostro presente, tornando anche a festeggiare e a ritrovare forza nel prosieguo del cammino: per «rifare il corpo», come diceva Artaud, e rinascere, senza dimenticare”. Dopo l’apertura il 10 settembre con lo spettacolo “Alla festa di Romeo e Giulietta” da Shakespeare, regia di Benedetto Sicca con la festa dove i due innamorati si incontrano per la prima volta, seguito da “Dall’altra parte 2+2= ?”, scritto e diretto da Emanuele D’Errico, semifinalista al Premio Scenario 2019, vincitore del premio Giovani Realtà del teatro “fa riferimento allo studio della neuroscienziata Marian Diamond, docente presso la University of California, il quale afferma che più della metà dei neuroni viene perso durante lo sviluppo prenatale”. Domenica 12 al Teatro Studio Melato va in scena la creazione originale “Right”, prodotta da C&C Company insieme a Cob Compagnia Opus Ballet e firmata da Carlo Massari, per l’interpretazione di Aura Calarco, Sofia Galvan, Ginevra Gioli, Stefania Menestrina, Giulia Orlando, Giuseppina Randi, Rebeca Zucchegni. Il lavoro racconta una storia liberamente ispirata a “La Sagra della primavera” di Stravinsky, una danza con elementi di contaminazione con la voce parlata e cantata e il teatro di figura. Altra produzione C&C Company (in coproduzione con una serie di festival e teatri) va in scena martedì 14 al teatro Grassi:“Les Miserables”, con Christian Leveque, Carlo Massari, Alice Monti, Luca Sansoè. In scena “de uomini e due donne, omologati dallo stesso abbigliamento, corpetto, guanti e una parrucca arancione, abitano la penombra di uno spazio desolato, mentre si affannano a restare in piedi: le parole, pungenti e sagaci, sono echi a miti del passato e a slogan del presente che descrivono con disincanto la nostra epoca”.
Dopo Palermo anche a Milano ritroviamo il Balletto Civile. Stavolta (domenica 12 allo Strehler) con “Figli di un Dio ubriaco”. Sul palco la coreografa Michela Lucenti ha voluto accanto ai danzatori anche i Solisti dell’Orchestra Cremona Antiqua diretta da Antonio Greco. Musiche di Monteverdi, Barbara Strozzi, Salomone Rossi, Isabella Leonarda e Alessandro Piccinini. Lunedì 13 è il turno di Laura Nardinocchi e Niccolò Matcovich con “Arturo” spettacolo vincitore di Premio Scenario Infanzia 2020 e finalista a Inbox 2021: racconto della sofferenza per la perdita dei genitori.
“Il Bambolo” di Irene Petra Zani con Linda Caridi, regia di Giampiero Judica (mercoledì 15 al Paolo Grassi) fotografa una donna sulla riva del mare con un bambolo gonfiabile. L’unico a cui permette di lasciarsi guardare.
Prima assoluta giovedì 16 al teatro Grassi: va in scena “La Lucina” dal romanzo di Antonio Moresco. L’adattamento è di Silvio Castiglioni che è anche interprete con Georgia Galanti. Racconta la solitudine di un uomo che vive in un bosco e una lucina che si accende ogni sera in fondo alla valle. Prima dello spettacolo Moresco e Castiglioni discutono con Oliviero Ponte di Pino di “Ateatro”.
Altra prima assoluta, la sera successiva, nello stesso spazio del teatro Paolo Grassi. E’ “Leviatano” di Riccardo Tabilio, spettacolo vincitore del bando NdN, una rete nazionale di cui Outis fa parte. Un dinamico gioco teatrale con “ibridazioni di genere e registri ironici” presentati da Giulio Forges Davanzati, Alessia Sorbello e Andrea Trovato diretti da Marco Di Stefano.
Ancora un’altra prima assoluta al Grassi la sera di sabato 18. Si tratta di “Taxi Light Vigil”. Da un testo dell’irlandese Darren Donohue, ricco di umorismo noir, in cui i due protagonisti, interpretati da Gabriele Genovese e Barbara Moselli, “si trovano a dover fronteggiare una dimensione visionaria e surreale”. Torna la “Maratona Podcast” in collaborazione con Audibile, Storielibere.fm e Chora Media. Domenica 19, finale della rassegna dedicata proprio al mondo dei podcast. Al Teatro Grassi si avvicenderanno: Giorgia Mazzucato, Tommaso Pelizzari, Viola Graziosi, Eva Cantarella, Vito Mancuso, Gabriella Greison, Francesco Acquaroli, Giovanni Bianconi, Pablo Trincia, Alessandra Sarchi, Federica Fracassi, Gioele Dix e Lorenzo Viganò.
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