Teatro
Teatro e Premi Ubu, dopo la pandemia è tempo di rinascere
Premi Ubu come le cere di Madame Tussauds? Gli Oscar del teatro italiano, alla edizione numero quarantatrè, rischiano di apparire figurine di un tempo lontano. Quasi non fosse accaduto nulla in questi due anni di pausa della manifestazione, quello che è il premio più importante della scena nazionale, nello scarno e burocratico comunicato delle nomination consegna una immagine poco attuale di quanto accade oggi nel nostro Paese, come nel resto di Europa. Una pandemia terribile, una esperienza inedita come quella del lockdown che ha ridisegnato modi di vivere, cancellato rapporti, aumentato insicurezze verso il futuro hanno lasciato ferite profonde nell’anima e nella mente. Condizionato esperienze di ricerca, ridotto speranze e cancellato di colpo, agende fatte di spettacoli, scambi di esperienze, viaggi. In tanti si sono sentiti perduti, obbligati a rivedere piani e progetti. In molti hanno patito la mancanza di lavoro e visto baratri aprirsi davanti ai propri futuri di vita, prima di quelli artistici. E, in alcuni, non in tutti, si è fatta strada anche una voglia di resistere, attuando una resilienza fatta comunque di lavoro e sperimentazione, mettendo in campo altre energie per provare a raccontare, anche con l’ausilio di nuove tecnologie come il digitale, ciò che è stato ed è il nostro tempo. Difficile crisi da vivere nei grandi centri, di Milano, Roma, Bologna, Firenze, Genova, comunque protetti da una rete di risorse, è nei fatti durissima in quella che è la periferia. La grande, immensa, sterminata periferia italiana, delle medie, piccole città e dei borghi. Coincidente d’altra parte quasi tutta con lo Stivale. Segnali di malessere, di teatri che rischiano di andare all’aria e compagnie in bilico a cui i cosiddetti “ristori” arrivano scarsi e comunque insufficienti per riprendere il lavoro. Ebbene, di tutto questo scorrendo il povero comunicato fatto di nomi e titoli non c’è nulla. E né d’altra parte potrebbe esserci in quello che da tempo è una liturgia realizzata con i voti e poi con i ballottaggi che sanciscono il vincitore, o i vincitori finali.
Al di là della bravura o meno degli eletti, nel dare uno sguardo a queste righe si avverte il vuoto di una situazione che è difficile da raccontare. Sicuramente assai complessa. E forse non è certo neanche compito dell’Ubu. Che anzi, dal canto suo e in quaranta anni e passa di vita, ha fatto tantissimo per il teatro contemporaneo illuminando realtà rimaste fino allora nell’ombra, dando talvolta e con coraggio il giusto riconoscimento a chi stava ai margini. E a questa manifestazione si guarda ancora per avere dei segnali. Per capire come va il teatro ora, che poi è come sapere come va il mondo di tutti i giorni. E allora la sensazione è quella di aver spostato indietro le lancette per scoprire magari che anche il 2021 è un anno uguale agli altri con le storie di sempre, a volte persino le stesse facce, quasi non si riuscisse a cogliere le novità e leggere i segni del cambiamento. Che poi è proprio il compito di quelli che vanno a depositare nell’urna virtuale il loro voto. Cioè i referendari. E chi scrive lo è. Lo è stato disciplinatamente dal giorno lontanissimo in cui l’amato Franco Quadri, ideatore della manifestazione, lo chiamò a partecipare. E quindi il mondo della critica teatrale. Messa sempre più all’angolo nell’editoria cartacea resiste fieramente sul web. E tanto. Però non sa fare sistema. Non sa parlare. Balbetta. In qualche caso è afona. Se non cieca davanti ai problemi. E invece deve tenere gli occhi aperti. Capire e riconoscere certo, ma saper incoraggiare, schierarsi. Il critico non può essere una poltrona. Qualcuno che alla calata del sipario si alza e se ne va. Deve monitorare e prendere la parola quando occorre, dicendo anche le cose che non vanno. Possibilmente a voce piena.
Forse è nuovamente tempo di cambiare. Aprendo le finestre e facendo circolare aria fresca. Sforzandosi ancora di capire il tempo che passa. Per raccontarlo e testimoniarlo certo. Ma anche per essere protagonisti in prima persona. Assieme ai teatranti ovvio, nel rispetto dei propri ruoli. Il che non vuol dire ripetere i rituali della vecchia politica o quelli modernissimi del lobbying.
Il Premio Ubu ha una storia importante e va sostenuto avendo anche il coraggio di dire le cose che non vanno, diventando di fatto un irrinunciabile punto culturale di riferimento. Per chi vive nel teatro ma non solamente. Ad esempio: puntare sui talenti emergenti è difficile con questo sistema. Quale è il giovane o la realtà periferica e marginale che potrebbe riuscire a collezionare tanti voti per imporsi e farsi riconoscere? E’ normale che quelli già benedetti dalla fama e dal successo raggiungano sempre le prime posizioni. Non sarebbe il caso di mettere un tetto? Anche le categorie, non potrebbero essere rivisitate? Abolirne qualcuna per fare posto ad altre. Privilegiando ad esempio la qualità della crescita e del coinvolgimento in un territorio. La capacità di fare sistema e costruire sinergie tra realtà e teatri diversi, come quella di costruire capacità di didattica e formazione del pubblico e degli stessi teatranti. I temi sono molteplici e altri se ne potrebbero aggiungere. Quello che però deve accadere prima è una discussione franca e aperta.
Ed ecco quindi le nomination di questo anno. A queste seguirà il ballottaggio che decreterà i vincitori finali. La cerimonia di consegna dei premi avverrà lunedì 13 dicembre, ore 20, al Cocoricò di Riccione con Chiara Francini, Diodato e Rodrigo d’Erasmo in diretta radiofonica su Radio3- Radio3Suite. Questo elenco di finalisti è stato annunciato sempre su Radio 3 nei giorni scorsi in concomitanza con le prove al Piccolo Teatro Grassi di Milano per l’omaggio al critico teatrale Franco Quadri, padre del Premio Ubu, voluto in occasione del decennale della sua scomparsa e sarà proposto dal vivo il prossimo 29 novembre alle 20,30 dal titolo “In viva voce. Leggere Franco Quadri”. Le nomination sono il risultato della votazione di 57 critici e studiosi di teatro. Gli Ubu constano di diciassette categorie. Queste vanno dallo Spettacolo dell’anno alla miglior regia, dai migliori attori e attrici, alle luci e le scene, fino ai miglior spettacoli stranieri rappresentati in Italia. Le nomination sono in ordine alfabetico e si riferiscono al periodo intercorso dal 1 settembre 2019 al 31 agosto 2021.
Spettacolo di teatro: “Antigone” da Sofocle (regia di Massimiliano Civica) Teatro Metastasio di Prato; “Hamlet” di W. Shakespeare (regia di Antonio Latella) Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa; “Misericordia” di Emma Dante (regia di Emma Dante) Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa; “Piazza degli eroi” di Thomas Bernhard (regia di Roberto Andò) Teatro di Napoli, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Fondazione Teatro della Toscana.
Spettacolo di danza: “Best Regards” coreografia e regia di Marco D’Agostin; produzione Van; “Dialogo Terzo: In a Landscape “di CollettivO CineticO & Alessandro Sciarroni; coreografia e regia di Alessandro Sciarroni; produzione Marche Teatro / Centrale Fies / Art Work Space; “Doppelgänger” di Michele Abbondanza, Antonella Bertoni e Maurizio Lupinelli; produzione Compagnia Abbondanza/Bertoni, Armunia Festival Inequilibrio, Nerval Teatro.
Migliore regia: Valerio Binasco per “Le sedie”; Fabio Condemi per “La filosofia nel boudoir”; Emma Dante per “Misericordia”; Antonio Latella per “Hamlet”.
Migliore attrice: Anna Della Rosa (“Cleopatràs “e “Sorelle”); Manuela Lo Sicco (“Misericordia”); Francesca Sarteanesi (“Sergio”).
Migliore attore: Michelangelo Dalisi (“Hamlet”); Michele Di Mauro (“Le sedie”); Gabriele Portoghese (“Tiresias”).
Migliore attrice under 35: Marina Occhionero; Federica Rosellini; Petra Valentini.
Migliore attore under 35: Francesco Alberici; Alessandro Bay Rossi; Simone Zambelli.
Costumi : Emanuela Dall’Aglio (“Naturae”); Ettore Lombardi (“Dialogo Terzo: In a Landscape)”; Gianluca Sbicca (“Mangiafoco” e “I due gemelli veneziani”).
Scenografia : Nicolas Bovey (“La casa di Bernarda Alba” e “Le sedie”); Alessandro Serra (“Il giardino dei ciliegi”);Giuseppe Stellato (“La valle dell’Eden”); Paola Villani (“Earthbound”).
Disegno Luci: Industria Indipendente/Luca Brinchi (“Klub Taiga”, “Dear Darkness”); Pasquale Mari (“Misery” e “Solaris”); Cristian Zucaro (“Misericordia”).
Curatela/Organizzazione: Elena Di Gioia (Epica Festival); Lucia Franchi e Luca Ricci (Kilowatt Festival); Maurizio Sguotti e Kronoteatro (Terreni Creativi Festival); Velia Papa (Inteatro Festival).
Nuovo testo italiano/scrittura drammaturgica: “Il filo di mezzogiorno” di Ippolita Di Majo da Goliarda Sapienza; “La gloria” di Fabrizio Sinisi; “La tragedia è finita, Platonov” di Liv Ferracchiati; “Sylvie e Bruno” di Chiara Lagani da Lewis Carroll; “Spezzato è il cuore della bellezza” di Mariano Dammacco.
Spettacolo straniero presentato in Italia: “Ink” di Dimitris Papaioannou (produzione 2WORKS; coproduzione Torinodanza Festival / Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale e Fondazione I Teatri / Festival Aperto – Reggio Emilia); “Orestes in Mosul” di Milo Rau & ensemble (regia di Milo Rau; produzione NTGent & Schauspielhaus Bochum; coproduzione Tandem Arras Douai, con il supporto di Belgian Tax Shelter e Romaeuropa Festival); “The Mountain” di Agrupación Señor Serrano (testo e regia di Àlex Serrano, Pau Palacios, Ferran Dordal; coproduzione GREC Festival de Barcelona, Teatre Lliure, Conde Duque Centro de Cultura Contemporánea, CSS Teatro Stabile di Innovazione del Friuli Venezia Giulia, Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale, Zona K, Monty Kultuurfaktorij, Grand Theatre, Feikes Huis; con il sostegno di Departament de Cultura de la Generalitat, Graner – Mercat de les Flors); “Ultraficción nr. 1 / Fracciones de tiempo” di El Conde de Torrefiel (regia di Pablo Gisbert e Tanya Beyeler – El Conde de Torrefiel; testo di Pablo Gisbert; prodotto con il sostegno di Institut Ramón Llull, ICEC – Generalitat de Catalunya).
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