Teatro

Il Teatro di figura, dalle parole alle immagini

1 Giugno 2015

Venerdì scorso ho avuto l’occasione e il piacere di conoscere dal vivo una particolare forma di teatro: il teatro d’immagine e di figura.

Si tratta di una forma di teatro molto particolare ed unica in cui convivono insieme una tradizione antichissima caratterizzata da pupazzi e maschere e la tecnologia (video e installazioni). Il risultato che ne esce è strabiliante!

A portare avanti questa magia è il Teatro del Buratto, anche attraverso “IF” il Festival Internazionale d’immagine e di figura, tenutosi dal 16 al 31 Maggio al Teatro Verdi, per la sua VIII edizione. In quest’occasione Milano ha ospitato le migliori produzioni nazionali e internazionali di teatro di figura, permettendo al pubblico milanese di conoscere questo particolare linguaggio teatrale caratterizzato da pupazzi, maschere, video arte, istallazioni e “teatro su nero”.

Il Teatro su nero è proprio ciò che mi ha più lasciato a bocca aperta. Si tratta di un gioco di luci e ombre, ma molto ben studiato: gli attori si muovono all’interno di specifici fasci di luce e dietro di loro c’è il buio più totale.  D’improvviso appaiono e scompaiono oggetti sospesi a mezz’aria, roteando nel vuoto come per magia.  Tutto quel che si vede sembra far parte di un sogno. Un sogno accompagnato da immagini proiettate in lontananza, da maschere animate sul proscenio e da voci sonore che dolcemente ci raccontano una storia.

orlando_teatro del buratto1

Lo spettacolo che ho visto s’intitolava “E scrisse O come Orlando”, una rappresentazione visiva del romanzo “Orlando” di Virginia Woolf.  Dalle sue pagine, attraverso un lento lavoro di condensazione e tagli, Rocco D’Onghia ha dato vita a un nuovo testo, immerso d’immagini e visioni, che la regista Jolanda Cappi ha poi utilizzato per rappresentare la trasformazione di Orlando in sei quadri differenti: dal Ragazzo che amava la poesia, al Giovane innamorato di Sasha, al Cortigiano e fino alla sua tramutazione in donna, la Gran Dama amante della scrittura e della poesia.

Il passaggio da una scena all’altra avviene in maniera fluida, tutto fluisce lentamente e si trasforma insieme con Orlando. C’è qualcuno che scrive, si sente una voce nel buio, poi qualcuno o qualcosa sbuca all’improvviso dal nero destando meraviglia e confusione. Elisa Canfora, Nadia Milani, Valeria Sacco e Francesca Zoccarato scorrono piano tra il buio e la luce, avvolte da vestiti maestosi, maschere e tessuti volanti.

Le parole del romanzo si trasformano, diventando voce e tessuto, abiti che volteggiano e cancelli trasparenti che ingabbiano… materiale che entra ed esce, diventando sempre altro, mutando in continuazione.

Non è solo Orlando ma tutto tramuta e si trasforma.

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