Teatro
Teatro, americani a Roma, Cyborg a Cagliari, e a Lecce c’è l’Odin Teatret
Americani e cyborg a teatro. Il mese di novembre porta in dono un festival all’insegna del rapporto tra scena e nuove tecnologie, dalla realtà virtuale ai linguaggi del digitale. E’ il festival del Kyberteatro che tiene a Cagliari la sua ottava edizione. E’ invece la seconda edizione per “On Stage!” il ciclo di appuntamenti che porta in Italia cinque spettacoli completamente inediti: questi giorni è a Roma e poi terrà altre puntate a Pescara e poi a Cagliari. Ed è proprio qui, nella capitale della Sardegna che in un ampio spazio di tempo (12 novembre-18 dicembre) prenderanno forma “Le meraviglie del possibile”, festival di teatro, arte e nuove tecnologie curato da Kyberteatro, emanazione dell’Aquilone di Viviana, con la direzione artistica di Ilaria Nina Zedda e Marco Quondamatteo in collaborazione con il visual artist Simone Murtas, Simona Loi e Mauro Zedda. Il festival, riconosciuto questo anno dal Fus, il Fondo unico dello spettacolo del ministero è uno dei primi eventi dedicati completamente al tema dell’interazione artistica tra diversi linguaggi espressivi, scena e tecnologie. Manifestazione in crescita è strettamente collegato ad altre realtà simili a livello europeo con la rete Emap/Emar. “Questa edizione _ dice Nina Zedda _ presenta molteplici e differenti pratiche innovative di performing media: dalla realtà aumentata e virtuale all’interazione corpo-macchina-intelligenza artificiale. La vitalità della scena performativa, aumentata dalla creatività digitale, attiva l’emersione di visioni e tematiche poetiche e politiche contemporanee. In particolare, Le Meraviglie del Possibile 2021 vuole sostenere la creatività femminile emergente, con una riflessione sulle tematiche di genere, promuovere giovani artisti under 35 e spettacoli che utilizzano tecnologie tutte diverse”.
Il festival si apre proprio con una prima assoluta dei padroni di casa. E’ “Fiori per” in scena nello spazio Domosc di via Newton casa madre del festival e centro dove si terranno tutti gli eventi, spettacoli e incontri. In scena per “Fiori per” il performer Riccardo Lai con la regia e la drammaturgia di Ilaria Nina Zedda e regia tecnologica di Marco Quondamatteo (dal 12 al 14). Lo spettacolo dal punto di vista drammaturgico è ispirato al romanzo fantascientifico “Fiori per Alegernon”, dello scrittore americano Daniel Keyes pubblicato nel lontano 1966. Il libro racconta di un giovane disabile mentale, Carlo Gordo, selezionato per un esperimento scientifico che innalzerà notevolmente il suo QI. Il destino di Carlo si intreccia con quello di Algernon, un topolino bianco da laboratorio che ha subito la stessa operazione e che gareggia con lui all’interno di un labirinto. La complessità delle sue vicissitudini, prima e dopo l’operazione, restituisce allo spettatore un’immagine universale: l’essere umano è intrappolato in un labirinto esistenziale nel quale si muove a tentoni come “un nato cieco a cui è stata data la possibilità di vedere la luce”. A ogni svolta del labirinto corrispondono nuove conoscenze e competenze, ma nel caso di Carlo la tanto agognata intelligenza riuscirà a renderlo felice? Arriva da Biella il collettivo Ajariot, vincitore dell’Open Call di Meraviglie del Possibile dello scorso anno che presenta la performance interattiva “Dakini Suite” coprodotto dallo stesso collettivo con il Nordisk Laboratorium dell’Odin Teatret e realizzato in residenza e coproduzione con il festival Invisible cities di Gorizia (19 e 20 novembre alle 21). “Dakini suite” è una performance interattiva con luso di una tuta motion capture, anche perchè “la corrispondenza tra l’esperienza del corpo e la sua proiezione virtuale è al centro delle animazioni 3D dell’opera”. Uno dei punti focali è la relazione tra corpo e dispositivi tecnologici di formazione e modificazione dei corpi. Da corpo biologico a corpo tecno-modificato, piattaforma di sperimentazione di possibilità di re-invenzione.
“La tuta _ sostengono quelli del collettivo Ajariot _ seconda pelle della performer, permette al corpo reale di dialogare col corpo virtuale, in sovrapposizione, sdoppiamento, simbiosi, scontro, creando nuove identità digitali fuori dai binari prestabiliti”. Sono evidenti i riferimenti a Donna Haraway, autrice del “Cyborg manifesto” ma anche le ricerche della scrittrice americana Susan O’Neal Stryker i cui studi sono focalizzati sul genere e sulla sessualità. “Ci spingiamo a pensare il soggetto nel futuro – dicono le artiste del collettivo piemontese _sull’onda di cyberfemminismo, tecnofemminismo e xenofemminismo”. La regia della performance è di Isadora Pei, Performer: Ester Fogliano, Giulia Rabozzi e la stessa Isadora Pei. Motion designer è Giulia Rabozzi, testi di Emanuela Policante, musiche di Carlo Vasela. Un salto di una settimana e si arriva al 27 con “Corpus Nil” performance di arte e tecnologia di e con Marco Donnarumma. Più precisamente una performance per corpo umano e macchina artificialmente intelligente. Nello spettacolo “I sensori biofisici attaccati agli arti del performer catturano le tensioni elettriche corporee e i suoni corporei e li inviano alla macchina. Attraverso un sofisticato insieme di algoritmi, ogni sfumatura del movimento del corpo innesca un gioco sinestetico di suoni e luci diretti dalla macchina. I segnali biologici del corpo influenzano le scelte della macchina, ma non possono controllare cosa farà. A sua volta, la saturazione uditiva e visiva prodotta dalla macchina influenza il movimento del corpo, ma allo stesso tempo ne sconvolge la percezione e le capacità motorie” .
Dopo la performance di Donnarumma, Carlo Infante, docente di performing media e padre di Urban Experience presenterà “I presagi di Artaud” ricognizione teorica sul rapporto tra naturale e artificiale, evocando sia la radicalità di Artaud e del Living Theatre sino alle cyber performance di Antunez, dei Fura dels Baus e Stelarc. A seguire Infante dialogherà con Donnarumma. Il 3 e 4 dicembre teatro, musica e nuove tecnologie in “Salt Itinerary” performance di Miguel Azguime di Miso Music, mini ensemble fondato dallo stesso Azguime in compagnia di Paula, gruppo di musica contemporanea in Portogallo. “Salt Itinerary” è una perfomance dove Azguime “ridefinisce i nuovi motivi di musica elettronica e rompe i confini tra musica, teatro e opera”, risultato finale di un progetto creativo sulla scrittura: musicale, poetica e gestuale.
Il 10 e 11 dicembre, saranno di scena i francesi della compagnia Tamanoir Studio che proporranno una performance interattiva di teatro e realtà virtuale “Call me Calamity”, cioè la mitica figura western di Calamity Jane, donna fuori dal comune per l’epoca. “Call me Calamity” è “un’esperienza teatrale interattiva unica e divertente tra teatro immersivo e realtà virtuale” Autore e regia di Samuel Lepoil, Margherita Bergamo Meneghini l’attrice in scena. Il 16 dicembre Andrea Bazola, teorico di nuovi media,critico e drammaturgo e autore del libro “Una drammaturgia multimediale. Testi e immagini di nuovo teatro” pubblicato da Editoria & Spettacolo. Barzola ha collaborato con Memè Perlini, Luca Ronconi e Marisa Fabbri.
Dal 13 al 18 dicembre il festival ospiterà la residenza artistica e tecnologica della compagnia Civilleri e Lo Sicco (entrambi attori della compagnia SudCostaOccidentale di Emma Dante) in “La mano di Artemisia”. Il lavoro prende le mosse dall’arte di Artemisia Gentileschi, donan e artista di grande talento, “Nella sua pittura Artemisia è modello, superficie pittorica e metafora”. Così i due artisti raccontano che durante la loro residenza “seguendo le parole di Erwin Panofsky ci spingeremo a una lettura simbolica della prospettiva per giungere nel punto in cui tutto converge: l’infinito e il divino di senso e divino perchè silenzioso e privo di commento. Episodi di luce, corpi e oggetti che stanno prima della rappresentazione, prima della materia, isolati in un mondo empirico”. Insomma le “Meraviglie del Possibile” sono lì per stupire e far innamorare di personaggi di donna fuori schema (non solo rispetto al periodo) come appunto Artemisia Gentileschi e Calamity Jane. Ma anche aggiornare a che punto si sta camminando avanti sui sentieri del teatro digitali, oggetto proprio nei giorni scorsi di un confronto stretto, a tratti spigoloso, ma ricco di spunti, svoltosi al teatro Pietro Aretino di Arezzo nell’ambito del programma del Festival dello Spettatore dove la Rete teatrale Aretina ha chiamato a confronto, accademici, teatranti, critici e, ovviamente spettatori.
Le tecnologie e il teatro sono lì per restare. Non solo ma per far crescere sensibilità e aprire nuovi orizzonti di visione. Nuovi orizzonti di visione. Esattamente quello che si può perseguire con la proposta di “On Stage!festival” seconda edizione di teatro americano contemporaneo che, dopo essere stato a Milano approda ora a Roma per proseguire il suo giro italiano a Pescara (16 e 17 novembre) e Cagliari (18-21 novembre). Il festival itinerante è presentato da KIT Italia e The Internationa Theatre in partenariato con Kairos Italy Theater a New York ha messo su casa questi giorni negli spazi dell’Off Off Theatre e del teatro di Roma (Villa Torlonia e Teatro del Lido) con un programma di stretta contemporaneità. Il via con “When We Went Electronic” di Caitlin Salylor Stephens, “un miscuglio psicotropico che descrive l’esperienza della sopravvivenza allo stupro” e “Reach”, scritto da Ryan Sprague per Ivvy Theatre Company “che esplora il mondo del disturbo post traumatico da stress e la distanza che si può instaurare tra famiglia e amici nel tentativo di spingere qualcuno lontano dal baratro” (in replica il 13 all’Off Off il 13 alle 20,30).
Le donne soldato sono il cuore di “Their Foosteps” scritto e diretto da Ashley Adelman (il 12 sempre all’Off Off). Nello spettacolo la testimonianza di alcune ex donne soldato partite mezzo secolo fa alla volta del Vietnam per servire il loro Paese, l’America. “Do My Mouth” di e con Davis Freeman, artista americano residente in Belgio. Lo spettacolo propone “un viaggio tragicomico tra dolore e amore, perdita e crescita, gioia e imbarazzo, in cui Davis Freeman esorcizza i propri demoni esponendosi mentre disseziona ricordi intimi. Ripercorre la propria ricerca di equilibrio fra carriera e vita vissuta a pieno: la storia di un artista, padre, fratello e amante, che si svela attraverso imbarazzanti reminiscenze sessuali, segreti familiari dolorosi e un’interiore ricerca di “gioia, leggerezza e felicità” non solo per sé stesso ma anche per lo spettatore” (14 all‘Off Off). Chiude la carrellata americana “The Baby Monitor”, prodotto da Different Translations “uno spettacolo che ruota attorno al concetto di famiglia nella società che cambia, ponendo domande sulla legittimità dell’adozione per le coppie omosessuali. Un testo che pone domande cruciali sulla genitorialità in coppie omosessuali e sui valori della famiglia americana (e non solo) oggi (il 15 all’Off Off). Il 15 novembre alle 16 a Villa Torlonia si terrà la cerimonia di premiazione del premio a Ivan Faute autore del testo vincitore del secondo “OnStage Award: “The Lost Sock Laundry”. Il testo che verrà proposto come reading da Mauro Santopietro “è un affresco che affronta la tematica dell’integrazione”. I personaggi abitano un mondo multietnico pieno di stereotipi e pregiudizi che tentano di superare insieme. Ambientato in una lavanderia automatica ad Astoria nel Queens di New York, dove si incontrano donne di differenti etnie. Il testo esplora amicizia, identità e cultura nazionale, ma anche la storia umana dell’America e il tema dell’accoglienza di nuove culture.
“On Stage!festival” è di scena al Florian Espace di Pescara il 16 e 17 novembre. E parte con “Baptized To The Bone” (cioè “battezzati fino al midollo”) a cura di Dave Johnson che propone un triangolo che coinvolge un pastore protestante e la moglie dentro l’America perbenista di una provincia del Sud degli Usa. La regia è di Giulia Basel con gli attori Alessio Tessitore, Serena Di Gregorio, Umberto Marchesani. La musica eseguita dal vivo è di Daniele Mammarella. Seguirà l’incontro “Dietro le quinte: l’autore come tutor”curato da Pippo Di Marca e vedrà confrontarsi Nicola Paladin e Francesca Razzi . L’indomani, sempre alle 17 sarà presentato il volume di poesie “Nuova Poesia Americana _ Chicago e le praterie” a cura di Luigi Ballerini, Gianluca Rizzo e Paul Vangelisti. Al termine dell’incontro lettura “Notturno Amerikano: Chicago e le praterie. Una cavalcata sul lato selvaggio della poesia americana del 900” a cura di Pippo di Marca.
Ultima tappa di questo viaggio in Italia di “OnStage! Festival” è a Cagliari, dal 18 al 21 novembre inserito all’interno della scaletta di “Lucido Festival”, di cui la sezione “americana” è solo una parte di un calendario assai ricco di eventi che si terranno in due spazi allestiti all’interno dell’aeroporto di Cagliari-Elmas con la direzione artistica di Tiziana Troja e Michela Sale Musio (sono loro le interpreti dello spettacolo “Luce Buia_Cyber Porn” ritratte nella suggestiva ed evocativa immagine del fotografo Michelangelo Sardo che appare in copertina di articolo). Da sempre focalizzato su temi e problematiche del femminile questa rassegna, giunta alla sua settima edizione è dedicata stavolta “al femminile e alle sue diverse forme di dis/abilità”. Attorno a questa centralità ruoteranno per quattro giorni spettacoli, proiezioni e molta attenzione ala danza e alla tecnologia, musica e arte contemporanea. Il programma della sezione “americana” si apre il 18 novembre con “The Baby monitor” di Different Translations, un testo che si pone domande cruciali sulla genitorialità in coppie omosessuali e sui valori della famiglia americana.
Il 20 novembre va in scena invece “Dirt Paki Lingerie” di e con Aizzah Fatima. Sul palcoscenico “un carosello di personaggi rappresenta l’universo femminile pachistano-americano-mussulmano, mentre donne di diverse generazioni lottano per vivere in modo coerente con la loro visione in un mondo fortemente occidentale”.
Si chiude il 21 alle 19,30 con “Hedy! The Life & Inventions of Hedy Lamarr” scritto e interpretato da Heather Massie, regia di Blake Walton ed esplora la vita della popolare stella del cinema americano tra gli anni Trenta e Cinquanta.
Tornando a Roma da segnarsi sul taccuino un appuntamento con l’Accademia Perduta/Romagna che in collaborazione con Lucca Comics & Games hanno coprodotto “L’Oreste. Quando i morti uccidono i vivi”, nuovo spettacolo di Francesco Niccolini interpretato da Claudio Casadio, regia di Giuseppe Marini in programmazione dal 16 al 28 novembre al Teatro Due, di vicolo dei Due Macelli (dal martedì al sabato alle ore 21 e le domeniche alle ore 18). L’allestimento che si avvale delle scene dell’Imaginarium Creative Studio, le musiche di Paolo Coletta, i costumi di Helga Williams e il light design di Michele Lavagna è inserito nella vetrina di drammaturgia italiana contemporanea e nuovi linguaggi scenici “Expo Teatro” della Società per Attori. “Oreste” racconta la vita difficile e sgangherata di un ragazzo degli anni Quaranta che viene internato nel manicomio di Imola. Abbandonato da bambino, dopo trenta anni è ancora lì. Perde la sorella, il padre va a fare la guerra in Russia, la madre l’ha sempre rifiutato, eppure canta ed è allegro. Disegna e non dorme mai. Scrive alla sua fidanzata conosciuta ad un “festival per matti” e riceve continuamente visita dai fantasmi del passato. E i sogni “i suoi incubi, i suoi desideri e gli errori di una vita tutta sbagliata trasformano la scenografia e il teatro drammatico classico in un caleidoscopio di presenze che solo le tecniche del “Graphic Novel Theater” rendono realizzabile: un impossibile viaggio tra Imola e la Luna attraverso la tenerezza disperata di un uomo abbandonato da bambino e che non si è più ritrovato”.
Per il Sud c’è un imperdibile appuntamento è in corso da qualche giorno con l‘Odin Teatret di Eugenio Barba. Dopo un ciclo di incontri tenuti al teatro Abeliano di Bari, la compagnia che ha la sua sede stabile in Danimarca, approda da lunedì con un programma fitto di iniziative al teatro Koreja diretto da Salvatore Tramacere. Lunedì 15 incontro con gli attori Roberta Carreri, Julia Varley, Iben Nagel Rasmussen in “Gli scrittori scrivono”. Alle 20,45 la dimostrazione di lavoro “L’attore totale” con i balinesi Wayan Bawa. L’indomani 16 novembre “Teatro della reciprocità” incontro con la musica e le immagini di Kai Bredholt. Alle 20,45 concerto Baul con Parvathy Baul (India).
“Who is Eugenio Barba” è il titolo del film di Magdalini Remoundou sulla visita dell‘Odin Teatret a Delfi, svoltasi nel 2019 che viene proiettato il 17 novembre alle 18,30. A seguire “Il tappeto volante,” dimostrazione di lavoro con Julia Varley.
Il giorno dopo, 18 novembre alle 11 del mattino si tiene la masterclass di Eugenio Barba e Julia Varley per gli studenti del Dams di Lecce in collaborazione con Francesco Ceraolo. Alle 18,30 due film: “Love Stories” di Stefano Di Buduo e “I baratti a Cuba” di Torgeir Wethal. Si chiude alle 20,45 con “L’Albero” spettacolo dell‘Odin Teatret con la regia di Eugenio Barba. Venerdì 19 dalle ore 10 “Tecniche d’attore”, tre masterclass pratici per dodici partecipanti con Carolina Pizarro, Donald Kitt e Elena Floris. Alle 18,30 lo studioso Goffredo Fofi intervista Eugenio Barba. Alle 20,45 si replica lo spettacolo “L’Albero” dell’Odin Teatret.
Ultimo appuntamento sabato alle 10 e in replica alle 18 con “L’Albero” dell’Odin Teatret, spettacolo filmato con gli spettatori (info e prenotazioni allo 0382 242000; www.teatrokoreja.it)
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