Teatro

Teatro, al Giardino delle Esperidi seguendo il Sole trovi la poesia

17 Maggio 2022

Prendiamoci il tempo. Immersi nel verde, camminando per antichi sentieri tra foreste, e colli fino a raggiungere e scoprire villaggi dimenticati. Borghi abbandonati negli anni del boom, tra i Cinquanta e i Sessanta, adesso diventati palcoscenici di un paesaggio che concilia lo spirito in una inedita esperienza teatrale alle pendici del Monte Brianza, in Lombardia. Un miracoloso ritaglio di verde distante qualche chilometro dalle metropoli e dal rumore. Al festival del Giardino delle Esperidi allestito per il suo diciottesimo anno d’età dalla rinomata Campsirago Residenza, direzione artistica di Michele Losi, diventato il più amato e importante evento spettacolare di performing art nel paesaggio d’Italia. Ventitrè appuntamenti tra teatro, danza, musica, poesia e un focus particolare dedicato all’arte giapponese dal 23 giugno a domenica 3 luglio programmati nei boschi e nelle cascine, nei giardini di storiche ville e borghi nei comuni di Colle Brianza, Ello, Olgiate Molgora, Valgreghentino, Olginate, Sirtori e Galbiate nella provincia di Lecco. Parola d’ordine: “Following the Sun”, invito e bussola per spettatori esigenti e curiosi che devono orientare il loro cammino quotidiano in direzione del sole che tramonta. Da Est a Ovest.  Solo attraversando boschi colorati di verde e di bruno, si può entrare in contatto con il luogo e, attraverso gli spettacoli, conoscere l’arte e il teatro, i mondi poetici degli artisti. Seguendo il sole ogni pomeriggio, quasi fosse un rituale propiziatorio gli spettatori si sposteranno verso i luoghi della rappresentazione.

Una scena da “Human Body” lo spettacolo di Principio Attivo Teatro diretto da Giuseppe Semeraro apre il festival “Il Giardino delle Esperidi” (Foto Zuzana Zwiebel)

Prima ed emblematica sarà quella di “Human Body” (25 e 26 giugno) di Principio Attivo Teatro, regia di Giuseppe Semeraro. A distanza di un anno dal debutto verrà allestito nella modalità “site specific”. Spettacolo itinerante dalla frazione Biglio di Valgreghentino alla località Figina di Galbiate “pone il corpo e il bisogno di sacro al centro di un rito in cui è possibile immaginare una nuova liturgia dell’incontro”. Per Semeraro, l’intenzione della compagnia è stata quella di “codificare quanto ci stava accadendo durante la pandemia”. “Amleto. Una questione personale” (2 e 3 luglio) per la regia collettiva di Anna Fascendini, Giulietta De Bernardi e Michele Losi è prodotto da Campsirago Residenza e si presenta come uno spettacolo teatrale di tipo immersivo dentro l’opera shakespiriana. L’allestimento “fonde il teatro da palco, la drammaturgia contemporanea in una riscrittura destrutturata dei temi di Amleto, i rituali del terzo teatro, i corpi performanti in natura, fino al teatro immersivo in cui la tecnologia delle cuffie, il soundscape e il testo originale si fondono in un monologo interiore di Amleto che, perdendosi, incontra i propri fantasmi, la spietata dinamica del potere, la passione e il dramma dell’amore”.

Altra produzione di Campsirago è “Hansel e Gretel” (1 luglio in replica notturna nel bosco e il 3 luglio nel parco di Villa Besana di Sirtori). Nato da una idea di Michele Losi e Sebastiano Sicurezza, regia di Michele Losi, vede all’opera dodici artisti tra registi, drammaturghi, attori, costumisti e sound designer. Tre attori agiscono e raccontano la fiaba, accompagnando il pubblico nel bosco, fino alla casa di marzapane, che a sua volta diventerà un viaggio a tappe tra oggetti, immagini e svelamenti. Il viaggio interiore di Hansel e Gretel è invece un dialogo interiore dei due fratelli che passa attraverso le cuffie. Nella stessa giornata del 3 luglio sono da seguire la performance itinerante “Oltrepassare” del collettivo Azioni Fuori Posto che mette insieme danza e arte visiva e la “Passeggiata Dadaista” a cura di Michele Pascarella.

Una scena tratta dall”Amleto, una questione personale” di Campsirago Residenza, regia collettiva di Fascendini, De Bernardi e Losi  (Foto di Alvise Crovato)

Infine le tre camminate sotto il motto “Following the Sun” a cura di Michele Losi e l’artista olandese Sjoerd Wagenaar che in questo caso racconterà il suo rapporto con le ombre, il sole e la vegetazione.

Per tutta la durata del festival si potrà sperimentare l’installazione di land art virtuale “Vivarium” dove suoni e musiche si fondono in un’opera di realtà aumentata. Un percorso artistico e itinerante lungo il sentiero che da Campsirago porta all’eremo di San Genesio, fruibile attraverso il proprio smartphone, metterà insieme i linguaggi della performing art con quelli delle nuove tecnologie applicate all’arte. A Campsirago sarà inoltre esposta l’opera d’arte Nido per uomini 2021 realizzata dal Liceo Artistico della Villa Reale di Monza N. Valentini – Laboratorio di Scenografia.

Insomma il rapporto tra arte teatrale e natura è in questa rassegna, se non l’aspetto dominante di sicuro quello più rilevante. La stessa iniziativa del “Following the Sun” d’altra parte è pratica di teatro nel paesaggio dove verranno restituite al pubblico “esperienze e contenuti che sono il fulcro della sapienza accumulata negli anni a Campsirago a fare arte a contatto con la natura”. Un legame “fortissimo” quest’ultimo, come rivendica deciso Michele Losi. “Nella programmazione del “Giardino delle Esperidi”_afferma infatti il direttore artistico del festival_ è centrale il rapporto uomo-natura e viceversa. Riguarda elementi antropici, paesaggistici, gli animali piuttosto che le piante o esseri inorganici come le pietre. Fondamentale non solo durante il periodo del festival ma tutto l’anno, dove per diciotto anni lo spazio e il luogo sono residenza di artisti e compagnie. Un posto abitato dagli artisti che, non potendo contare su spazi al chiuso, qui devono confrontarsi con la natura in tutti i mesi dell’anno.

Una raccolta di store collezionate dal Nord al Sud d’Italia è “Trucioli” de Gli Omini (foto Stefano di Cecio)

Penso che per chiunque, non solo artista, ma anche spettatore o critico, passato per Campsirago questo fatto venga vissuto e sentito nella propria pelle come un’esperienza importante. D’altra parte il festival, a livello di produzione tende a privilegiare quelle che, almeno tematicamente, hanno riferimenti culturali e teatrali con chi sperimenta e pratica gli insegnamenti del Teatro delle Sorgenti inventato da Grotowski fino alle moderne realtà di teatro in cammino o immersivo, pratiche che, in un modo o nell’altro, hanno un rapporto solido con la natura. Ma anche chi arriva qui con opere che poco hanno in comune con questi tipo di tematiche sa benissimo che non si tratterà di presentare uno spettacolo in un bel posto all’aperto ma di costruire una relazione con i luoghi stessi. Abbiamo ad esempio imparato, lavorando diciotto anni in mezzo alla natura, quanto sia poco utile riempire di attrezzature un bosco, ma è con questo che dobbiamo interagire e, nel cas, trasformare anche la stessa opera. Ormai sono concetti ben chiari agli artisti che frequentano il festival. Tutto è importante in questo lavoro: dal confronto con le piante alle pietre. Ci sono opere da noi prodotte che parlano di questo dialogo in modo assai forte. Vedi ad esempio il caso di una installazione come “Vivarium” che propone una sorta di percorso shintoista in un cammino di più di tremila anni d’età. E’ pur vero che questa è una regione fortemente antropizzata e industriale ma in realtà fortunatamente ci troviamo in un angolo che può essere visto come luogo di spaesamento: anche se è stato abbandonato tra i Cinquanta e i Sessanta è rimasto comunque abbastanza intatto, pur essendo assai vicino a Milano, Lecco, Como e Bergamo.

La coppia Frosini/Timpano al Giardino delle Esperidi presenterà “Disprezzo della donna. Il futurismo della specie” (foto Laura Toro)

Qui anticamente giungevano pellegrini. Proprio a quattrocento metri sotto la Residenza esiste un masso celtico del 1200 avanti Cristo con delle coppelle (era un luogo di culto delle acque) diventato poi meta religiosa per i romani. In cima alla montagna si trovava il tempio di Giano Bifronte. Tutta la toponomastica è di derivazione latina e romana, è il caso di Giovenzana, dove aveva la sua sede il tempio di Giove e ora c’è una chiesa dedicata alla Madonna del Sasso che testimonia il rapporto delle genti di queste parti con la natura, il culto dell’acqua curativa per i celti e poi per i romani, diventata infine acqua miracolosa per i cristiani. Insomma è davvero interessante un territorio frequentato da più di tremila anni con sentieri dei pellegrini, una parte dei quali sono diventati ora artistici. E’ un po’ come se si potesse ristabilire il contatto con la propria storia. Ed è qualcosa che gli artisti e gli spettatori percepiscono. Campsirago è un luogo che ti cattura. A me capitò diciotto anni fa e probabilmente questa attrazione continuerà finchè vivrò”.

Dalla performing art del paesaggio agli appuntamenti con il teatro tout court. Ad aprire il programma (il 23 giugno a Villa Sirtori di Olginate) sarà “Trucioli” della compagnia Gli Omini, prodotto dal Metastasio di Prato: una sorta di catalogo ragionato dell’Italia. La compagnia illustra nel lavoro il risultato di dieci anni di ricerche e raccolta di storie in un bel concentrato di umanità.

Una scena dallo spettacolo “Ábito” di Agnese Bocchi e Tobia Scarocchia (foto Filippo Luzi e Viola Trombetta)

E’ invece ispirato da testi di autori futuristi italiani il nuovo lavoro della compagnia Frosini/Timpano, il concerto spettacolo “Disprezzo della donna. Il futurismo della specie” (1 luglio a Campsirago). E’ dedicato all’infanzia “Corpo lib(r)o” di Campsirago residenza in coproduzione con Sardegna teatro. Nato da un’idea di Anna Fascendini di Scarlattine teatro/Campsirago residenza vede in scena Monica Serra, Marta Pala, Parwene Frei, Giulia Vacca. Costumi e figure sono di Donatella Pau, suoni di Luca Baldini. La regia di Anna Fascendini (25 giugno a Valgreghentino.

E’ un “lavoro onirico e surreale” una riflessione sull’abitare” quella proposta da Agnese Bocchi e Tobia Scarrocchia in “Ábito” (dal 28 al 30 giugno a Palazzo Gambassi), panoramica di contraddizioni e altro di una relazione tra un uomo e una donna che non escono mai di casa. Francesca Sarteanesi in “Sergio” (3 luglio a Monte Brianza) propone un monologo dedicato alla vita di coppia. Dopo dieci anni d’assenza torna al festival Renata Claravino con “Sto da dio” (24 giugno) che affronta il tema del disagio esistenziale e psichico causato dal lockdown. Marco Gobetti del teatro del Riciclo ricorda le “130 repliche del Nome della Rosa” (2 luglio). Vittorio Ondedei accompagnato al piano da Giacomo Toni in “Filmoni. Storie e canzoni che cambiano la vita” (23 giugno) racconta trame di film immaginari.

Grande spazio alla poesia. Il festival ospita il poeta Franco Arminio (nella foto) e propone una maratona dedicata a Cesare Pavese

Sempre Ondedei stavolta in compagnia di Giulio Escaloma il 25 a Olgiate Molgora e il 2 a Colle Brianza (special guest Edda) è il protagonista del recital “Ho sonno”. Il ritrovamento delle teste attribuite a Modigliani opera invece di tre ragazzi livornesi nell’estate del 1984 è al centro dello spettacolo “Trovata una sega!” di Antonio Taurino (26 giugno a Ello). A un’altra vicenda tratta dalla cronaca, quella del ragazzo caduto nel pozzo è dedicata “Alfredino” (29 giugno, Sirtori) di e con Fabio Banfo. In “Lear e il suo matto” (30 giugno) Walter Broggini e le sue marionette incontrano Luca Radaelli per l’allestimento di un re Lear di ambientazione popolare.

Per la danza il 24 giugno Riccardo Meneghini porta la danza nelle strade in “Make a Wish”. Modalità itinerante, come fosse una sacra rappresentazione. Torna un vecchio spettacolo di danza “Le mura” (ospite nel 2005 della prima edizione del festival) della compagnia Arearea, storia di uomini e donne di una città (3 luglio). Il 1 luglio a Colle Brianza va in scena la coreografia “Vertigine della lista” di Giorgio Rossi coprodotto da Qui e Ora e Sosta Palmizi. In scena Francesca Albanese, Silvia Baldini, Lorenzo De Simone e Laura Valli.

Importante lo spazio dedicato dal festival brianzolo alla poesia. A cominciare dalla maratona di quattro giorni (dal 27 al 30 giugno, sul palco di Palazzo Gambassi Colle Brianza) la lettura integrale delle opere di Cesare Pavese, dalle sette del mattino alla mezzanotte. Si alternano dal vivo: Ruggero Dondi, Marco Goibetti e Anna Delfina Arcostanzo. Con loro anche gli attori di Campsirago Residenza: Sebastiano Sicurezza, Sofia Bolognini, Anna Fascendini, Michele Losi e Giulietta De Bernardi.

Riccardo Meneghini propone uno spettacolo di danza itinerante “Make a Wish”

Leggerà le sue poesie, il poeta irpino e paesologo Franco Arminio che parlerà dei paesi abbandonati o in via di spopolamento, uno dei principali campi di studio del poeta (25 giugno, Olgiate Molgora). Natura, luoghi e poesia sono anche al centro di “Mappa dei luoghi selvatici” (il 2 luglio, Olgiate Molgora) nuovo spettacolo di Gianluigi Gherzi e Giuseppe Semeraro. Il giorno dopo, 3 luglio Oliviero Ponte di Pino condurrà un incontro con Gherzi e Alberto Casiraghy sul rapporto tra poesia e teatro. Performance e worskhop sull’arte come pratica di reciprocità e armonia con la natura da quattro artisti giapponesi di Ukiha che proporranno una serie di performance. Ancora un seminario, dedicato ai temi della comunicazione teatrale sarà diretto da Simone Pacini il 25 e 26 giugno, mentre dal 29 giugno al 1 luglio Francesca Sarteanesi condurrà un laboratorio su drammaturgia e ricerca della parola nel laboratorio “Almeno nevicasse”. Al festival del Giardino delle Esperidi naturalmente non mancherà la musica. Il 26 appuntamento con la band Nuju nel suo “Salvagente tour”. Il 2 luglio Vittorio Ondedei si esibirà con Edda in “Ho sonno” e infine il 3 luglio una silent disco nel bosco.

Torna al Giardino delle Esperidi la compagnia Arearea in “Le mura” (foto Vanni Napso)
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