Teatro

Siracusa 3: nella discussione entra (a gamba tesa) Fabio Granata

16 Febbraio 2016

Fabio Granata, avvocato, ex parlamentare di AN e Futuro e Libertà (si ricorda per non aver votato la fiducia a Berlusconi nel 2008) è da poco fondatore del movimento ecologista “Green Italia”, ma sulle pagine di Glistatigenerali interviene come siracusano e conoscitore della intricata storia dell’Inda di Siracusa. All’Istituto, infatti, ha dedicato non poco tempo: a partire da quando, nei primi anni Duemila, era Assessore ai Beni Culturali della Regione Sicilia. Lo abbiamo cercato proprio per avere un suo parere sull’ennesimo terremoto che scuote il teatro Greco. Mentre il sindaco Garozzo annuncia una conferenza stampa in merito, e in attesa dell’insediamento del commissario Pierfrancesco Pinelli, appena nominato, Granata dice la sua, salva l’operato del sovrintendente Lanza Tomasi e chiama in causa proprio la Regione Sicilia.

Allora, Granata, che succede all’Inda?

Sembra che la vita dell’Inda debba essere sempre caratterizzata da confusione e polemiche, nonostante la solidità del progetto teatrale e culturale che in questi ultimi anni è andato comunque avanti, a dispetto di governance approssimative e di dinamiche continue di delegittimazione generalizzata. Gioacchino Lanza Tomasi sembrava l’uomo giusto al posto giusto e ha gestito la Soprintendenza con rigore e lungimiranza ma con l’ultimo Cda si trattava, anche per lui, di una impresa impossibile.

E dunque che si fa?

Bisogna avere memoria storica per parlare dell’Inda, oltre che conoscenza diretta degli avvenimenti degli ultimi 15 anni, spesso raccontati in modo immaginifico personaggi mossi da forme patologiche di ipertrofia dell’io, oltreché dalle piccole cricche locali spalleggiate da alcune testate giornalistiche.

Ce la racconta, in sintesi, questa storia?

Dopo gli abissi di illegalità diffusa che, alle soglie del nuovo Secolo, sembravano caratterizzare la gloriosa storia dell’Istituto, demolendone l’immagine e la tradizione che affondava le sue radici nel lontano 1914 quando un gruppo di “visionari” aveva sposato la pazza idea di far rivivere la tragedia greca nel prestigioso scenario del più antico teatro in pietra dell’antichità, riuscimmo a reagire con decisione e successo a dinamiche che rischiarono davvero allora di far scendere definitivamente i titoli di coda sull’Istituto.

Poi?

A partire dall’estate del 2000 riuscii ad attivare, appena nominato assessore regionale ai beni culturali – e quindi forte di una competenza esclusiva sul Teatro e, concorrente con il Ministero, sull’Istituto – una lenta ma implacabile rivoluzione: trasparenza assoluta sui servizi, annualità della stagione, utilizzazione sapiente dei fondi comunitari per rilanciare l’immagine e promuovere la stagione nei principali eventi di promozione di turismo culturale (dalle Bit di Milano e Berlino, alla Fiera del Libro di Torino e Francoforte, alla Fiera del turismo archeologico di Pompei alla Fiera del restauro di Ferrara); collaborazioni prestigiose; un cda all’altezza della grande tradizione; un rapporto fecondo con altre Istituzioni teatrali e culturali, il restauro della sede cittadina e la Istituzione di quello che doveva/dovrebbe essere il Museo dell’Inda oltre a un grande rilancio della Scuola e della rivista “Dioniso”. Inoltre, dopo oltre 50 anni, portammo avanti il recupero del Teatro Comunale in Ortigia, Teatro che aspetta solo di essere aperto e gestito .

In particolare, attraverso la mia decisione storica di rendere annuale la stagione, riuscimmo a far crescere, anche attraverso una nuova immagine di pulizia e competenza, il numero di spettatori stagionali, portandolo nel giro di qualche anno alla stratosferica media attuale di 120/130000 biglietti staccati: un numero straordinario e inusitato per una stagione teatrale dalla durata di neanche due mesi. Regie prestigiose – da Peter Stein a Luca Ronconi – e protagonisti di assoluto valore in questi ultimi anni hanno fatto il resto.

Dunque tutto bene?

Paradossalmente l’attuale situazione nasce sostanzialmente dalla pochezza e da responsabilità precise del Governo della Regione che, dando credito a “filtri interessati” di alcuni nostalgici dei vecchi meccanismi, ha per due anni bloccato l’erogazione dei contributi regionali, sollecitando inoltre l’avvio di procedimenti amministrativi e penali già destinati a finire in un nulla di fatto poiché fondati sul nulla, così come i primi pronunciamenti dei giudici di merito stanno via via confermando.

Stefania Prestigicomo dice che è una questione di nomi…

La nomina di Gioacchino Lanza Tomasi ha comunque reso possibile una continuità del progetto teatrale e con il patrimonio di credibilità accumulato a iniziare dal 2000. L’Istituto ora è trasparente e rappresenta una delle poche Fondazioni in grado di essere quasi autosufficiente, attraverso gli incassi: si tratta dell’unica istituzione teatrale italiana ed europea che copre le proprie spese al 90 per cento con gli incassi straordinari che ogni anno riesce a realizzare.

Purtroppo la litigiosità permanente all’interno dell’ultimo Cda ha offerto la sponda per l’ennesimo commissariamento quando con un buon senso, inutilmente invocato da Gioacchino Lanza Tomasi, si poteva tranquillamente trovare un metodo per andare avanti. E hanno prevalso egocentrismi smisurati e incompetenza diffusa con il risultato di nuovo discredito su un Istituto teatrale che non merita tale accanimento.

E la magistratura?

Le inchieste giudiziarie attuali sono eterodirette e fondate sul nulla: la Fondazione da un punto di vista finanziario è solidissima, il progetto teatrale – nonostante i tanti interessati uccelli del malaugurio – va avanti con grande successo di pubblico e critica ma sull’Inda incombe la tragedia delle dinamiche siciliane del tipo “prima ti chiacchierano, poi dicono che sei chiacchierato” per intenderci.

Cosa fare?

A questo punto servirebbe “semplicemente”, si fa per dire, la nomina di un Cda all’altezza della storia dell’Inda e non un nuovo concentrato di “casi umani”. Oltre che un buon Soprintendente che abbia memoria storica e capacità di governo della Istituzione: io ho dato una disponibilità provocatoria oltreché gratuita ma, si sa, nemo profeta in patria…Speriamo comunque bene, per ciò che l’Inda rappresenta per la cultura classica e per il Teatro.

 

 

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