Teatro

Siracusa 2: Stefania Prestigiacomo interviene sull’Inda

15 Febbraio 2016

«Non sono per niente d’accordo con quanto avete scritto sull’Inda di Siracusa»: il tono è gentile ma perentorio. Stefania Prestigiacomo, onorevole di Forza Italia, già ministro per le Pari Opportunità del governo Berlusconi e soprattutto siracusana doc, mi chiama al telefono per dire la sua, dopo il mio articolo sulla confusa situazione che regna all’Istituto Nazionale del Dramma Antico.

Si è risentita, in particolare, per una mia frase: lei non ha “regnato” sul teatro in città, semmai «ha a cuore le sorti dell’Inda», lei come tutti i siracusani.

Ma, «ogni volta che c’è di mezzo il PD – dichiara – l’Inda diventa terreno di una battaglia politica tutta interna a quel partito». Guardando alle precedenti gestioni, Prestigiacomo ricorda che «l’Istituto non ha avuto problemi, e anzi potrebbe essere un modello di gestione, sia per l’affluenza di pubblico che per i bilanci; il precedente commissariamento si doveva al fatto che Siracusa aveva un commissario prefettizio, il dottor Giachetti, in attesa di nuove elezioni amministrative. In tale veste, Giachetti era anche commissario dell’Inda. Ma l’Istituto aveva i conti a posto: il guaio è che ai governi Monti e Letta non è bastato oltre un anno per comporre il nuovo consiglio d’Amministrazione. E quando Franceschini ha fatto le nomine, semplicemente le ha sbagliate. Sono state scelte male le persone: un regista come Walter Pagliaro non può essere consigliere delegato, ruolo che ha un compito organizzativo e non artistico». Obietto che Pagliaro sostiene il contrario: «Ma certo – dice Prestigiacomo – a un regista come lui sta stretto un ruolo prettamente tecnico, ha sbagliato ad accettare una funzione non consona». Colpa di Pagliaro, dunque?

Per l’onorevole siracusana, la legge che aveva regolamentato l’Inda funziona ancora. Si tratta, per chi fosse interessato, del Decreto 22/1/2004 (si scarica qui). Il problema non starebbe là, secondo Prestigiacomo, tanto è vero – dice – «che le precedenti stagioni si sono svolte tutte regolarmente, e con grande successo: al sovrintendente vanno le scelte artistiche e il presidente, che è il sindaco ed è legato alla città, ha un ruolo rappresentativo. Bisogna separare nettamente le competenze, altrimenti le fondazioni artistiche non funzionano, basti guardare cosa avviene in tante fondazioni lirico-sinfoniche. Il guaio è che la questione di Siracusa si è complicata con il nuovo sindaco e con la guerriglia che c’è in seno al Pd. Qui si è creato il cortocircuito che ha portato al commissariamento: al punto che lo stesso sindaco Garozzo è felice di essere stato commissariato in quanto presidente Inda!».

Sta dunque al neocommissario Pierfrancesco Pinelli, che avrà un compito per niente facile, riprendere in mano la situazione. Prestigiacomo lo sostiene: «per quel che mi riguarda, ho sollecitato in tutti i modi il ministro Franceschini perché commissariasse l’Inda. Quella di Pinelli è una nomina intelligente: era importante che fosse qualcuno al di fuori dei magagni cittadini, che possa lavorare serenamente alla gestione tecnico-amministrativa dell’Inda. Serviva un manager, terzo rispetto alle parti in causa. Deve gestire gli appalti necessari e pilotare la macchina Inda. La stagione 2016 è già stata decisa, e mi sembra buona. Per il resto: la legge è ancora perfetta, basta rileggerla. Lo statuto, poi, si può anche aggiornare: ma non mi sembra una priorità. Sarebbe bastato scegliere le persone giuste per quegli incarichi. Ho sempre difeso l’Inda, senza mai fare ingerenze: mi sarebbe piaciuto che i governi del centro sinistra avessero fatto altrettanto. Invece, hanno lasciato passare quasi nell’indifferenza una ricorrenza importante come i 100 anni dell’Istituto, e si mostrano ancora poco abili nel gestire questa grande istituzione culturale».

Prestigiacomo mi concede un punto d’accordo: quello della riapertura del teatro Comunale di Ortigia, ancora inesorabilmente chiuso. «Il sindaco – dice – ha però già dato l’appalto per le visite guidate, per una caffetteria e per la biglietteria. Con il risultato che per 8 euro di biglietto un turista può visitare un teatro che non funziona. Senza rendersi conto che, affidando quell’appalto, toglierà fondi preziosi per la futura gestione amministrativa e artistica del teatro stesso». Infine, per quel che riguarda le inchieste della magistratura, Stefania Prestigiacomo non ha dubbi: «Mi sembra importante che sia la magistratura a fare una inchiesta ufficiale, così potrà dimostrare quanto le persone indagate non solo non abbiano fatto nulla, ma anzi abbiano agito sempre per il meglio dell’Inda. Ci sono persone che passano veline ai giornali locali, che fanno di tutto pur di non lavorare: da qui, da queste piccole beghe, sono scaturite le denunce. Si farà chiarezza. L’Inda, in passato, è stata gestita egregiamente».

Insomma: questo – riassunto – il dialogo con Prestigiacomo: spero di averlo riportato fedelmente. Prendiamo atto delle integrazioni: sostituiamo il famigerato “regno” con “collegio elettorale”. Ma il risultato, per quel che riguarda l’Inda, non cambia: commissariato era e commissariato è.

E se pure è vero che alcuni allestimenti recenti sono stati di qualità (io stesso ho ben recensito la Medea di Magelli) appaiono comunque lontani, per qualità e richiamo internazionale, i tempi della trilogia di Luca Ronconi.

Mentre scrivevo questo articolo, sono arrivate le risposte ad alcune domande che avevo inviato a Fabio Granata, ex parlamentare siracusano ed ex assessore ai Beni culturali della regione Sicilia. Alla prossima puntata…

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