Teatro

Settimana delle Residenze Digitali. Intervista ad Angela Fumarola

28 Ottobre 2022

La Settimana delle Residenze Digitali è una di quelle idee nate in seno al Covid, quando tutto il mondo dello spettacolo ha dovuto reinventarsi per resistere a quasi un anno di chiusura. Un periodo difficilissimo, che ha permesso però di andare a cercare dove non si era mai cercato: si sono trovati strumenti nuovi o nuovi modi di utilizzarli. Di tutte quelle scoperte, alcune sono rimaste confinate in quella parentesi di tempo, altre sono rimaste, le abbiamo portate con noi, come un utensile acquistato in viaggio che invece di finire su una mensola entri a far parte, insieme a tanti altri, dell’uso quotidiano.

L’idea di un progetto di residenze artistiche pensate per ambiente digitale è nata nel contesto della pandemia, ed è nata per restare. È stata messa in atto per la prima volta nell’autunno del 2020 ed è stata riproposta a novembre 2021 e torna anche quest’anno.
Il progetto parte dal Centro di Residenza della Toscana (Armunia – CapoTrave/Kilowatt), in partenariato con l’Associazione Marchigiana Attività Teatrali AMAT, il Centro di Residenza Emilia-Romagna (L’arboreto – Teatro Dimora│La Corte Ospitale), la Fondazione Luzzati Teatro della Tosse di Genova, l’Associazione Zona K di Milano. Quest’anno si sono aggiunte Fondazione Piemonte dal Vivo/Lavanderia a Vapore e Fondazione Romaeuropa.

La settimana che va dall’8 al 13 novembre sarà quindi dedicata alle restituzioni dei sei progetti selezionati per questa terza edizione del bando di residenze digitali: La montagna del sapone di Christina G. Hadley, Dance Dance Dance di Kamilia Kard, Hello World! di ultravioletto, Still Walking di BOTH Industries, Them [Immagine – Movimento] di gruppo nanou, Drone tragico. Volo sull’Orestea da Eschilo a Pasolini di Teatrino Giullare.

[Drone tragico]

 

Gli Stati Generali ha intervistato Angeala Fumarola, creatrice del progetto, direttrice di Armunia, coordinatrice del network Residenze Digitali insieme a CapoTrave/Kilowatt.

Caterina: Questo progetto è nato in un momento di isolamento e ha portato non solo a creare una rete di realtà diverse, ma una rete che ha sconfinato oltre la pandemia e continua ad ampliarsi.
Angela: È iniziato tutto nel 2020 da un’intuizione del Centro di Residenza della Toscana, costituito da Armunia e da CapoTrave/Kilowatt. In piena pandemia ci sentimmo per capire come fare per continuare le residenze laddove a quell’epoca non era possibile farle. Quindi la necessità di mantenere una relazione con gli artisti ha fatto venire fuori l’ipotesi di trasportare le residenze su un altro piano, il piano digitale. Questo non voleva dire mantenere gli stessi format che si sarebbero avuti dal vivo, ma inventare delle creazioni o delle performance che avessero proprio nel digitale il loro ambiente ideale. Immediatamente abbiamo trovato una rete di partner e in effetti quest’anno si è ulteriormente allargata. È una rete molto trasversale e col passare del tempo abbiamo trovato una grande fluidità nella comunicazione e nella cooperazione.

C: Com’è stato il passaggio dal teatro dal vivo al digitale?
A: Lo spettacolo digitale e quello dal vivo sono due forme che vogliono mantenere la loro identità. Noi volevamo, nel digitale, trovare una forte liveness, un essere vivi anche nel virtuale. E infatti tutti i progetti che sono stati individuati prevedono una grande interazione con il pubblico, in alcuni casi avvengono in live streaming, in altri lo spettatore deve proprio partecipare attivamente a queste esperienze. Sono tutti spettacoli nati per il digitale, che non possono essere riproposti dal vivo perché la scena è il mondo digitale e l’interazione modifica gli ambienti.

C: Mi chiedevo se resta traccia di queste opere o se invece si possono vedere solo in quel dato momento in cui “vanno in scena”.
A: Le opere avvengono e scompaiono nel momento stesso in cui avvengono ma stiamo predisponendo un archivio per potervi poi accedere anche se a quel punto non sarà più lo stesso, sarà come vedere una registrazione, non ci sarà più niente di interattivo. Però è importante per noi che queste esperienze non vengano perse.

C: Sono tutti artisti nuovi, quelli selezionati quest’anno, o con alcuni avete già lavorato?
A: Sono tutti artisti nuovi, selezionati con un bando. L’esperienza degli scorsi anni ha aumentato la nostra sensibilità digitale e quindi quest’anno ancora più di prima eravamo in una posizione di ascolto. Le uniche due compagnie che vengono dallo spettacolo dal vivo sono il Teatrino Giullare e il gruppo nanou, con cui in effetti abbiamo già lavorato: dal vivo, appunto.
Gli altri sono tutti gruppi di natura transdisciplinare con grandi competenze digitali. Per esempio La montagna del sapone di Christina G. Hadley, che l’8 novembre aprirà la rassegna, utilizza le stesse strutture del videogame. Lo stesso vale per Hello World! di ultravioletto, in cui addirittura sarà richiesto al pubblico di scaricare un videogame.

C: C’è un fil rouge tematico che accomuna i loro lavori?
A: Tutti i lavori attraversano delle tematiche comportamentali rispetto agli esseri umani: la domanda che torna è come gli umani trasformano lo streaming e come lo streaming trasforma gli umani, le variabili che si creano, come l’algoritmo determina i nostri comportamenti e come noi modifichiamo l’algoritmo. Questa è un’analisi costante che viene proposta dagli artisti digitali. L’altro elemento è quello del superamento della definizione di limite.

C: E allo spettatore serviranno piattaforme particolari?
A: Sarà usato tendenzialmente youtube. Però per esempio sarà richiesto di scaricare un videogame per Hello World! e Drone tragico potrà essere visto sia da schermo, muovendosi con i tasti, sia con dei visori vr da realtà virtuale. Invece Still Walking di BOTH Industries avverrà su una piattaforma che verrà indicata al momento.

C: Anche il luogo della residenza era digitale?
A: Certo. C’è stata la supervisione di tre tutor, Laura Gemini, Anna Maria Monteverdi, Federica Patti, che si sono divise i progetti e li hanno seguiti interamente. Alcune compagnie hanno avuto anche dei “luoghi” di residenza ovviamente virtuali in cui sono stati seguiti anche da noi operatori e siamo stati noi le prime cavie che hanno sperimentato la loro ricerca. Però Christina G. Hadley per Dance Dance Dance ha svolto parte della residenza dal vivo perché ha utilizzato 4 danzatrici e il loro movimento è stato applicato alle immagini e agli avatar che si vedono poi sullo schermo. Quindi lo spettatore vede questi avatar ma il loro movimento è stato realizzato da danzatori.

C: Veniamo al pubblico. Si è creato in questi anni un canale fra pubblico dello spettacolo dal vivo e pubblico del mondo digitale?
A: In realtà sono pubblici molto diversi. Noi usiamo i nostri canali tradizionali quindi ci rivolgiamo al nostro pubblico però l’utenza anche gli anni scorsi veniva solo in minima parte da lì. Per il resto era tutto un pubblico nuovo, già è abituato ad attraversare quegli spazi che vivono di un’utenza a sé. Poi chi usa piattaforme come i videogame intercetta un pubblico anche adolescente che noi non potremmo mai intercettare.

A proposito di pubblico, per chi volesse partecipare, i biglietti hanno un costo simbolico di 3 euro e, nei giorni di debutto ed eventuale replica degli spettacoli, vanno acquistati entro le ore 17 a questo link: https://www.liveticket.it/residenzedigitali

 

 

[La montagna del sapone]

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