Teatro
“Scene di paglia”, il teatro tra la terra e il cielo
All’orizzonte una linea blu. Acqua. E terra. Un paesaggio piatto dove il confine tra i due elementi spesso è punteggiato da costruzioni solitarie e il verde. E’ la Saccisica un grande territorio a pochi chilometri da Padova, confinante con Chioggia e poi la laguna veneziana. Un posto selvaggio, aspro e bellissimo. Ma è pure una terra difficile e dura. Qui gli uomini per vivere hanno edificato, nel tempo, case con una tecnica antica, utilizzando il fango e la paglia. Costruzioni anche imponenti, a un piano. In tutta Europa li chiamano cottage. Casoni da queste parti, almeno quei pochi che si sono salvati e restano come monumento di ieri: incredibilmente simili, se non sorprendentemente uguali, ai cottage delle campagne inglesi. Ma anche a quelle che un po’ dappertutto si sono costruite in mezza Europa: ora è un momento di riscoperta, grazie soprattutto alla riscoperta di materiali e tecnologie povere, bio ed ecosostenibili. Dappertutto, ma non da queste parti perché forse evocano ancora la difficoltà del vivere, la fame, la miseria. Solo fino a qualche decennio fa erano più di quindicimila, ora a malapena, certo tutelati, ne restano poche manciate. Casoni di paglia: e si trovano soprattutto nel territorio tra Piove di Sacco, il centro più importante della zona e il comune di Azergrande. In questo luogo che potrebbe sembrare un territorio di frontiera, da tredici anni esiste un coraggioso festival che mette in relazione il teatro con il vissuto di questi paesi, la memoria con un paesaggio unico. “Scene di paglia, festival dei casoni e delle acque” si chiama questa rassegna itinerante che si tiene dal 25 giugno al 10 luglio davanti ai casoni appunto, ma anche in corti benedettine, idrovore, scuderie e piazze di diversi comuni della Saccisica mettendo insieme teatro, musica e incontri ispirandosi volta per volta all’attualità . “Mentre infuria” è il titolo di questo anno e il riferimento è alla guerra a pochi chilometri da casa, in Ucraina. “Ci siamo posti la domanda _ dice Fernando Marchiori, direttore artistico _ su che senso avesse fare il teatro quando si combatte vicino a noi. Non è una distrazione per quanto accade attorno né una rimozione. Al contrario occorre ascoltare il riverbero dentro noi, nelle nostre inquietudini e speranze”. In questo il teatro è una macchina della verità. Riesce ad aprire in modo inatteso delle finestre dentro le coscienze.
Marchiori spiega infatti che serve “per riconoscerne i segni di altre crisi. Non per guardare altrove, ma per continuare a custodire, di fronte alla violenza della Storia, le piccole storie che ci sorprendono, ci emozionano, ci interrogano. E aiutano a restare umani”. Potente riflessione quest’ultima che spinge a lavorare sulla memoria come concreto viatico per salvare sé stessi e le proprie comunità. Non abbandonando mai, anche nel fuoco di un conflitto, la speranza di costruire una convivenza civile e democratica. Dal Cairo a Istambul. Non è un caso che il festival metta da subito i piedi sul piatto delle crisi contemporanee con due spettacoli, uno in apertura e uno in chiusura, dedicati a due angoli di mondo vicino casa nostra, particolarmente sensibili ai temi della democrazia. Dove la vita quotidiana incontra problemi grandissimi sul fronte della vita in comune e della libertà di pensiero. “Fuga dall’Egitto” si titola lo spettacolo di Miriam Selima Fieno e Nicola di Chio, in scena con Yasmine El Baramawy che esegue dal vivo le musiche originali, apre ufficialmente il festival il 25 luglio (quasi tutti gli spettacoli iniziano alle ore 21,15) al Casone Ramei di Piove del Sacco . Il progetto trae ispirazione dall’omonimo libro di Azzurra Meringolo Scarfoglio e “getta luce sul fenomeno della diaspora egiziana che dal 2013, con il ritorno dei militari al potere, ha portato giornalisti, sindacalisti, artisti, medici, poeti, politici e attivisti per i diritti umani a scegliere la via precaria e dolorosa dell’esilio perché minacciati di repressione e tortura a causa delle loro idee”. Molti sono gli egiziani che hanno abbandonato il Paese perchè minacciati di repressione per le idee, per fuggire al carcere, a sommari processi di massa, a tentativi di cooptazione, “alla censura di chi non voleva che raccontassero —ad esempio— dettagli scomodi sulla tragica fine di Giulio Regeni”.
Dopo una pausa di quattro giorni il programma riprende il 29 giugno con “Wormhole” concerto della multietnica Med Free Orkestra con la partecipazione del trombettista Fabrizio Bosso.“Wormhole” è il nuovo progetto di questa band formata da dodici musicisti, nato durante la pandemia. Una lunga sperimentazione di suoni e ritmi che ha spinto i musicisti a sentire “l’esigenza di percorrere la nostra personale dimensione fatta di tempi dispari e di spazi musi- cali infiniti, fondendoli in un nuovo linguaggio che trae ispirazione dal jazz, dalla world music, dal pop, dal funk, dall’afrobeat e dal rock progressive. “Wormhole” rappresenta un segno di speranza ed è soprattutto un viaggio interpersonale tra le dimensioni che abitano da sempre l’essere umano, lo spazio e il tempo». Giovedì 30 appuntamento al Casone Azzurro con il teatro di César Brie in “Raccontami di Domani” con le due attrici Vera della Pasqua e Rossella Guidotti (Brie ne cura la regia e il il testo) e propone un viaggio nell’universo donna spiando dalla serratura del bagno dove due amiche conversano mentre si preparano, scoprendo i cambiamenti dei corpi “si lavano il corpo e l’anima”. Musica di Pablo Brie, luci di Stefano Colonna.
Altra pausa di un giorno e si va al 2 luglio con due appuntamenti al Casone Ramei (18 e 19,30) dello spettacolo “Cappuccetto Rosso nel bosco” della compagnia Zaches Teatro. Regia e drammaturgia a cura di Luana Gramagna, Maschere e costumi di Francesco Givone e musiche originali di Stefano Ciardi. In questa occasione il bosco del Casone Ramei si trasformerà in uno spazio tra reale e onirico per raccontare in modo originale la fiaba di Cappuccetto Rosso. Il bosco, naturalmente “è il luogo del mistero per eccellenza e per questo affascina, nasconde e rivela. Permette la disubbidienza: lontano dagli occhi materni che sorvegliano, i bambini trasgredendo affrontano pericoli e rischi, ovvero le proprie paure”.
Casamatta Producimenti d’Arte mette in scena in prima assoluta, il 3 luglio al Casone Ramei, “Mentre Fuori infuria”, drammaturgia di Letizia Russo con Valentina Brusaferro, Alvise Camozzi, Matteo Cremon, live electronics di Andrea Santini, luci di Stefano Piermatteo, regia Alvise Camozzi . Lo spettacolo è co-prodotto dal festival e trova la sua materia e ispirazione nelle “Metamorfosi” di Ovidio. In particolare dal racconto delle tre sorelle tebane Leucippe, Arsippe e Alcitoe che avevano rifiutato di rende onore al dio Bacco. Chiuse in casa si raccontano tra di loro storie di metamorfosi con l’illusione di poter fuggire all’ira del dio dell’ebbrezza e della follia e alla sua voglia di vendetta.
Lunedì 4 luglio cambio di location, alle Scuderie La Gardesana a Sant’Angelo, per assistere a “L’estinzione della razza umana” di Emanuele Aldovrandi che ne cura testo e regia. In scena Giusto Chiuccarini, Eleonora Giovanardi, Luca Mammoli, Silvia Valsesia, Riccardo Vicardi con la partecipazione di Elio de Capitani. Scene di Francesco Fassone, costumi di Costanza Maramotti e luci di Luca Serafini. Altro spettacolo nato durante la pandemia racconta cinque esseri umani durante il passaggio all’età adulta che scavano dentro di loro senza pietà, “per trovare l’ultima cosa a cui si aggrappano, quando tutto sembra franargli sotto ai piedi” Aldrovandi, parlando della sua personale ricerca teatrale ha dichiarato di voler “affrontare percorsi profondi in modo diretto, attraverso una serie di snodi semplici che progressivamente ne restituiscano la complessità in modo coinvolgente, con l’obiettivo però di arrivare a mettere in crisi il proprio punto di vista, e quindi quello dello spettatore”. Esperienza immersiva del pubblico nell’appuntamento del 5 luglio a Villa Roberti di Brugine con la compagnia Farmacia Zooè che mette in scena “La voce”, drammaturgia e regia Carola Minicieri Colussi, liberamente ispirato a “Oltre, scoprirsi fragile: confessioni sul (mio) disturbo alimentare” di Sandra Zodiaco (edizioni Libero di scrivere). Per questo allestimento la regista ha chiesto a quattro esordienti, due giovani attori e due attrici di scoprire attraverso il corpo la loro personale risposta a domande radicali. Per la regista “mettendo in scena una medesima partitura, al maschile e al femminile, i personaggi, dopo inutili tentativi di omologazione, si ritrovano testimoni di fronte a loro stessi, costretti a fare i conti con desideri e privazioni, e ad attraversare situazioni differenti emerse nella drammaturgia grazie a una ricerca sui disturbi del comportamento alimentare. Al linguaggio non verbale viene delegata la potenza espressiva delle “voci interiori”, lasciando parlare il corpo, proprio come accade nelle esperienze di anoressia, bulimia e “Binge eating disorder”.
La Piccola compagnia Dammacco il 6 luglio nella Corte Benedettina di Correzzola mette in scena “Spezzato è il cuore della bellezza” con Serena Balico e con Erica Galante, ideazione, drammaturgia e regia di Mariano Dammacco. “Spezzato è il cuore della bellezza” è un perfetto “dispositivo drammaturgico e una potente prova d’attrice. L’interprete passa con disinvoltura da una figura femminile all’altra, incarnando il tormento doloroso della donna tradita e la seduzione volitiva dell’amante. Per la prima, ubriaca di gelosia e sempre in nero, trova modulazioni basse e toni rauchi, movenze inquiete e battute sarcastiche. Per la seconda, bionda e in abiti chiari, accenti più frivoli e pose composte, sottili provocazioni e seducenti banalità. Lui, l’uomo conteso, è significativamente assente, a parte alcuni intermezzi di pantomime mascherate. I punti alti nello spettacolo sono soprattutto nel versante tragico («Soffrono gli amori in questo ospedale grande come tutta la Terra»).
E’ unna lavandaia squinternata che si trasforma in Giovanna d’Arco e fantastica grandi azioni eroiche. Non trovando nemici trasforma la lavanderia in un campo di battaglia. Una pancia enorme, e i capelli stopposi. E’ Gardi Hutter, grande clown, artista apprezzata in tutto il mondo che con il suo spettacolo “Giovanna D’ARPpO”, giovedì 7 luglio nella Corte Benedettina di Legnaro ha già raggiunto le quattromila repliche. Spettacoli senza parole in cui l’artista “crea piccoli universi paradossali abitati da personaggi che combattono con coraggio -ma invano- per la ricerca della felicità”. La stessa strepitosa clown è la protagonista, l’indomani, alla Idrovora Santa Margherita di Codevigo di “La Suggeritrice”, regia di Fritzi Bisenz e Ueli Bichsel, melanconica piéce sul teatro, in particolare racconta di una suggeritrice che soitto un palcoscenico ha costruito tutto un suo universo.
Sabato 9 luglio in via Garibaldi, a Piove di Sacco il Balletto Civile presenta la coreografia “Gente (Fuori-Tempo)” di Michela Lucenti , La compagnia di danza invita il pubblico a seguire un percorso fatto di incontri e situazioni anomali. “Una schiera di creature straordinarie al limite tra la realtà e la visione”. A seguire, nel Palazzo Jappelli di piazza Matteotti Alvise Camozzi e Giovanni dell’Olivo presentano “Alburno”, testo di Fernando Marchiori. Lo spettacolo in prima assoluta è “una riflessione sulla scrittura e sulle stagioni della vita, mentre ancora scorre la sua linfa sotto la corteccia degli anni”.
L’ultima giornata del festival, 10 luglio, si chiude con un incontro “A cosa serve il teatro?” a cura di Oliviero Ponte di Pino alle 20,30, nei Casoni della Fogolana a Codevigo. A seguire “Istambulbeat” di Deniz Ozdogan, regia di Aleph Viola con Tommaso Rolando e Rubèn Esposito che propone un viaggio in sette capitoli. Una cantata dedicata da Ozdogan alla sua città. “Un atto di riscrittura magica della propria storia. L’attrice turca naturalizzata italiana incontra con amore i fantasmi del passato per aprire una porta sul presente. “Un racconto autobiografico che in un crescendo emotivo si intreccia a una parte della storia turca: dal colpo di stato del 1980 ai genitori incar- cerati, dalla retorica antimilitarista alla questione curda, dai libri “proi- biti” mascherati da Harmony nella biblioteca di casa al percorso impro- babile che andava dalla zona asiatica fino a Taksim, nella parte europea”.
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