Teatro

“Rifare Bach” e sentirsi responsabili della bellezza del mondo

3 Gennaio 2022

CATANIA. Il problema è entrarci, trovare un varco e, una volta entrati, capire, orientarsi, discernere, non accontentarsi di gioire e di descrivere: scriviamo di “Rifare Bach” la potente e compatta coreografia realizzata da Roberto Zappalà con e per la sua compagnia (Zappalà Danza) e che, dopo aver debuttato a Napoli a settembre, è finalmente andata in scena, a “casa”, nella grandissima scena del Teatro Bellini di Catania, dal 21 al 28 dicembre. Occorre subito dire che, se lo spettacolo appare ben riuscito, la scelta del “Bellini”, per quanto sia un teatro grande e meraviglioso, non appare congrua rispetto alla fruizione della danza contemporanea: troppa distanza col pubblico e troppo grandi il palcoscenico e l’intero boccascena per garantire il necessario impatto visivo, sensoriale, emotivo. In scena un ensemble di danzatori composto da Corinne Cilia, Aya Degani, Filippo Domini, Anna Forzutti, Gaia Occhipinti, Delphina Parenti, Silvia Rossi, Joel Walsham, Valeria Zampardi, Erik Zarcone. Le musiche di Bach utilizzate sono l’“Aria sulla quarta corda”, le “Variazioni Goldberg”, la “Sarabanda dalla Partita n°1”, il “Preludio in Do minore”, il “Siciliano dalla sonata in mi bemolle maggiore”, l’“Invenzione in re minore”, la “Cantata n° 29”, la “Toccata e fuga in re minore per organo”, la “Toccata e fuga in re minore per piano”, il “Concerto per violino in La minore”, la “Messa in si minore Crocifixus”: brani noti e utilizzati in versioni tradizionali o negli originali arrangiamenti di Wendy Carlos, Danilo Rea, Bobby McFerrin. Uno spettacolo potente e totalmente coerente col percorso creativo di questo coreografo e con il suo amore per il genio musicale di Bach: basti pensare a “Naufragio con Spettatore del 2010, a “Silent as” del 2012, a “Invenzioni a tre voci” del 2014, ai due spettacoli/studi preparatori a questo spettacolo, “X2” del e “X3” entrambi del 2019. In questi lavori la presenza di Bach era tendenzialmente dominante: protagonista in sé, non (solo) tappeto ritmico-sonoro su cui disegnare la danza. Presenza musicale che, evidentemente, non lascia indifferente il pubblico ed esige nel creatore e negli interpreti maturità umana e spirituale prima che artistica. Ma questa volta “Rifare Bach” significa non solo ri-farlo risuonare nella nostra vita in tutta la sua geometrica potenza e in tutto il suo afflato spirituale, ma soprattutto provare a raggiungere le fonti della sua creatività e a confrontarsi con esse, emularle nella loro scaturigine più profonda. In questo spettacolo c’è una novità: la consapevolezza della straordinaria ricchezza della musica di Bach (non un’ammirazione stupita della sua monumentalità), è affiancata dalla consapevolezza dalla presenza sonora della natura selvaggia che forse, sola, è all’altezza di quella musica e condiziona con necessità ed efficacia la creazione coreografica. Una gamma vastissima delle sonorità della natura originaria, selvaggia e non antropizzata, domina segmenti significativi dello spettacolo, fasi di passaggio, si prende la scena (versi di animali, di uccelli soprattutto, e poi vento, acque, scrosci, suoni e timbri misteriosi). Ecco il varco che si cercava: è questa doppia presenza sonora che consente di entrare nella creazione ed è con questa doppia presenza sonora che fa i conti la danza di Zappalà, non tanto nella partitura coreografica, ma proprio nella possibilità che la sua consueta identità segnica si concede di rinnovarsi seriamente a partire da un confronto, adulto, tra i due tipi di bellezza. Ecco da una parte il massimo della formalizzazione concepibile, uno dei vertici della cultura artistica occidentale, la musica di Bach nella sua potenza costruttiva e nella sua vertiginosa perfezione, dall’altra ciò che è bellissimo, potente, tremendo ma che non può nemmeno immaginarsi come formalizzato (se non mitologicamente o religiosamente), ovvero la natura selvaggia. Nel mezzo c’è la possibilità per il coreografo/regista di trovare in questo confronto dei materiali autentici per una lettura della realtà contemporanea e, nel confronto umano, concreto, esperienziale con questi, rinnovare il proprio linguaggio. Può sembrare persino banale sottolinearlo, ma oggi non c’è davvero nulla di più urgente e necessario di una riflessione responsabile – politicamente e artisticamente responsabile – sul nostro rapporto con la natura. Si è già scritto diverse volte che quello di Roberto Zappalà è un percorso artistico fecondo non tanto perché, di spettacolo in spettacolo, si ampliano e si ridefiniscono i perimetri di formalizzazione della sua danza, ma perché si tratta di un percorso di ricerca interiore, di saggezza, d’ingaggio con la realtà a ogni livello. Un percorso che è palesemente autentico perché fatto con tempi larghi (l’ampiezza del numero degli spettacoli nel repertorio di compagnia appare funzionale alla possibilità di una ricerca artistica libera e coerente), con un dialogo umano e culturale profondo con Nello Calabrò (il dramaturg di compagnia), con i danzatori e (davvero) con tutto il contesto creativo di “Scenario pubblico”. Per sintetizzare: con questa coreografia Zappalà riattraversa il mondo musicale di Bach, con quanto esso implica e simboleggia nella costruzione complessiva della cultura e della spiritualità occidentali, per emularlo e superarlo nell’unica direzione in cui questo superamento è possibile e consentito, ovvero nel confronto con le sonorità della natura e nella costruzione di un rapporto nuovo e responsabile con essa.

 

Compagnia Zappalà Danza

Rifare Bach (la naturale bellezza del creato)

Catania Teatro Bellini 21 – 28 dicembre 2021. Coreografia e regia di Roberto Zappalà. Musica di Johann Sebastian Bach. Un progetto di Roberto Zappalà e Nello Calabrò. Luci e scene di Roberto Zappalà. Costumi di Veronica Cornacchini e Roberto Zappalà. Danzatori: Corinne Cilia, Aya Degani, Filippo Domini, Anna Forzutti, Gaia Occhipinti, Delphina Parenti, Silvia Rossi, Joel Walsham, Valeria Zampardi, Erik Zarcone. Una produzione di Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza Centro Nazionale di Produzione della Danza; in coproduzione con Belgrade Dance Festival (Belgrado), Fondazione Teatro Comunale di Modena, MilanOltre Festival (Milano); coproduzione e residenza con Centre Chorégraphique National de Rillieux-la-Pape (Lione); in collaborazione con M1 Contact Contemporary Dance Festival (Singapore), Hong Kong International Choreography Festival (Hong Kong), Teatro Massimo Bellini (Catania). Con il sostegno di MIC Ministero della Cultura e Regione Siciliana Ass.to del Turismo dello Sport e dello Spettacolo. Crediti fotografici: Salvatore Pastore.

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